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Italiani e Livornesi a Tunisi
Storia di un passato dimenticato e riflessi postali

di Giacomo GIUSTARINI (Il Monitore della Toscana n. 17 - ASPoT)

Amiamo la storia postale ei suoi approfondimenti, anche perché ci permette di scoprire percorsi e vicende meno noti della nostra storia nazionale.
Studiando la storia degli uffici postali italiani all’estero, emerge quanto sia stata forte e radicata la presenza degli italiani nei principali porti del Mediterraneo. Tra questi spicca Tunisi, per il rilievo storico dei legami culturali e commerciali, e per la consistenza numerica della comunità italiana, presente per secoli fino alla fine del secondo conflitto mondiale.

Note storiche



Figura 1. Vecchia immagine del porto di La Goletta - Tunisi.

Dopo i genovesi a fine medioevo, i primi italiani a radicarsi a Tunisi furono alcune centinaia di livornesi, ebrei sefarditi di origine e lingua spagnola. Questi, a partire dal XVII secolo, esportavano verso la Toscana prodotti agricoli (soprattutto cereali e legumi), prodotti artigianali (stoffe), ma soprattutto merci portate fino a Tunisi dalla carovane transahariane e molto ambite in Europa, come piume di struzzo, avorio e polvere d'oro. Per contro importavano in Tunisia prodotti di qualità, soprattutto tessili, ma anche marmo di Carrara in quantità per i palazzi e le moschee. Nonostante pagassero, in quanto ebrei, diritti doganali superiori rispetto a quelli pagati dai mercanti musulmani o cristiani, i Livornesi accrebbero in modo notevole gli scambi commerciali fra i due porti. Emersero inoltre le loro capacità di banchieri e di abili negoziatori nel trattare il riscatto degli schiavi cristiani, ed avevano un proprio mercato detto suk-el-Grana, ovvero Mercato dei Livornesi. A seguito di accordi tra il Granducato e la reggenza ottomana, nel 1846, vi fu una nuova ondata migratoria da Livorno e dalla Toscana. Questa viene a modificare ulteriormente il tessuto sociale della colonia. I 'nuovi Livornesi ' si distinguono dai 'vecchi' in quanto esprimono comportamenti del tutto europei. Vanno ad abitare nel quartiere europeo della città, ma soprattutto sono di cultura totalmente italiana e danno uno scossone alla vecchia comunità livornese contribuendo a re-italianizzarla.
La loro influenza è tale che persino gli ebrei tunisini benestanti parleranno e scriveranno correntemente l'italiano.

Altri due filoni di immigrazione furono fondamentali: il primo riguardava esuli politici e mazziniani dal nord Italia, a seguito della restaurazione e dei moti degli anni ’30. Anche Garibaldi visse alcuni mesi a Tunisi tra il 1834 e il 1835 per sfuggire ad una condanna. Il secondo fu costituito da pescatori minatori e braccianti dalla Sicilia, che fuggivano da situazioni di particolare povertà. Le emigrazioni transoceaniche sarebbero venute dopo alcuni decenni e verso Tunisi vi furono vere e proprie ondate migratorie. Nel giro di pochi decenni gli Italiani si riscattarono dall'indigenza e divennero l'elemento maggioritario in città, dando vita al quartiere della "Piccola Sicilia". Nel contempo venne fondata una camera di commercio, la Banca Siciliana, il quotidiano "L'Unione" ed altri enti culturali ed assistenziali dedicati agli Italiani (teatri, cinema, scuole, ospedale). I nuovi venuti vissero comunque pacificamente a lato della popolazione autoctona; anzi le due comunità si amalgamarono parzialmente attraverso matrimoni misti. In questo scenario di vivace cosmopolitismo, furono frequenti le interazioni culturali a livello di abbigliamento, tradizioni e addirittura solennità religiose.
Gli Italiani di Tunisi negli ultimi decenni dell’ottocento erano più di 50.000 di cui circa il 70% siciliani, e circa il 18% livornesi, che costituivano la parte economicamente e socialmente più evoluta ed inserita.
La Tunisia era un protettorato ottomano con cui l'Italia aveva siglato un trattato, nel 1868, per una durata di 28 anni, per regolare il regime delle capitolazioni. L'accordo internazionale garantiva all’Italia diritti, privilegi e immunità concesse a diversi Stati preunitari italiani. Gli italiani conservavano la loro nazionalità d'origine e non dipendevano che dalla giurisdizione consolare in materia civile, commerciale e giudiziaria, avevano la libertà di commercio, pesca e navigazione.
Per tutto quanto suddetto, il governo italiano maturò mire coloniali sulla Tunisia, quasi come conseguenza naturale della forte presenza di italiani. Nonostante ciò, la Francia sorprese il governo e nel maggio 1881 i francesi occuparono la Tunisia istituendovi un protettorato. L’episodio passato alla storia come “Lo schiaffo di Tunisi” diede ulteriore conferma della debolezza e della velleità della posizione internazionale dell'Italia. Le polemiche infuriarono fino alle dimissioni del governo Cairoli.
Nel 1897 il protettorato francese si trasformò in una colonia vera e propria.

La mancata occupazione da parte italiana significò, nei decenni successivi, il lento predominio della comunità francese a scapito di quella italiana. Comunque ancora nel 1926 (censimento francese) nella colonia tunisina vi erano più italiani che francesi; oltre 89.000 erano italiani, 71.000 francesi.
Sempre in quegli anni il numero di italiani di Tunisi e di altre città africane fuori dalle colonie italiane era nettamente superiore a quelli di tutti gli insediamenti del tanto propagandato colonialismo demografico fascista in Libia e africa orientale. Fu questa imbarazzante realtà che facilitò l’oblio di queste comunità in Italia.
La presenza di italiani diminuisce poi, o per il rientro forzato in Italia negli anni ’40 o per la francesizzazione: da oltre 40.000 presenze a fine anni ’50 a meno di 3.000 oggi.

La presenza italiana in Tunisia ha lasciato numerose tracce, dalla costruzione di strade ed edifici fino alla letteratura, industria, commercio e finanche alla gastronomia. Finanche la lingua locale araba ha molti vocaboli presi dall'italiano (e dal siciliano).
Cittadine come La Goletta vicino Tunisi sono state praticamente costruite dagli Italo-tunisini (in questa cittadina è nata Claudia Cardinale nel 1938). A Tunisi e Biserta vi sono ancora oggi "quartieri siciliani".
Anche se costretti all' esilio negli anni cinquanta e sessanta, gli Italiani hanno lasciato un'indelebile impronta in Tunisia: si calcola che circa il 10% dei Tunisini attuali abbiano almeno un antenato italiano o siano imparentati (tramite membri della loro famiglia) con un Italo-tunisino.

Note postali introduttive

Figura 2. Tipico stemma di un Ufficio Postale Italiano all’ estero. (Museo delle Poste – Roma EUR).

Nel luglio 1861 la massiccia presenza di italiani, unita a forti interessi commerciali, spinse il neonato Regno d’Italia a istituire subito un ufficio postale a Tunisi, in sostituzione di un’agenzia postale preesistente gestita dalla Marina sarda dal 1852. Da subito l’annullo ha la dicitura “Poste Italiane” ed è il primo ufficio in assoluto ad esserne dotato.

Figura 3. Copia del regio decreto dell'aprile 1880 che istituisce l'ufficio postale alla Goletta presso Tunisi.

Come annulli l’ufficio di Tunisi ha seguito la storia comune a tutti gli altri uffici italiani. Partendo, quindi, dal doppio cerchio di foggia sarda, ha visto l’introduzione del numerale a punti nel maggio 1866 e poi del numerale a barre in aprile 1877, abbinato sia al doppio cerchio che al cerchio grande.
Nel 1880, sempre nella regione di Tunisi, furono aperti anche gli uffici di Susa e La Goletta (figure 3 e 10), dotati del numerale a barre abbinato al cerchio grande.
Dal 1890 tutti questi uffici passarono al tondo riquadrato.

Per quanto riguarda le corrispondenze con l’Italia è fondamentale l’annullo “coi Postali Italiani”, introdotto nel 1872. Era apposto sulla corrispondenza da imbarcare sui postali italiani e che quindi aveva diritto a tariffe preferenziali rispetto, ad esempio all'inoltro coi postali francesi. La tariffa da Tunisi all'Italia, con le linee italiane convenzionate, era di 40 centesimi, dal marzo 1876 fu calata a 30 centesimi (figura 5), dall'ottobre 1878 fu poi equiparata ai 20 centesimi delle tariffe per interno (figura 7). Dopo tale data l'annullo perse quindi di significato, fino a cadere in disuso (1882).
L’annullo “coi Postali Italiani” era usato anche come annullatore per la corrispondenza, impostata direttamente ai piroscafi, in arrivo o in transito a Tunisi.
Fin dal 1853, la linea postale più importante era la "Tunisi-Cagliari-Livorno-Genova". Cagliari era quindi il primo approdo in Italia. Qui, tutta la posta da e per Tunisi veniva controllata, annullata e smistata. Tutta la corrispondenza con Tunisi, anche quella per Palermo o Napoli ad esempio, porta l'annullo di transito di Cagliari.
Questo ufficio era dotato anche del timbro"Da Tunisi" per annullare la posta proveniente da quel porto non timbrata (figura 4). In abbinamento vi possiamo trovare il "PIROSCAFI POSTALI ITALIANI" in cartella, (con ultima riga intercambiabile), spesso annullatore o in combinazione con l'annullo di Cagliari o il numerale a punti.

Nel 1897, al momento della creazione della colonia francese di Tunisia, gli uffici postali italiani di Tunisi, La Goletta e Susa furono chiusi.

Figura 4. Lettera inviata da Tunisi il 22/12/1868; annullo "Piroscafi postali italiani" in cartella più lineare "Da Tunisi"; transito a Cagliari il 25/12, arrivo a Genova il27/12/1868; tariffa per l'Italia da 40 cent. agevolata via linee postali italiane.
Figura 5. Lettera da Tunisi il 22/3/1876; annullo numerale a punti 235 associato al doppio cerchio di Tunisi e timbro "coi Postali Italiani"; transito a Cagliari il 23/3, arrivo a Genova il 26/3/1876; tariffa per l'Italia da 30 cent. agevolata via linee postali italiane.
Figura 6. Lettera da Tunisi il 4/11/1874; annullo numerale a punti 235 associato al doppio cerchio di Tunisi e timbro "coi Postali Italiani"; timbro P.D; transiti a Cagliari il 5/11 e Torino succ. 1 il 8/11; arrivo a Marsiglia il 10/11; tariffa comune per la Francia.
Figura 7. Lettera da Tunisi il 13/10/1880; annullo numerale a barre 235 associato al doppio cerchio di Tunisi e timbro "coi Postali Italiani"; transito a Cagliari il 14/10; arrivo a Palermo il 16/11; tariffa per lettere per l'Italia..
Figura 8. Lettera da Tunisi il 4/1/1882; annullo numerale a barre 235 associato al cerchio grande di Tunisi; arrivo a Livorno il 7/1; tariffa per lettere per l'interno.
Figura 9. Lettera da Tunisi il 24/10/1888; annullo numerale a barre 235 associato al cerchio grande di Tunisi; transiti a Cagliari il 25/10 e a Torretta di Livorno il 27/10; arrivo a Livorno il 27/1; tariffa per lettere per l'interno.
Figura 10. Lettera da La Goletta il 30/6/1880; annullo numerale a barre 3336 associato al cerchio grande di La Goletta; arrivo a Livorno il 3/7; tariffa per lettere per l'interno.

Bibliografia

 Simon D.Tchilinghirian e Renzo Bernardelli, Stamps of Italy used abroad, Harris publ. 1963-67 (vol. 1-5) e Sorani 1974 (vol. 6)
 Umberto del Bianco, Gli annulli marittimi italiani in uso prima del 1891, Raybaudi.
 Autori vari, Storie di posta italiana al di là dei mari, Vastophil 89.
 Marinette Pendola, Gli italiani di Tunisia. Storia di una comunità (XIX-XX secolo), Editoriale Umbra 2007
 Marinette Pendola, La riva lontana, Sellerio 2000.
 Alberti Russell, Janice, The Italian community in Tunisia, 1861-1961: a viable minority, Columbia University 1977.
 www.italianiditunisia.com
 www.ilcorriereditunisi.it
 www.italianistica-tunisia.com


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