Nei secoli passati due erano i flagelli che, oltre alle frequenti guerre, terrorizzavano le popolazioni: la peste e il colera.
In Italia la peste fece autentiche stragi, in particolare nei secoli XIV e XVII. Gli effetti dell’epidemia del Trecento furono descritti, tra gli altri, da Boccaccio nel Decameron, quelli del Seicento da Manzoni nei I promessi sposi e nella Storia della colonna infame. Quest’ultima pestilenza, anche nel Mantovano, mieté migliaia di vittime.
Il batterio responsabile della peste (Yersinia pestis) fu scoperto nel 1894 per opera dei due batteriologi, Yersin, e Kitasato, svizzero il primo e giapponese il secondo.
Il colera apparve in Italia nel XVIII secolo e da allora si presentò in forma acuta più di una ventina di volte. La causa di questa infezione, il “bacillo o vibrione virgola” (Vibrio cholerae) fu individuato nel 1882 dal tedesco Robert Koch.
Queste due malattie sono quasi scomparse grazie alle migliorate condizioni economiche, sanitarie e igieniche pur riaffacciandosi, di tanto in tanto, nelle popolazioni più svantaggiate.
Già molto tempo prima della scoperta dei batteri patogeni, si era intuito che il contagio potesse avvenire per contatto quindi si cercava di non toccare persone o cose sospette presumibilmente contaminate.
A partire dalla metà del XIV secolo vennero creati i primi lazzaretti destinati, oltre che ad accogliere contagiati, anche per la disinfezione di oggetti e materiali più svariati. Fra questi erano contemplate anche le lettere che partivano o arrivavano in zone in cui era in atto un’epidemia.
Numerosi bandi “per causa di contagio” furono emanati in diverse città. Anche i Gonzaga promulgarono bandi contenenti le disposizioni per evitare che persone o animali provenienti da territori in cui erano in corso pestilenze o altre malattie ritenute contagiose transitassero nelle loro terre.
BANDO PER CAUSA DI CONTAGGIO, rilasciato dall’Officio di Sanità di Mantova il 25 ottobre 1603
(periodo di Vincenzo I Gonzaga), nel quale si danno precise disposizioni per evitare che persone o animali provenienti da zone in cui erano in corso pestilenze o altre malattie contagiose, transitassero nel Mantovano
Bando del 10 ottobre 1730 a firma del Presidente e Maestrato della Sanità di Mantova
con il quale si vieta, pena gravissime sanzioni, il commercio e l’introduzione in città di cose e animali
provenienti da Paesi dell’Europa Orientale in cui serpeggiavano malattie contagiose
Documento datato 12 marzo 1773 a firma del Magistrato alla Sanità di Mantova
con il quale si indicano i “segni”che permettono di conoscere la malattia che serpeggiava nelle bestie bovine. Nella parte superiore reca la Sacra Pisside contornata da angioletti
In numerosi di questi bandi si fa esplicito riferimento alle lettere ritenendole fra le più pericolose portatrici di infezioni o malattie nefaste. Per cercare di renderle innocue erano usati metodi diversi da paese a paese.
Fra i più utilizzati vi era quello della fumigazione che avveniva con il solo calore in apposite “macchine in ferro” facendo bruciare bacche di ginepro o zolfo o cloro nascente. In questo caso la disinfezione veniva definita “profumazione”. Un altro metodo molto diffuso era quello di immergere le carte in aceto o in acqua di mare. Per una più completa esposizione le lettere venivano aperte ritagliando il sigillo di chiusura, in tal modo veniva meno la riservatezza di quanto scritto. In alternativa si praticavano perforazioni o tagli per permettere una più facile penetrazione della sostanza ritenuta disinfettante.
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Lettere recanti tagli di disinfezione la prima in partenza da Mantova il 1° agosto 1836 e la seconda diretta a Casalmaggiore ma transitante per Mantova proveniente dal Lazzaretto di Alessandria d’Egitto, Paese nel quale era in corso una grave epidemia di colera
Le modalità di disinfezione erano minuziosamente descritte in regolamenti che differivano da Stato a Stato. L’avvenuta disinfezione era certificata con l’apposizione di appositi timbri recanti varie diciture come NETTA FUORI E DENTRO, DISINFETTATA, oppure con diciture manoscritte quali profumata al di fuori lì…
Lettera spedita da Mantova il 18 marzo 1835 diretta a Bagnacavallo recante, oltre ai tagli di disinfezione, il bollo “PROVINCIA DI BOLOGNA – Disinfettata” posto sul retro
Le lettere disinfettate sono facilmente riconoscibili per le tracce di colore brunastro caratteristico dell’avvenuta esposizione al calore (i fogli venivano trattenuti con una pinza e il calore si distribuiva uniformemente su tutta la superficie lasciando tracce più chiare in corrispondenza del punto nel quale erano stati trattenuti con la pinza stessa) e/o con la presenza di tagli verticali paralleli realizzati con apposito strumento o per la caratteristica decolorazione delle parti scritte dovuta all’immersione in aceto o altri liquidi.
Lettera spedita da Mantova il 27 ventoso anno 11 (18 marzo 1803)
recante evidentissimi segni di fumigazione
Per quanto riguarda invece il trasporto di materiali o di animali, le autorità preposte dovevano rilasciare FEDI DI SANITÀ. Questi erano documenti che attestavano lo stato di salute pubblica del luogo dal quale provenivano. L’introduzione e l’uso di fedi di sanità erano la conseguenza dell’aver constatato il carattere di contagiosità delle malattie infettive (peste, tifo, colera ecc.) e dei provvedimenti di bando e di isolamento dei luoghi infetti.
Le Fedi di Sanità dovevano essere consegnate alle autorità del luogo di arrivo o di transito. I magistrati o i provveditori prendevano gli opportuni accorgimenti a seconda di quanto su di esse era riportato tenendo conto del loro tenore e della loro perniciosità. Dapprima manoscritte, furono successivamente sostituite con moduli stampati da completarsi al momento del rilascio indicando il nome e le caratteristiche fisiche di chi effettuava il trasporto, il materiale o gli animali trasportati e altre particolari e spesso curiose indicazioni e annotazioni. Erano stampate a cura delle Autorità Sanitarie o da loro incaricati ma anche da Consoli stranieri specialmente nelle città di mare.
Nella parte alta dello stampato comparivano spesso raffigurazioni dei santi protettori e di altri personaggi eminenti del luogo: ad esempio le Fedi di Venezia recavano sempre il Leone di S. Marco. Quelle di Mantova riportavano dapprima il busto di Virgilio in un ovale contornato da fronde di alloro e la dicitura “PUB. VIRG. MARO. MANTVANVS”; successivamente l’immagine del sommo poeta fu sostituita dalle “Sacre Pissidi”, contenenti, come da tradizione, la reliquia del Sangue di Cristo. In seguito venne impresso lo stemma della città.
Fedi di Sanità rilasciate a Sabbioneta (3 aprile 1722) e a Solferino (13 settembre 1723) recanti i nomi e le figure dei santi protettori delle due località
Fede di Sanità rilasciata a Mantova il 7 giugno 1721 dal Presidente e Maestrato della Sanità di Mantova con la quale si dà il permesso di trasportare colli provenienti da Ferrara e destinati a Verona.
La Fede, a stampa, reca in alto il busto di Virgilio e in basso un bollo a secco con impressa l’immagine della Sacra Pisside contenente il Sangue di Gesù Cristo
Fede di Sanità rilasciata a Mantova il 9 novembre 1722 dal Presidente e Maestrato della Sanità di Mantova con la quale si dà il permesso di trasportare colli diretti a Reggio o più oltre
La Fede, a stampa, reca in alto il busto di Virgilio e in basso un bollo a secco con impressa l’immagine della Sacra Pisside contenente il Sangue di Gesù Cristo
Fedi di Sanità rilasciati a Ostiglia (1° marzo 1721) e a Volta (22 ottobre 1736)nelle quali si dichiara che il latore partiva da luoghi liberi da ogni sospetto di peste: Recano entrambe il busto di Virgilio
Fedi di Sanità rilasciate a Mantova nel 1765 e 1755 la recante a stampa in alto la Sacra Pisside contornata da un coro di angeli: La prima reca inoltre il bollo a secco con la stessa immagine.
Con esse, constatata la buona salute degli animali si dava il permesso di transitare. Si davano pure notizie relative a coloro che li guidavano.
Fede di Sanità datata Mantova e giugno 1788 recante a stampa lo stemma della città e in basso lo stesso stemma impresso a secco
Le Fedi di Sanità nel Mantovano fecero la loro comparsa nei primi decenni del Settecento.
Sono note Fedi rilasciante anche da Parroci, Uffici di Polizia, Compagnie di Navigazione ecc.
In base a quanto risultava scritto su tali documenti, il Magistrato di Sanità decideva se le persone, l’eventuale carico o gli animali dovessero osservare un periodo di quarantena o sottoporsi a una disinfezione.
Le Fedi potevano essere “nette” se compariva la dicitura per Dio gratia non esservi traccia alcuna di mal contagioso, “tocche” se il pericolo era imminente oppure “sporche” se erano state rilasciate in un luogo dove era in corso un’epidemia.
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