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Realtà misconosciute: |
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Credo che nessuno ne abbia mai sentito parlare,
ma non saprei come altrimenti definire quelle distribuzioni postali che
non erano né Regie né Comunitative, pur svolgendo analoghe
funzioni di raccolta e distribuzione della corrispondenza. Sappiamo che nei capoluoghi di Comunità del Granducato, dove non esisteva un Regio Uffizio, era il Magistrato Comunitativo (come chiamavano allora l’amministrazione comunale), quasi sempre di concerto con il locale Giusdicente (Vicario o Potestà che fosse) ad occuparsi del collegamento postale con l’Uffizio Regio più agevolmente raggiungibile, servendosi del procaccia, vale a dire di quella persona che in tutti i piccoli centri si era assunto di propria iniziativa, e dietro congruo compenso, il compito di recarsi una o più volte la settimana nei centri maggiori per svolgere quelle commissioni di cui sia i pubblici uffici, sia la popolazione potessero avere bisogno; tant’è che veniva chiamato anche procaccino venturiere. A questo personaggio si affidavano anche le lettere, come una qualunque altra merce. In alcuni centri più importanti, che avevano quindi un movimento epistolare di un certo rilievo, tale compito era invece affidato a una persona appositamente stipendiata dalla Comunità, il postino appunto (ma anche questo veniva chiamato, indifferentemente, procaccia), autorizzato a riscuotere la tassa delle lettere con l’aggiunta di una piccola plusvalenza, il cosiddetto munuscolo, per arrotondare il magro compenso che gli era stato accordato. Più tardi, e con regolare delibera consiliare, alcune Comunità istituirono delle vere e proprie Distribuzioni Postali, dette appunto Comunitative, affidate ad un dipendente comunale (che poteva essere lo stesso cancelliere) o ad altro incaricato, dotate in qualche caso di bolli (a volte uguali a quelli degli Uffizi Regi) e servite da uno o più postini; una volta istituite ufficialmente, queste Distribuzioni (chiamate anche Dispense) si adeguavano ai regolamenti e alle tariffe postali vigenti ed entravano in pratica sotto la giurisdizione della Direzione provinciale competente per territorio. Tutti i capoluoghi di Comunità della provincia di Siena dovevano mandare i propri procacci a consegnare e ritirare la posta o direttamente al capoluogo (quelli più vicini alla città) o alle località situate lungo le strade postali percorse da un regolare servizio di Corrieri che andavano a Siena. Nei paesi toccati dalla Strada Regia Postale, ai Comuni non si presentava la necessità di sobbarcarsi la spesa per il procaccia da spedire, mentre la Direzione della Posta di Siena aveva a disposizione, per l’incarico del servizio postale, persone fidate come gli accollatari della Posta dei Cavalli, cioè i Mastri di Posta, più correntemente chiamati Postieri. Ovviamente, gli incaricati traevano un lecito guadagno da questa attività supplementare, aumentando di qualcosa la tassa delle lettere che smistavano. Queste persone avevano dunque il compito non solo di occuparsi della corrispondenza delle autorità e degli abitanti del posto, ma anche di fare da tramite fra i procacci dei paesi limitrofi e la Direzione di Siena per spedire e ricevere la corrispondenza. Per quanto riguarda il territorio di Siena e Grosseto, rientrano in questi casi, per periodi diversi, soltanto Poggibonsi, Buonconvento, Torrenieri e Radicofani, tutte località situate lungo il tratto di Strada Regia Romana sottoposto alla giurisdizione della Direzione Postale di Siena, mentre S.Quirico d’Orcia costituisce un caso a sé, di cui parleremo a suo tempo. E’ certo che questo tipo di servizio funzionava regolarmente già dai primi del ‘700, quando del resto tutti i Comuni avevano ormai organizzato, bene o male, la raccolta e il trasporto della corrispondenza, come testimoniano le “buche” datate, ancora oggi esistenti in qualche località dell’antico Stato Senese (Arcidosso e Castel del Piano). Questi luoghi di raccolta e spedizione delle lettere venivano chiamati Dispensa o Distribuzione, oppure anche Postino (nel senso di piccola Posta), e gli incaricati venivano indicati con la qualifica di distributori o dispensatori; per non fare confusione, tengo a precisare che, come ho già detto, con il termine Postino s’indicava indifferentemente anche il procaccia. Io preferisco definirli Distribuzione Postale fiduciaria, per classificarli insieme alle Distribuzioni Regie e Comunitative e, nello stesso tempo, distinguerli da queste. Diverso è il caso di Chianciano, come vedremo più avanti. Riassumendo in questa nota quanto già pubblicato nel libro “I Corrieri del Mangia” e integrandolo con altre notizie e considerazioni, esaminiamo brevemente la situazione nei casi sopra elencati. POGGIBONSI Il servizio della corrispondenza era affidato al Postiere. Come risulta chiaramente da documenti d’archivio (1° Gennaio 1830) la Distribuzione di Poggibonsi era sempre stata in corrispondenza con la Direzione di Siena “...venendo fatto ordinario piego reciprocamente” e senza ricevere alcun compenso dalla Comunità. Il Postiere si arrangiava ricavando un certo interesse dalla compravendita delle lettere (perché di questo, in sostanza, si trattava) e quando nel 1832 il Direttore di Siena invita il postiere Mecatti a tenere una amministrazione regolare, questi gli risponde, piuttosto risentito, che “...non intendo dipartirmi da quello che ho fatto finora ...e così sarei obbligato a rilasciare in codesta Cassa parte di importare che s’aspetta, cosa che non mi appaga e così la prego a scusarmi se non acconsento a quanto mi dice.” Al momento la Direzione di Siena dovette sopportare i metodi del Mecatti, ma nel 1837, al rinnovo della scritta per la Posta dei Cavalli, l’incarico di occuparsi della corrispondenza fu tolto al Postiere ed affidato ad altra persona ed è la stessa Soprintendenza delle Poste di Firenze che approva questa scelta, a conferma che si trattava di un incarico fiduciario. Quindi per Poggibonsi si può parlare di Distribuzione fiduciaria fino al Rescritto Granducale del 1° Luglio 1840, che vi istituisce una Distribuzione Regia. BUONCONVENTO
TORRENIERI Da una relazione fatta alla Direzione Generale delle Poste di Firenze dal Direttore della Posta di Siena nel 1776, risulta che “...Domenico Nozzoli Postiere di Torrenieri tiene la Posta delle Lettere di Montalcino come riceve ed ha cura di dispensare anche le lettere di Buonconvento, di Lucignano e Lucignanello, e di S.Giovan d’Asso...”e in merito alla richiesta di un certo Ferri che aveva fatto domanda per ottenere la concessione della distribuzione della posta, si dice contrario a “...levare la Posta delle Lettere ai presenti Postieri che da lungo tempo la tengono con tutta l'onorevolezza e con soddisfazione dell'Uffizio e di quei Paesi." Più tardi, nel 1795, il Direttore Spannocchi scrive alla Soprintendenza che “...il Direttore di quest’Uffizio Sig. Marchese Cennini fu quello che nominò per Distributore e Ricevitore delle lettere dei sopraindicati Luoghi Domenico Nozzoli... e una tal commissione li fu fatta fin dall’anno 1767”. I “sopraindicati luoghi” erano Torrenieri, Montalcino, Cosona, S.Angelo in Colle, Buonconvento, Montisi, e S.Giovan d’Asso, in pratica un vero e proprio circondario postale. Tale situazione durò fino al 1806 quando, come abbiamo già visto, la Distribuzione delle lettere fu trasferita a Buonconvento. In un prospetto a stampa del R.Uffizio della Posta di Siena intestato "ANNO 1779. Nomi de' Sig. Debitori" (A.S.S. Governatore 1177) si trova elencato "Torrenieri Postino": sono trenta nomi di uffizi pubblici e di persone cui la Posta concedeva un fido da saldarsi semestralmente, e tra gli "stabilimenti" postali che godevano di tale agevolazione troviamo soltanto, oltre a Torrenieri, quelli di Grosseto, Portoferraio, Piombino, S.Quirico e Chianciano. Si può senz’altro affermare, quindi, che a Torrenieri ci fu una Distribuzione fiduciaria almeno dal 1767, e fino all’anno 1806. Si dovrà poi arrivare al 1867 per vedervi istituita una semplice Collettoria. E’ senz’altro lo stabilimento postale più antico, dopo Siena, data la sua importanza come principale stazione intermedia della Strada Regia Romana fra Siena e Roma, dove confluivano i procacci di numerosi Comuni, sia del senese che del grossetano. Pare che già nel XVII secolo gli accollatari della Posta dei Cavalli usassero subappaltare il servizio delle lettere e si può fare quindi risalire a tale epoca l’esistenza di un “Postino di Radicofani”, dove fin dal 1790, se non da prima, si adoprava un apposito sigillo di ceralacca, riprodotto qui a fianco (ingrandito 2 volte). A Radicofani i francesi istituirono nel 1808 una “Direzione Postale” e nel 1814 vi rimase un Uffizio Regio, uno dei pochi lasciati in essere dopo la Restaurazione. Da notare che l’ultimo Distributore fiduciario, Luigi Banchi, che fu anche il primo Directeur, arriverà ad essere, nel 1848, Direttore della Posta di Pisa. E’ per me fuori discussione che Radicofani sia stata una Distribuzione fiduciaria almeno dalla seconda metà del ‘600 fino al 1808. S.QUIRICO Come ho sopra anticipato, ritengo questo un caso diverso da tutti gli altri, perché in paese non c’era una Posta dei Cavalli, che potesse occuparsi anche dello smistamento della corrispondenza. Per quanto risulta dai documenti d’archivio, tale funzione fu affidata alla famiglia Nispi almeno dagli inizi del ‘700, certamente per il fatto che gestivano in paese un’Osteria, detta “della Campana”, e quindi costituivano un recapito fisso sia per i Corrieri che transitavano sulla Strada Regia, sia per i procacci dei centri vicini. Un prospetto della Direzione di Siena dell’anno 1779 elenca il “Postino” di S.Quirico fra i “Signori Debitori” che godevano di un fido postale. In una lettera del 1793 il Soprintendente di Firenze si riferisce a “...Bartolomeo Nispi nostro Dispensatore in San Quirico”, quindi un riconoscimento autorevole, se non ufficiale, delle sue funzioni fiduciarie. La riforma postale francese del 1808 istituisce a S.Quirico una Distribuzione governativa, una delle poche, con Radicofani, ad essere mantenuta tale alla Restaurazione, quindi ritengo che S.Quirico si possa considerare Distribuzione fiduciaria dai primi del ‘700 all’anno 1808. CHIANCIANO Parlando di Torrenieri, abbiamo visto che nel registro di coloro ai quali nel 1779 era concesso un “fido” è segnato anche il Postino di Chianciano, senza specificare altro, per cui non è chiaro se si vuole indicare la località o la persona incaricata della posta. A differenza degli altri casi sopra trattati, Chianciano non si trovava sulla Strada Regia Romana; i suoi postini, di cui si conoscono i nomi, facevano capo o a Radicofani o a S.Quirico e pare che l’incarico lo avessero ricevuto o dalla Comunità o dalla Potesteria, mentre non è stata mai documentata l’istituzione di una Distribuzione Comunitativa vera e propria, né risulta l’uso di bolli postali durante il periodo granducale. Sono incerto nella definizione di questo caso, ma penso si possa parlare anche qui di un Distributore fiduciario, in quanto la Direzione Postale di Siena aveva concesso un fido, mentre non sono riuscito a stabilire la durata di questo particolare rapporto. Sarebbe molto interessante estendere una ricerca del genere a tutto il Granducato, per conoscere quali siano stati gli stabilimenti postali che possono rientrare in questa terza categoria, fin qui non presa in considerazione, che ho cercato cercato di illustrare e documentare adeguatamente. Può darsi tuttavia che qualcuno non sia d’accordo con la mia interpretazione, che non pretendo affatto essere vangelo; in tal caso, sarei ben lieto di sentire e discutere le motivazioni del suo dissenso. NOTA Tutte le parti in corsivo virgolettate sono estratte da documenti in A.S.S.- RR.POSTE (salvo diversa indicazione) già citati nel libro “I Corrieri del Mangia”, di cui si può fornire la collocazione a richiesta. | ||||||||||||||
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