Donna intenta a ricamare |
L’induismo è la religione più antica in assoluto. La tradizione
vedica risale al 4000 a.C. Si tratta di una religione
con diverse correnti e un’eterogeneità di concezioni
che sono cambiate nel tempo e nei luoghi in cui
l’induismo si è affermato come religione dominante.
Storicamente nel periodo vedico propriamente detto che
va dal 2500 al 500 a. C, alle donne è permesso di partecipare
alle discussioni filosofiche, vestire i paramenti
sacri, leggere i veda e cantare i mantra. In quel periodo
vi sono anche delle donne rischi.
I Rishi sono i "cantori ispirati" (o "veggenti") degli inni
sacri denominati Veda, in un significato più generico, e successivo, tale
termine indica anche un saggio, un santo, un
eremita.
Raffigurazione di moglie |
Il matrimonio non è obbligatorio e una donna
può decidere anche di non sposarsi.
Le vedove possono risposarsi se ancora in età
fertile.
Nel sesto secolo nasce e si rafforza il culto della dea madre. Ma questo
periodo dorato della civiltà dell’Indo decade forse a causa di alluvioni,
pestilenze e carestie, ma soprattutto per l’invasione persiana e dorica.
Le prime a soffrire di questo decadimento sono proprio le donne a cui per secoli non viene riconosciuto nessun
diritto privato né tanto
meno pubblico. Il sistema
delle caste risale a questo
periodo.
La divisione in caste è la
seguente: bramani (sacerdoti),
ksatriya (guerrieri),
vaisya (commercianti e
artigiani), e i sudra (i servi).
Ogni casta ha delle sottocaste
e a queste in seguito
si aggiungono i fuori casta
propriamente detti e gli
adivasi cioè gli appartenenti
alle tribù aborigene.
Il detto più diffuso dopo il
periodo aureo vedico diviene: donne e paria sono degli out cast.
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Contadine del Nepal, dove la religione
più praticata è l’induismo,
intente al raccolto nei campi. |
Anche alle donne delle caste superiori non è permesso partecipare direttamente ai riti religiosi. I matrimoni
sono rigorosamente endogamici e vengono stabiliti dalle famiglie, spesso quando gli 'sposi' sono ancora
bambini. Le relazioni pre ed extra matrimoniali erano punite con l'espulsione e spesso con la morte. La dote
è obbligatoria: se finisce durante il matrimonio, il marito può anche decidere di uccidere la moglie e di risposarsi!
Oltre a questo si consolida l’usanza del sati. Se una donna rimane vedova, dal momento che perde ogni
diritto (che già non aveva) e
non potendo più risposarsi, è
costretta a seguire il marito
nella stesa pira dove viene
bruciato secondo il rito induista.
La prima e la seconda immagine rappresentano le danze kathakali del Sud dell’India,
la terza rappresenta la danza kathak del nord.
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Con l’avvento dell’impero
Mogul, per l’influenza della
religione islamica, anche fra
gli induisti viene introdotta
la poligamia.
Sai Baba, vissuto alla fine del XIX sec., venerato sia dai mussulmani che dagli induisti. |
Tenendo conto che l’India è stato ed è un subcontinente molto abitato, a seconda
delle tradizioni locali si osserva una minore o maggiore ortodossia, anche perché la
religione induista non ha né dogmi, né autorità centrali, né gerarchie. In generale
però la donna ha patito una condizione totalmente sottoposta. Bisogna arrivare
all’inizio del XIX secolo durante la dominazione inglese, per trovare i primi riformatori
dell’induismo.
In particolare Rām Mohan Roy, un intellettuale nato nel Bengala, è tra i primi esponenti
del modernismo riformatore indiano e tenta di dimostrare come i fondamenti
pseudo etici delle disparità sociali e di alcune usanze crudeli, quali il rogo
delle vedove (abolito, grazie al suo contributo nel 1829), fossero in realtà sovrastrutture
devianti dalla purezza della religione originaria.
Nel 1828 fonda il Brāhma Samāj, "Società di Dio", che ha grande e rapida diffusione.
La società propugna un monismo sincretico, in cui possano convivere induismo,
islamismo e cristianesimo, con un culto a carattere congregazionale e una liturgia
in vernacolo.
Anche Ghandi è un grande riformatore dell’induismo.
Egli tiene in grande considerazione le donne
e afferma che “costituiscono la metà migliore della
società”. Come riconoscimento, al suo movimento
contro il colonialismo inglese parteciparono molte
donne delle classi medie.
Gandhi è ritratto insieme alla moglie Kasturba
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Nonostante però che il sati sia stato considerato illegale
già dal 1829, ancora nella fine del secolo scorso,
nei villaggi sperduti dell’India era ancora praticato,
come pure il matrimonio tra bambini. Quello che
ha sempre caratterizzato l’India, ma non solo, è la
differenza di comportamenti e di ruoli tra i villaggi e
le città che tuttora persiste, anche se da un punto di
vista legale fin dal 1985 tutte le forme di asservimento
della donna sono state abolite dall’allora presidente
Rajiv Ghandi, sostenuto dalla moglie Sonia
Maino.
Nel 1955 era stata abolita la poligamia e nel 1961
l’obbligo della dote che la sposa doveva pagare allo
sposo per il matrimonio. Il costume della dote è un
esempio di come l’induismo abbia rilevato usanze
preesistenti dovute alla minore importanza che la
donna ha avuto nell’agricoltura. Laddove si pratica
l’agricoltura con l’aratro, la forza lavoro predominante
è quella dell’uomo; mentre con l’agricoltura del
raccolto, la donna è più importante, come in Africa
dove la dote è pagata dal marito alla famiglia della
moglie.
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Madre Teresa di Calcutta, oggetto di
venerazione oltre che da parte dei cristiani
anche dai buddisti e dagli indù |
A questo punto per amore di verità occorre precisare che nel subcontinente
indiano ci sono Stati, come il Kerala, dove la tradizione affida
alla donna un ruolo importante con l’eredità matrilineare, accompagnato
da forme di poliandria.
Per inciso il Kerala è lo Stato indiano dove c’è la più alta percentuale
di alfabetizzazione delle donne. La poliandria si ritrova anche a nord
dell’India nel Laddak. Tutto ciò esula comunque dall’influenza religiosa.
Il Kerala è lo stato indiano dove si è maggiormente diffuso il cristianesimo
e in Laddak la religione dominante è il buddismo lamaista.
Gli dei dell’Olimpo induista: Ganesha, il dio elefante signore del buon auspicio, Brama, il padre di tutti gli esseri il dio creatore, Visnù il dio della protezione e della costruzione e Shiva il dio della distruzione.
Interessante notare come nella raffigurazione
delle divinità si faccia riferimento sia al corpo maschile
che a quello femminile |
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Nel prossimo articolo mi riservo di trattare
il ruolo della donna nel Buddismo.
(N.d.r. Si ringrazia la prof. Ceppi per la gentile collaborazione, e il socio Francesco Meroni
per il materiale filatelico)
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