La corrispondenza in questione, obliterata in data 7/7/1895 dall’Ufficio postale di Capannoli con Annullo nominativo a cerchio grande (questo sta a significare che tale ufficio ancora non aveva in dotazione il bollo tondo riquadrato) ha un contenuto che mi ha suscitato interesse.
Si tratta di una stampa che ha per oggetto la “domanda di soccorso per i danneggiati dal nubifragio del 4 giugno 1895 nei Comuni di Capannoli, Ponsacco, Palaia e Pontedera”, la quale così recita: “Una immensa sciagura ha colpito le popolazioni rurali dei Comuni di Capannoli, Ponsacco, Palaia e Pontedera. Un terribile nubifragio scatenatosi la sera del 4 giugno andante su quelle già ubertose e fertile campagne distrusse in pochi minuti tutti i raccolti di quasi trecento poderi gettando nella più spaventevole miseria altrettante famiglie coloniche. Le rappresentanze comunali impotenti di per se sole a provvedere a tanta sciagura, unitesi in Comitato di soccorso, fanno caloroso appello alla pubblica carità e si rivolgono ai Consigli comunali e provinciali, alle Camere di commercio e Comizi agrari del Regno domandando l’obolo per così immane catastrofe”.
Da questa corrispondenza si deducono due argomentazioni interessanti. La prima è che a quel tempo le popolazioni locali vivevano prevalentemente di un’economia rurale, tanto è vero che la distruzione dei raccolti rischiò di mettere in discussione la sopravvivenza di molte vite di quei luoghi.
Il secondo argomento riguarda i cambiamenti climatici delle stagioni di cui molto spesso oggi si parla, addossando gran parte delle responsabilità al “buco dell’ozono”.
Come si vede gli eventi atmosferici eccezionali sono sempre esistiti, anche più di cento anni fa, ed allora mi viene da pensare che forse un po’ troppo spesso e con eccessiva leggerezza imputiamo le responsabilità di un evento atmosferico straordinario, all’inquinamento, al buco dell’ozono o altro, o se invece, si tratti talvolta, semplicemente di un mero “evento naturale”?.