S. P. del Regno delle due Sicilie

 

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La corsa Palermo-Catania

di Giuseppe MARCHESE (Bollettino prefilatelico n. 49)

Premessa

Denominata fino al 1799 "cammino di Catania", dal 1813 assume la denominazione di "Corsa da Palermo a Catania" fino alla sua soppressione che avviene il 20.8.1838 quando il percorso viene effettuato con vettura corriera unendo questa corsa con quella di Messina per le vie delle montagne.

Il percorso unisce le due principali città siciliane mediante un collegamento che attraversa un territorio in larga parte montagnoso e impervio, per una lunghezza di 140 miglia.


1 - L'itinerario

L'itinerario postale del "Corriero di Catania" nel 1784 diviene il seguente:

I LEONFORTE - Asaro, Passarello seu Villadoro, Nussuria.

II S. FILIPPO D'ARGIRO' - Gagliano.

III REGALBUTO - Centorbi, Carcaci, Catenanuova.

IV ADERNO'

V BIANCAVILLA

VI PATERNO' - Tre Castagne, Via Grande, Pedara, Belpasso.

VII MISTERBIANCO - Motta S. Anastasia.

VIII CATANIA

Questo itinerario viene lasciato inalterato nel 1790 e nel 1819. Nella riforma effettuata nel Novembre di quell'anno viene meglio delineato il percorso del Corriere e delle fermate intermedie che effettua.

La prima fermata avviene a Termini dove arriva alle 8 pomeridiane. Quivi riposa ore 7 e riparte la mattina dopo alle 3 antimeridiane.

La seconda fermata a Priolo dove riposa nove ore, ed infine la terza a Biancavilla dove riposa ore 8.

A Catania è previsto un riposo di 37 ore e mezza.

Al ritorno da Catania parte alle 12 pomeridiane e la prima fermata la effettua a Leonforte, dopo 21 ore di viaggio, parte del quale effettuato di notte.

La seconda fermata viene stabilita a Termine dove si riposa ore 6.



2 - Periodicità ed orari

La città di Catania nel 1786 era collegata stabilmente solo con Palermo, mediante una corsa settimanale che partiva da Palermo il Martedì notte.

Con la bella stagione il Corriere giungeva a Catania la domenica mattina, e nella cattiva il pomeriggio avanzato.

Dopo un riposo di un giorno/un giorno e mezzo lo stesso corriere prendeva la via del ritorno da Catania, il Martedì notte, per Palermo dove il suo arrivo era previsto "il sabbato dopo pranzo di buonora" nella buona stagione e "la domenica seguente di mattina" nella cattiva.

Dal. 4.6.1804, a motivo del raddoppio delle corse la partenza avviene da Palermo il Lunedì e Giovedì alle ore 5 d'Italia, e nel 1805, tornando alla periodicità settimanale i Corrieri partono la notte del Lunedì.

Il 3.5.1813 viene ripristinata la periodicità bisettimanale e l'introduzione del cariaggio per il percorso Palermo Termini. Le partenze avvengono il Lunedì e Giovedì un'ora dopo mezzogiorno.

La periodicità resta sempre bisettimanale nel 1819 con la riforma degli itinerari postali. In tale piano il Corriero che parte da Palermo il Lunedì pomeriggio arriva a Catania il Mercoledì, riposa 37 ore e riparte il Venerdì per arrivare a Palermo il Lunedì alle ore 12 antimeridiane.

Il percorso completo viene effettuato in poco meno di sette giorni.

 

3 - Le strade

Nel 1778 il Parlamento siciliano traccia un piano generale delle strade da costruirsi in Sicilia.

Per quanto riguarda il tragitto Palermo-Catania è prevista la costruzione di una strada consolare per Messina via montagne con un braccio - diramazione diremmo oggi - per Catania.

Il tracciato si sviluppa da Palermo e quindi per Villabate, Misilmeri, Ogliastro, Villafrati, Vicari, Roccapalumba, Alia, Vallelunga, S. Caterina, Villarosa, Castrogiovanni, Leonforte, Nissoria, S. Filippo d'Argirò, Regalbuto, Adernò, Bronte, Maletto, Messina.

Il bivio per Catania inizia dopo Adernò e quindi Biancavilla, Paternò, Catania.

La Palermo-Catania-Messina veniva indicata come prioritaria per i collegamenti isolani sia perché i paesi costieri della Messina marine erano collegati mediante la navigazione costiera, sia perché la strada per le montagne doveva essere di respiro al traffico interno dell'isola.

Il tracciato, dopo un attento esame dei luoghi, subisce diverse variazioni e in fase di realizzazione si snoda da Palermo a Misilmeri, Ogliastro, Bolognetta, Villafrati, Vicari, Roccapalumba, Vallelunga, Santa Caterina, Villarosa, Castrogiovanni, Catenanuova, Paternò, Fiume Simeto, Catania, Aci Reale, Taormina, Messina.

Beghe e interessi particolari dei baroni siciliani, nonché altri ostacoli di varia natura non permisero una rapida costruzione della strada, anzi fino alla fine del 1790 si bloccarono i lavori al passo di Taormina, si aprirono le strade per Sciacca e per Messina marine si continuò la Palermo-Messina per le montagne allo scopo di dirottarla verso Girgenti.

Nel 1813 il percorso per le montagne è costruito fino a Vallelunga restando fermo lo stato dei lavori tra Vallelunga e Santa Caterina per vario tempo.

Nel 1818 la situazione parve sbloccarsi con l'accordo di costruire la strada secondo l'itinerario del 1778 fino a Maletto e quindi Randazzo, Castiglione, Francavilla, Mottacamastra, Gaggi, Taormina, Forza d'Agrò, Scaletta, Messina; il braccio per Catania sarebbe stato costruito secondo le previsioni iniziali.

Le vicende di questa strada continuarono ad essere tormentate principalmente per problemi di tracciato, prima intorno Catania e poi la richiesta che il nuovo tracciato attraversasse Caltanissetta.

I problemi di tracciato intorno a Catania sono evidenziati nelle varie decisioni difformi per il tracciato nel tratto Catanese, segno che i comuni interessati si davano battaglia affinché la nuova arteria passasse il più vicino al loro territorio presupponendo, giustamente, che la strada avrebbe portato incentivo alla vita cittadina.

Solo nel 1828 la strada fu interamente ultimata, ad esclusione di alcuni ponti che furono ultimati nei due anni successivi. Il braccio per Catania fu costruito per ultimo, dopo ultimato il tratto fino ad Adernò, a cura e spese della provincia di Catania e dei comuni interessati.

Ma la strada è pessimamente costruita tanto che alcuni tecnici sostenevano che la Palermo-Vallelunga doveva essere rifatta su un tracciato assai meno ripido, anche se più lungo di tre miglia. Inoltre "non si giustifica il tracciato di Randazzo per Linguaglossa al mare, preferito inspiegabilmente all'antico itinerario dei corrieri lungo la valle dell'Alcantara, assai più agevole e pianeggiante".

Dopo tante polemiche, ritardi, sospensioni, finalmente il 24.5.1830 il capo Valle di Catania può trionfalmente comunicare "si è aperta la comunicazione rotabile da questo capo Valle per Palermo e Messina per mezzo di due lunghi tronchi di strada che incontrano la consolare, una a Adernò e l'altra al Ponte Minessale sopra Diana e già molti carri da trasporto e molte carrozze li hanno replicamente percorso".

Tuttavia la strada non è sempre agibile e dimostra gravi carenze. Nel 1851 l'intendente di Palermo in una sua relazione, afferma che vari incidenti rendono impossibile il transito della Palermo-Messina per le montagne per una frana dell'anno precedente nei pressi di Cefalù Diana.

Questa importante arteria 50 anni prima avrebbe svolto un ruolo essenziale per l'economia siciliana.

Ultimata ora, mentre incombe l'avvento della navigazione a vapore e il mostro d'acciaio sulla strada ferrata, è fortemente in ritardo sui tempi.

L'itinerario definitivo per la prima parte ricalca quello approvato nel 1778 fino a Bronte e quindi Randazzo, Maletto, Linguaglossa, Piedimonte, Taormina, Messina.

4 - Mezzi e personale

Per il periodo fino al 1819 i mezzi e il personale impiegati in ogni percorso settimanale assomma a un quadrupede e relativo Corriere ordinario che, come per gli altri percorsi, compie il giro completo di andata e ritorno della corsa.

Il personale effettua gli smistamenti della corrispondenza su mazzi di lettere preparati a Palermo e lasciati nei punti predisposti a tale scopo.

Le fermate del Corriere avvengono al calare del sole e riprendono al far del giorno, in posti dove sia possibile coricarsi al coperto e quindi nei cosiddetti fondaci che erano dei luoghi dove era possibile ripararsi per il quadrupede e per l'uomo.

Dopo il 1819 vengono codificati i luoghi di fermata e riposo del Corriere lasciando tuttavia immutata l'organizzazione esistente.

 

5 - La posta traversa

Nel XVIII secolo in Sicilia non erano previste poste traverse, nel senso comune che si dà a questo termine, ma dei punti fissi nei quali il corriere lasciava e prendeva le corrispondenze per i comuni non percorsi dal Corriero ordinario.

Il postiglione, tale è il nome di questo "corriero traverso" generalmente nominato e pagato dall'università del luogo si recava in questi posti, prendeva e lasciava la corrispondenza sia per il suo paese che, alle volte, per i paesi che attraversava.

Questi punti sono per il Catanese:

- Cesarò per S. Todaro

- Bronte per Maletto

- Randazzo per la posta di Roccella V.D., Floresta, S. Domenica

- Mojo per Malvagna

- Francavilla per la posta di Castiglione, Linguaglossa, Mottacamastra

- Gaggi per Mascali, Caltabiano, Schisò, Graniti, Piamonti, Li Giarri, Sastrorao.

Il piano delle corse del Novembre 1819 prevede soltanto la posta traversa da Catania a Acireale, per mezzo di un Corriere affittatore della posta, due volte alla settimana. Il percorso viene coperto in tre ore.

 
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