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RICHIESTA DI MESSAGGIO TELEGRAFICO |
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di Marino BIGNAMI | ||||||||||||||
Nei primi anni del Regno gli uffici telegrafici e gli uffici postali avevano amministrazioni separate. Gli uffici telegrafici erano meno diffusi, presenti solamente nelle città importanti. Per sopperire a tale mancanza nelle località minori gli uffici postali erano stati attrezzati per accettare i messaggi telegrafici a pagamento che avrebbero provveduto ad inviare via posta, il modulo e il danaro (o vaglia), al più vicino ufficio telegrafico per la trasmissione. Sempre per la possibilità di località sprovviste di ufficio telegrafico a destino, il messaggio arrivato nella località telegrafica prossima al destinatario era fatto proseguire per invio postale fino al domicilio del destinatario e consegnato con servizio espresso. Più avanti, dal 1882 fu possibile pagare il servizio telegrafico alla posta invece che in contanti anche con i francobolli forniti dal mittente,(solitamente incollati al modulo di richiesta) tale possibilità fu annullata intorno al 1920, per essere ripristinata nel 1955 per l’invio di brevi telegrammi dai posti telefonici pubblici: uffici postali, tabaccai, ecc. Alla fine dell’Ottocento le due amministrazioni si fusero e fu sufficiente presentare il modulo Mod.25 alla posta per richiedere la trasmissione e pagare il dovuto. Successivamente dal 1923 il telegramma, per gli abbonati al telefono, poteva essere inviato anche con richiesta telefonica, in questo caso, dagli inizi del Novecento la copia del modulo Mod. 25, di colore verdazzurro o grigio compilato dall’operatore era inviato poi al mittente con posta ordinaria; era possibile anche inviare un telegramma con il nome, il numero telefonico e la città dell’abbonato, a destino il messaggio sarebbe stato telefonato e con la richiesta dell’indirizzo era inviato successivamente per posta ordinaria (la Posta risparmiava così il fattorino). Il Modulo di richiesta Mod. 25 di grandi dimensioni (27x19) aveva una tabella e delle scritte per facilitare la compilazione. Al retro dopo le istruzioni, seguiva l’elenco dei servizi a pagamento, con le relative abbreviazioni. Questi servizi denominati indicazioni, fino agli anni 30 del Novecento erano stampate anche sul fronte di lettura dei telegrammi consegnati Mod. 30 in apposita casella che poi fu eliminata con l’introduzione della pubblicità. Inizialmente le indicazioni erano otto ma nel tempo se ne erano aggiunte molte altre con nuovi servizi a sostituire quelli diventati obsoleti; su un documento del 1939 se ne enumerano 25 ma precedentemente erano anche di più. Successivamente, negli anni “50 del Novecento il Mod. 25 di richiesta si ridusse di dimensioni di circa la metà e se la richiesta era fatta via telefono (FONO) per la spedizione al mittente furono approntati dei moduli specifici di colore grigio con intestazione “COPIA DI TELEGRAMMA” da inviare anch’essi in posta ordinaria. Con l’ammodernamento del sistema telegrafico, molte di queste indicazioni sono state abolite e negli anni Cinquanta del Novecento furono ripristinate sul retro del Mod.30 (telegramma) in numero ridotto a nove e tali sono rimaste fino ai giorni nostri. Negli anni Trenta quando si fece un massiccio ricorso alla pubblicità sui moduli di consegna telegramma Mod. 30, anche i moduli Mod. 25 di richiesta vennero stampati con bande pubblicitarie. I concessionari telegrafici collegati alla rete nazionale come ferrovie statali o private , che per accordi dovevano fare anche servizio pubblico, usavano i loro moduli tipo Mod. 25: anche le associazioni industriali o le grandi aziende private che svolgevano servizio solamente interno, hanno dovuto provvedere ad uniformarsi alla normativa internazionale; infatti, hanno avuto i loro moduli di presentazione tipo Mod. 25 o simili. |