Durante la prima guerra mondiale La Croce Rossa Italiana oltre ad occuparsi dei malati e dei feriti militari italiani, dei prigionieri di guerra nemici, della trasmissione e raccolta di notizie dei combattenti, si è anche fra le altre cose, preoccupata di organizzare l'invio ai nostri militari prigionieri dei pacchi contenenti pane (ed altro) con un servizio espressamente organizzato definito "abbonamento pane".
L'Italia, rispetto all'Austria, era un paese con maggiori disponibilità alimentari, perciò tramite la Croce Rossa (passando attraverso la neutrale Svizzera) le famiglie dei prigionieri, contro pagamento di una quota mensile versata alla C.R.I., potevano far inviare al congiunto due pacchi di pane al mese, il pane arrivava a destinazione dopo un mese o un mese e mezzo ed era consegnato direttamente al prigioniero.
Furono approntate apposite cartoline doppie che accompagnavano i pacchi; la prima parte della cartolina portava l'indirizzo del destinatario e la descrizione del contenuto del pacco; la seconda parte era da staccare e rinviare al comitato (con notizie personali per i parenti) che aveva effettuato l'invio, come controllo dell'avvenuta giusta collocazione. Altri viveri o indumenti potevano essere spediti direttamente dai familiari sempre attraverso la Croce Rossa Italiana. Oltre ai contributi dei famigliari organizzati in "associazioni o leghe" la C.R.Italiana . si autofinanziò raccogliendo fondi (con pubblicità postale, addizionali ai francobolli, contributi aziendali), vendendo rifiuti d'archivio e cartoline varie. Da non dimenticare anche il contributo importante delle quote dei soci, che erano saliti da poche migliaia a oltre 300.000: con tali somme potè così spedire il pane acquistato in Italia.
Retro della cartolina predisposta dall'organizzazione civile di stanza a Besozzo con la risposta del prigioniero.
1917 - Particolare di cartolina inviata ad un prigioniero, per avere notizie dell'invio di 7 pacchi e si afferma di essere abbonati al servizio pane di Milano.
Gli Austro-tedeschi, con l'Adriatico sorvegliato dagli italiani e il blocco navale inglese nei Mari del Nord, subivano gravissime carenze alimentari, anche la popolazione civile austriaca era sicuramente sottoalimentata (spesso i militari austriaci si arrendevano al fronte per fame).
Il governo (nella persona del ministro degli Esteri Sonnino) era fermamente contrario alla spedizione da parte dello stato italiano di pacchi alimentari per i prigionieri di guerra internati per paura delle defezioni dei nostri militari che si sarebbero potuti dare prigionieri pur di uscire dalle trincee. Temeva inoltre che il nemico si appropriasse dei viveri inviati in quantità dall'Italia (si parlava di vagoni di farina da inviare collettivamente) peciò si ripiegò sull'invio individuale delegato a organismi civili.
Nonostante la contrarietà del governo, le organizzazioni civili (con contributi privati e pubblici) inviarono in totale circa 18 milioni di pacchi individuali.
|