L'Amministrazione Pubblica italiana è stata
da sempre altamente prodiga di leggi, regolamenti e circolari. Tutto
doveva essere previsto e regolamentato. Se necessario il personale
in servizio era oggetto di note di biasimo o di encomio. Nella
Pubblica Amministrazione è da sempre esistita, fin dall’Unità
d’Italia, una specifica regolamentazione sanzionatoria. La
applicazione più severa nello stigmatizzare anche le infrazioni
lievi del personale è stata proprio l’Amministrazione delle Poste e
delle Telecomunicazioni fino agli anni settanta del secolo
scorso.
Le infrazioni, che andavano dal ritardo, alla imprecisa bollatura
dei francobolli, dall’avere lasciato le luci accese, alla assenza
arbitraria del posto di lavoro, dall’uso del turpiloquio, alla
tardiva consegna di modelli di servizio, alla assenza di distintivo
durante il servizio ect. etc., erano ‘’disciplinate’’ applicando
specifiche sanzioni pecuniarie.
Gli illegittimi comportamenti e le relative violazioni degli
obblighi di servizio dovevano essere segnalati sia dagli Uffici
espressamente autorizzati, come le Direzioni ed Uffici centrali,
provinciali, compartimentali, gli Ispettorati e le Direzioni di
Circolo, dal Capo ufficio che da personale avente funzioni
specifiche come i Verificatori e Controllori postali. A fronte delle
rilevate infrazioni, senza istruire alcuna formale procedura, solo
effettuando un accertamento tecnico, venivano direttamente inflitte
ammende al personale.
Per tale bisogna veniva utilizzato il famigerato ‘’Modello 162’’
che era in uso già durante il Regno d’Italia. Si tenga conto che
anche i Controllori ed i Verificatori a loro volta potevano essere
oggetto a note di biasimo e quindi di ‘’ammenda’’ da parte dei lori
‘’controllori’’, la dicitura soventemente usata in questa
casistica veniva apposta sul mod. 167/A e la formula recitava così:
<<…. modesto rendimento di alcuni verificatori……..>>
Il modulo 162 era spedito dal rilevante dell’infrazione
all'ufficio postale da cui dipendeva il personale multato e
d’ufficio veniva consegnato al destinatario. Sul modulo si
specificava la motivazione, la descrizione della mancanza addebitata
e la cifra da pagare. (nella foto è proposto il mod. 162 del 1933
con una ammenda pari ad 1 Lira con la seguente motivazione:
"Sorpreso nel Bar a Sorbire un Caffe'"………
ALTRI TEMPI).
Satollata la sanzione col la applicazione con dei francobolli pari
alla cifra stabilita sul Mod. 162, il multato doveva poi
recarsi alla Cassa postale per l'annullamento dei francobolli che
aveva apposto a sue spese.
Nell'ottocento venivano applicati per "soddisfare l'ammenda" i
segnatasse e solo agli inizi del novecento tale sistema venne
modificato introducendo l’uso dei francobolli, in quanto i
segnatasse erano dei valori riservati all’utenza per pagare una
specifica tipologia di servizi postali di corrispondenza.
La funzione svolta dai francobolli qui descritta è prettamente
fiscale in quanto rappresentano la prova del pagamento di una
tassazione. L’uso dei francobolli per assolvere il pagamento della
ammenda è un uso postale amministrativo interno ed il modello 162
anche non facendo parte, come tanti altri modelli postali interni
all’amministrazione, tra i servizi postali al pubblico, rientra a
pieno titolo tra la documentazione afferente gli oggetti “postali”
con pari dignità storico postale.
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