È noto che Papa Benedetto XVI un amico dei gatti, Il cardinale Bertone racconta che "ogni
volta che incontrava un gatto lo salutava e gli parlava, anche a lungo. E il gatto, affascinato, lo
seguiva. Una volta si è portato dietro fino al Vaticano una decina di gatti. Sono dovute
intervenire le guardie svizzere: “guardi eminenza, che i gatti stanno dando l'assalto alla Santa
Sede…".
Altre testimonianze parlano di un cardinale Ratzinger abituato a passeggiare nei
dintorni del Vaticano nella pausa pomeridiana e intento a occuparsi di alcuni gatti del quartiere
Borgo Pio, con qualche puntata anche nei dintorni di Castel Sant'Angelo. Un collaboratore del
nuovo Papa, precisa: "I felini sono un grandissimo amore di Benedetto XVI quando lavorava al
palazzo dell'ex Sant'Uffizio, parlava con i gatti, si
fermava e diceva qualcosa in tedesco, probabilmente
in dialetto bavarese. Portava sempre qualcosa da
mangiare ai gatti e se li tirava dietro nel cortile della
Congregazione".
Un'altra autorevole testimonianza
viene dalla fedele domestica dell'ex cardinale
Ratzinger, Frau Agnes Heindl: "Ama i gatti, li
accarezza, li prende in braccio. Sembra che con lui
stiano sempre a loro agio". I giornalisti hanno anche
rintracciato il suo gatto preferito chiamato “Chico” ed è qui riprodotto!.
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Così non fu un Suo predecessore: il Papa Gregorio IX che nel
1233, con l’istituzione dei Tribunali d’Inquisizione, aprì la
campagna contro il “Sabba” prendendosela anche con il gatto.
Con
la Bolla “Vox in Rama audita est...” indirizzata a Federico,
imperatore dei romani, al suo figlio re Enrico e agli arcivescovi e
vescovi di Germania, impose l’estirpazione dell’eresia mediante la
condanna di tutte le pratiche esercitate dalle “streghe” e tra
queste, i riti di iniziazione che avrebbero avuto, come
rappresentante del diavolo, il gatto nero!
La Bolla papale si ispirò a Rachele “che piange per i suoi figli che sono uccisi…” (Geremia
31-15). La Chiesa soffre e si sente offesa e incita i suoi fedeli a
sterminare gli eretici e con loro i gatti!.
È curioso constatare che nella Basilica di San
Pietro, dove sono rappresentati nei vari dipinti,
tutti gli animali domestici conosciuti, non siano
mai stati dipinti dei gatti!
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Da quel momento ebbe inizio i “mala tempora”
per i gatti specie quelli neri, e da allora il
domestico felino, quale simbolo del male e del
diavolo, ne ha subite di tutti i colori:
- durante la caccia alle streghe molti vennero atrocemente torturati e gettati sul rogo
con la loro padrona;
- per secoli, il 24 Giugno che, in molti paesi d'Europa, era considerato la festa delle
streghe, migliaia di gatti venivano:
o gettati vivi dai campanili delle chiese
o rinchiusi in gabbie ed arrostiti a fuoco lento
sulle pubbliche piazze
o scorticati vivi o uccisi a bastonate;
- lo stesso accadeva il martedi grasso, prima delle
ceneri, e in altre manifestazioni religiose;
- molti venivano seppelliti vivi nelle fondamenta delle
case per favorire una "maggiore solidità dei muri":
gatti vivi sono stati murati anche sotto la Torre di Londra e sotto la Christ Church,
proprio per obbedire alle superstizioni;
- si uccidevano gatti dopo la mietitura come buon auspicio per i raccolti futuri;
- oppure, con il fumo di una gatto bruciato vivo, si affumicava il bestiame per preservarlo
dalla moria;
- un pizzico di cenere di gatto sparso in casa, favoriva il benessere e la felicità.
Ancora oggi a Ypres (Francia), il 24 Giugno si usa gettare i gatti da una torre; i gatti oggi sono
cambiati, vengono confezionati in stoffa, ma quella che non è mutata è l'ancestrale imbecillità
di quelli che si dedicano a questo "sport".
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Nell'antico Egitto i gatti erano oggetto di venerazione, soprattutto in virtù della loro capacità
di contenere le popolazioni di roditori dannose all'agricoltura. La divinità egizia Bast, o Bastet,
dipinta con il corpo di una donna e la testa di un gatto, era dispensatrice di amore e fecondità.
Inoltre i gatti erano utilizzati come animali da caccia: tenendo il gatto al guinzaglio, il padrone
lanciava un boomerang contro gli uccelli; poi lasciava libero il gatto, che recuperava il volatile
abbattuto. Poichè erano economicamente utili e si pensava assicurassero fecondità alla
famiglia, i gatti erano oggetto di una tale venerazione, che a volte venivano mummificati e
sepolti con i loro padroni o in appositi cimiteri.
Sbarcato in Grecia, si diffuse in tutta Europa: protagonista delle favole di Esopo e di Fedro -
oltre che di dotte dissertazioni di Erodoto, Cicerone e Plinio il Vecchio - in seguito a scambi
commerciali di merci ricercate e preziose come la seta, il gatto
arrivò fino in Cina. Non gli mancò neppure lì il successo: per la sua
bellezza e per le sue doti di sterminatore di topi, fu innalzato a
simbolo della serenità della famiglia, della pace e della fortuna.
I buddisti gli attribuirono la capacità di meditazione, ma, seppur
molto apprezzato e amato, non rientrò nell’elenco degli animali
protetti, per un incidente capitato a un gatto che la fece proprio
grossa: si addormentò proprio mentre si svolgeva la solenne
cerimonia funebre di Budda!
Dalla Cina il micio approdò in India, dove, per devozione alla dea Sasti – simbolo della
maternità – la religione induista obbliga a ospitare o sfamare almeno un gatto.
In Giappone,
invece, giunse nel Medioevo e, secondo la tradizione, i primi gattini giapponesi videro la luce
nel 999 nel palazzo imperiale di Kioto.
Attraverso le vie dell’Egitto, il gatto raggiunse anche i Paesi arabi dell’Islam, dove l’animale
eletto era il cavallo, ma le simpatie accese dal felino eguagliarono, se non superarono, la fama
degli equini. Narra una leggenda araba che un giorno Muezza, la gatta di Maometto,
sonnecchiasse sul divano accanto al profeta, così che lui, dovendo alzarsi, per non disturbare il
sonno della micia, preferì tagliare un pezzo della sua "gellaba", cioè della sua tunica, sulla
quale era distesa Muezza.
Anche nelle culture indiana, thailandese e cinese, al gatto è
riconosciuto un ruolo religioso importante. In Sud America gli
Inca lo ritenevano sacro; lo si trova infatti rappresentato in
numerosi artefatti delle civiltà precolombiane.
A partire dal Medioevo il gatto cominciò ad essere considerato
simbolo del male e venne associato alle pratiche della
stregoneria. Assurto a simbolo divino nell’antico Egitto, venne
addirittura considerato come la personificazione del demonio.
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