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La magia: una tematica in tre passaggi |
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Sergio De Benedictis |
Ma c’erano anche spettacoli più cruenti, come l’assistente chiusa in una scatola e tagliata in due o la povera colomba in gabbia che spariva chissà dove, dopo esser stata coperta dal classico drappo rosso. Una volta tornati a casa difficile era per un genitore fermare il figlio nell’atto di tagliare in due l’ignara sorellina con un coltello da cucina; il povero “apprendista stregone” doveva alla fine accontentarsi della classica scatola del “Piccolo Mago”.
Nell’immaginario collettivo sicuramente il nome che più facilmente associamo all’arte dell’illusionismo è quello di Houdini. Ma chi era costui, anzi chi erano, visto che di Houdini ne abbiamo ben due; ma iniziamo con ordine e partiamo dall’ultimo in ordine di tempo.
L’attività di rabbino del padre non permetteva certo una vita agiata e il fratello Theo iniziò a lavorare presso un fotografo, che poi insegnò al giovane Erich il primo trucco utilizzando delle monete e da qui iniziò subito ad impratichirsi nell’arte della prestidigitazione. Fu così che si trovò tra le mani la biografia di un certo Robert Houdin di cui parleremo in seguito.
Si era sempre vantato che non c’era uomo che potesse procurargli danno con un pugno nello stomaco ma una volta non facendo in tempo ad irrigidire i muscoli il colpo gli procurò la rottura dell’appendice. Ignaro del danno portò avanti il suo spettacolo ma questa volta la prova gli fu fatale; vani gli sforzi in ospedale per salvarlo. Morì il 31 ottobre 1926.
Fu anche il primo a divulgare le sue pratiche e a spiegarle in trattati come “Le secrets de la Prestidigitation et de la Magic” e a scrivere una sua biografia, testo che poi influenzò il suo discepolo.
Investì tutto il suo patrimonio nella costruzione di un suo teatro dove si esibì fino alla sua morte avvenuta nel 1871. Ed è attraverso questo teatro che arriviamo al terzo passaggio della nostra tematica sulla magia. Alla morte di Houdin fu infatti acquistato da un altro famoso illusionista, George Melies, nato nel 1862.
Melies capì come, lo strumento noto come “la lanterna magica” fosse in grado di superare gli spettacoli in teatro. Con le favole e un po’ di fantascienza riuscì ad imbastire le sue storie fantastiche e a portarle sul grande schermo, corredandole con tecniche all’avanguardia come chiusure in dissolvenza e doppie esposizioni. Melies immagina che i “viaggiatori” vengono lanciati verso il nostro satellite sparati da un cannone, così come vediamo illustrato nel francobollo emesso dalla Francia nel 1961 per ricordare il regista. Concatenare personaggi e fatti permette come abbiamo visto di costruire una collezione tematica. Il limite è posto solo dalla nostra fantasia. Sergio De Benedictis |
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