A)
Spett.le Postalista, leggo con molta attenzione i Vs. articoli pubblicati in rete, tutti meritevoli di approfondito studio.
Vorrei porre alla Vs. attenzione un quesito relativamente al: “ Servizio di affrancatura a carico dell’ufficio postale”, avendo avuto alcune lettere, e conoscendo praticamente poco o nulla.
Mi pare che la corrispondenza e i pacchi potevano/possono essere consegnati direttamente all'ufficio postale che garantisce l'affrancatura e la spedizione. La corrispondenza era/è affrancata direttamente dagli operatori dell'ufficio postale. Il servizio era/è rivolto alle piccole e medie imprese, ai professionisti e a chiunque abbia l'esigenza di effettuare un elevato numero di spedizioni, anche saltuarie, oppure di inviare corrispondenza con frequenza giornaliera.
Interessandomi di storia postale di Democratica, gradirei gentilmente conoscere se tale servizio era già in atto nel periodo 1945-52 e, se in uso, le tariffe nei vari periodi.
Ringrazio anticipatamente per la collaborazione, cordialmente saluto
Gianni Vitale
Cutrofiano (Lecce)
B)
Egregio Sig Vitale, anche se le notizie in mio possesso sull'argomento di suo interesse sono assai frammentarie e scarse, cercherò di darle una risposta. Intanto le ricordo che l'affrancatura della corrispondenza ordinaria e successivamente anche il servizio espresso spettava per regolamento al mittente, mentre l'affrancatura della raccomandazione e l'assicurazione erano a carico dell'ufficio postale. L'amministrazione postale contro pagamento di una percentuale sul valore dell'affrancatura si poteva fare carico dell'incombenza del mittente. Perciò non esistevano tariffe vere e proprie da sommare all'affrancatura ed applicare sugli oggetti, ma percentuali sulle cifre di affrancatura che erano addebitate in conto. Le suddette operazioni erano possibili infatti solo per utenti che avevano aperto dei "Conti di credito" o "Conti correnti postali" con deposito pari alla cifra prevista di spesa per due mesi. In genere tale servizio era riservato ad enti, comuni, ospedali, grosse aziende e simili che non volevano gestire i francobolli ed impiegare personale per questo compito e spesso si avvalevano anche del servizio di ritiro della corrispondenza a domicilio. Il conto corrente con la posta aveva naturalmente anche valenza per i servizi a danaro.
Il regolamento postale in mio possesso (1908), menziona l'esistenza dei conti di credito, siamo agli inizi del Secolo XX e sicuramnete era in uso precedentemente e lo fu sicuramente anche dopo fino ad oltre l'anno 2000. La sola gestione del conto tenuto dall'ufficio postale costava agli utenti l'1% delle somme gestite nel mese. Una delle operazioni legata ai conti di credito era la spedizione in "Conto corrente postale" delle stampe periodiche; il servizio aveva regole precise e molto complesse che servivano ad evitare la bollatura e i controlli sulle spedizioni di oggetti in grandi quantità sia ripetute che singole; con tale sistema molto economico e non soggetto a francatura e a bollatura si pagavano cumulativamente gli invii.
L'operazione da lei richiamata era anch'essa legata ai conti di credito e veniva eseguita negli uffici postali ad un costo pari al 30% delle somme di francatura (definito "Diritto di provvigione" ). Gli oggetti da affrancare per l'invio potevano essere di posta ordinaria o raccomandata ed erano consegnati in posta dagli utenti (o ritirati a domicilio con altro addebito) con distinte in duplice copia di cui una restituita al mittente firmata e bollata con il bollo a data come ricevuta (alle volte oggetti postali inviati da aziende od enti e sottoaffrancati sono proprio dovuti ad impiegati postali che lucravano la differenza di affrancatura)
oggetti inerenti la sua domanda |
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Elenco raccomandate da affrancare stilata dal comune di Orzinuovi in duplice copia di cui una restituita, notare che l'impiegato postale ha vistato l'elenco e numerato le raccomandate con numeri pari. |
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Mod 32 di emergenza su foglio volante (al retro sono applicati i segnatasse). Gli oggetti addebitati a 50 lire sono di un porto, gli altri da due porti. E' il più recente documento del genere che posseggo. |
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Modulo dell'istituto INAM usato nel "52 ma stampato probabilmente durante la R.S.I. e perciò mutilato in alto dove c'era il fascio repubblicano. E' interessante perchè riporta la dizione che interessa le sue domande. |
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Etichetta gommata di completamento di francatura di plico effettuata nel 1997 che attesta l'affrancatura con conto di credito da parte dell'ufficio postale, penso che il servizio sia ancora in funzione. |
Anche la tassazione di corrispondenza in arrivo come risposta sollecitata dagli enti richiedeva l'apertura di un conto di credito, in questo caso definito di tipo "speciale". Ebbe inizio nel 1928 . Dal maggio 1935 la tassazione scese al 10% e successivamente (forse) al 5%. L'affrancatura doveva essere applicata con segnatasse singolarmente su ogni oggetto ricevuto per le risposte da non affrancare ed era destinata alla sola posta ordinaria, la tassa applicata era di importo uguale alla tariffa di affrancatura come se l'avesse fatta il mittente. Successivamente, dal febbraio 1942 fu introdotto il pagamento mensile delle tassazioni fatto applicando cumulativamente sul Mod. 32 dei segnatasse di taglio elevato (così stabiliva il regolamento), sempre con addebito in conto di credito speciale. Non sono a conoscenza che il servizio dei pacchi godesse di questa possibilità, mentre è accertato che grosse aziende completassero presso di sé le operazioni inerenti la spedizione dei pacchi stampando addirittura i bollettini postali necessari.
Spero di avere soddisfatto la sua richiesta.
Con simpatia M.Bignami.
C)
Ringrazio il Sig. Bignami per la preziosa risposta molto ricca di particolari storico-iconografici.
La mia domanda riviene dalla rivisitazione di una lettera, che allego, acquistata qualche anno fa e che aveva in etichetta le motivazioni dell’affrancatura con specifica del servizio in questione. Non avendo a suo tempo trovato nulla in letteratura in mio possesso, abbandonai il supporto che è ritornato fuori nei mesi scorsi a motivo di un lavoro in via di esecuzione sulle frodi postali.
Nel caso in oggetto la tassa di affrancatura è direttamente esatta con francobollo da due lire e non addebitata su cc/p come specificato dal Sig. Bignami.
Al momento dell’acquisto mi chiesi e continuo a chiedermi: ma non è l’ufficiale postale addetto all’accettazione della Raccomandata che doveva affrancare? Perché questo eccesso di servizio?
Ringrazio “il postalista” ed il Sig. Monticini per quanto fatto, un particolare ringraziamento al Sig. Bignami per la consueta competenza e professionalità.
Resto in attesa degli eventuali sviluppi legati alla visione del supporto che spero possa essere visionato dal Sig. Bignami.
Ancora grazie e saluto cordialmente
Gianni Vitale.
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D)
"Egregio signor Vitale dall'esame della lettera non mi sembra che la descrizione che l'accompagna possa essere condivisa. Mi sorgono dubbi e noto incongruenze.
1) La descrizione allegata qualifica l'invio manoscritti, ma stando ai regolamenti doveva essere ben visibile e in modo appariscente la scritta relativa che non c'è. La seconda precisazione che solo lei può verificare è se la busta in questione non era stata sigillata (incollata) perchè i manoscritti dovevano essere aperti per l'ispezione da parte del servizio postale.
2) Confermo che le raccomandate dovevano essere affrancate dall'ufficio postale e se già affrancate dal mittente ne era responsabile l'ufficiale postale che la prendeva in carico che doveva anche emettere una ricevuta per il mittente specificando la cifra di affrancatura (anche se applicata dal mittente) e sulla stessa ricevuta la cifra da riscuotere per il contrassegno.
Perciò perchè addebitare £ 2 per queste operazioni d'obbligo?
3) Non ho mai, dico mai, trovato nessuna indicazione in merito ad affrancature da applicare agli invii per il servizio menzionato dalla descrizione allegata.
Se mi è permesso fare illazioni penso che l'ufficiale postale abbia "sbagliato" l'affrancatura di posta ordinaria raccomandata con assegno, intascando la differenza, (di questi sbagli ne ho visti parecchi ed alcuni sanzionati dal Verificatore, che scoprendo la carenza applicava la differenza di affrancatura sulla lettera, elevava contravvenzione all'impiegato postale che aveva ricevuto l'invio e addebitava la differenza maggiorata del 25% del mancante a carico dell'impiegato postale).
Per questo il servizio raccomandate richiedeva che l'addetto allo sprtello doveva annullare i francobolli con il timbro a data personale e non con timbro meccanico.
Inoltre trovo poco probabile che un avvocato abbia avuto così tanti contrassegni da spedire per giustificare il servizio affrancatura, che in ogni caso presupponeva l'apertura di un conto di credito da saldare a fine mese, come era nella logica del servizio (comunque fosse applicata l'affrancatura).
Per concludere penso che chi ha steso la descrizione abbia concluso (magari in buona fede) che per fare quadrare la tariffa applicata si potesse ipotizzare un servizio che pochi conoscono.
Con simpatia
M. Bignami
E)
Per completezza allego il verso della lettera in questione che potrebbe offrire ulteriori spunti di discussione:
1 – Il mittente è la pretura di Chivasso e questo spiega la mole di lettere da inviare;
2 – Il supporto posteriormente non era stato sigillato in quanto presenta la colla adesiva tuttora perfettamente integra. Vi si notano, all’apice inferiore del lembo, due semplici fori da spillatura.
3 – Oltre ai soliti annulli di transito ed arrivo è presente inoltre un numerale con al centro (4) che non so proprio cosa sia e ci faccia.
Per il resto condivido le perplessità del Sig. Bignami che peraltro avevo già annunciato.
Il tutto giusto per completezza interpretativa.
Sempre grato Gianni Vitale
F)
Ho letto l’interessante articolo “Servizio di affrancatura a carico dell'Ufficio Postale” pubblicato sul n. 325 de Il Postalista.
Al quesito finale posto dal sig. Vitale sono in grado di rispondere io: quel “numerale” con il “4” al centro altri non è che l’impronta di uno dei diversi tipi di timbro in dotazione ai portalettere e con il quale “segnavano” - non conosco e mai cercato eventuali regolamenti in proposito - la corrispondenza recapitata e annullavano, all’occorrenza, i francobolli sfuggiti all’obliterazione. A tale proposito si veda un mio articoletto pubblicato a pag. 8 del n. 3/2009 di NOI CON LA LENTE, la rivista del Circolo Filatelico Numismatico Mantovano. La rivista à visibile sul sito www.cifinuma.it .
Cordialmente.
Milvio Bencini
G)
A completamento del discorso intrapreso relativo alle “affrancature da parte dell’ufficio postale” devo integrare i miei scritti con quanto inviatomi da un caro amico di Palermo, collezionista serio e di gran valore. Lo scritto ricevuto oggi così recita:
”Caro Gianni, qui tutto bene, non ho notizie dal mio amico circa la busta che abbiamo studiato ultimamente ma solo assicurazione che si sta interessando per un autorevole parere.
Io invece ho per caso scoperto come funziona attualmente, l'altro giorno un mio collaboratore non avendo potuto comprare i francobolli, ha mandato alla posta il fattorino con una ventina di buste non affrancate in tariffa 1° porto da 60 centesimi, e li ha consegnati all'impiegato della posta il quale li ha affrancate tutte con il talloncino meccanico ed ha rilasciato una quietanza di pagamento con su scritto i dati della mia società, la quantità delle buste con il totale delle affrancature e sotto la scritta lavorazione ad euro 0,04 per affrancatura ed il totale.
Quindi il servizio esiste tuttora ed è svolta penso per un certo numero di affrancature ed ha una tariffa di 0,04 che attualmente riscuotono con una ricevuta e che sicuramente prima riscuotevano con ulteriori francobolli.
Penso che magari questa notizia sia già a tua conoscenza ma forse per sentito dire ora ho in mano la ricevuta e pertanto sono certo che è sempre esistita.”
Tra l’altro rovistando sul sito delle poste effettivamente questo servizio è presente a tutt’oggi e lo si evince dal seguente link http://www.poste.it/azienda/ufficipostali/affrancatura.shtml.
Cordialmente saluto
Gianni Vitale.
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