L’ Italia nel 1924/1925 emise alcuni francobolli con appendice “pubblicitaria”.
Alcune Ditte furono interessate all’ iniziativa e – dietro compenso (finito in tasca a chi?) - aderirono all’iniziativa.
E così apparve in Italia la serie dei 20 valori con appendice pubblicitaria.
(idea ripresa anni dopo per fare pubblicità guerrafondaia...però queste senza il vincolo dell’ UPU)....
Le poste italiane erano aderenti all’UPU per cui dovettero inviare, more solito, tali esemplari per ricevere l’autorizzazione a uso internazionale dei valori.
L’ UPU non diede l’autorizzazione richiesta causa appunto l’appendice pubblicitaria privata ivi inserita. Però limitò tale divieto alle spedizioni all’ estero.
Affrancatura con appendice pubblicitaria poteva avvenire per corrispondenza interna.
Da qui ne derivò che il costo per le Ditte aderenti a tale propaganda avrebbe dovuto essere parzialmente rimborsato visto che poteva avvenire solo in territorio limitato?
O, in pratica le Ditte ricevettero un rimborso in base a questo fatto?
E allora io mi vedo di fronte a qualche dubbio. ‘E la busta qui riprodotta (fronte e retro) me ne dà lo spunto.
Il Sindaco di Bologna di quei giorni pensò forse di tagliare la testa al toro.
Qui riporto una busta con affrancatura di valori pubblicitari cui venne eleminata con una sforbiciata la parte propagandistica. E non c’ è dubbio. Al retro della busta in prestampa reca appunto l’ intestazione del mittente: SINDACO DI BOLOGNA.
Debbo dedurre quindi che il Sindaco di allora voleva rendere chiaro che lui non credeva nella pubblicità o che non voleva vestire i panni di pubblicitario ?
Forse era in dubbio, forse non gli era stata ben chiara quella imposizione, ma non voleva correre il rischio di qualche ripensamento e il dover quindi pagare?
So che sono domande un po’ stupide, ma un gioco con un po’ di strana fantasia dove li mettiamo? La filatelia, la storia postale deve essere dunque sempre cose così serie?
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