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Un
CONTRO/BOLLO
falso

Thomas Mathà (AIEP)
Le "divise uniformi" degli impiegati
delle Poste Granducali - 1835

PERCORSO: le schede > Storia postale toscana fino al 31 marzo 1851 > questa pagina

Non è molto frequente vedere bolli prefilatelici falsi, soprattutto nel periodo della restaurazione (mentre sono noti parecchi falsi del periodo antico). Questo risulta, a mio avviso, anche dal fatto che i prezzi di vendita per questi documenti non sono elevati e non esistono valide ragioni per falsarli. Proprio per questo fatto segnalo un recente ritrovamento che mi ha sorpreso.

Si tratta di una lettera sicuramente autentica, spedita da Roma a Firenze del 25 agosto 1823, del noto archivio del Principe Tommaso Corsini (Consigliere di Stato del Grand Ducato di Toscana). La lettera era superiore a 6 denari di peso (dal contenuto: “nel foglio accluso troverà la minuta…”) e quindi il diritto d’impostazione era di 5 baj, assolto in partenza, come conferma il bollo rosso “5” usato dall’ufficio postale di Roma. Anche Firenze segnava un peso superiore e tassava 8 crazie. Oltre al bollo ROMA in nero in partenza ed il bollo nero di Firenze 30/AGOSTO in arrivo è presente il bollo toscano CONTRO/BOLLO di Firenze (Catalogo Aspot del 2010 n. 81-82, p. 185). Ma è fin troppo bello per essere autentico. Da un esame con lettere del mio archivio personale e con la letteratura emerge chiaramente che è falso.

Si tratta effettivamente di un’impronta, lo si evince guardando la lettera dal lato interno. La sagoma del bollo è leggermente diversa (sopra le lettere N e T), la dimensione è identica. Le lettere sono quasi tutte leggermente diverse. Anche il giglio è diverso. A dir la verità è molto più bella questa impronta che le altre (autentiche).

Comunque il bollo con questa lettera non ha nulla a che fare. In disparte il fatto che non avevo mai visto il CONTROBOLLO su una lettera proveniente dallo Stato Pontificio, il suo significato, mai totalmente chiarito per il periodo della restaurazione, sembra riferirsi ad un’evidenza di carichi esteri in base alla convenzione tosco-austriaca. Non serviva per le corrispondenze pontificie, anche perché la lettera era affrancata fino al confine toscano e pertanto era necessario solo riscuotere la tassa interna toscana.

il bollo autentico (sinistra) ed il bollo falso (destra)


Rimane il dubbio perché si voleva falsare questa lettera, non ottenendo dall’aggiunta di questo bollo chissà quale plusvalore, né da un punto di vista storico-postale, né strettamente economico (l’acquisto comunque era di pochi Euro). In ogni modo va segnalato per futuri casi che potrebbero apparire.


Thomas Mathà AIEP
22-05-2022


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