Fin dai tempi antichi i corrieri postali furono latori di notizie, sia scritte che orali. Negli ultimi decenni del 1500 la diffusione delle notizie si fece più rapida e consistente sia per la concomitanza dell’accresciuta velocità della posta e della sua accessibilità ad utenti privati, che per il calo dell’analfabetismo e l’impulso dato dalla stampa a caratteri mobili.
Già all’inizio del secolo successivo posta e giornali, corrieri e notizie, informazioni dell’ultim’ora e velocità postale divennero termini di uso quotidiano, sinonimi di informazione sempre più attendibile e aggiornata, forieri di un pubblico in continuo aumento assetato di aggiornamenti.
Con l’avanzare della rivoluzione industriale, la divulgazione di notizie divenne elemento determinante nelle sorti dell’economia. Inoltre, una più stretta collaborazione fra posta e stampa produceva benefici non indifferenti per entrambe le organizzazioni. Infatti, la parola stampata andava vieppiù ad aumentare il volume e l’importanza del traffico postale. La posta era sinonimo di velocità, tant’è vero che molti giornali e periodici, ancora oggi, hanno testate con nomi decisamente postali come ad esempio Il Corriere della Sera (ovvero l’ultimo corriere postale della giornata con le ultimissime notizie), Il Messaggero, e L’Espresso (metodo d’inoltro preferenziale dei servizi giornalistici), tanto per citarne alcune.
Una maggiore diffusione della stampa divenne possibile dopo la fine dell’occupazione napoleonica della penisola italiana. Il numero di giornali, dei periodici e degli stampati inoltrati per posta crebbe in modo rilevante col passare degli anni.
Inoltre, il ruolo giocato dalla posta nella crescita e diffusione della stampa fu notevole a cominciare dagli abbonamenti postali e dalle corrispondenze ricevute dai giornali, tra le quali di spicco, ovviamente, quelle di corrispondenti, agenzie, e inviati speciali che dovevano usare inoltri postali efficienti e veloci.
Una volta stampato, il giornale veniva posto in distribuzione usando in modo preponderante il servizio postale. Anche nei centri urbani dove aveva sede il giornale la distribuzione avveniva tramite i postini locali, che operavano nelle città più importanti fin dalla seconda metà del 1500. Nel 1800 gli abbonamenti a giornali e periodici venivano gestiti direttamente dalle poste.
In molti casi una tassa sui giornali veniva applicata nei vari Stati Italiani creando in tal modo un interesse diretto del governo nella maggiore diffusione della stampa: più copie venivano distribuite e maggiori erano gli introiti sia per l’erario che per le poste, donde una interdipendenza notevole.
I giornali e periodici inoltrati dalle poste ebbero timbri postali specificamente creati per loro. Il primo ventennio del 1800 passò senza tali timbri, ma subito dopo il Regno di Sardegna cominciò ad introdurre una serie di timbri con dicitura PERIODICI FRANCHI, e in molti casi anche il nome dell’ufficio postale di provenienza — Torino, Genova e Arona. A questa serie negli anni Cinquanta seguì quella in inchiostro rosso con cartiglio sovrastante ovale e dicitura STAMPATI FRANCHI (IMPRIMES FRANCS per la Savoia).
Nel Gennaio 1851, a sette mesi di distanza dai primi francobolli per le corrispondenze, il Regno Lombardo-Veneto introduceva un francobollo da 3 centesimi blu raffigurante Mercurio da usarsi per l’affrancatura dei giornali. Questo valore servì anche per affrancare estratti conto e lettere circolari delle redazioni dei giornali. In seguito vennero adottati un 30 centesimi per spedire 10 copie del giornale, e un valore da 1,50 lire per spedirne 50 copie. Questi valori indicano chiaramente un crescente volume di giornali inviati per posta. Inoltre, dal 1° Marzo 1853 entrò in vigore una tassa per giornali e periodici provenienti dall’estero che si applicava usando un francobollo-segnatasse da 2 kreuzer (corrispondenti a 10 centesimi).
|
|
La moda, i periodici, e le poste. Su un numero del settimanale La Mode Illustrèe veniva apposto un segnatasse per giornali da 2 kreuzer del Veneto ancora sotto l’Austria. Il segnatasse veniva annullato col timbro ovale IMPERIALE REGIA SPEDIZIONE GAZZETTE. Siamo nel 1862, il settimanale costa 25 centesimi, il doppio se con cartamodello, uno dei più antichi esempi di supplemento. Ma se la gravure è a colori i prezzi diventano rispettivamente 30 centesimi e 75 centesimi. [Collezione Umbertomaria Bottino] |
Di pari passo, anche le poste Estensi e quelle di Parma adottarono l’idea di un segnatasse per giornali esteri, dapprima e per breve tempo in forma di timbro, e poi come francobollo. Quando nell’estate del 1859 Parma emise una serie di francobolli per il Governo Provvisorio si utilizzarono gli stereotipi usati per la stampa dei segnatasse per giornali del 1853 scalpellando l’indicazione del valore e inserendo l’indicazione del valore facciale necessario per ognuno dei cinque valori emessi.
|
|
|
Il giornale L’ARMONIA della religione colla civiltà (trisettimanale di Torino) del 3 dicembre 1853 indirizzato a un abbonato di Parma deve essere assoggettato a una tassa di 9 centesimi mediante l’applicazione di apposito segnatasse per giornali – una tassa politica introdotta nel 1852 e riservata esclusivamente alle gazzette estere. Tale segnatasse non veniva normalmente annullato. Peraltro, possiamo vedere a lato il bollo della STAZIONE DELLA GENDARMERIA che ovviamente aveva esaminato il contenuto del giornale, sebbene di natura religiosa (fidarsi è bene, non fidarsi è meglio). A Torino il giornale aveva già pagato la tariffa postale come evidenziato dal bollo rosso ovale R. POSTE PERIODICI FRANCHI 2 Centesimi TORINO (in alto a sinistra). E fu proprio questa “tassa” sulle gazzette estere che fece inviperire la Soprintendenza Generale delle Poste del Granducato di Toscana che ricambiò la scortesia introducendo nel 1854 un “Bollo Straordinario” da 2 soldi da applicarsi sulle gazzette estere. [Collezione Umbertomaria Bottino] |
Nell’estate del 1854, il Granducato di Toscana emise un segnatasse per giornali da 2 soldi realizzato come bollo circolare impresso a mano su carta giallastra sottile e semitrasparente. Questo francobollo-segnatasse veniva applicato su giornali provenienti dall’Impero Austriaco, dagli Stati Tedeschi, dalla Confederazione Elvetica (Canton Ticino) e dai Ducati di Modena e Parma. I giornali e periodici provenienti dal Regno di Sardegna non venivano tassati in Toscana.
Con decreto del 26 Settembre 1860 il Regno di Sardegna approvava l’emissione (effettuata il 1° Gennaio 1861) di due valori da 1c e 2c per i giornali e le stampe. I francobolli hanno la cifra del valore impressa a secco in rilievo con un contorno in nero a stampa tipografica, e diciture come segue: FRANCOBOLLO GIORNALI STAMPE CENT.i UNO (oppure DUE). Ebbero corso fino al 31 Dicembre 1863 e furono usati anche per le corrispondenze ordinarie. Come tutte le emissioni del Regno di Sardegna valide durante la transizione che culminò con la proclamazione del Regno d’Italia, i francobolli per giornali e stampe furono testimoni (e postalmente protagonisti) di grandi cambiamenti di enorme rilevanza storica.
Il 2 Maggio 1862 il Regno d’Italia emise un francobollo litografico con lo stesso disegno dei francobolli per giornali del Regno di Sardegna, ma di colore giallo e con valore facciale da 2c. Infatti i valori da 1c e 2c con cornice nera si assomigliavano troppo e avevano creato problemi e confusione notevoli. A quest’epoca erano già in uso timbri rotondi in rosso (STAMPATI FRANCHI oppure PERIODICI FRANCHI) con indicazione del porto pagato (1 o 2 centesimi) e talora anche il nome dell’ufficio postale di provenienza.
La stampa e le poste in Italia nell’Ottocento restano un capitolo di primaria importanza nella storia dell’Italia dal periodo napoleonico, alla Restaurazione, al Risorgimento e al quarantennio che vide la nascita e il consolidamento del Regno d’Italia. Si tratta di un capitolo di storia postale finora poco esplorato e studiato, eccezion fatta per il lavoro pionieristico condotto dal Dottor Umbertomaria Bottino, che ha creato una collezione tematica e storico postale di ben oltre 40 volumi e della quale fa parte un nutrito segmento, in vari capitoli, ospitato dal Museo dei Tasso di Cornello, in provincia di Bergamo.
THE PRESS AND THE POSTAL SERVICE IN ITALY DURING THE 1800s
NEWSPAPERS AND POSTS: A WINNING COMBINATION
by Giorgio Migliavacca
Since ancient times postal couriers were instrumental in the dissemination of both written and oral news. During the last decades of the 1500s the influx of news gained momentum and became more consistent due to the concurrently increased speed of the postal service as well as its accessibility to the wider public. Other important factors were the population’s higher level of literacy and the invention of printing.
During the ensuing century newspapers and postal service, couriers and news, latest news and postal speed became interchangeable terms, synonimous of increasingly reliable and updated news that were most welcomed by a growing readership.
With the inception of the industrial revolution the dissemination of news became a decisive factor for a nation’s economy. Additionally, a closer collaboration of the post office and the press proved mutually beneficial, especially as the volume and the importance of the printed word grew by leaps and bounds. The postal service was synonimous of speed, so much so even in modern age many newspapers and periodicals still have names from the postal jargon, such as Il Corriere della Sera (the late evening courier — the courier with the latest news); Il Messaggero; and L’Espresso (the fastest and journalists’ most preferred mode of conveying news reports), to name a few.
The end of the Napoleonic rule of Italy witnessed an increased demand for printed information with more and more newspapers and periodicals delivered by the postal service. The growth and popularity of the printed media was facilitated by the posts; for example, subscriptions were paid at the post office and journalists and news agencies used the postal service to efficiently send news reports to the publishers.
The moment the printer finished his job the newspaper was delivered to its readers using — in large measure — the postal service. Even in the town where the newspaper was published the delivery was preferably carried out by local postmen whose activities are recorded as early as the mid-1500s.
Throughout Italy, in most instances, a tax was levied on newspapers, thus creating a vested interest in the success of the printed media. In fact, more newspapers meant more revenue for the treasury and for the posts, thereby creating a remarkable interdependence.
Until the mid-1800s newspapers and periodicals sent by mail often bore postmarks speficically created for them. During the first two decades there were no specific postmarks for newspapers, but shortly after the posts of the Kingdom of Sardinia introduced a series of handstamps inscribed PERIODICI FRANCHI, giving in some cases the name of the post office such as Torino, Genova, and Arona. During the 1850s a new series of oval handstamps struck in red ink, and with a cartouche at the top, inscribed STAMPATI FRANCHI (or IMPRIMES FRANCS for Savoy post offices) was introduced.
In January 1851, seven months after the introduction of adhesive postage stamps, the Kingdom of Lombardy and Venetia introduced a 3 cent stamp, blue, depicting the head of Mercury, to be used solely to pay postage for newspapers. It actually was also used on printed statements of accounts and circular letters from newspapers. Later on, a 30 cent bulk rate newspaper stamp with the same design but in a different colour was issued to pay postage for 10 newspapers. Similarly, a 1.50 lire stamp for bulk shipping of 50 newspapers was also issued. This was a clear indication of the increased volume of newspapers sent through the mail. Furthermore, on 1 March 1853 a tax on imported newspapers was enacted and a special 2 kreuzer (10 cent) postage-due stamp issued for the purpose. Modena and Parma issued similar directives, at the beginning — and for a short time — using handstamps and then issuing postage-due stamps. It is interesting to note that at the end of the Second War of Indipendence, in 1859, in a moment of emergency the design of Parma’s newspaper stamps was utilised for the Provisional Government stamps. In the Summer of 1854, the Grand-Duchy of Tuscany issued a postage-due stamp for imported newspapers. With a face value of 2 soldi it was made using multiple impressions of a handstamp on a yellowish, semi-transparent sheet of paper.
By decree issued on 26 September 1860 the Kingdom of Sardinia approved two stamps (1c and 2c) to be used to frank newspapers and printed matters. The stamps were issued on 1 January 1861, and show the embossed figure in an oval frame which is part of the letterpress stamp design which includes the legend: FRANCOBOLLO GIORNALI STAMPE CENT.i UNO (or DUE). Their postal validity ended on 31 December 1863, and incidentally were also used for ordinary mail.
Like all the Kingdom of Sardinia stamps that were issued or postally valid during the transition that climaxed with the proclamation of the Kingdom of Italy these newspapers and printed matters stamps witnessed and were postally protagonists of unprecedented historical changes. The Kingdom of Italy issued a 2 cent stamp on May 1862, with the same type of frame but in yellow using litography instead of letterpress. The 1c and 2c predecessors had both a black frame, which was a source of problems and confusion.
The press and the posts in 1800s Italy belong to a very significant chapter in national history from the Napoleonic occupation, to the Restauration, to the Risorgimento and the ensuing four decades that witnessed the birth and rise of the Kingdom of Italy. It could be described as a somewhat obscure chapter of postal history were it not for the pionieristic research carried out by Dr. Umbertomaria Bottino who created a thematic and postal history collection-study of over 40 volumes. A significant segment of his collection focusing on the Newspapers and the Posts of Italy During the 1800s can be seen at the Tasso Museum at Cornello, Bergamo, Italy.
|