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La magia: una tematica in tre passaggi

 

Filatelia Tematica

Sergio De Benedictis

Anche se al giorno d’oggi più nulla ci meraviglia, da piccoli si rimaneva a bocca aperta davanti allo spettacolo di un mago. Quando i nostri genitori ci portavano al circo, gli artisti più applauditi, insieme ai clowns, erano sicuramente quei signori in frac che tiravano fuori conigli bianchi dal cilindro.

Ma c’erano anche spettacoli più cruenti, come l’assistente chiusa in una scatola e tagliata in due o la povera colomba in gabbia che spariva chissà dove, dopo esser stata coperta dal classico drappo rosso.

Una volta tornati a casa difficile era per un genitore fermare il figlio nell’atto di tagliare in due l’ignara sorellina con un coltello da cucina; il povero “apprendista stregone” doveva alla fine accontentarsi della classica scatola del “Piccolo Mago”.


C’è poi chi tenta di far apparire come reali fenomeni comunemente ritenuti impossibili: l’illusionista; costui utilizza metodi più o meno complessi che combinano principi fisici con tecniche psicologiche.

Nell’immaginario collettivo sicuramente il nome che più facilmente associamo all’arte dell’illusionismo è quello di Houdini. Ma chi era costui, anzi chi erano, visto che di Houdini ne abbiamo ben due; ma iniziamo con ordine e partiamo dall’ultimo in ordine di tempo.

Erich Weiss, questo il suo vero nome, era nato a Budapest nel 1874 e non negli Stati Uniti come comunemente si crede; qui si trasferì però da subito con i genitori e i suoi tre fratelli, precisamente ad Appleton nel Wisconsin e poi definitivamente a New York.

L’attività di rabbino del padre non permetteva certo una vita agiata e il fratello Theo iniziò a lavorare presso un fotografo, che poi insegnò al giovane Erich il primo trucco utilizzando delle monete e da qui iniziò subito ad impratichirsi nell’arte della prestidigitazione. Fu così che si trovò tra le mani la biografia di un certo Robert Houdin di cui parleremo in seguito.

Fu così impressionato dalle gesta del mago francese che decise di prendere il suo nome, dapprima come Ehrie Houdini e poi il definitivo Harry Houdini, con l’intenzione comunque di essere conosciuto come “il piccolo Houdin”.
Aiutato dal fratello Theo iniziò a metter su piccoli spettacoli nella zona di Coney Island e li chiamò “Metamorphosis”. Iniziò già da allora comunque a sviluppare quelle sue particolari capacità nel sapersi liberare da manette e camicie di forza, un qualcosa che lo renderà in seguito famoso.

I suoi spettacoli negli anni diventano i più seguiti e presto arrivano anche le lunghe tournée all’estero. Acclamata una sua esibizione in un ippodromo in Australia in cui fece sparire un grosso elefante.
Fu sempre molto critico e intraprese una vera battaglia per smascherare le pratiche truffaldine dei medium, sfidandoli a far qualcosa che lui non riuscisse a replicare.

Si era sempre vantato che non c’era uomo che potesse procurargli danno con un pugno nello stomaco ma una volta non facendo in tempo ad irrigidire i muscoli il colpo gli procurò la rottura dell’appendice. Ignaro del danno portò avanti il suo spettacolo ma questa volta la prova gli fu fatale; vani gli sforzi in ospedale per salvarlo. Morì il 31 ottobre 1926.

 

Ma il suo predecessore, il francese John Eugene Robert Houdin nato nel 1805, non fu da meno nell’arte della prestidigitazione e, pur rifacendosi ai suoi colleghi che l’avevano preceduto, nella capitale francese fu acclamato come maestro dell’illusionismo. Fu abile nel perfezionare strumenti e meccanismi ed uno dei primi ad utilizzare l’elettromagnetismo al posto di meccanismi a corda.

Fu anche il primo a divulgare le sue pratiche e a spiegarle in trattati come “Le secrets de la Prestidigitation et de la Magic” e a scrivere una sua biografia, testo che poi influenzò il suo discepolo.

Lo spettacolo che più riscuoteva successo è quello ritratto nel francobollo: la levitazione a mezz’aria di un ragazzino.

Investì tutto il suo patrimonio nella costruzione di un suo teatro dove si esibì fino alla sua morte avvenuta nel 1871.

Ed è attraverso questo teatro che arriviamo al terzo passaggio della nostra tematica sulla magia. Alla morte di Houdin fu infatti acquistato da un altro famoso illusionista, George Melies, nato nel 1862.

Ma la sua fama è arrivata sino a noi per altri motivi. Si viveva in quegli anni con un susseguirsi di nuovo scoperte in campo ottico; il kinetoscopio di Edison, precursore del proiettore cinematografico, poi il vitascope di Thomas Armat ed infine i fratelli Lumiere con le prime pellicole.

Melies capì come, lo strumento noto come “la lanterna magica” fosse in grado di superare gli spettacoli in teatro. Con le favole e un po’ di fantascienza riuscì ad imbastire le sue storie fantastiche e a portarle sul grande schermo, corredandole con tecniche all’avanguardia come chiusure in dissolvenza e doppie esposizioni.
Il suo lavoro più noto è “Un viaggio sulla luna” ispirato dal lavoro di Verne.

Melies immagina che i “viaggiatori” vengono lanciati verso il nostro satellite sparati da un cannone, così come vediamo illustrato nel francobollo emesso dalla Francia nel 1961 per ricordare il regista.

            

Concatenare personaggi e fatti permette come abbiamo visto di costruire una collezione tematica. Il limite è posto solo dalla nostra fantasia.

Sergio De Benedictis
21-01-2022

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