Le "divise uniformi" degli impiegati
delle Poste Granducali - 1835 |
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“La guerra è una orribile cosa, anche quando è una necessità…”
Questa è la frase che si trova scritta in una lettera che Enrico Mayer, capitano d’ordinanza e aiutante in campo di De Laugier, il 17 maggio 1848 indirizzò al fratello Edoardo residente a Livorno. Una riprova di quanto affermato si riscontra nel comportamento subdolo che le truppe austriache usarono in alcuni scontri avvenuti nelle campagne di Curtatone, Montanara e San Silvestro nel maggio 1848.
Infatti, da parte degli austriaci, si servirono della somiglianza fra le loro divise e quelle dei soldati di linea toscani. Come si può benissimo constatare nei disegni di Guglielmo Calciolari, esse potevano benissimo trarre in inganno i combattenti anche per la confusione che regnava nelle truppe toscane e napoletane poco avvezze a combattimenti di un certo rilievo.
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A sinistra soldato e ufficiale di fanteria di Prima Linea austriaca,
a destra fuciliere e tenente di fanteria di Linea toscana |
Questo scompiglio si verificò in particolare negli scontri che precedettero quello definitivo del 29 maggio. Una prima scaramuccia, di scarso rilievo, ebbe luogo il 26 aprile, seguita poi da quelle più importanti del 3, 4 e 13 maggio. Durante lo scontro del 3 maggio, che si svolse prevalentemente a San Silvestro, compagnie austriache, composte da ungheresi e croati, avanzando carponi, si avvicinarono al corpo franco guidato da Giuseppe Torrero, detto Torres, alla civica e ai cannonieri del granduca di Toscana Leopoldo II che erano in perlustrazione.
Coadiuvati anche da gruppi di napoletani, i Toscani risposero con grande determinazione e precisione ai colpi sferrati dal nemico provocando numerosi morti e feriti. Il giorno successivo si verificò un nuovo combattimento. Gli uomini dell’imperatore asburgico, Ferdinando I, indossando divise simili a quelle dei toscani, inalberando bandiere tricolori e inneggiando a Pio IX e all’Italia unita, si diressero verso le truppe nemiche che caddero nel tranello tanto da correre loro incontro con lo scopo di abbracciarli.
Gli austriaci, dopo avere lasciato avvicinare i tosco-napoletani, all’improvviso di divisero e fecero avanzare un cannone dal quale partirono numerosi colpi che provocarono numerose vittime, in particolare fra i napoletani e gli abruzzesi. Riavutisi dallo stupore costoro ebbero una rabbiosa reazione: armati di sole baionette e di uno smisurato coraggio, gridando a squarciagola si lanciarono contro i nemici tanto da costringerli a precipitosa fuga lasciando sul terreno molte vittime.
Questo episodio è ben narrato, oltre che dagli storici, anche in due lettere delle quali trascriviamo il testo.
- Lettera del 5 maggio 1848 da Montanara
“Devi dunque sapere che verso le ore una pomeridiane si avvisò essere usciti da Mantova 2.000 Tedeschi per sorprenderci e farci rinculare; giunti ad una certa distanza principiò un denso fumo fatto dagli Austriaci per impedire di poter calcolare il loro numero, di poi bombe, Racchette, Mitraglia, Cannonate, fucilate insomma un buggerinaio che non finiva mai. Noi fummo al momento alle armi; il nemico si avvicinò, gli avamposti finirono le cartuccie e si ripiegarono sulla colonna non essendovi nemmeno un ferito. Dalla parte di S. Silvestro, e da Curtatone (le due nostre ali) principiò un tremendo moschettio ed un cannoneggiamento che non finiva mai e durò quasi due ore. I Napoletani che erano a S. Silvestro si sono battuti eroicamente, ma sono stati tratti in inganno a causa della ugualità delle uniformi con le Tedesche. Questi infami Austriaci dopo aver perduti due cannoni e molte armi, essere fatti molti prigionieri, insomma essere sbaragliati, spiegata la bandiera tricolore si mischiarono con i Napoletani dimodochè non si distinguevano più quali fossero gli Austriaci, quali in Napoletani, tanta è la somiglianza delle uniformi. Di lì nacque che i Tedeschi preso il bel momento principiarono a gridare viva Pio IX, viva l’Italia, abbracciare i Napoletani, poi ad un tratto riprendere i cannoni, sparare a mitraglia cannonate di modo che i feriti Napoletani furono 7, i morti 3 compreso un cannoniere toscano. Dei livornesi vi fu uno che ebbe una palla nel berretto che passò da parte a parte senza recare nessun inconveniente. Dalla parte poi di Curtatone ove pure sono Livornesi e Lucchesi, il Delogè [De Laugier] finse andarli incontro con un numero di soldati di linea e dietro Livornesi con tre obici e un cannone, al momento che erano per attaccare il foco (avendo già combinato così) e tre obici dettero tali briscole ai Tedeschi che un numero innumerevole di Tedeschi caddero estinti, ma non si è potuto prenderne nessuno perché i birbanti temendo fortemente di qualche scherno portarono seco i morti e i feriti. Il fatto è questo che i Tedeschi nel numero grande che erano ebbero la più grande sconfitta che mai.”
N. Lunardi
(Nota: Narciso Lunardi, foriere, apparteneva al Battaglione Lucchese della Colonna Giovannetti)
- Lettera del 5 maggio 1848 da Montanara
Nulla ho da aggiungere al fatto d’arme (nota: 3 maggio) che ti raccontai nella mia di ieri. Abbiamo avuto conferma questa mattina che la perdita fu molto maggiore per la parte dei Tedeschi i quali si dettero a precipitosa fuga specialmente dalla parte del Campo di Logier (sic). La vittoria sarebbe stata completa se dalla parte di S, Silvestro i Napoletani non avessero preso i Tedeschi per Italiani. Un intero Battaglione con due pezzi d’artiglieria era stato messo in mezzo fra i Napoletani e i Civici Livornesi e cannonieri toscani. I Napoletani si erano avanzati tanto che avevano girato dietro ai Tedeschi e di già si erano impossessati dei cannoni, quindi i Tedeschi travestiti da Civici con croci sul petto e con la bandiera tricolore si misero a gridare siamo Italiani, viva Pio nono. I buoni e semplici Napoletani cedettero a queste parole e si mescolarono alle file dei Tedeschi quando questi si ritirarono e si misero a far fuoco sopra di loro e fu allora che rimasero morti 4 Napoletani e un cannoniere toscano e feriti 5 Napoletani e 5 Toscani. Dei Tedeschi non si sa quanti ne rimanessero ma la loro perdita deve essere stata assai considerevole perché malgrado l’inganno si ritirarono precipitosamente e furono di poi trovati dei fucili e dei sacchi. Questa mattina i contadini ci hanno raccontato che ieri rientrarono in Mantova tre carri pieni di morti e feriti…
G. Pellizzari
(chirurgo maggiore del 2° Battaglione fiorentino)
Anche nello scontro che ebbe luogo il 13 maggio, gli austriaci si comportarono in modo analogo.
Infatti, usciti da Mantova in numero di circa 5000 fra fanti, cavalieri e artiglieri, con tre cannoni, si avviarono verso Montanara. Altri 5000 uomini erano già dislocati nei pressi di Curtatone e di San Silvestro. I toscani si trovarono praticamente accerchiati avendo i loro alleati abbandonato quasi completamente le posizioni essendo stati quasi tutti fatti convergere a Goito.
Verso le 14,30 a Montanara, da parte imperiale iniziò un forte cannoneggiamento accompagnato da un intenso fuoco di mitraglia che non provocò gravi danni nelle file dei toscani i quali, pur dotati di scarsa artiglieria ma coordinata con grande maestria e migliore strategia dal loro comandante, il generale Cesare De Laugier, risposero con maggiore precisione ed efficacia. Lo scontro cessò circa tre ore dopo, ma, quasi contemporaneamente, se ne svolgeva un altro a Curtatone. Fu un continuo capovolgimento di fronte.
Al termine del combattimento, gli uomini di Ferdinando d’Asburgo furono costretti ad abbandonare le posizioni inseguiti dai tosco-napoletani fino alle porte della città di Mantova. Anche in questa circostanza, come si evince dalla lettera scritta da Carlo Fenzi, si creò notevole confusione per la somiglianza delle divise tanto che i combattenti riuscivano a stento a distinguere quali fossero li amici ed i nemici.
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Mappa disegnata su un lettera nella quale sono raffigurati i luoghi della battaglia del 13 maggio
(collezione Stefano Ceccaroni) |
Anche di questo episodio vi è un bel resoconto nella lettera di Carlo Fenzi che di seguito trascriviamo.
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Lettera del 14 maggio 1848 da Firenze - pag. 179
L’attacco incominciò sulla strada di Montanara a colpi di cannone, granate e razzi alla congrève, due dei nostri cannoni risposero con sangue freddo ed esattezza due volte sbaragliarono la cavalleria che si faceva avanti sulla strada; infine la nostra infanteria si fece avanti e mise in fuga il nemico che con stento poté salvare i suoi cannoni. A Montanara vi furono feriti, uno ebbe l’identica ferita di Barbis e sta bene, un cannoniere ebbe una coscia portata via da una palla di cannone; e un altro fu leggermente ferito da un colpo di mitraglia e per fare il discorso corto a Curtatone l’attacco fu simile a quello di Montanara per lo più a colpi di cannone. A San Silvestro mi ci trovai agli avamposti e comandavo dieci uomini di linea e dieci volontarj vi era una compagnia di Napoletani granatieri ed un’altra compagnia di linea nostra in tutti eravamo là 130 uomini fummo circondati ed assaliti da sette in ottocento uomini fra Ungheresi e Tirolesi bersaglieri; le palle piovevano da tutte le parti, ed essendo tutti sparpagliati in diversi picchetti non si sapeva quali fossero li amici ed i nemici molto più che il vestiario si somigliano molto, varie volte impedì ai miei di tirare e gridai viva l’Italia al nemico sventolante un fazzoletto tricolore il quale fu salutato sempre da un buon numero di fucilate, infine la nostra linea ed i Napoletani si fecero strada attraverso il nemico e si ritirarono bersagliando con molta giustezza fino ad una casa barricata in vicinanza di Montanara dove ci arrestammo senza che il nemico osasse attaccarci che a colpi di fucile ad una distanza assai grande; saputa la ritirata dei loro compagni sulla strada di Montanara i nostri avversarj si ritirarono precipitosamente e noi si rinconsero e si riguadagnarono senza fatica tutti i nostri posti, la nostra perdita fu di diciassette uomini tra morti feriti e prigionieri cioè 11 feriti tre morti e quattro prigionieri. In tutto il fuoco durò tre ore e si perderono là una settantina di uomini fra morti e feriti e prigionieri. La perdita del nemico fu molto maggiore ma non si può sapere precisamente giacché portano via tutto, dalla nostra parte di S. Silvestro furono visti morti due uffiziali e tre barroni pieni di feriti: a Curtatone fecero dei prigionieri e trovarono varj morti che il nemico non ebbe tempo di trascinarsi via. Io ebbi due uomini feriti accanto a me, ma rimasi affatto illeso in mezzo a quella grandinata.
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Sul “Libro dei morti” della Parrocchia dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria in Montanara di Curtatone, curato dal parroco Gaetano Terenzi, risulta che il 13 maggio 1848 morirono tre soldati napoletani di religione cattolica. Furono sepolti lo stesso giorno “nel solito Cimitero”.
Il motivo della morte fu: “morti nel Campo Zanetto allo Stradello Bell’aria”. È pure annotato che essi morirono “nell’attacco fatto dalla Guarnigione di Mantova"
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Sergio Leali
15-04-2022
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