Le "divise uniformi" degli impiegati
delle Poste Granducali - 1835 |
Dino
Platone osservava come la documentazione fotografica delle rarità
filateliche, che sono passate di mano in mano e che sono più
facili a vedere che da possedere, hanno sempre rappresentato una
grande ghiottoneria per i filatelisti, ai quali non basterebbe
fare il giro del mondo inseguendo le più importanti esposizioni
per poterli ammirare. E allora tanto vale fantasticare un po’ e
godersi le riproduzioni standosene in poltrona, la filatelia
d’altra parte non è una corsa ad ostacoli.
Confesso che con questo spirito ebbe inizio anni fa la mia ricerca
dei documenti fotografici del 3 Lire di Toscana (Il Collezionista
n° 4 del 2009), il quale venne classificato negli anni ’50 tra i
primi 12 esemplari più rari al mondo.
Il più grande collezionista di ogni tempo, Phipipp von Ferrary
(morto nel 1917), ne aveva 15 (di cui 10 nuovi). Nel 1971 Luigi
Raybuadi sul n°84 di Filatelia ne catalogò 35. Sempre negli anni
70 sul Bollettino Filatelico d’Italia, Amedeo Palmieri ne segnalò
71 (30 nuovi).
Quindi, per il suo numero limitato e per essere stato il primo
francobollo che associò l’emblema dei Savoia alla moneta del
futuro Regno d’Italia, il 3 Lire del Governo di Toscana è
l’esemplare più affascinante e desiderato dai collezionisti
italiani. Va ricordato che il plebiscito chiesto da Cavour per
l’annessione della Toscana alla corona di Vittorio Emanuele II è
del marzo 1860, mentre l’emissione della serie è del 1 gennaio
1860, e quel IT.(italiane) fu un forte messaggio politico prima
del plebiscito.
Una sintesi degli avvenimenti che hanno portato 150 anni fa alla
sua emissione è d’obbligo. Il 27 aprile 1859 il Granduca Leopoldo
II salì in carrozza con la famiglia per raggiungere Vienna,
evitando così gli scontri armati con piemontesi e francesi uniti
per la seconda guerra d’indipendenza d’Italia. Il Governo
Provvisorio di Toscana non avvertì l’urgenza di sostituire i
francobolli in quanto non recavano simboli granducali. Su di essi
campeggiava infatti il leone Marzocco, reggente lo scudo col
giglio della città guelfa.
Quando si decise il cambio dei francobolli e del sistema monetario
toscano - in vero complicato: 60 quattrini = 20 soldi = 12 crazie
= 1 lira toscana = 0,84 lire italiane - era già la fine del 1859.
Il barone di ferro Bettino Ricasoli, Presidente del Consiglio del
Governo di Toscana, fece emanare la legge 28.11.1859 che all’art.28
specificava i sette valori della serie: centesimi 1, 5, 10, 20,
40, 80 e 3 Lire con i rispettivi colori. Le poste sarde si
fermavano ad 80 centesimi, ma a Firenze vi era la necessità di
alti valori. Il 60 crazie aveva garantito le missive
internazionali di Firenze, che era città di banchieri e di grandi
proprietà e ricchezze, per cui era consuetudine spedire in
assicurata anche grosse somme di denaro. Ecco quindi giustificare
l’emissione del 3 Lire IT. ocra giallo. Giuseppe Niderost,
incisore della Zecca granducale, realizzò i nuovi coni sostituendo
il Marzocco con lo Stemma Sabaudo ed una corona un po’sbilanciata
a sinistra. La tassazione fu nella moneta indicata nell’art.28,
lasciando nella cornice la precedente dicitura: FRANCOBOLLO
POSTALE TOSCANO. Ancora per risparmiare, la carta filigranata
utilizzata fu quella a linee ondulate verticali con la scritta “
IIRR (Imperiali e Regie) Poste Toscane” usata per le emissioni del
Granducato. I fogli di 240 esemplari, divisi in tre blocchi di 80
ognuno con 5x18 esemplari, vennero stampati dalla tipografia
Cambiagi. I margini laterali risultarono essere minori di 1 mm
verticalmente e fino ad 1 mm orizzontalmente. I tre blocchi
presentavano una spaziatura orizzontale di 1,5 mm. Tutto ciò rende
quindi raro trovare esemplari con margini discreti. Infine ogni
foglio presentava una linea di riquadro in alto in basso e sui due
lati. Si trovano quindi francobolli della serie bordo di foglio
riportanti la linea di riquadro e solo un esemplare del 3 Lire con
tale caratteristica è stato fino ad ora individuato.
Il loro periodo d’uso fu di due anni e con qualche eccezione fino
al 1863, comunque non esistono informazioni sul numero di
francobolli emessi, mentre è noto che i resti degli esemplari non
usati andarono tutti distrutti. Quindi la valutazione del numero
di esemplari del 3 Lire è risultata sempre molto soggettiva ed
alcuni esperti ritengono che un numero ragionevole dei 3 Lire
possa essere intorno ai 200.
Dagli anni ‘60 l’aumento del numero di pubblicazioni filateliche
cosi come dei cataloghi d’asta, hanno reso possibile documentare
molti dei 3 Lire esistenti. Distinguere dai documenti fotografici
i diversi esemplari non è difficile. Nel caso degli usati, il
timbro caratterizza in modo inequivocabile un esemplare
dall’altro. Per i nuovi, il taglio dei margini e le piccole
differenze di stampa permettono di distinguere gli esemplari.
Così, esaminando più di 1000 riviste filateliche e circa 400
volumi tra cataloghi d’asta e libri, e più recentemente con
l’aiuto del Dr. Raffaele Diena prima e poi del Dr. Maurizio
Raybaudi (che mi hanno permesso di esaminare i loro archivi dei
certificati peritali) il numero di esemplari documentati del 3
Lire di Toscana ha raggiunto quota 325.
Fig. 1 Frammento di lettera del 30
luglio 1860 con L. 3, coppia del cent. 80 e cent. 20, a formare
un’affrancatura di L. 4,80, la più elevata realizzata con un L. 3.
Questo singolare archivio comprende
:
- 2 esemplari su lettera: la Faruk con la data più antica
7.1.1860 e la Rothschild.
- 4 esemplari su frammento: il 3 lire insieme ad un 80
centesimi da Firenze a S.Pietroburgo;
il 3 Lire timbrato a Livorno il 13.12.1861, che rimane la data più
avanzata in periodo italiano
(Cronaca Filatelica n. 74/1983); un 3 lire insieme ad altri tre
valori della serie, con timbro
30.7.1860 inviato in Francia e che rappresenta la più elevata
affrancatura (4,8 Lire) realizzata
con un 3 Lire (Fig. 1) ed infine un esemplare isolato con timbro
Firenze 22.6.1861.
- 265 esemplari usati di cui:
22 con timbro PD;
64 con timbro PER CONSEGNA;
37 con timbro muto a barre,di cui 2 con barre a piccoli rombi;
142 con timbro circolare, tra quelli ben riconoscibili: il 70% sono
di Firenze, segue Livorno (fig. 2)
- 54 esemplari nuovi, tra cui il famoso Champion (Fig. 3)
riportato per la prima volta a colori dalla rivista LIFE nel
1954.
Comunque circa la metà degli esemplari risultano riparati o
difettosi e quelli con una certificazione peritale riportante la
condizione di “esemplare perfetto” sono meno di 80.
Fig. 2 Un esemplare usato a Livorno. |
Fig. 3 Lo Champion nuovo. |
Ma nella ricerca del 3 Lire ho
potuto raccogliere anche alcune interessanti falsificazioni. Il
famoso Jean De Sperati pare che abbia iniziato la sua attività di
falsario dopo avere subito un bidone proprio acquistando un falso
3 Lire Toscana a 100 mila franchi nel 1920 (“Bolli pitture e
francobolli d’arte” di G. Pietrucci, V. Ferri Editore, Roma 1954).
Fortunatamente le falsificazioni risultano individuabili (“Antichi
Stati Italiani, Originali e falsi”, A.Cerruti e L.Guido, Arti
Grafiche Guido 2007).
Il numero di 325 esemplari qui dichiarato è destinato
probabilmente ancora ad aumentare, ma è mia opinione che tale
valore sia vicino a quello di saturazione. Mancano sicuramente gli
esemplari conservati nei musei nazionali ed internazionali e
quelli conservati per generazioni dai collezionisti. Ricordo tra
le collezioni mai disperse, quella di T. K. Tapling che fu donata
dallo stesso collezionista al “British Museum” nel 1881 (data
della sua morte) con la condizione che non venisse mai venduta o
dispersa (Vaccari Magazin n°18/1998). La collezione è custodita
dal 1987 presso “The British Library” di Londra con i suoi 4
esemplari del 3 Lire nuovi con gomma.
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