Il 20 giugno 1866 l’Italia dichiarò guerra all’Austria e subito, il 23 giugno, venne sconfitta a Custoza. Solo dopo che, il 3 luglio 1866, gli Austriaci furono battuti dai Prussiani a Sadowa, l’Esercito Italiano potè entrare nel Veneto ed arrivare fino in Friuli.
Restarono però austriaci Venezia, la capitale, ed il Quadrilatero formato dalle fortezze di Verona, Mantova, Peschiera e Legnago.
Proprio dal Quadrilatero è partita una letterina (foto 1) diretta a “Sacco di Roveredo”. È affrancata con un francobollo da 5 soldi (la tariffa unica per tutto l’Impero Austriaco in vigore dal 1 gennaio 1866) annullato dal bollo a tre cerchi di Villafranca in data 23 luglio 1866.
Al suo interno si danno (e si chiedono) notizie della campagna, della guerra, dei “monti del Tirollo”, dei cannoni, dei feriti.
La situazione sul campo rimase poi bloccata per un paio di mesi e si verificò anche il caso che delle lettere da Venezia, austriaca, indirizzate nel Trentino (che sappiamo rimase austriaco fino al 1918, alla conclusione della 1° Guerra Mondiale) dovettero passare attraverso il Veneto già italiano per arrivare a destinazione. Lo fecero a mezzo della ferrovia che collegava già allora Venezia con Verona. Testimonianza ne è questa lettera (foto 2) da Venezia del 18 settembre 1866 diretta ad “Ala di Trento” dove giunse il 20 settembre. La tariffa è quella anzidetta di 5 soldi e nulla risulta essere stato riconosciuto all’Italia per il transito sul territorio già liberato.
Situazione diversa era quella delle altre città del Veneto diventate italiane che avevano necessità di corrispondere con il Trentino austriaco.
Come si può notare da questa lettera (foto 3) in partenza da Vicenza il 25 settembre 1866 e diretta anche questa a “Ala di Rovereto”. Affrancata soltanto con un francobollo italiano da 20 centesimi, fu marcata “Bollo insufficiente” e fu scritto (in alto a sinistra) “Debito Italiano cent. 7”. Infatti le Poste Italiane, a cui spettavano 13 cent., avendone avuti 20 col francobollo applicato, ne riconobbero 7 all’Austria.
Questa li convertì, arrotondando in eccesso, in 3 kreuzer e tassò la lettera solo per i “2” kreuzer mancanti a completare le proprie spettanze di 5 kreuzer.
Da Mantova, ancora austriaca, è partito il 5 ottobre 1866, questo (foto 4) “Listino prezzi dei cereali sulla piazza di Mantova”.
È affrancato con un francobollo da 2 soldi per la tariffa stampe (tariffa che era la medesima sia per l’interno dell’Impero Austriaco che per l’Italia).
Poi anche il Quadrilatero divenne italiano e da Verona, il 16 ottobre 1866, parte la famosa lettera (foto 5) dove, in alto a sinistra, Albino Bazzi scrisse “Giorno della Liberazione di Verona dagli Austriaci. Contenuto storico.” È infatti il giorno dell’uscita delle ultime truppe austriache e quello di entrata dell’Esercito Italiano. È anche l’ultimo giorno d’uso dei francobolli austriaci nel Veneto e con 5 soldi la lettera arrivò a Trento. All’interno vi è scritto ” ...il giorno dell’entrata del Re Vittorio non si sa quando sarà, ma per giorno vi avvertirò onde possiate venire ad onorare la bella Verona ed a godere un po’ di quest’aura libera e pura...”
Dal giorno successivo, il 17 ottobre 1866, a Verona ed in tutto il Veneto saranno validi solo i francobolli italiani. Quest’altra lettera (foto 6) è partita da Verona il 23 ottobre 1866 ed è diretta ad “Ala – Tirolo italiano” (italiano in senso geografico, perchè dalla parte italiana delle Alpi, non perchè appartenente al Regno d’Italia!). È correttamente affrancata per 25 centesimi, la tariffa dalla 1° Sezione Italiana alla 1° Sezione Austriaca. A conferma ha il bollo “P.D.” di Pagato fino a Destinazione.
Del giorno seguente, del 24 ottobre 1866, è questa lettera sempre da Verona (foto 7) per “Rovereto –Tirolo” affrancata invece insufficientemente solo con un francobollo da 20 cent. Al posto di scambio fu perciò scritto “D It. 07”, cioè “Debito Italiano centesimi 7”. Anche in questo caso spettavano alle Poste Italiane 13 cent. e, avendone avuti 20 col francobollo applicato, riconobbero la differenza di 7 all’Austria. Questa volta, diversamente da quello che si può notare alla foto 3, i 7 centesimi italiani furono arrotondati per difetto (7 : 2,5 = 2,8) e conteggianti soltanto 2 kreuzer austriaci chiedendone “3” (bollo arcaico forse di legno) al destinatario per completare le spettanze austriache di 5 kreuzer.
Infine due stampe (foto 8 e 9) entrambe spedite da Mantova e dirette a Trento con i francobolli italiani annullati dal timbro austriaco in lingua tedesca “Mantua”.
La prima è del 26 ottobre 1866 e malgrado sia affrancata soltanto per 2 cent. (la tariffa italiana delle stampe per l’interno), ricevette il timbro “P.D.”, Pagato fino a Destinazione.
L’altra del 28 dicembre 1866, affrancata correttamente nella tariffa stampe per l’Austria di 5 cent., non ha invece il bollo P.D.
Entrambi, come quello della foto 4, sono dei listini prezzi dei cereali da dove si può apprendere quanto costava allora il riso, il “formento” ed il “giallo” per la polenta.
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