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I corrispondenti postali sardi
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di Fabrizio DELMASTRO ( Il Foglio n. 178 dell'U.F.S.) |
Come ben sanno gli appassionati di Storia Postale, le lettere furono per lungo tempo l’unico mezzo di informazione disponibile; il non dar corso ad una lettera poteva significare mancare un affare vantaggioso tanto che il rapporto tra prosperità dei commerci e benessere di una Nazione spesso dipendeva anche dalla possibilità di far agevolmente circolare le informazioni. Nei secoli passati, la maggior parte delle missive viaggiava in porto dovuto e, se analizziamo i testi, ci accorgiamo che quasi sempre erano di carattere commerciale. In effetti, principalmente nei secoli XVII e XVIII i mercanti erano tra i pochi privati a scrivere e far circolare corrispondenza.
Fino agli anni ‘20 del 1800, il Regno di Sardegna non manteneva, se non minimamente, rapporti bilaterali con altre nazioni per cui convenzioni e accordi erano pressoché inesistenti. Ecco allora che vi era la reale possibilità che una lettera partita da Torino e diretta nel Levante potesse ad un certo punto fermarsi in quanto non vi era nessuno che si incaricasse di pagare il porto e di farla proseguire.
Proprio per superare situazioni come questa, nel XVII secolo si diffuse in Europa e particolarmente nell’area mediterranea la figura del “corrispondente postale” o, in lingua inglese “forwarder”. Il Rowe, nel suo “Postal History of the forwarding agents”, li definisce come “persone o ditte che si assumevano il compito di far proseguire le merci o le corrispondenze di terzi senza agire personalmente come agenti trasportatori”. Queste persone o ditte esercitavano principalmente la loro attività di intermediari nelle città di mare e, per il Regno Sardo erano attivi a Genova (figg. 1-2) e Nizza (fig. 3) mentre nell’interno vi era chi esercitava a Torino (fig.4) o in centri minori quali Saluzzo (fig.5) e Asti.
Per quanto riguarda Nizza, fino alla fine del 1700 erano attivi diversi forwarders ma la vicinanza con il porto di Marsiglia fece sì che, una volta assunto un ruolo di primo piano il porto francese, buona parte dei commercianti vi si trasferisse. Nei primi decenni del 1800 i forwarders nizzardi si contano sulle dita di una mano. Genova continuò ad avere una grande attività nel campo dell’intermediazione postale fintanto che il Governo non stabilì convenzioni postali con le maggiori Nazioni continentali agevolando così lo scambio della corrispondenza.
Va ricordato il ruolo di corrispondente postale svolto dai Consoli che si occupavano di dar corso alla corrispondenza dei sudditi del regno sfruttando la fitta rete costituita dalle Agenzie Consolari sparse per il mondo. Particolarmente attivi erano i Consolati Sardi in medio oriente e nel levante, primi fra tutti quelli di Costantinopoli, Beirut, Smirne, Alessandria d’Egitto, Malta e Tunisi (fig.6).
La maggior parte dei forwarders cessò la sua attività con l’avvento dell’Unione Postale Generale (poi Universale) nel 1874 quando la diffusione degli accordi tra le Nazioni rese più facile lo scambio di corrispondenza tra i popoli del mondo.
Ma come può un appassionato che si avvicina a questa affascinante branca della Storia Postale riconoscere una lettera “forwarded”? Nella maggior parte dei casi controllando il luogo in cui la lettera fu scritta notiamo che differisce dal luogo ove fu messo il bollo postale o dove il corrispondente segnò il suo intervento, questo perché la lettera nel primo tratto del suo percorso ha viaggiato privatamente o, se affidata ai canali postali, sotto coperta fino alla sede del corrispondente che si è poi occupato di incamminarla.
Molto spesso al retro (raramente sul fronte) della lettera troviamo appunto traccia dell’intervento del corrispondente che apponeva il proprio bollo e, in tempi più antichi una frase manoscritta del tipo: “Incamminata da…che vi saluta”, “per ½ di…che vi blm (bacia le mani)”, “Per ricapito di…” Purtroppo a volte non vi sono né bolli né indicazione manoscritte ad aiutarci ed è necessario scorrere il testo per trovare la traccia giusta.
A conclusione di queste poche righe, vorrei portare alla vostra attenzione proprio il contenuto della lettera in fig.7. Si tratta di una lettera datata “Lisbona 16 settembre 1786” e diretta a Genova nella quale il mittente Francesco Maria Avvenente noto spedizioniere per le Americhe scrive: ”Le navi di qua per Boston sono rare, né alcuna abbiamo per ora. Abbiamo però una che oggi parte per la Nuova York e per essa mando subito le vostre due lettere ai Sig.ri Sears & Smith con preghiera di farle subito pervenire a Boston al Sig. Giuseppe Barrell cui sono dirette, giusta gli ordini vostri”. Come si vede, da Genova, per poter far pervenire una lettera a Boston è stato necessario affidarsi a due forwarders, uno a Lisbona e l’altro a New York!
A conferma dell’avvenuta spedizione, in altra lettera del 26 settembre 1786, l’Avvenente scrive: ”Serve questa (lettera) solo per confermarvi che ho spedite le vostre due lettere per il Sig. Giuseppe Barrell di Boston ai Sig.ri Sears & Smith di Nuova York per la nave americana denominata Jenny, Capitano Gio. Smith, partita avantieri con preghiera di fargliele subito pervenire”.
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