Boris Egorov: il primo
medico nello spazio
di
Sergio DE BENEDICTIS
Se si scorre la lista, ormai
lunghissima, degli astronauti o come dicono i sovietici “cosmonauti”,
si noterà come la stragrande maggioranza abbia un’estrazione di tipo
tecnico-militare per quanto riguarda gli studi condotti. Ma nel tempo,
anche a causa della trasformazione a scopi pacifici della corsa alla
conquista dello spazio, vengono reclutati sempre di più biologi,
chimici e soprattutto medici, sicuramente più idonei a condurre gli
innumerevoli esperimenti scientifici che ormai caratterizzano queste
imprese.
Vogliamo qui ricordare il primo medico nello spazio, record che come tanti
altri in questo settore appartiene alla ex Unione Sovietica. Parleremo di
Boris Egorov (1937-1994) e della Voshkod 1, entrambi protagonisti
di una avventura per così dire “ ai confini della realtà “.
Ricordiamo solo come all’inizio la “ corsa “ vide i sovietici
sopravanzare gli U.S.A. grazie ad un atteggiamento molto più
intraprendente e non scevro di una certa incoscienza rispetto alla
prudenza che caratterizzava le decisioni americane. Non era in
gioco
solo la supremazia dei cieli ma soprattutto una supremazia tra l’ideologia
comunista contro quella capitalistica.
Chi comandava a quel tempo in U.R.S.S. ? Quel pittoresco personaggio che
va sotto il nome di Nikita Krusciov; ricorderete la celebre scarpa
sbattuta sul banco dell’assemblea O.N.U.
Incurante delle difficoltà tecniche, che già nei voli precedenti ma
soprattutto in questo, gli prospettava Sergej Korolev (1907-1966),
padre della cosmonautica sovietica, alla notizia da parte della NASA di
essere pronta al primo volo con equipaggio all’interno del progetto
Gemini, incalza lo scienziato a questo modo : “ Se gli americani
hanno un veicolo per due, noi dimostreremo la nostra superiorità facendo
volare ben tre uomini “.
Ovviamente per riuscire nell’impresa sarebbe necessario costruire una
nuova capsula, ma non c’è tempo. Scelta obbligata è l’utilizzo della “vecchia”
Vostok a un posto ed iniziano subito i lavori di riadattamento per
aumentare lo spazio abitativo e ridurre il peso. Con un atteggiamento da “vecchie
comiche” della serie “ questo non serve, buttiamolo via “
vengono eliminate tutte le attrezzature scientifiche e tutte le riserve di
sopravvivenza per i piloti.
Ma lo spazio ricavato non permette ancora di avere una abitabilità per tre
persone, minute che possano essere. A questo punto uno degli ingegneri
curatori del progetto, Konstantin Feoktistov, propone una soluzione
folle : si volerà senza scafandro e senza tuta spaziale ! E per
avvalorare la sua proposta si candida all’impresa improvvisandosi
cosmonauta nonostante la sua inesperienza, età avanzata e salute
cagionevole. Lo affiancheranno l’esperto Vladimir Komarov e il
nostro dottore Boris Egorov, scelta forse piuttosto per la sua corporatura
eccezionalmente minuta che per la sua laurea.
Nei giorni precedenti il lancio i tre vengono anche sottoposti ad una
rigida dieta per così dire “ del fantino”. La loro sistemazione alla fine
risulterà la meno ergonomica possibile e i loro movimenti risulteranno
praticamente nulli, anche se questo non è un problema perché i cosmonauti
non hanno alcun ruolo attivo nell’impresa.
La capsula ribattezzata Voshkod viene sottoposta ad un unico volo di
collaudo con a bordo un cagnolino e un manichino. Ciò viene ritenuto
sufficiente per passare alla fase finale.
Il 12 ottobre 1964, con abbigliamento da scampagnata nel parco, i
nostri tre impavidi prendono posto all’interno del velivolo. Tutto si
svolge perfettamente comprese le 17 orbite previste; il ruolo “passivo”
dei cosmonauti viene solo interrotto
dal consueto saluto al leader Krusciov, che con questo intervento farà la sua ultima apparizione
pubblica prima della sua destituzione.
Il giorno successivo l’atterraggio dell’intera capsula nella steppa
dell’Asia Centrale con i tre uomini a bordo, sostituisce l’allora tecnica
dell’espulsione dal velivolo al rientro nell’atmosfera causa la mancanza
di scafandro.
I cosmonauti vengono però trattenuti in loco poiché a Mosca avviene in
quei giorni il cambio della guardia. Solo dopo una settimana il nuovo
leader Breznev li accoglie al Cremino.
L’intera vicenda e tutti i suoi grotteschi risvolti vengono abilmente
rivoltati dalle autorità sovietiche a dimostrazione invece della loro
abilità tecnica e della estrema affidabilità del modulo della Voshkod I.
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