Le "divise uniformi" degli impiegati
delle Poste Granducali - 1835 |
Finito il "Quarantotto", sì proprio quello del 1848/49, l'Austria decise di rafforzare il proprio potere in Italia anche attraverso la Posta: impose a numerosi Stati di entrare nella Lega Postale Austro-Italica. Tra le indicazioni che dovevano essere rispettate dagli aderenti vi fu l'obbligo del porto prepagato della corrispondenza fra gli Stati, con la conseguente necessità di emissione dei francobolli.
TOSCANA
I francobolli del Granducato di Toscana videro la luce il 1° aprile 1851 (anziché il 6 marzo, come previsto dalla Convenzione, per motivi tecnici e burocratici). La prima serie era composta da 5 valori (1 e 2 soldi, 2, 4 e 6 crazie), cui si aggiunsero in seguito quelli da 1 quattrino, 1 crazia, 9 e 60 crazie. Nel 1857 una parte di questi francobolli venne ristampata su fogli con un nuovo tipo di filigrana e nel 1860 si ebbe una nuova emissione in cui i valori erano in centesimi e al centro, anziché il Marzocco, compariva lo stemma sabaudo.
Esaminerò le due emissioni congiuntamente perché i sistemi di stampa furono gli stessi.
Mentre alcuni Stati Italiani (Sardegna, Sicilia, Napoli, Pontificio e Parma) procedettero ad una incisione diversa per ogni francobollo, altri (Toscana e Modena) utilizzarono un'unica incisione, modificando di volta in volta solo la parte inferiore (tassello) che conteneva il valore. Il discorso appare evidente osservando l'immagine del conio originale: lo spazio è "pieno", perché contiene il tassello senza indicazione del valore, che poi veniva tolto e sostituito con quello specifico per il valore che si decideva di stampare.
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Tutti i francobolli di Toscana vennero stampati in fogli che contenevano 240 esemplari, suddivisi in 3 blocchi da 80 pezzi. Fu dunque necessario ricavare dal conio originale 260 stereotipi e altrettanti tasselli per ogni valore (in realtà ne fu preparato un numero maggiore per poter sostituire nel corso delle varie tirature gli stereotipi danneggiati).
Per fortuna, sembra evidente che queste informazioni non siano state utilizzate dalla maggioranza dei falsari che hanno preso di mira i francobolli di Toscana nel corso di oltre un secolo.
Infatti, l'intera composizione di stampa non era proprio stabile (i già strettissimi spazi tra francobollo e francobollo a volte mancavano quasi del tutto) e i tasselli che venivano inseriti risultavano un po' "ballerini", non formando quasi mai un allineamento perfetto e, comunque, presentavano nella quasi totalità dei casi almeno una discontinuità delle linee stereotipo/tassello. Evidentemente per l'individuazione dei falsi vi sono numerosissimi altri elementi, dal numero delle dita del leone, alle "grazie" delle lettere "N", ma se osserverete con attenzione la parte inferiore del francobollo, riuscirete a eliminare, di primo acchito, la stragrande maggioranza delle falsificazioni che circola (e vengono vendute!) sui vari siti on-line, eBay in testa.
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Nelle riproduzioni che seguono ho rappresentato una serie di falsi regolarmente messi in vendita, e, in non pochi casi, venduti a cifre di tutto... rispetto (ma sempre facilmente individuabili con l'accorgimento da me proposto). Ovviamente, come già sottolineato, vi sono falsi fatti meglio, per i quali occorre un'analisi più approfondita, ma, come ho già indicato a suo tempo per i francobolli di Sardegna, un così semplice singolo dettaglio permette di eliminare una parte notevole degli esemplari falsificati.
Concludo con un falso "ben fatto": è opera del famoso Jean De Sperati e se lo acquistate a buon prezzo ci può anche stare...
Ringrazio Emilio Calcagno per alcune informazioni e per l'immagine del conio originale.
con MODENA
Lorenzo Oliveri
24-03-2020
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