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Una cartolina postale in contrassegno

 di Alessandro Papanti

Per quale ragione si dovrebbe pagare per ricevere una cartolina postale, per di più compilata a stampa? 

L’invio in contrassegno é il mezzo comunemente usato per recapitare un bene del quale si intende riscuotere il corrispettivo: l’oggetto viene consegnato solo dietro versamento dell’importo. Ma una cartolina stampata che valore può avere? 

La singolarità del caso trova spiegazione nella particolare funzione che essa era chiamata ad assolvere: quella di quietanza per il pagamento di un libro consegnato in precedenza. 

La casa editrice mittente – invece di spedire in contrassegno il volume – inviava separatamente e successivamente una cartolina con la quale accusava ricevuta dell’importo richiesto per quella pubblicazione; ricevuta che era consegnata al destinatario-acquirente solo ove questi avesse versato nelle mani del postino la somma indicata. 

Un sistema non solo piuttosto macchinoso e dispendioso per la stessa casa editrice - che sopportava spese postali per 37 c.mi, non poco in relazione alla cifra del contrassegno di £. 1,50 – ma anche rischioso, poiché il pagamento non era legato alla consegna del bene e non vi era garanzia alcuna che il corrispettivo fosse versato; tanto più che questa forma richiedeva un versamento pressoché istantaneo, in contanti e brevi manu spesso da enti pubblici, come i Comuni, che necessitavano di un iter burocratico prima di erogare qualunque importo. 

La tariffa applicata pari a c.mi 37 - non reperibile con frequenza – è così ripartita: c.mi 2 per la stampa; c.mi 25 per l’assegno; c.mi 10 per il diritto di raccomandazione comunque dovuto. 

L’insieme è impreziosito dall’uso misto di valori di Umberto I e di Vittorio Emanuele III.  



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