STORIA POSTALE


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FIUME già ITALIA

breve storia di un comune non comune

di Odino GRUBESSI

«Il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno. Istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92 essa vuole conservare e rinnovare «la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Al Giorno del ricordo è associato il rilascio di una medaglia commemorativa destinata ai parenti delle persone soppresse e infoibate in Istria, a Fiume, in Dalmazia o nelle province dell'attuale confine orientale dall'8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947. Sono esclusi dal riconoscimento coloro che sono stati uccisi mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell'Italia.

La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia l'Istria e la maggior parte della Venezia Giulia». (Wikipedia 02/02/2018)

Premessa

Tutte le volte che vado a fare un documento e mi chiedono dove sono nato cominciano i guai.
Nato dove? a Fiume!
Fiume, Jugoslavia? oppure Fiume Veneto? oppure ancora Fiume, Croazia? Che cosa debbo inserire? Il programma non accetta ecc. ecc. E’ una cosa esasperante. L’ultimo, martedì scorso, quando sono andato a rinnovare la patente.
Io sono nato a Fiume, già Italia [vedi legge dello stato italiano del 15 febbraio 1989] regalata con il trattato di Parigi (1947) alla ex-Jugoslavia.

E’ pur vero che politicamente Fiume appartenne allo Stato Italiano per un tempo relativamente breve (1924-1943), ma è anche vero che Fiume è stata attraverso il corso di lunghi secoli il centro d’irradiazione dell’italianità nel Quarnero.

I trattati di Parigi furono dei trattati di pace firmati nella capitale francese il 10 febbraio 1947 dopo la fine della seconda guerra mondiale.
I trattati vennero firmati tra:
gli Alleati vincitori della Seconda guerra mondiale, ovvero Stati Uniti d'America, Unione Sovietica, Regno Unito, Francia, Polonia, Jugoslavia, Cecoslovacchia, Grecia e altri; gli sconfitti alleati della Germania all'interno delle potenze dell'Asse: Italia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Finlandia.

L'Italia, oltre a restituire i territori francesi, jugoslavi e greci occupati durante la guerra, cedeva:
alla Jugoslavia: Fiume, il territorio di Zara, le isole di Lagosta e Pelagosa, gran parte dell'Istria, del Carso triestino e goriziano, e l'alta valle dell'Isonzo.
Dopo questo trattato la maggior parte degli abitanti dei territori espropriati sono diventati esuli in patria perdendo anche la titolarietà del luogo di nascita.
Io, personalmente, per circa 55 anni ho avuto il codice fiscale che si dava agli stranieri e finiva con Z118E.
Ho pensato quindi di fornire, ai giovani che non sanno ed ai non più giovani che hanno dimenticato, un piccolo excursus sulla storia di questo comune non comune.
E’ anche una occasione per inserire alcuni francobolli usati a Fiume nei vari periodi della sua storia.


FIUME

Fiume è situata ai piedi del Carso Liburnico, alla radice orientale della penisola istriana al di qua della Dorsale Giulia. Si affaccia sullo splendido golfo del Carnaro, che ha l’aspetto d’un lago, ed al quale fanno cornice la riviera istriana col monte Maggiore, le coste brulle e sassose di Cherso e Veglia, lo scoglio di San Marco e il litorale croato.
Proprio per la sua felice posizione di sbocco naturale al mare dell’Europa orientale, è stata sempre molto contesa.

PREISTORIA

L’origine di Fiume si smarrisce nel buio dei secoli. Nulla sappiamo della sua fondazione, poco della sua vita nei secoli che seguirono. Le povere carte che ci restano gettano soltanto qualche tenue e scialbo filo di luce nelle tenebre impenetrabili del nostro lontano passato.
Tutto quello che possiamo dire delle nostre origini è che esse furono umili. Come altrove, anche nella regione liburnica la popolazione primitiva abitò le caverne per la struttura di questo versante carsico ricco di caverne e di altri simili fenomeni.
Difatti nelle grotte della nostra regione si son trovati coltelli e asce appartenenti all’epoca neolitica. Qui, come nelle altre parti d’Europa, i primi abitatori furono tribù selvagge, venute dall’Asia.
Le genti primitive facevano vita nomade.
Riesce quasi impossibile tener loro dietro e dire chi fossero, anche perché si dividevano e cambiavano nome. Ma giunti al principio del secondo millennio prima dell’era volgare, possiamo soffermarci a riguardare quel grandioso movimento che porta nelle nostre contrade una nuova popolazione, creando per tal modo il primo substrato etnico della nostra regione.
Erano gli Illiro-Veneti, i quali, occupata la Dalmazia, la Liburnia, le isole del Quarnero e le spiagge dell’Istria; si sparsero verso occidente, prendendo dimora nella vasta pianura che più tardi fu detta Venezia.
Numerosa e veramente importante fu la seconda immigrazione nelle nostre terre. Furono i Giapidi. Popolazione illirica che risentì fortemente l'influenza celtica. Nell'età storica abitarono sui pendii dei monti Albii, estendendosi dai confini dell'Istria sino al bacino dell'Una nella Bosnia e toccando il mare sulle coste del Carnaro.
Agli Illiro-Veneti si sovrapposero i Celti che, abbandonate le loro sedi al tempo di Tarquinio Prisco, ed attratti dalla ricchezza e dalla bellezza dei paesi mediterranei, si riversarono sull’Italia.
Le testimonianze di scrittori antichi provano come i primi abitatori di queste rive avessero dimestichezza col mare, estendendo la navigazione fino ai lidi più lontani. Così a poco a poco crebbe e fiorì da noi l’industria navale che, favorita dall’abbondanza di legname proveniente dalle foreste del Carso, divenne rinomatissima nell’antichità.

EPOCA ROMANA

Ed eccoci giunti all'epoca romana.
Dalle notizie venute fino a noi sembra che il nostro paese sia stato abitato dai Liburni, i quali, appartenenti agli Illiri, occupavano le rive orientali del Quarnero. Essi erano abili navigatori e scaltri ladroni di mare, ma recavano noia e impaccio alla navigazione e ai commerci di Roma che invase l’Istria e nel 179 a.C. la soggiogò.
Si compiva così lentamente ma progressivamente la romanizzazione dell’Istria, della Liburnia e della colonia di Tarsatica.
Ed è in quel tempo che probabilmente sorse Fiume che ebbe origine dalla Tarsatica romana.
Le prime notizie che abbiamo della sua esistenza appaiono la prima volta sopra una pagina dell’Historia Naturalis di Plinio il Vecchio, intorno alla metà del primo secolo dell'era volgare. Egli enumera i luoghi murati: da Nesazio, antico centro fortificato dell'Istria di fondazione preromana, che continuò ad esistere in epoca romana ed alto medioevale, ad Albona, Fianona, Tarsatica, Senia, ecc, [Fig. 1].

Fig. 1 - Istria, Fiume: strade e valli romani

Sappiamo così, senza conoscere ancora il sito preciso, che nel secolo di Augusto, Tarsatica era Oppidum, luogo murato, e presso al mare.
Tarsach nel celtico significa castello sul monte e Tarsia significa fiume tra le rocce. Erano due insediamenti abitati dai Libumi, divisi territorialmente dal fiume Oeneum (Eneo).

Fig. 2a e 2 b – Lapide di Vettidiano

Di capitale importanza è una lapide di Vettidiano, per lungo tempo murata sul Duomo vecchio, che attesta la presenza dei duumviri e dei sacerdoti augustali e quindi prova essere Tarsatica municipio romano e importante emporio commerciale e militare.

SECOLI BUI - II - VI d.C.

Due secoli dopo la caduta dell’Impero Romano, dalle odierne Polonia e Galizia, incalzata da altre correnti migratorie, una popolazione slava s'era affacciata alle Alpi Giulie.
Non impedita da alcuna valida forza di armi, le aveva valicate, dilagando nella Liburnia e nell'Istria. Questa popolazione, dal nome della sua prima sede in Europa, chiamava i suoi componenti Corvati.
I Corvati o Croati, popolazione originaria dell’Iran, si insediarono prevalentemente nell’odierna Croazia, cui diedero il nome.
Fu invasione pacifica, o fu una di quelle maree travolgenti che seminarono di rovine il cammino di tanti altri barbari? Probabilmente pacifica perché chiamati dall’imperatore bizantino Eraclio, nella prima metà del 7° sec. Arrivarono anche a Tarsatica?
Nel lungo inverno di quattro secoli senza storia, si sa questo soltanto che Tersatica poté conservarsi latina, e che, quando fu distrutta, risorse italica.
Su un colle, alle spalle di Fiume, a picco sulla riva opposta della Fiumara, un castello medievale, ne conserva il nome: Tersatto.

Fig. 3 – Castello di Tersatto oggi

Il nome fece credere che Tarsatica esistesse là, su quel colle. Ma l’assenza di qualsiasi vestigio fu attribuita ad un funesto episodio storico accaduto interno all’800.
I Tarsaticensi uccisero Henricus, dux Forojuliensis, inviato nell'800 dall'Imperatore Carlo Magno per domare i ribelli della Liburnia, gli tagliarono la testa e la gettarono dalle mura verso le tende foroguliensi. Per ritorsione l’imperatore ordinò che Tarsatica venisse saccheggiata e rasa al suolo.
Ma come spiegare l’assenza di ogni pur minima traccia di ciò che rimane di ogni distruzione: qualche rudere sepolto, qualche testimonianza di cosa esistita? Nulla.

Fig. 4 – Arco Romano Foto del 1925

Nulla perché l’Oppidum romano non era mai stato là dove si cercava, ma più sul mare dietro e vicino al grande vallo delle Alpi Giulie, per farsene una difesa e per difenderlo.

La nuova città romana del Quarnero, Tarsatica, doveva comprendere un tratto littoraneo dell’odierna Fiume e più precisamente lo spazio dell’odierna Città Vecchia. Ce ne forniscono prove abbondanti, il vallo, l’Arco Romano [Fig. 4] le case, le mura, le lapidi, i pozzi, i sarcofaghi, ma soprattutto gli scavi del 1914 in piena città. I segni della distruzione e dell’incendio che avevano punito la gente ribelle erano ancora là, nel tragico disordine delle anfore, delle olle, delle are rotte e annerite dal fuoco, delle mura smozzicate, in mezzo alle quali brillava qualche monile di donna, i vari vasi, le lucerne [Fig. 5] e le moltissime monete romane d’ogni epoca (da Ottaviano Augusto a Costanzo III).

Le case di Fiume avevano fondamenta romane.

Fig. 5 - Lucerne romane rinvenute nello scavo

Ad onta dalia distruzione e dall'incendio la città risorse qualche secolo dopo alla foce del fiume Eneo con il nome: Terra Fluminis Sancti Viti.

RIENTRO NELLA STORIA - XI-XIII sec.

Le prime documentazione storiche dell’esistenza di Fiume sono del secolo XII; ma si sa che già prima del 1000 questa terra era feudo del vescovado di Pedena; nel 1028 era passata al Vescovado di Pola e dopo non molto tempo, nel 1139, il vescovo di Pola trasmetteva, in feudo, il possesso di Fiume ai conti di Duino.

La vita del piccolo centro marinaro non mutò con il mutare dei signori feudali.
La città conservò la lingua dei padri. Negli atti pubblici, nella scuola, nella chiesa, non fu mai usata altra lingua che non fosse latina o italiana.
Posta sul mare, si sviluppò nei commerci tanto che nel 1291 Venezia la dichiarò propria nemica.

FEUDATARI - XIV-XV sec.

I Duinati entrarono in lotta con i conti di Gorizia. Bartolomeo Frangipani, conte di Veglia, s’intromise nella guerra, a favore dei conti di Gorizia e nel 1337 Bartolomeo Frangipani occupò Fiume e la tenne sequestrata, come in pegno, per quasi trent’anni, fino alla pace, conclusa nel 1365, secondo la quale Stefano e Giovanni dei conti Frangipani, figli di Bartolomeo, restituivano ad Ugone di Duino il castello e la terra di Fiume, e firmavano un patto di reciproco accordo sincero e duraturo.

La Terra Fluminis, sul finire del secolo XIV sec. passò quindi dai Signori di Duino ai conti di Walsee, che l’avevano ereditato dai signori di Duino, coi quali erano imparentati, quando il ramo di quella famiglia si era spento con la morte di Ugolino (1399). Durante questi passaggi di sovranità il Comune ottenne franchigie, privilegi, indipendenza sino ad essere considerato Libero Comune.

DOMINAZIONE ASBURGICA - XV-XVII sec.

Nel 1466 la Terra Fluminis passava alla Casa di Asburgo. La cinta merlata della città correva lungo il limite dell’odierna città vecchia. Le mura, sorte sui ruderi dell’antica Tarsatica, erano rinforzate da torri.

Fig. 6 - Torre Civica – Foto del 1925

Il fronte delle mura, con la porta marina - l’odierno volto della Torre Civica [Fig.6] - guardava al mare, mentre la porta superiore s’apriva dalla parte opposta, vale a dire dove oggi sorge il campanile di San Vito. Entro il breve limite di queste mura serpeggiavano le viuzze tortuose, s’allineavano le case dei cittadini, i quali in quel tempo raggiungevano appena le due migliaia.

Nell’ordinamento del Libero Comune si potevano rintracciare gli ordinamenti del libero municipio latino.
Nei suoi due giudici rettori era facile riconoscere gli antichi duumviri.
Romani nel tipo e nello spirito erano i suoi Statuti che, nel 1510, vennero presentati a Ferdinando I d'Asburgo, che non fece alcuna obiezione anzi riconobbe tutti i privilegi acquisiti.
Le disposizioni statutarie stabilivano che il capitano cesareo - oggi si direbbe governatore - non potesse assumete la carica se prima non avesse solennemente giurato di rispettare l’autonomia della città.
Il capitano giurava in Chiesa dinanzi ai giudici e alle autorità al popolo, secondo il cerimoniale prescritto.
A seguito dei conflitti tra la Casa d'Asburgo e Venezia, quest'ultima occupò la città, ma su immediata istanza, il senato veneziano riconobbe tutti i privilegi e statuti.

Venezia, minacciata dalla Lega di Cambrai (1508), si ritirò da Fiume, ma, continuando il conflitto, nel 1509 la incendiò e la saccheggiò.

USCOCCHI - XVI-XVII sec.

Ritornata sotto gli Asburgo, danneggiata, soffrì i blocchi navali veneziani e la pirateria degli Uscocchi (gruppo di transfughi austro-ungheresi insediatosi a Segna, che traevano principale sostentamento dalle razzie e dalla pirateria).
Mantenendo I'indipendenza amministrativa, etnica, e politica, conservò sempre usi, costumi e lingua della penisola italiana.

Fig. 7 – Fiume nel 1600


GESUITI - XVII sec.

Nel 1627 i Gesuiti fondarono il collegio che diventerà un importante centro di cultura per tutta la regione. Gli insegnanti erano italiani, perché, come affermò il Padre Generale Gonzales, tale è la lingua in uso.

CORPUS SEPARATUM - XVIII sec.

Il 26 aprile 1779, l'imperatrice Maria Teresa sancì l'antica autonomia, sempre reclamata dal comune, creando il Corpus separatum adnessum sacrae Regni Coronae che aveva diretta dipendenza dalla corona ungherese.

ALTERNE VICENDE - XIX sec.

Le guerre francesi, il dominio napoleonico (1809-1813), il passaggio provvisorio all'Austria, rovinarono la nascente prosperità che riprese dopo il 1822, anno in cui Fiume ritornò alla corona ungherese.

OCCUPAZIONE CROATA - XIX sec.

A seguito dei moti rivoluzionari del 1848 la Croazia, ribelle all’Ungheria, occupò militarmente la città.
I soldati di Croazia guidati dal Bano Bunjevaz passarono il ponte della Fiumara [Fig.8], presero possesso di Fiume e fecero tutti i tentativi possibile per croatizzarla.

Fig. 8 – Ponte sulla Fiumara - 1910

La resistenza della città fu sublime. Quando nel 1861 la dieta croata impose che i quattro rappresentanti, rifiutati dal Comune venissero eletti dal popolo, sulle 870 schede fu scritto 870 volte, nessuno.

A CAVALLO del XX sec.

Dopo venti anni di dominazione croata, nel 1870 fu riattivata temporaneamente la diretta dipendenza dalla corona ungherese. Per vent'anni la città visse nel benessere e nello sviluppo, poi l'Ungheria tentò di imporre il proprio dominio. E avvenne ciò che doveva avvenire. Finché i Magiari erano pochi, stettero cheti. Ma quando si insediarono in massa si illusero di poter cancellare con la violenza, nel giro di pochi anni, venti secoli di latinità.
Trovate le prime resistenze, visto che non era facile trasformare gli Italiani, l’Ungheria iniziò a colonizzare gonfiando fino alla pletora la sua burocrazia.

Fig. 9a,9b,9c - Cartolina con il porto avanti retro - 1902 e francobollo ungherese

Mandò impiegati e impiegati: ne riempì tutti gli uffici regi: la Posta, il Telegrafo, la Dogana, la Finanza, le Scuole, le Ferrovie, le Banche, creando così un reggimento di soldati fedelissimi, invasati dall'Idea dello Stato di poter conquistare, tramite il magnifico porto di Fiume, un mare ungherese.

GIOVANE FIUME - 1905

I cittadini reagirono e cominciarono a manifestare i loro sentimenti di italianità, che venivano esaltati dalle società culturali e sportive che nascevano numerose. I giovani, invano insidiati, attuarono la resistenza passiva e crearono la Giovane Fiume che aveva come programma principale la lotta per la difesa del municipio italiano ed il rispetto dello statuto.

Fig. 10 – Volantino clandestino distribuito sotto il governo ungherese alla fine dell’800

Fig. 11 a e 11b – Francobolli ungheresi con la scritta Fiume - 1918


30 OTTOBRE 1918

Pochi giorni prima della sconfitta austro-ungarica il deputato fiumano Ossoinack proclamava al parlamento ungherese che Fiume, quale Corpus Separatum intendeva esercitare il diritto di autodecisione dei popoli, proclamato da Wilson, ma il 28 ottobre, agli Ungheresi in fuga, subentrarono nuovamente i Croati.

Nonostante l’occupazione, Il 30 ottobre, il popolo acclamava ii deliberato del consiglio comunale che proclamava "FIUME UNITA ALLA MADRE PATRIA ITALIA''.

Fig. 12 – Proclama del 30 ottobre 1918

Da questa data Fiume dipendeva amministrativamente dal proprio Consiglio nazionale, era postalmente indipendente e le era stata concessa la facoltà di emettere francobolli propri.

Fig. 13a, 13b, 13c – Francobolli del 1919 - Plebiscito - con la scritta Posta di Fiume UNI 49-60

Fig. 14 – Francobollo del 1919 con la scritta Fiume - Allegorie e vedute - UNI 71-75


1918-1924

In questo frangente fu decisivo l'intervento di D'Annunzio, che prese l'iniziativa e si mise a capo di un gruppo di 2600 nazionalisti irregolari a Ronchi, vicino a Monfalcone. Con una marcia di circa 70 km, il Vate guidò i suoi legionari fino a Fiume, prendendone il possesso il 12 settembre 1919 in vista dell'annessione al Regno d'Italia.

Fig. 15 – Anniversario dell’ingresso dei Legionari a Fiume – UNI 123

L'8 settembre 1920 Gabriele D'Annunzio proclamò la Reggenza Italiana del Carnaro.

Fig. 16a, 16b, 16c – Francobolli legionari soprastampati Reggenza Italiana del Carnaro – UNI P.M. 1-17

La proclamazione segnò il capitolo finale dell'impresa di Fiume condotta dallo stesso d'Annunzio allo scopo di annettere la città al Regno d'Italia.
La Reggenza, che doveva il suo nome al golfo in cui era situata, fu riconosciuta giuridicamente unicamente dalla Russia dei Soviet e fu sostituita dallo Stato libero di Fiume nel dicembre dello stesso anno.

Fig. 17 – Francobolli dello Stato Libero – 1923 - Serie ordinaria UNI - 175-186

Fig. 18 – Idem su busta inviata da Fiume al direttore della Galleria Borghese in Roma

Lo scopo della sua proclamazione per unire Fiume al Regno d'Italia in conseguenza della mancata annessione dopo la Prima guerra mondiale, e alla mobilitazione intorno al mito della vittoria mutilata.

Nonostante la volontà fiumana già espressa, la tanto attesa e sofferta annessione all'Italia, avvenne solamente il 27 gennaio 1924 a seguito del Trattato di Roma.

Fig. 19 – Vittorio Emanuele III, Re d’Italia, sbarca a Fiume il16 marzo 1924

Alla Jugoslavia veniva riconosciuta la sovranità sul delta del fiume Eneo, compreso il borgo di Porto Baross, e sull'estremo territorio settentrionale del distretto fiumano.

All'Italia la sovranità sul centro storico di Fiume, e sulla striscia di territorio che garantiva la continuità territoriale della città con la madrepatria.

La delineazione dei confini precisi fu rimessa ad una commissione mista, le cui determinazioni furono ratificate con la Convenzione di Nettuno del 20 luglio 1925.
Fiume diventò dunque città e capoluogo di provincia italiano - Targa FM - fino alla seconda guerra mondiale.


1924-1943

In questi anni la citta, zona franca, con l'annesso porto franco, vide il forte sviluppo di tutte le forme di attività sociali, culturali, economiche. Durante questo periodo, nel 1934, l’Italia emise una stupenda serie di 16 valori nel decennale di Fiume. Ne mettiamo un esempio [Fig.8].

Fig. 20a, 20b, 20c – Italia 1934 – Uni 350-356 / A69-72


1943-1945

Dopo l'8 settembre 1943 Fiume fu incorporata dai tedeschi nella zona di operazioni del Litorale Adriatico (Operationszone Adriatisches Küstenland).

La città, martoriata dai bombardamenti alleati ed i suoi cittadini oppressi dall'occupazione vissero mesi di triste presagio. Il 3 maggio 1945, i tedeschi, sconfitti, abbandonarono la città. La mattina successiva entrarono a Fiume, definitivamente, le armate dei partigiani di Tito.


1945 - 1948

I cittadini tutti che come i loro avi, avevano combattuto prima per il mantenimento di statuti e privilegi e poi per l'annessione all'Italia, visto vano ogni sforzo per rimanere se stessi, abbandonarono la loro Terra Fluminis Sancti Viti per un perpetuo e doloroso esilio.


CONCLUSIONE - 10 febbraio 1947

Con il Trattato di Parigi, ulteriore diktat, Fiume veniva ceduta alla Croazia, repubblica della ex-Yugoslavia con tutte le dolorose conseguenze che ne seguirono.

A ricordo di questo episodio L’Italia ha emesso, il 10 febbraio 2005, un francobollo - UNI 2846 [Fig. 21]

Fig. 21

e nel 2007 un francobollo Fiume – Terra Orientale già Italiana – Palazzo del Governatore - UNI 3053 [Fig. 22]

Fig. 22

Questo è quasi tutto. Spero di non avervi annoiato. Se ho suscitato in voi un poco di curiosità potete trovare tutta la storia dettagliata nelle pubblicazioni dell'Archivio Museo storico di Fiume o, più semplicemente, Museo storico di Fiume sito in via Cippico 10, nel quartiere Giuliano-Dalmata a Roma.