Chi ha già avuto modo di leggere i miei articoli, sa bene che la passione per la fi latelia è scaturita
in me grazie al connubio esistente tra la nostra storia aviatoria degli Anni Venti e Trenta
e la posta aerea. Mi riferisco a nomi sicuramente noti a tutti, come Francesco De Pinedo,
Umberto Nobile ed Italo Balbo; questi sono certamente i più famosi, ma non gli unici.
Come appassionato della posta aerea trasportata dal “GRAF ZEPPELIN”, ho, fin dall’ inizio,
collezionato aerogrammi relativi al “Volo in Italia” (29-30 maggio 1933) limitando i miei
acquisti a questo importante viaggio che, tra l’altro, è assai vasto ed impegnativo.
Casualmente, alcuni anni fa, ho acquistato una lettera, scritta dal gen. Nobile, che, fin dal
primo momento, mi ha entusiasmato, dando inizio ad una appassionante storia.
Indiscusso protagonista è il gen. Umberto Nobile, nato a Lauro (Avellino) il 21 gennaio 1885; dopo il liceo, frequentò l’Università di Napoli laureandosi in ingegneria industriale
meccanica.
Successivamente frequentò, a Roma, un corso di aerotecnica tenuto da Gaetano Arturo Crocco,
progettista e costruttore del primo dirigibile militare italiano, il cui primo volo venne
effettuato nel 1908.
Nel luglio del 1919 Nobile divenne direttore dello stabilimento di costruzioni aeronautiche
di Roma e riuscì ad accaparrarsi numerose commesse da Paesi esteri, interessati all’acquisto
di alcuni dirigibili per uso civile.
Da qui la progettazione e la costruzione di dirigibili sempre più innovativi come il “T.34” denominato “ROMA”, acquistato nel 1920 dall’ Esercito degli Stati Uniti per passare, nel 1923,
al primo dirigibile della serie “N”, denominato “N1”, capostipite dei dirigibili di seconda
generazione, veri capolavori tecnologici.
Risale al 1926 la prima impresa polare: su invito dell’esploratore norvegese Roald Amundsen
(il primo uomo giunto al Polo Sud) denominata “AMUNDSEN-ELLSWORTH-NOBILE
/ TRANSPOLAR FLIGHT”, utilizzò il dirigibile “N1” acquistato dall’Aeroclub di Norvegia,
ribattezzato “NORGE”.
La partenza avvenne il 10 aprile da Roma e, sorvolando l’Inghilterra, la Russia, la Norvegia
e le isole Svalbard, il 12 maggio il “NORGE” raggiunse il Polo Nord, proseguendo poi per
l’Alaska.
Il volo si concluse felicemente sulla spiaggia di Teller, vicino a Nome, dopo aver percorso
5.200 km. in 72 ore.
Fu un vero e proprio successo, anche dal punto di vista geografico, scientifico e meteorologico
anche se questi aspetti passarono in secondo piano in quanto l’impresa venne utilizzata
prevalentemente a scopo propagandistico dal Governo italiano dell’epoca.
Prova ne è che il nostro Governo non sostenne la proposta che Nobile gli fece di supportare
una nuova spedizione polare con aspettative prevalentemente scientifiche e così Nobile fu
costretto a reperire finanziamenti e aiuti privati.
Sotto l’egida della Reale Società Geografi ca Italiana fu costituito il Comitato Milanese per
l’esplorazione delle regioni artiche.
Venne utilizzato un dirigibile gemello del “NORGE”, l’”N4” chiamato “ITALIA”; il programma
della spedizione era molto articolato ed ambizioso; di fatto permise di raccogliere
numerosi dati che spaziarono dalla cartografia alle telecomunicazioni, dalla climatologia alla
meteorologia, dalla fisica dell’atmosfera all’oceanografia.
La spedizione partì da Milano, raggiunse le isole Svalbard ed effettuò alcuni voli di esplorazione
nella regione artica; purtroppo, però, nel corso del terzo volo, dopo aver nuovamente
raggiunto il Polo Nord, nella fase di rientro, il dirigibile, appesantito dal ghiaccio formatosi a
seguito di un repentino cambiamento delle condizioni meteorologiche, precipitò sul pack.
Da quel momento, iniziò per Nobile una vera odissea
che si concluse, dopo il rientro in patria, con una inchiesta
a lui sfavorevole al punto che, amareggiato,
diede le dimissioni dalla Regia Aeronautica.
L’Artico era però parte integrante della sua vita; per
cui, quando nel 1931 il Governo Sovietico lo invitò a
partecipare ad una spedizione artica sul rompighiaccio “Malyghin” alla ricerca dei resti del dirigibile “ITALIA”,
la felicità fu immensa ed aderì senza esitazioni
all’offerta.
Purtroppo la spedizione, a causa delle avverse condizioni
atmosferiche e della formazione del ghiaccio
sul mare, non permise a Nobile di recuperare alcunché dell’aeromobile.
Tuttavia vi fu un momento assolutamente significativo:
l’incontro con il “GRAF ZEPPELIN” nel suo
viaggio “POLARFAHRT” del 24-31 luglio 1931; e qui
entriamo nel vivo della nostra storia…
Ogni tanto la vita ti prepara sorprese che mai ti saresti aspettato; infatti dopo l’acquisto della
lettera, di cui parlo più avanti, a distanza di pochissimi giorni mi venne offerto un libro
scritto da Nobile “ADDIO MALYGHIN”.
Ovviamente non esitai ad acquistarlo.
A questo punto, non mi resta che fare parlare “la storia” riportando fedelmente quanto
scritto da Umberto Nobile alle pagine 62 e 63 del suddetto libro; buona lettura:
“Tornato a bordo (del Malyghin: NDA) verso le 13,30, apprendo che il “GRAF ZEPPELIN” giungerà alle 18. Il tempo è perfetto per un ammaraggio: atmosfera in calma assoluta e
cielo in gran parte coperto da alto-cumuli che nascondono il sole; condizioni ideali per la
manovra. La pressione barometrica è alta, sui 770 millimetri.
La temperatura, che alle 14 era di 12 gradi, ora, alle 17, è scesa a 2.
Samoilovic, il capo della spedizione del “Krassin” (altro rompighiaccio: NDA) ed Ellsworth,
il mio compagno del “NORGE”, viaggiano a bordo dello “ZEPPELIN”.
Ci siamo scambiati saluti per radio.
27 luglio, mezzanotte.
Il “GRAF ZEPPELIN” è giunto questa sera. Quando la gran mole argentea è apparsa all’orizzonte,
all’ingresso del canale di Britannia, è stato un momento solenne.
Alle 20,45 l’aeronave passava sulle nostre teste. Mezz’ora più tardi discendeva, lentamente
a posarsi sull’acqua della baia. Non vi era un alito di vento. La superficie del mare, libera
da ghiacci, era liscia come uno specchio.
Vi si rifletteva dentro la bella nave volante.
Una barca conduce il capo dell’ufficio postale del “Malyghin” e me presso la cabina di
comando dell’aeronave.
Affacciato a uno dei finestrini anteriori è Eckener, che dirige la manovra.
Ci salutiamo cordialmente.
Egli, però, è impaziente di ripartire e sollecita lo scambio dei sacchi di corrispondenza
Presto, presto!, grida. Agli altri finestrini sono affacciati altri vecchi amici: Samoilovic,
Moltcianove e Bruns che mi fa gran piacere incontrare.
Ci stringiamo calorosamente la mano. Ma più particolarmente mi è caro il saluto affettuoso
di Ellsworth, che rivedo per la prima volta dopo la celebre traversata della calotta artica
dalla Baia del Re a Teller, di cinque anni fa.
Terminato il cambio della posta, il “GRAF ZEPPELIN” si solleva lentamente, riprende
quota, e, rimessi in marcia i motori, si allontana.
Lo seguo con lo sguardo, finchè non scompare all’orizzonte verso nord.
Esso va verso la regione che tre anni fa, nel 1928, fu esplorata per la prima volta dall’"
ITALIA”.
Eckener mi ha portato una lettera di Maria. Non me l’aspettavo. Quando un russo è venuto
a consegnarmela, mi trovavo sul ponte, appoggiato al parapetto, a guardare ancora nella
direzione in cui l’aeronave era scomparsa.
Alla prima, non avevo riconosciuto il carattere minutino e fine, un po’ insolito per Maria; ma
poi, quando dal bigliettino del dottor Eckener ebbi appreso che era una sua lettera, l’aprii
con gioia e la lessi e rilessi molte volte, come se vi fossero scritte cose della più grande importanza.
Mi sono commosso alle notizie che mi ha dato…”
Che ne dite?
Vi siete calati nel momento storico, rivivendo dopo 81 anni, le emozioni vissute
da Umberto Nobile?
Per concludere, arriviamo al mio acquisto: la lettera da lui scritta in data 27 luglio 1931 ed
indirizzata a Cuneo, a suo fratello, avv. Donato Nobile.
Ecco il testo integrale della “storica” missiva:
Isola Hooker, 27 luglio 1931
“Carissimo Donato,
poche righe per mandarti un saluto dalla Terra Francesco Giuseppe, Ci troviamo col “Maly-
guin” ancorati in una piccola baia dell’isola Hooker fin da ieri sera. Siamo ora in attesa del
“Graf Zeppelin” al quale verrà data la posta. Il tempo è splendido da ieri.
Abbiamo avuto però cinque giornate ininterrotte di tempo pessimo.
Domani credo che riprenderemo la via del Nord.
Io sto benissimo. È stata una gioia grande rivedere queste terre artiche.
Da Carlotta avrai altre notizie.
Un bacio a Maria e Vincenzino.
Ti abbraccio.
Umberto”
Credetemi, ogni volta che ho l’occasione di leggere queste poche righe, mi vengono i brividi
dall’emozione che provo! |