(immagine di Alberto Càroli)
Il controllo dell'affrancatura della corrispondenza era una pratica normale negli uffici di posta, In periodo prefilatelico granducale toscano: "Dovrà l'amministratore trovarsi presente all'arrivo delle lettere, ed all'apertura dei Pieghi, a fare la Scelta e la Tassazione delle Lettere unitamente al di Lui ajutante di poi farne ambedue la distribuzione alla finestra"(1) e successivamente quando la corrispondenza era stata affrancata e veniva "gettata in buca".
Nelle Istruzioni speciali provvisorie per il servizio della POSTA LETTERE del 10 febbraio 1861, all'Art. 37: "L'Ufiziale cui siano presentate lettere o stampe per francarsi, riconosce la tassa che è applicabile alle medesime, e le restituisce quindi all'esibitore insieme ai francobolli del valore corrispondente, invitandolo a gettarle nella buca o cassetta postale, previa la loro applicazione". Pertanto, allo "sportello", la verifica veniva effettuata a monte.
Per la posta "gettata in buca", le medesime Istruzione, al CAPO XI - Operazioni che precedono la formazione dei dispacci - all'Art. 97: "Se i francobolli apposti sopra una lettera per l'interno, non rappresentano la tassa dovuta, si nota nel margine superiore della soprascritta francobolli insufficenti, e si sottomette la lettera alla tassa di complemento". Non quindi una tassazione, visto che fino a tutto il 1862 in gran parte d’Italia la tariffa era identica sia in partenza che in arrivo.
Sull'uso del bollo VERIFICATO abbiamo la prima testimonianza nel Bollettino n. VII del 1889 (novembre), in cui si legge “Gli uffizi che sono provvisti del bollo – Verificato – lo imprimano sui giornali in partenza od in transito che riconoscano regolari".
La popolazione è sempre più alfabetizzata, la comunicazione postale è in continuo aumento, la posta ricorre a nuovi bolli per rendere inservibili i francobolli dopo il loro primo uso cercando di evitare in tal modo truffe all'erario. Si rende necessario anche il riordino della materia postale e si ricorre, sempre nel 1889, ad un Testo Unico delle Leggi Postali, con relativo Regolamento generale, che porta nuovi servizi e innovazioni al sistema postale. Sorge ora la necessità di regolamentare i controlli e il 31 gennaio 1890 un decreto ministeriale istituisce la figura dei Verificatori, che vengono assegnati "alle principali Direzioni e ai principali Ufizi di Posta, coll'incarico speciale della tutela delle rendite dell'Amministrazione, tanto nella francatura quanto nella tassazione delle corrispondenze e del regolare trattamento delle corrispondenza stesse"(2) (3). In realtà, come si evince dal decreto e dai Bollettini di quegli anni, le maggiori attenzioni sono rivolte ai giornali e agli stampati in genere, talvolta utilizzati per inviare messaggi abilmente mimetizzati (spesso solo d’amore) spendendo solo 2 cent. invece che 10 o 20.
Il “Regolamento Organico per l’amministrazione delle poste e dei telegrafi (Ministero PP.TT, Roma 1906)” dispone sotto il titolo: Uffici a cui sono addetti – Dipendenza dall’Ispettore distrettuale all'
Art. 64. L’incarico di verificatore è affidato dal ministero ai vicesegretari e capi d’ufficio.
"Essi esercitano le loro funzioni presso le direzioni e gli uffici di principale importanza designati dal ministero, a fine di curare la tutela delle rendite dell’amministrazione e il regolare trattamento delle corrispondenze, dei telegrammi e dei pacchi.
Essi devono accertarsi se tutte le tasse di ogni genere dovute all’amministrazione siano sempre esattamente applicate e riscosse; se tutte le norme che regolano il trattamento delle corrispondenze, dei telegrammi e dei pacchi vengano rigorosamente osservate.”
I controlli sulle corrispondenze, sopratutto su quelle che godono di una tariffa ridotta e sulle stampe rispedite che sono sospettate di nascondere messaggi, sono ora regolamentati e "a campione" vengono effettuate le verifiche.
In molti casi è stata confusa la funzione della verifica sulla regolarità delle affrancature con la figura del Verificatore, i cui compiti erano anche di altra natura sebbene la funzione fosse presente nelle sue competenze. Infatti il compito di controllare le corrispondenze doveva essere effettuato in tutti gli stabilimenti postali, mentre il Verificatore risiedeva nelle Direzioni provinciali nei principali uffici di posta. La verifica e l'uso della dizione "Verificato" vengono ancora ribaditi negli artt. 508 e 509 delle Istruzioni sul Servizio delle corrispondenze del 1908 nel Capo VIII - Operazioni che precedono la formazione dei dispacci.
Questi bolli si possono trovare: sui carteggi d’ufficio, sulle stampe, sulle buste aperte di partecipazioni varie (per lo più di morte e matrimonio, di cui si era diffusa l’usanza alla fine dell’800), provenienti dalle città sedi di Direzione Postale, in Toscana Firenze, Arezzo, Carrara, Grosseto, Livorno, Lucca, Pisa e Siena.
Ovviamente, al di fuori delle Direzioni, il compito della verifica non era affidato ad un apposito addetto, ma delegato al Titolare dell’ufficio che, specie nel caso di ricevitorie, era anche, l’unico impiegato.
I pochi bolli VERIFICATO usati dagli Uffici postali secondari furono adottati sicuramente per iniziativa del titolare, e commissionati a incisori locali: infatti, essi sono tutti di foggia diversa e a volte i timbri sono in gomma, alcune volte sono simili a quelli delle Direzioni. Furono pochi gli Uffici che se ne dotarono e che lo usarono, quasi sempre a campione e con molta parsimonia, evidentemente perché l’aprire e richiudere plichi e buste comportava perdita di tempo; comunque la verifica era effettuata anche da tutti gli altri uffici che, non avendo il bollo, attestavano il loro operato con un segno grafico.
Se si eccettuano le Direzioni provinciali questo bollo è tutt’altro che facile a trovarsi e in certi casi può considerarsi quasi una rarità: in tanti anni di osservazioni e di ricerca, le impronte rintracciate sono veramente poche.
© www.ilpostalista.it
|