Quest’anno cade il 70° anniversario di Salerno Capitale e con questa letterina del 28 marzo 1944 diamo il titolo all’articolo. Al verso si legge “…….. Comando R.G. di Finanza dell’Italia liberata - Salerno”. Di tale lettera si ha anche il contenuto che recita: “Caterina carissima, a mezzo di un finanziere che si reca a Bari, ti mando la presente (che imbucherà a Bari) allo scopo che ti giunga al più presto”. Ecco spiegati i timbri, postali e di censura di Bari, nonostante che l’espresso sia stato scritto a Salerno il 25 marzo 1944. Grazie a quell’indicazione del mittente si può procedere alla narrazione storica di eventi che furono fondamentali per il futuro democratico ed istituzionale dell’Italia.
All'alba del 9 settembre 1943 la V Armata americana al comando del generale Clark sbarcava sul litorale salernitano, dando inizio all’operazione “Avalanche”. La città attonita accolse con entusiasmo "i liberatori" dopo esser stata martellata dai bombardamenti, pagando, in termini di vittime e di distruzioni, un caro prezzo. L'11 settembre 1943 il colonnello americano Thomas Aloysius Lane fu nominato governatore della città e si insediò a Palazzo di Città. Il Governo Badoglio si trasferì a Salerno dopo cinque mesi, il 10 febbraio 1944, sebbene l'atto ufficiale rechi la data del giorno successivo. Il trasferimento degli uffici e del personale governativo si svolse tra il 3 ed il 5 di Febbraio: 29 carri merci partirono da Taranto, Brindisi, Bari e Lecce; per trasferire 380 persone alla volta di Salerno.
Dal giornale cittadino “L'Ora del popolo” del 9 febbraio: "Nel quadro della politica italiana, l'avvenimento più importante della settimana è certo il trasferimento del governo da Brindisi a Salerno …… A Salerno venne da Roma Gregorio VII, il grande Pontefice che osò resistere alla tracotanza dell'imperatore tedesco e, anziché cedere, sacrificò, come è costume nella Chiesa Cattolica, la sua persona: a Salerno, dopo nove secoli, viene col suo Governo il Capo dello Stato Italiano, ugualmente costretto dalla prepotenza dei discendenti di Enrico IV a lasciar Roma. Che farà egli a Salerno? Saprà sacrificare la sua persona divenuta non più simbolo di coesione degli animi italiani, bensì causa di discordia e di scissione? E si costituirà a Salerno quel governo forte, che gli Italiani e gli Alleati attendono? Che il Governo di Salerno riscatti il nome vilipeso del Governo di Brindisi, per il decoro e per la rinascita dell'Italia".
Il Presidente del Consiglio, il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, si affacciò dal balcone del Palazzo di Città, scelto come sede della governativa, per ringraziare la folla festante. Lo stesso 'Ora del Popolo scrisse: "I Salernitani sentono oggi tutto l'orgoglio del compito che assume la nostra città".
Con il seguente proclama Vittorio Emanuele III, Re d’Italia, sancì la fine del “Governo dei sottosegretari” costituitosi a Brindisi nell'estate del 1943:
“A decorrere dalle ore 0.00 del giorno 11 febbraio 1944, l'esercizio di tutti i poteri dello Stato, viene riassunto dal Governo Italiano nei seguenti territori sin qui sottoposti all'Amministrazione Militare Alleata".
Di fatto avvenne la riassunzione dei poteri da parte dello Stato italiano sui territori già liberati dagli alleati e che ad essi non interessavano più per i fini bellici. Esso, però è stato anche il primo decreto emesso a Salerno, facendo assurgere la città a capitale dell'Italia liberata.
Nel decreto ufficiale, il Capo del Governo Pietro Badoglio scrive: "Le Nazioni Unite aderendo alla richiesta del governo, hanno disposto che la maggior parte del nostro territorio sinora occupato dalle forze alleate ci sia restituito. Pertanto, tutti i territori della penisola, a Sud dei confini settentrionali delle province di Salerno, Potenza e Bari ritornano all'amministrazione italiana".
Il governo insediatosi a Salerno con i relativi dicasteri ebbe la seguente ripartizione logistica:
Comune di Salerno “Palazzo di Città”:
• la Presidenza del Consiglio, che si riuniva nel Salone dei Marmi;
• il Presidente del Consiglio dei Ministri con Ufficio in quello dell’ex Podestà;
• il Ministero dell’Interno ed il Ministero dell’Educazione Nazionale (in seguito Pubblica Istruzione) nella Sala della Giunta.
Palazzo Natella:
• il Ministero dei lavori Pubblici e dell’Agricoltura e Foreste. In esso erano ospitati anche gli uffici di collegamento con il Ministero della Marina e con quello della Guerra rimasti a Brindisi.
Palazzo di Giustizia:
• il Ministero di Grazia e Giustizia con la sede della Suprema Corte di Cassazione.
Palazzo delle Poste centrali:
• il Sottosegretariato delle Poste e Telegrafi (l’immobile, peraltro, con lungimiranza è stato [s]venduto dalla nuova dirigenza manageriale di Poste italiane).
Palazzo Barone:
• il Ministero degli Esteri.
Edificio delle Corporazioni:
• il Ministero delle Finanze.
Scuole elementari di Vietri Sul Mare:
• il Ministero dell’Industria e Commercio.
Cava dei Tirreni a villa “Formosa”:
• l’ufficio di collegamento con il Ministero dell’Aeronautica.
Nei mesi in cui Salerno fu capitale, il re Vittorio Emanuele III alloggiò a villa Guariglia a Raito, una frazione di Vietri sul Mare. In seguito i reali si trasferirono a Palazzo Episcopio, ospiti del Duca di Sangro, a Ravello.
L’11 febbraio 1944 il primo Governo Badoglio si insediò a Salerno, e ad esso parteciparono due ministri salernitani Giovanni Cuomo all'Educazione nazionale e Raffaele Guariglia agli Esteri.
Il 24 aprile 1944, a Ravello, il Presidente del Consiglio Badoglio ed i Ministri del nuovo Governo Benedetto Croce, Carlo Sforza, Giulio Rodinò, Pietro Mancini, Palmiro Togliatti, Adolfo Omodeo e Salvatore Aldise prestarono giuramento davanti al Re. Il successivo 27 Aprile fu creato il Secondo Governo Badoglio. Si riunì così il primo Consiglio dei Ministri di unità nazionale dopo la caduta del Fascismo, primo passo verso la restaurazione della democrazia.
Il decreto legislativo luogotenenziale 151/1944, stabiliva che «dopo la liberazione del territorio nazionale le forme istituzionali» sarebbero state «scelte dal popolo italiano, che a tal fine» avrebbe eletto «a suffragio universale, diretto e segreto, una Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato» dando per la prima volta il voto alle donne. Alla Presidenza del Consiglio Ivanoe Bonomi succedette al Badoglio.
Si ricorda il fattivo operato del ministro Cuomo durante il II Governo Badoglio che ottenne l’istituzione della facoltà di Magistero a Salerno con sede a Palazzo Pinto, nell'antica via dei Mercanti. Di fatto Salerno si riappropriò degli studi universitari dopo che in epoca murattiana era stata sciolta la Scuola Medica Salernitana e che l'ultimo simulacro di università fu abolito subito dopo l’unità nazionale dal ministro Francesco De Sanctis. Non mancò a tale progetto l’opposizione del corpo accademico partenopeo appoggiato da Adolfo Omodeo, rettore e ministro della Pubblica Istruzione, che pose in evidenza l’ormai mancanza di tradizioni culturali nella e della città di Salerno. La Facoltà di Magistero, comunque istituita, sarà in seguito dedicata al Cuomo e diverrà il nucleo fondante della risorta Università di Salerno.
Il 18 giugno 1944 Ivanoe Bonomi divenuto Presidente del consiglio sostituì Pietro Badoglio concretizzando la “Svolta” di Salerno: l'ingresso del PCI di Palmiro Togliatti nel governo di Unità nazionale. Durante questo periodo, forti furono le pressioni degli Alleati sul Re d'Italia per convincerlo ad abdicare in favore del figlio Umberto.
Nel periodo in cui il Governo fu a Salerno si tennero ventidue sedute, la prima nel pomeriggio dell’11 febbraio 1944. Passo fondamentale della nuova vita democratica che fu fatto a Salerno fu la pubblicazione della Gazzetta Ufficiale 8 luglio 1944, ultima del Governo Bonomi II, contenente il testo di legge che rimandava alla fine del conflitto l’elezione dell’Assemblea Costituente ed il relativo Referendum istituzionale per scegliere tra Monarchia e Repubblica.
Lo storico salernitano prof. Nicola Oddati scrive che: «Non è azzardato ritenere che la Carta costituzionale sia stata concepita a Salerno, nel Salone dei Marmi, il 22 Giugno del 1944, nella prima seduta del governo presieduto da Ivanoe Bonomi e di cui facevano parte, tra gli altri, Benedetto Croce, Carlo Sforza, Meuccio Ruini, Alberto Cianca, Giuseppe Saragat, Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti, quando, all’unanimità, fu deciso il percorso della Costituente».
Il 4 giugno 1944 venne definitivamente liberata Roma dalla V armata al comando del generale Clark; Vittorio Emanuele III affidò la Luogotenenza del Regno al figlio Umberto, mentre il Presidente del Consiglio dei Ministri Ivanoe Bonomi continuò a riunire il suo governo a Salerno fino ad agosto.
Con la presa di Roma si pose fine anche al cosiddetto "Regno del Sud" caratterizzato dai due governi Badoglio. Possiamo ritenere che col governo Bonomi II, Salerno a tutti gli effetti divenne "Capitale" del Regno d'Italia e non solo del momentaneo Regno del Sud.
I Governi a Salerno Capitale
Nel periodo in cui la capitale fu a Salerno si ebbero tre governi, i primi due con a capo Pietro Badoglio e l'ultimo con Ivanoe Bonomi:
Governo Badoglio I dall'11 febbraio 1944 al 17 aprile 1944
• Presidente del Consiglio: Pietro Badoglio
• Composizione del governo: Tecnico/militare
Governo Badoglio II dal 22 aprile 1944 all'8 giugno 1944
• Presidente del Consiglio: Pietro Badoglio
• Composizione del governo: di Unità nazionale con DC, PCI, PSIUP, PLI, PdA, PDL, tecnici e militari
Governo Bonomi II dal 18 giugno 1944 al 15 agosto 1944
• Presidente del Consiglio dei ministri: Ivanoe Bonomi (PDL)
• Composizione del governo: di Unità nazionale con DC, PCI, PSIUP, PLI, PdA, PDL.
Le vicende di Salerno Capitale si sono riproposte quando con la sua esclusione dalle celebrazioni, anche filateliche, per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha scritto che “Non esiste un atto normativo di formale trasferimento della capitale a Salerno come quello che sanzionava la trasformazione di Torino da capitale del Regno Sabaudo in capitale d’Italia, così come il trasferimento da Torino a Firenze e finalmente da Torino a Roma”, tesi anche sostenuta da diversi storici che considerano la scelta di Salerno come non era avvenuta in piena libertà con un atto ufficiale o di Governo e/o parlamentare, ma condizionata dagli avvenimenti bellici.
Tesi avversata dal prof. Nicola Oddati che a tal proposito rimarca: “L’11 febbraio 1944 il governo Badoglio si trasferisce a Salerno da Brindisi, sede ormai inadeguata. Subito viene convocato un Consiglio dei Ministri a Palazzo di Città e il 15 febbraio viene stampata la Gazzetta Ufficiale che, sotto la sua intestazione, porta il nome di Salerno, cosa avvenuta, precedentemente, per Torino, Firenze e Roma. Tutto ciò ci fa affermare che la nostra città assume il ruolo non di sola sede del Governo, ma di capitale (le poche gazzette edite a Brindisi riportano sotto l’intestazione la dicitura: sede del governo)”. È comunque palese il ruolo svolto da Salerno nella storia della nuova Italia, rappresentando, insieme a Brindisi, la continuità dello Stato tramite la presenza funzionale del Governo con i dicasteri, i ministri ed i sottosegretari del re, che deliberarono provvedimenti legislativi fondanti per la nuova politica italiana.
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