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La frase è ripresa dalla cartolina riprodotta a lato (figura N°1); è un saluto esultante, liberatorio che celebra la fine del conflitto.
E' lo svanire di un incubo con la notizia trasmessa dall'amico che risiede a Milano.
La missiva è una risposta inviata da Roma il 30 maggio 1945 ad uno scritto partito dal Nord qualche giorno prima. E' giunta a Milano in data imprecisata, affrancata con valori del Regno alla tariffa per il Sud (£ 1,20). C'è tutta l'emozione del momento che l'amico ha saputo trasmettere quando gli ha annunciato la fine del conflitto. Anche le altre cartoline (le uniche corrispondenze permesse ai privati nel periodo) esprimono l'ansia di comunicare, di sapere, per non essere isolati.
Le notizie ricevute o trasmesse dalla posta colmano le distanze e per quanto lontani si è da chi ci scrive, nel momento in cui scriviamo o leggiamo il messaggio che riceviamo è come se avessimo contiguità fisica con l'interlocutore che invece é distante.
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Figura N°1 |
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Una breve descrizione degli avvenimenti serviranno a meglio inquadrare il periodo post bellico e gli aspetti postali.
Gli angloamericani nei territori da loro conquistati nella risalita della penisola, erano soliti ordinare l'interruzione del servizio postale. Successivamente, con l'esclusione delle zone di operazioni militari calcolate lungo una fascia di circa 200 Km. dal fronte (in cui era vietato il transito a tutti i civili) permettevano il riattivarsi del servizio dopo aver preso il controllo del territorio come A.M.G. (Allied Military Government), che avveniva in una trentina di giorni.
Il servizio riammesso era solitamente limitato alle lettere e alle cartoline postali. Periodicamente dopo le avanzate e la conquista del nuovo territorio, restituivano il precedente all'amministrazione italiana che dettava nuove regole.
Le lettere erano concesse alla corrispondenza commerciale con rilevanti limiti di peso, mentre le cartoline con un massimo di 25 parole ( per favorire la censura) erano concesse per la corrispondenza civile. L'intero postale partito da Bologna (figura N°2) è diligentemente affrancato secondo la tariffa in vigore dal 1° aprile e cita la possibilità di comunicare (quindi è partita dopo il 21 aprile, data della conquista della città da parte alleata). Nella zona sotto controllo Alleato tutta la corrispondenza veniva censurata ed era obbligatorio apporre il nome del mittente. Le due missive (figura 1 e 2) che partono entrambi dal territorio controllato dagli Anglo-americani sono infatti censurate mentre le altre due provenienti dal Nord non recano tracce di censura, che fu reintrodotta alla ripresa del servizio postale e praticata fino alla fine del 1945 dagli alleati ma solo a campione.
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Fronte e retro di cartolina vergata il 15 e bollata il 16 maggio, verosimilmente è partita con le prime spedizioni avvenute a fine mese per un paese della Lomellina a nord del Po .......
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..... alla data la corrispondenza era limitata alle sole cartoline con massimo 25 parole, per questo il mittente scrive "trattengo lettera"
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Figura N°2 |
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La seconda guerra mondiale è ufficialmente finita con l'insurrezione popolare del 25 aprile 1945 a Milano (infatti si festeggia quella data), in verità i combattimenti continuarono per una decina di giorni e nel Nord-Est si continuò a combattere fino alla capitolazione dei tedeschi avvenuta il 2 maggio, ma ci furono sacche di resistenza fino al 10 maggio.
Da un punto di vista postale a nord del fiume Po il servizio fu interrotto dall'insurrezione del 25 aprile e rimase sospeso per qualche giorno fino all'arrivo degli alleati che ne decretarono il blocco totale fino alla metà di maggio. In questo periodo di fermo del servizio postale, furono spesso raccolte le corrispondenze dalle cassette postali e trattenute in ufficio in attesa di istruzioni; per questo si trovano corrispondenze bollate sul fronte con annulli a data antecedenti la data di ripresa del servizio e avviate normalmente con i vecchi valori della R.S.I.
La ripresa in tutto il Nord-Italia sotto controllo anglo-americano, avvenne con variazioni di uno-due giorni secondo le direzioni regionali militari dell'A.M.G. che godevano di una certa autonomia di comportamento. Nel Nord-Ovest fu ripreso il servizio dal 14 maggio 1945 e si vietò l'uso del vecchi valori della Repubblica di Salò dal giorno successivo , avendo a disposizione le nuove forniture della serie Imperiale (Cent. 15, Cent. 35 e 1 Lira) ristampate in tutta fretta presso la De Agostini a Novara, che aveva funzionato come poligrafico durante la R.S.I..
Nel Nord-Est per mancanza di valori bollati di nuova stampa, fu gioco forza concedere l'utilizzo dei vecchi valori del passato regime. Il permesso venne più volte concesso e abrogato con l'uso dei francobolli R.S.I. fino alla fine dell'anno. Comprensibilmente la concessione fu una resa obbligata alle impellenti necessità della popolazione di riprendere i contatti fra le famiglie disperse dalla guerra e permettere la ripresa delle attività commerciali che erano state interrotte per lunghi mesi dal fronte di guerra.
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Corrispondenza di cortesia fra funzionari postali, effettuata alla ripresa del servizio fra il Nord ed il Sud del Po. Notare che è bollata
"SEZ. TECNICA.MOVIM.POSTA" |
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Realizzata con una immagine anteguerra di una Bologna quasi deserta. |
Figura N°3 |
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La città di Bologna ebbe vicende postali che si discostano da quanto detto sopra. Dall'arrivo in città degli anglo-americani il 21 aprile 1945 la posta potè circolare per alcuni giorni all'interno e fuori della città. Poi il governo dell'A.M.G. ordinò l'interruzione; il servizio e la corrispondenza rimasero bloccati, per quella diretta a sud del Po fino al 18 maggio, corrispondente grosso modo alla data di ripristino del servizio nei territori del Nord. Da Bologna verso il Nord-Italia a nord del Po il traffico postale rimase inattivo fin verso fine mese per l'estrema difficoltà dei trasporti su gomma e delle difficoltà delle linee ferroviarie ad attraversare il fiume. La cartolina (figura N°3) bollata a Bologna il 31 maggio ci conferma però che alla fine del mese la corrispondenza circolava per il Nord, infatti chi scrive è un funzionario postale (Ulrico Gianola ) addetto alla "Sezione Tecnica Movimento Posta" che risponde al funzionario postale "Capo ufficio Poste Novara ferrovia" (Ambrogio Ranzini) che evidentemente aveva inviato una cartolina uno o due giorni prima, ambedue erano addetti postali che quindi conoscevano i tempi della ripresa del servizio.
La cartolina postale (figura N°4) é stata scritta in data imprecisata ma sicuramente dopo il 21 aprile perchè il mittente riferisce che: "terminata l'occupazione di Bologna, Maria, [presumibilmente la moglie] ha scritto molte cartoline distribuendole a molte persone che potevano avere l'occasione d'imbucarle nei tuoi paraggi, Livia ha dato un bigliettino ad un soldato che doveva venire a Bologna". La cartolina parte da Ancona ed é indirizzata a Bologna. Viene imbucata a Pavia il giorno 27 Luglio (!) quando finalmente a Bologna erano state tolte le limitazioni delle 25 parole ed era stata abolita la censura nell'Italia a Sud del Po.
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Partita da Bologna il 27 luglio, è arrivata a destinazione in data sconosciuta, l'incaricato del trasporto verso il Nord, ha dovuto attendere la fine dei divieti. |
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L'incaricato ha ritardato l'inpostazione, probabilmente perchè per qualche tempo era stato vietato inviare cartoline con più di 25 parole. |
Figura N°4 |
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