|
|
|
Storia di un falso ritrovamento (e di una figuraccia)
(l'Occhio di Arechi n. 48)
|
di Giuseppe PREZIOSI |
A volte la presunzione gioca brutti scherzi e, in filatelia (o nello studio delle marche fiscali, che poi le due cose sono imparentate), può essere la causa di figuracce epocali. Se poi alla presunzione si accompagna la scarsa conoscenza di realtà giuridiche sedimentatesi nel tempo e proprie di un settore particolare, non vi è alcuna possibilità di evitare il tonfo. È il caso del mondo medico, della sua Cassa o Ente di previdenza e del suo Ordine. Tempo fa, in un acquisto di scarti d’archivio, ritrovai, infatti, una contromarca medica che suscitò la mia curiosità.Emessa certamente tra il 1946 e il 1950, era stampata su “carta di guerra”, scadente, grigiastra e assorbente ed usata certamente in provincia di Avellino. La misura di mm 35 per 50 era simile a quella adottata in periodo fascista. Priva dell’ente beneficiario del pagamento, riportava, in alto, il disegno del caduceo, rappresentato con la tipologia all’inglese con un solo serpente attorcigliato attorno a quella che sembra una coppa più che uno speculum da otorino e inserito in un rombo. Al centro, su tre righe, in “bastoncino” era riportata la scritta “Talloncino che trattiene il medico che ha rilasciato il certificato per esibirlo alla segreteria dell’Ordine”. Già tale indicazione avrebbe dovuto suscitare qualche sospetto. Perché mai era stata usata la contromarca sul documento, quella che restava al medico, invece che la marca ? Una disattenzione, una speculazione o qualcos’altro visto che non c’era alcuna indicazione né dell’ente cui sarebbero state devolute le cinquanta lire incassate, né della località in cui la marca era stata usata? La contromarca presentava poi il numero di serie apposto con un normale numeratore ad inchiostro nero mentre l’importo, in sole lettere, è stato stampato in blu oltremare, con un inchiostro leggermente acquoso, il che ha comportato la presenza di un alone derivante dall’inumidimento dovuto al lavaggio. Essa poi era stampata su un fondo formato da un tappeto di piccoli rombi che recano al centro un disegnino che voleva forse richiamare il caduceo ma che dava più l’impressione di una fiammella. Per finire, risultava dentellata 11½, ovviamente solo a sinistra.
Il catalogo del Cif dei fiscali, edizione 2012-14, redatto a cura di Fabrizio Balzarelli, a pag. 272 segnala, infatti, una serie di marche, emesse tra il 1942 e il 1946, a tre sezioni (Matrice, Marca e Contromarca), riferibili alla Cassa assistenza sindacato nazionale fascista medici. Pur essendo, come precisato, di “diversi tipi” esse presentano alcune caratteristiche comuni: lo stemma a quattro fasci stilizzati (nell’ultimo tipo, obliterato, assieme alla parola “fascista” da un timbro di gomma), l’ente emittente (appunto la “Cassa”), l’importo su matrice e marca e l’indicazione della provincia di utilizzo (a stampa o, in un caso, in sovrastampa). La pagina successiva, la 273, presenta due marche, sostanzialmente identiche tra loro (la differenza è nei caratteri utilizzati), emesse entrambe nel 1950, su carta, con formato e disegni ben diversi dalle precedenti. L’ente di riferimento è divenuto l’ENPAM (Ente nazionale di previdenza e assistenza per i medici). Sulla marca è presente la tipica croce rossa a quattro sezioni tutt’ora in uso, sulla contromarca compare il caduceo sempre di tipo inglese ma con due serpenti attorcigliati intorno allo speculum che vuole forse simboleggiare il bastone di Esculapio o Asclepio. Per inciso segnaliamo di aver ritrovato alcune centinaia di disegni diversi a rappresentare il caduceo. La numerazione diviene evidentemente nazionale, in quanto scompare l’indicazione della provincia e l’importo, peraltro più che decuplicato, compare solo sulla marca centrale, mentre prima, nel trittico, era indicato anche sulla matrice.
E qui entra in ballo la mia ignoranza del tema e l’ansia della scoperta. Certo di essere in presenza di un “inedito” (e quindi di una rarità), decisi di segnalarlo al dott. Deambrosi del Cif e direttore del mensile “L’Arte del Francobollo”, con un articoletto in cui sostenevo che la mia contromarca, purtroppo unico reperto, si collocava tra le une e le altre e che la scritta al centro, semplificata rispetto alla precedente: “Talloncino che trattiene il medico che ha rilasciato il certificato da esibire per il rimborso alla banca nazionale del lavoro o a chi per essa”, poteva solo indicare che la gestione finanziaria della Cassa (o già dell’”Ente”) fosse divenuta nazionale spiegando così l’assenza dell’indicazione della provincia di “utilizzo”. Lo scritto si concludeva con una frase lapidaria: “L’esistenza di questa marca, per così dire di transizione, appare del tutto logica e solo il caso, presumo, ha impedito fino ad ora che venisse alla luce. Ora, finalmente, la lacuna è colmata e spero che, sapendo cosa cercare, molto presto salteranno fuori le altre due sezioni, sì da consentire un completo inserimento nella prossima edizione del catalogo”. Certo del successo mi prefiguravo già di entrare nel Gotha dei fiscalisti italiani, ma un’amara delusione mi attendeva al varco. Dopo qualche giorno, infatti, mi giunse un’e-mail dal dott. Deambrosi che comunicava: “Ho fatto leggere la sua nota al sig. Fabrizio Balzarelli che mi scrive quanto segue. La collocazione che viene data alla marca non catalogata mi lascia alcuni dubbi. 1) La marca non è rarissima, in allegato invio per curiosità 6 esemplari di cui due uguali nella raffigurazione a quella citata ed altri 4 di disegno leggermente diverso ma dello stesso stampo. 2) Queste marche sono state utilizzate, per quel che so, solo ed esclusivamente nella provincia di Avellino, si può pertanto ragionevolmente pensare che venissero usate a livello locale e non nazionale. 3) A fugare ogni dubbio sull’utilizzo locale è inoltre l’ente emittente che, su 4 delle 6 marche, primo tipo visibile, è chiaramente l’Ordine dei medici – chirurghi della provincia di Avellino. 4) Quattro documenti con queste marche, sempre stilati nei comuni della provincia di Avellino, recano come anno di rilascio il 1944, il 1950 e, due, il 1951 per cui anche la collocazione temporale ipotizzata (tra il 1946 e il 1950) non convince. Dopo queste considerazioni mi sento di affermare che queste marche non sono da collocare tra le due serie catalogate, ma, cosa più importante, sono da considerare non a livello nazionale, bensì locale e quindi come tutte quelle altre che sono state emesse dai diversi ordini dei medici provinciali con forme, colori e disegni completamente diversi le une dalle altre a beneficio dell’ente stesso e non a favore di una cassa o ente nazionale”.
Che figura! Molto probabilmente la vicenda si era svolta così. Appena dopo l’arrivo degli alleati ad Avellino, il locale Ordine dei medici, non più, per ovvi motivi, a stretto contatto con la Cassa Assistenza del Sindacato dei Medici, a Roma, prese la decisione di emettere delle marche molto simili a quelle già in uso in periodo fascista (appunto con “forme, colori e disegni completamente diversi le une dalle altre a beneficio dell’Ordine”). Ovviamente erano tripartite e numerate e con il prezzo che crebbe nel tempo, e con le varie tirature, da 50 lire (nell’edizione a sole cifre e a sole lettere) a 200. La marca, quella centrale, la sola che si sarebbe dovuta usare, indicava chiaramente l’ente emittente, cioè l’Ordine provinciale di Avellino, a cui doveva essere devoluto l’importo. Come già scritto all’inizio, è facile presupporre che qualche medico abbia usato, per errore o volutamente, la contromarca in luogo della marca (che, naturalmente, è dentellata da due lati e non solo a sinistra) e ciò ci porta a concludere che non si tratti di “tipi” diversi ma di ⅔ di un unico trittico la cui grande assente è la “matrice”. A questo punto, col capo cosparso di cenere, mi rivolgo a tutti coloro che possono sapere. Ho visto giusto questa volta? La mia può essere considerata tra le prime marche usate nella provincia, visto il basso numero di serie? Che cosa accadde all’Ordine dei medici – chirurghi di Avellino in quegli anni per cui si fu indotti ad imitare le marche della “Cassa”? Nelle altre province si verificò qualcosa di simile? E in tempi più prossimi a noi vi è ancora la divisione tra quanto dovuto all’ENPAM e quanto versato ai singoli ordini provinciali? Attendo notizie.
|
|