3°
Periodo: dal 9 settembre al 23 settembre 1943.
Territorio a nord della linea del fuoco: TRANSIZIONE E CAOS
Seconda parte dal 13 settembre alla costituzione ufficiale del nuovo
Stato Fascista il 23 settembre
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Lunedì 13 settembre
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Nella cartina sono evidenziate in giallo le parti di Italia che, ad
oggi, sono passate in mano alleata e, nel nord est, di color turchese, i
territori che, da oggi, sono passati sotto amministrazione Tedesca:
Prealpi e litorale Adriatico.
In Sardegna non vi sono forze alleate in quanto non sbarcate né via mare
né dal cielo. La parte in giallo è però sotto il controllo delle
divisioni italiane che nell’isola sono rimaste integre e teoricamente
efficienti. I tedeschi stanno evacuando l’isola trasferendosi in
Corsica.
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HITLER
IPOTECA LO SBOCCO AL MARE PER LA FUTURA GERMANIA |
Nelle foto: il Gaulaiter del Tirolo e da oggi anche della nuova Prealpi,
Hans Hofer, mentre stringe la mano a Hitler e il Gaulaiter della
Carinzia e, sempre da oggi, anche del nuovo Litorale Adriatico,
Rainer
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Hitler firma il decreto con il quale il Trentino passa
alle dipendenze del Gaulaiter del Tirolo Hans Hofer con il nome
Prealpi e la Venezia Giulia nonché parte del Veneto passano
alle dipendenze amministrative del Gaulaiter della Carinzia Rainer, col
nome di Litorale Adriatico. Parlando a Ribbentrop, Hitler gli
dice che in questi territori, praticamente annessi alla Germania con
questo decreto, vivono gli unici italiani che, per tradizione e per
posizione geografica, sono più germanici che latini.
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DOPO LA LIBERAZIONE DI MUSSOLINI
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Il "Deutsche Nachrichten Bureau" dirama il seguente comunicato
del Quartier Generale del Fuhrer:
"Reparti di paracadutisti e di truppe di sicurezza germanici,
unitamente ad elementi delle S.S., hanno oggi condotto a termine una
operazione per liberare il Duce che era tenuto prigioniero dalla cricca
dei traditori.
Il Duce si trova in libertà.
In tal modo è stata sventata la sua progettata consegna agli
anglo-americani da parte del Governo Badoglio".
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ROMA
CITTA' APERTA
Il Comando della città aperta di Roma comunica:
"Sotto la data del 13 settembre 1943, il generale Riccardo Maraffa
ha assunto il comando di tutte le forze di polizia della città aperta,
con pieni poteri per il mantenimento dell'ordine pubblico, rimanendo
alla diretta ed esclusiva dipendenza di S.E. il Comandante della città
aperta di Roma generale G. Calvi di Bergolo".
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Inizia da oggi il disarmo del Corpo d’Armata motocorazzato e
delle altre unità in un raggio di 50 chilometri da Roma. Il
colonnello Menotti Chieli (al centro della foto) rappresenta la
parte italiana nella consegna dei materiali che i tedeschi catalogano
con puntigliosa meticolosità.
La prima divisione ad essere disarmata è l’Ariete, presente il suo capo
di stato maggiore, colonnello Carlo Salinari (in primo piano nella
stessa foto), che aveva rappresentato il generale Cadorna già passato
alla clandestinità.
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STORIA
POSTALE del 13 settembre 1943
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Uso inconsueto del 0,50 Rossini (fuori corso dal 1° luglio). Timbrata in
arrivo a Treviso. |
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Franchigia usata per una “comunicazione di cattura” Il militare, che era
riuscito ad inviarla , l’aveva scritta il giorno stesso. Inviata da
Ostiglia per Novara, certamente subito dopo essere stato preso dai
tedeschi. Il testo, scritto a lapis, è purtroppo molto chiaro:
“Sono in viaggio per raggiungere il confine. Sappiatemi bene. Non
lacrime ma preghiere”.
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Spesso questo genere di disperata corrispondenza veniva lasciata cadere
sui binari ferroviari dai militari italiani costretti nei carri merci,
come bestie, diretti in Germania. Chi la trovava la imbucava nelle
cassette postali.
Martedì 14 Settembre - MUSSOLINI INCONTRA HITLER
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GERMANIA – Alle 11 Mussolini parte per il nord. Durante il
viaggio ha la possibilità di entrare in possesso delle notizie sui
recenti avvenimenti in Italia scorrendo i giornali delle ultime
settimane. Ancora non ha lasciato capire quale sia la sua reazione alla
sua liberazione. Nel pomeriggio raggiunge Rastenburg dove Hitler lo
attende all'esterno del suo bunker (la Wolfsschanz “tana del lupo”) con
suo figlio Vittorio che dirà:
"Entrambi, profondamente commossi, si strinsero a lungo la mano".
Anche Vittorio riabbraccia il padre (vedi foto) nella stessa occasione;
non lo vedeva dal 25 luglio.
Al generale Karl Wolff, da poco nominato comandante delle |
SS e del servizio di polizia in Italia, Mussolini appare con “un raggio
che gli trasfigura il volto infossato e sofferente” e le lacrime che gli
solcano il viso. Wolff ode il Duce esclamare: |
“Fuhrer, come vi posso ringraziare per tutto ciò che avete
fatto per me?! D’ora in avanti procurerò con tutte le mie forze di
rimediare ai miei errori”.
Hitler, dopo avere investito Mussolini con un sequela di rimproveri:
l’armistizio chiesto da Badoglio che ha nociuto gravemente agli sforzi
bellici tedeschi e il partito fascista “che si è dissolto come neve al
sole”.
“Non bisogna perdere un solo giorno. E’ indispensabile che già entro
la giornata di domani voi annunciate alla radio che la monarchia è
deposta e che sorge lo Stato fascista italiano, in cui i poteri dovranno
essere accentrati nella vostra persona, che così si renderà garante – e
non è possibile accettare altro garante - della piena validità
dell’alleanza fra l’Italia e la Germania”. |
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Mussolini fa un gesto
fiacco. Dice che ha bisogno di qualche giorno di riflessione. Allora la
voce di Hitler diviene acuta, tagliando corto.
“Io ho già riflettuto abbastanza…e voglio che vi proclamiate capo
dello Stato e capo del nuovo governo, alla cui costituzione occorre
provvedere entro una settimana”.
Poi passa a formulare l’altra condizione: condanna dei traditori del
Gran Consiglio. Molti sono riusciti a fuggire: Grandi, con
passaporti sotto falso nome fornitigli dal Re, si è recato con la
famiglia a Lisbona; Alberto De Stefani, vecchio amico di Chiang
Kai–shek, si è rifugiato nell’ambasciata cinese a Roma; Umberto
Albini ha trovato asilo nella Città del Vaticano; Giuseppe Bottai
è sparito. Ma vi sono gli altri. Per Hitler una delle prime azioni del
nuovo governo dovrà essere la condanna di tutti coloro che sono ancora
reperibili e soprattutto del conte Galeazzo Ciano, “quattro volte
traditore”: della patria, del fascismo, dell’alleanza con la
Germania, della famiglia.
“Ve lo consegno – dice Hitler – è preferibile che la condanna
a morte abbia esecuzione in Italia”. Mussolini protesta: “Si
tratta del marito di mia figlia, che adoro, si tratta del padre dei miei
nipotini”. Ma Hitler, implacabile, ribadisce che Ciano tanto più
merita di essere punito in quanto non solo è “venuto meno alla
fedeltà verso la patria, ma alla stessa fedeltà verso la famiglia”.
Di fronte all’evidenza della propria impossibilità di dominare la
situazione, Mussolini cerca di aggirarla eludendo le responsabilità.
Dice a Hitler che egli non ha più ambizioni personali; il fascismo è al
di là di ogni possibile estremo aiuto. Non può assumersi la
responsabilità di scatenare una guerra civile. Parla con la desolante
sensazione che Hitler non lo stia nemmeno ascoltando.
“Devo essere molto chiaro – dice Hitler – il tradimento
italiano, se gli Alleati avessero saputo sfruttarlo, avrebbe potuto
provocare il subitaneo crollo della Germania. Avrei dovuto dare subito
un terribile esempio di punizione per intimidire quelli tra i nostri
alleati…”. Sono le sedici quando improvvisamente, lasciando sospesa
la frase, il Fuhrer chiude il colloquio.
Verso le 19, Mussolini riceve nella saletta delle conferenze del
bunker il gruppo fascista presente al Quartier generale del Fuhrer, i
gerarchi italiani Pavolini, Ricci, Farinacci e Preziosi che, nel
frattempo, hanno proclamato il governo fascista repubblicano
“provvisorio”, un governo fantasma esistente in pratica solo di
nome.
Secondo Ermanno Amicucci, ex direttore del “Popolo d’Italia, presente
alla scena, Mussolini ringrazia i presenti per la fede mostrata e passa
rapidamente in rivista gli eventi a cui aveva preso parte e quelli di
cui era venuto a conoscenza dai giornali e da alcuni rapporti di seconda
mano. Non è completamente sicuro di se e sin dalle prime frasi già si
può capire che si considera ormai fuori dalla partita o almeno desidera
restarvi. Mussolini appare loro estremamente pallido e dimagrito.
Soprattutto le sofferenze morali hanno inciso sul suo volto i segni
profondi di una grande stanchezza. Indossa uno sciatto abito scuro a
righe bianche che sembra appeso ad un attaccapanni tanto gli sta largo e
una camicia larghissima di collo che gli conferisce un’aria ben triste e
dimessa. Parla a fatica e anche la voce non ha il timbro tagliente,
metallico che tutti conoscevano.
L’atteggiamento rinunciatario desta nei gerarchi una profonda
impressione. Pavolini, il più deciso e fanatizzato, prende subito la
parola e dichiara che, in sostanza, non c’è nulla da discutere, visto
che il nuovo governo “provvisorio” fascista già esiste, e non manca che
la ratifica del suo “capo naturale”, Mussolini, che deve solo cominciare
a governare. Mussolini, a questa drastica presa di posizione, resta un
istante interdetto, poi, sempre secondo Amicucci, replica:
“La vostra opera è degna di lode. Bisogna però, camerati, cominciare
da zero anzitutto nel campo politico, militare e sociale. Nel campo
politico, dopo ciò che è successo, la monarchia è squalificata. Nel
campo militare bisogna procedere alla ricostruzione, specie
dell’aviazione. Nel campo sociale bisogna essere capaci finalmente e
decisamente di rivolgersi al popolo. Oggi vi è possibile compiere questo
programma nel quale io, per moltissime ragioni, molte delle quali a voi
ignote, sono fallito…”
E’ un’esplicita dichiarazione di rinuncia. Mussolini si tira indietro,
lascia il potere ai gerarchi. Questi gli si affollano intorno. Pavolini
gli fa ancora presente la necessità di avere un capo. Ma Mussolini
risponde soltanto che, in questo momento, non può prendere alcuna
decisione. “Mi mancano troppi elementi per formulare un giudizio”
aggiunge. “Vediamoci domani, vediamo se posso fare qualcosa per voi,
camerati”. Mussolini si alza, la riunione è formalmente terminata,
ma, di fatto, non abbandona ancora la sala ed è costretto a discutere
con i presenti che gli si sono stretti da presso. Tutti cercano di
parlargli individualmente.
STORIA POSTALE del 14 settembre 1943
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Cartolina fuori distretto affrancata 0,15 anziché 0,30, non tassata. Da
Montanara (MN) a Piacenza. |
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Mercoledì 15 Settembre
MUSSOLINI IN GERMANIA
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Franchigia da Cagliari
(bollo muto) a Tropea per Sant’Angelo (CZ). Scritta il 12 fu censurata
dalla Marina con il bollo C(4) della Maddalena (SS) |
La riunione di Rastenburg formalmente chiusa nel pomeriggio del 14, si è
invece praticamente prolungata per tutta la notte sul 15, ed è in queste
ore che, consigliato e sorretto da Pavolini, Ricci, Farinacci e
Preziosi, Mussolini finisce per mettere a punto le basi del nuovo
stato repubblicano.
Al mattino (alle 11), Mussolini, ha un secondo, lungo colloquio con
Hitler, in cui, verosimilmente, si discutono i rapporti che dovranno
caratterizzare il nuovo stato fascista nei riguardi della Germania, poi
(sembra) partecipa alla conferenza militare del Fuhrer e una serie di
riunioni con i più importanti ministri tedeschi. Da questi colloqui
Hitler - Mussolini emerge che, nel loro aspetto formale, non sono
intervenuti mutamenti nelle relazioni fra i due.
All'ostinato lealismo di Hitler si deve la liberazione del suo amico
Mussolini; il legame emotivo è sopravvissuto alla distruzione dell'Asse.
Hitler dichiara che ora:
"Dobbiamo vincere la guerra. Vinta la guerra l'Italia sarà
ristabilita nei suoi diritti. La condizione fondamentale è che il
Fascismo rinasca e faccia giustizia di chi ha tradito".
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La replica di Mussolini è
che a fianco al fascismo deve risorgere l'esercito italiano mentre per
Hitler il processo deve essere diverso perché, sull'esempio tedesco,
l'esercito deve nascere dal nuovo fascismo.
Il risultato degli incontri si sintetizza nel raggiungimento di un
accordo sulla immediata formazione di un nuovo governo fascista e
pertanto Mussolini, terminati i colloqui a Rastenburg, decide di
rimanere momentaneamente in Germania per mettere a punto i primi
ingranaggi della macchina amministrativa.
In serata la nuova agenzia di stampa romana diffonde via radio un
comunicato:
"Benito Mussolini ha ripreso oggi la suprema direzione del fascismo
in Italia".
Seguono i primi cinque ordini del giorno del Duce ai quali i quotidiani
italiani danno un grande risalto , ecco come Il Nuovo Giornale di
Firenze, di domani 16, titola, a tutta pagina l'articolo:
Il Duce ha ripreso la suprema direzione del Fascismo in Italia
I primi cinque ordini del giorno
Alessandro Pavolini Segretario del Partito Fascista Repubblicano
BERLINO, 15.
L'Agenzia ufficiosa tedesca "D.N.B." comunica:
Benito Mussolini ha ripreso oggi la suprema direzione del Fascismo
in Italia.
Il Duce ha emanato oggi 15 settembre 1943, i seguenti sei ordini del
giorno del Governo:
O.d.G. del Governo n°1
"Ai fedeli camerati di tutta Italia.
Da oggi, 15 settembre 1943, assumo nuovamente la suprema direzione del
Fascismo in Italia”.
O.d.G. del Governo n°2
Nomino Alessandro Pavolini alla carica provvisoria di Segretaria
del Partito Nazionale Fascista, che, da oggi, si chiamerà Partito
Fascista Repubblicano".
O.d.G. del Governo n°3
Ordino che tutte le autorità militari, politiche, amministrative e
scolastiche, nonché tutte quelle che vennero esonerate dalle loro
funzioni da parte del governo della capitolazione, riprendendo
immediatamente i loro posti e i loro uffici".
O.d.G. del Governo n°4
"Ordino l'immediato ripristino di tutte le istituzioni del Partito
con i seguenti compiti:
a) di appoggiare efficacemente e cameratescamente l'Esercito germanico
che si batte sul territorio italiano contro il nemico comune;
b) di dare al popolo immediata, effettiva assistenza morale e
materiale;
c) di riesaminare la posizione dei membri del Partito, in rapporto al
loro contegno di fronte al colpo di Stato della capitolazione e del
disonore; punendo esemplarmente i vili traditori".
O.d.G. del Governo n°5
"Ordino la ricostituzione di tutti i reparti e le formazioni speciali
della Milizia Volontaria per la Sicurezza dello Stato".
STORIA POSTALE del 15 settembre 1943
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Questa cartolina raccomandata del Comune di Pontassieve per Firenze
dimostra che il servizio postale, se interrotto come risulterebbe dai
successivi articoli dei quotidiani, era stato ripreso.
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Su “La Nazione” di Firenze
compare il seguente articolo.
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Giovedì 16 Settembre
MUSSOLINI in Germania aggiunge un nuovo ordine del giorno ai
cinque diramati ieri:
O.d.G. del Governo n°6 -
"Completando gli ordini del giorno precedente ho incaricato il
luogotenente generale Renato Ricci del Comando in capo della M.V.S.N."
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A Milano appare il seguente fantasioso articolo su Il
Pomeriggio Corriere della Sera:
Il
Re, Badoglio e il Principe si troverebbero in Sicilia
Berlino, 16 settembre
Negli ambienti della Willelmstrasse -a quanto assicura il D.N.B.- si
dice che il Re d'Italia e il maresciallo Badoglio si trovano in Sicilia.
Secondo altre notizie diffuse dal nemico anche il principe Ereditario
d'Italia si troverebbe in Sicilia presso il comando in capo inglese.
Dal canto suo la Transocean scrive che Vittorio Emanuele e Badoglio
hanno avuto grande difficoltà a mettersi in salvo. Mercoledì notte essi
sono partiti da Roma in automobile diretti verso il quartier generale di
una divisione italiana, dislocata nelle vicinanze del lago di Albano.
Poco prima che i soldati tedeschi arrivassero in quella località, il Re
e Badoglio erano partiti con un biplano diretti verso la Sicilia. Certi
indizi lasciano presumere che Badoglio si trovi attualmente nell'Africa
settentrionale.
ROMA CITTA’ APERTA
Il Comando della Città
aperta di Roma emana l'ordinanza n°6:
dispongo
Art.1 - Sono nominati Commissari per i seguenti Ministeri:
Guerra: Generale di corpo d'armata nella riserva Remo Gambelli; Marina:
Ammiraglio di Divisione Emilio Ferreri; Aeronautica: Generale A.A.r.r.
pilota Aldo Urbani.
Art.2 - I Commissari di cui all'articolo precedente, nell'ambito
delle leggi vigenti, esercitano le funzioni di carattere esclusivamente
amministrativo ed assistenziali devolute ai Ministri e li sostituiscono
in dette funzioni a tutti gli effetti, assumendo in proprio la
responsabilità della condotta del rispettivo Ministero.
Art.3 - L'incarico di Commissario non comporta alcun emolumento.
Il Generale di Divisione Comandante
G. Calvi di Bergolo
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Il Conte Calvi di Bergolo, marito di Jolanda di Savoia e genero
del re nonché ex comandante della divisione corazzata Centauro, è
visibile nelle foto che lo ritrae alle spalle del re che appunta la
medaglia d’oro sul petto di una vedova di guerra.
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STORIA
POSTALE del 16 settembre 1943
Su La Tribuna, sull’argomento della ripresa del servizio postale,
si legge:
"In quanto all'eventuale ristabilimento del servizio postale e
telefonico interurbano non è possibile, data la delicatezza della
questione, dare per il momento informazioni definitive".
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Questa raccomandata parte il 16 settembre dal “fiducioso” Comune di
Caprese Michelangelo per il Comando Deposito Misto dell’Elba Ufficio
Matricola a Portoferraio (Elba). Il Comando si era probabilmente
dissolto e la lettera, respinta al mittente, torna a Caprese il 18
ottobre.
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Siamo ormai in RSI
almeno dal punto di vista storico – postale.
Cartolina Vinceremo da Parma a Lugano (Svizzera) dove non giunse
perché il servizio era stato sospeso. Vedi bolli lineari AL MITTENTE
e SERVIZIO SOSPESO
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Venerdì 17 Settembre
MUSSOLINI IN GERMANIA
Mussolini dirama una nuova direttiva, il 7° Ordine del giorno:
“Il Partito Fascista Repubblicano libera gli ufficiali delle forze
armate dal giuramento prestato al re, il quale, capitolando alle
condizioni ben note e abbandonando il suo posto, ha consegnato la
nazione al nemico e l’ha trascinata nella vergogna e nelle miseria”.
Poi si congeda da Hitler e parte in aereo per Monaco da dove raggiunge
il castello di Hirschberg, a Waldbiche, vicino a Weilheim, nella Baviera
meridionale. Nel castello si stabilisce provvisoriamente con la
famiglia. La presenza di un ufficiale di collegamento e "guardia di
onore" delle SS testimonia la dipendenza di Mussolini dai suoi "ospiti".
Per avere una segreteria particolare Mussolini decide di richiamare
Anfuso dalla legazione di Budapest anche perché è l'unico
disponibile fra i diplomatici italiani di rilievo all'estero.
Il castello di Hirschberg sarà per pochi giorni il nuovo Palazzo Venezia
nella foresta bavarese.
STORIA POSTALE del 17 settembre 1943
Sotto una cartolina da Fiuggi per Genova in RSI.
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Lettera semplice da Valle di Cadore (BL) a Zurigo (Svizzera) dove non
giunse perché il servizio era stato sospeso. Vedi bolli lineari AL
MITTENTE e SERVIZIO SOSPESO |
Sabato 18 Settembre 43
MUSSOLINI IN GERMANIA
Anfuso raggiunge Mussolini a Hirschberg. Della sua breve
permanenza al castello scriverà poi: "Finii per assumere le funzioni
di usciere, segretario e telefonista".
Da Radio Monaco Mussolini fa il suo primo discorso dopo la sua
liberazione..:
"Camicie nere, italiani ed italiane,
dopo un lungo silenzio, ecco che nuovamente vi giunge la mia voce e sono
sicuro che la riconoscerete: è la voce che vi ha chiamato a raccolta nei
momenti difficili e che ha celebrato con voi le giornate trionfali della
Patria.
Ho tardato qualche giorno prima di indirizzarmi a voi perché, dopo un
periodo di isolamento morale, era necessario che riprendessi contatto
col mondo.
La radio non ammette lunghi discorsi. Senza ricordare per ora i
precedenti vengo al pomeriggio del 25 luglio nel quale accadde quella
che nella mia già abbastanza avventurosa vita è la più incredibile delle
avventure.
Il colloquio che io ebbi col Re a Villa Savoia durò venti minuti e forse
meno. Trovai un uomo col quale ogni ragionamento era impossibile poiché
egli aveva già preso le sue decisioni e lo scoppio della crisi era
imminente.
E' già accaduto in pace e in guerra che un ministro sia dimissionato, un
comandante silurato, ma è un fatto unico nella storia che un uomo il
quale, come colui che vi parla, aveva per ventun anni servito il Re con
assoluta, dico assoluta, lealtà sia fatto arrestare sulla soglia della
casa privata del Re, costretto a salire su un'autoambulanza della Croce
Rossa col pretesto di sottrarlo ad un complotto e condotto a una
velocità pazza prima in una e poi in altra caserma dei carabinieri…..
….E' la stessa dinastia che durante tutto il periodo della
guerra, pur avendola il Re dichiarata, è stata l'agente principale
del disfattismo e della propaganda antitedesca. Il suo disinteresse
all'andamento della guerra, le prudenti e non sempre prudenti riserve
mentali, si prestavano a tutte le speculazioni del nemico, mentre
l'Erede, che pure aveva voluto assumere il comando delle Armate del
Sud, non è mai comparso sui campi di battaglia.
Sono ora più che mai convinto che Casa Savoia ha voluto, preparato,
organizzato anche nei minimi dettagli il colpo di Stato, complice ed
esecutore Badoglio, complici taluni generali imbelli ed imboscati e
taluni invigliacchiti elementi del fascismo. Non può esistere alcun
dubbio che il Re ha autorizzato, subito dopo la mia cattura, le
trattative dell'armistizio, trattative che forse erano già incominciate
tra le due dinastie di Roma e di Londra..
E' stato il Re che ha consigliato i suoi complici di ingannare
nel modo più miserabile la Germania, smentendo anche dopo la firma
che trattative fossero in corso.
E' il complesso dinastico che ha premeditato ed eseguito le demolizioni
del regime che pur vent'anni fa l'aveva salvato e creato il potente
diversivo interno a base del ritorno dello Statuto del 1848 e della
libertà protetta dallo stato di assedio…
… Date queste condizioni, non è il Regime che ha tradito la
monarchia, ma la monarchia che ha tradito il Regime tanto che oggi è
decaduta nelle coscienze e nel cuore del popolo ed è semplicemente
assurdo supporre che ciò possa compromettere minimamente la compagine
unitaria del popolo italiano. Quando una monarchia manca a quel che sono
i suoi compiti, esse perde ogni ragione di vita….
Mussolini confida al figlio Vittorio: "Il Fuhrer mi ha assicurato che
in breve tempo la Wehrmacht avrà a disposizione armi modernissime capaci
di capovolgere le sorti della guerra.
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Pavolini, appena rientrato a Roma, riapre la vecchia sede
del Partito a Palazzo Wedekind, in piazza Colonna. Lo attendono un
centinaio di persone, un reparto della milizia della strada e della
contraerea. Sale al primo piano e si affaccia alla terrazza e issa il
gagliardetto. Il palazzo viene sistemato a difesa con mitragliatrici
sulla terrazza e sul tetto e un piccolo carro armato nella piazza
(vedi foto). Verso le due del pomeriggio – l’ora in cui escono gli
impiegati della Stato – un camion carico di giovanotti si arresta in
Piazza Colonna. In camicia nera, mitra a tracolla, si infilano di corsa
su per lo scalone di Palazzo Wedekind, di fronte alla Galleria e, un
attimo dopo, appaiono al grande balcone al primo piano dell’edificio,
spiegando un tricolore. Al posto dello |
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stemma dei Savoia la
stoffa è stata ritagliata con cura, in cerchio.
STORIA
POSTALE del 18 settembre 1943
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Franchigia usata come
supporto di una “comunicazione di cattura” Il militare, che era
riuscito ad inviarla soltanto in questa data, l’aveva scritta a Pavia il
10 settembre
certamente subito dopo essere stato preso dai tedeschi. Il testo è
purtroppo molto chiaro
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“Pavia, 10,9,43
Carissimi genitori ci hanno fatto tutti prigionieri e questa mattina ci
mandano via ma non sappiamo il luogo. Comunque rimanete tranquilli.
Tanti baci a tutti e speriamo di rivederci presto fatevi coraggio baci”
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Questo piego ha ben quattro timbri di anni diversi: il primo del 29
giugno 1934 è del tutto incomprensibile, la vera partenza da Firenze è
del 18 settembre 1943, proprio quando Bari, dove era diretta, era già in
mano Alleata (di qui la logica della targhetta “al mittente perché
non potuto recapitare per eventi bellici”. Gli altri due timbri
apposti sul retro sono 24 aprile 1944 e del 3 agosto 1945.
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Domenica
19 Settembre 43
MUSSOLINI IN GERMANIA
Ciano dichiarerà successivamente di avere avuto tre incontri con
Mussolini durante la sua permanenza nel castello di Hirschburg,
in Baviera. Durante quello odierno, egli cerca ancora disperatamente di
giustificare l'atteggiamento assunto in Gran Consiglio il 25 luglio.
Sembra che Mussolini, dopo averlo abbracciato, abbia detto a Ciano di
avere già parlato di lui con Hitler e di avere "garantito con la sua
testa la correttezza dell'atteggiamento del conte Ciano" dandogli
assicurazione del suo personale interessamento presso i tedeschi in modo
da chiarire la sua delicata posizione. Mussolini gli avrebbe anche detto
di non dare alcun rilievo ai discorsi in proposito che lui aveva
pronunciato o a considerazioni già espresse riguardo alla sua condotta
durante la fatidica seduta. Ciano trova però in Rachele Mussolini una
inflessibile avversaria che, a più riprese, e anche in questa occasione,
interviene presso il marito affinché non si fidi del genero. In questa
cupa atmosfera Ciano, con Edda e i figli, si trattiene comunque a cena.
Lunedì 20 Settembre 43
DAL NUOVO STATO FASCISTA: I NUOVI MINISTRI
A Roma sono giunti anche Ricci e Vittorio Mussolini e si
installano a Palazzo Wadekind.
Buffarini, che tramite Dollmann si è procurato l'appoggio di
Himmler vince, con alcune telefonate da Roma, le resistenze di Mussolini
e viene investito della carica di Ministro degli Interni e può
così collaborare al compimento della missione di Rahn e Pavolini.
Trovare un candidato per la carica di Ministro degli Esteri è un
vero problema. L'unico diplomatico di grado superiore che si è schierato
dalla parte di Mussolini è Anfuso e opportuno inviarlo come ambasciatore
a Berlino, la sola sede dove è possibile |
trattare questioni
importanti. Pavolini e Buffarini pensano di avere trovato la persona
adatta nel console generale Giuriati che era stato ufficiale di
collegamento tra il Ministero degli Esteri e il Comando supremo italiano
prima del 25 luglio. Lo convocano, sotto scorta delle SS, ma il suo
pronto rifiuto li fa desistere da altri tentativi e viene
conseguentemente deciso che Mussolini stesso assumerà il portafoglio con
il conte Mazzolini come sottosegretario.
Il Ministero della Cultura Popolare, posto chiave per il
controllo della stampa, viene affidato, su suggerimento di Pavolini, a
un giovane umbro: Fernando Mezzasoma (nella foto). |
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STORIA POSTALE del 20 settembre 1943
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Un espresso in franchigia da Torino a Mogliana Marche (MC) e una
cartolina postale espressa da Porretta Terme (BO) a Bologna. |
Martedì
21 Settembre 43
DAL NUOVO STATO FASCISTA
Viene arrestato Luciano Gottardi, membro del Gran Consiglio
Fascista, che il 25 luglio aveva votato in favore dell’ordine del giorno
Grandi. Viene incarcerato a Regina Coeli.
Farinacci scrive una lettera di proprio pugno a Mussolini:
"Ti prego di concedermi un ultimo colloquio. E questo prima che io
chiarisca la posizione (leale ed inequivocabile) con i camerati
tedeschi.
Questa notte ho profondamente meditato su tutto e ho deciso la mia
condotta: salvare la mia famiglia dalla inevitabile catastrofe. Si, caro
Presidente, i tuoi ultimi orientamenti non lasciano speranza alcuna nei
vecchi e fedeli camerati".
Nella notte sul 22 Rahn, che ritiene di avere completato
l'incarico ricevuto per la sua missione a Roma, telegrafa a Berlino:
"Lamentevoli incertezze e incoerenze degli elementi fascisti a Roma.
Molti seguaci del Duce presi in considerazione per posti ministeriali
sono ancora esitanti. Ricci non è riuscito a reclutare membri per la
milizia. Penso quindi che sia necessario procedere subito con la
proclamazione del nuovo governo fascista repubblicano e ho stabilito
quanto segue.
23 settembre, 11,45 a.m. Il comandante militare tedesco di Roma,
generale Stahel, si incontrerà con il comandante della città Calvi di
Bergolo al Ministero della Guerra dove saranno convocati anche gli
ufficiali superiori della divisione Piave. Comunicherà loro che il Duce
ha formato un nuovo governo e chiederà loro se sono pronti ad appoggiare
questo governo. Questa domanda avrà risposta negativa. Il generale
Stahel comunicherà loro nella forma più cortese che con ciò le loro
funzioni sono terminate e che essi e le loro famiglie saranno trasferiti
sotto sorveglianza tedesca al Nord.
Mezzogiorno. Annuncio del nuovo governo alla radio. Si ordinerà agli
alti commissari di rimanere in carica temporaneamente, pena gli arresti.
Il disarmo della Piave sarà annunciato alle 12,05.
E' necessario che il nuovo governo, che per il momento non potrà
assumersi alcuna autorità, sia trasferito nel Nord Italia più presto
possibile per evitare che si crei una situazione in cui polizia e
servizi civili adottino una resistenza passiva".
Con questo Rahn voleva anche regolare in forma definitiva la situazione
dell'amministrazione "transitoria" dei commissari nella "città aperta" e
la posizione del conte Calvi di Bergolo, comandante della stessa "città
aperta" e della Piave, unica divisione alla quale Kesselring ha
permesso di sopravvivere per mantenere l'ordine dopo "l’armistizio"
romano del 10 settembre. Questo isolato nucleo rappresenta tutto ciò che
resta in armi dell'esercito italiano nel nord Italia.
STORIA POSTALE del 21 settembre 1943
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Cartolina commerciale partita da Bologna il 21 settembre. Timbro Agenzia
Stabilimenti Cantelli |
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Mercoledì
22 Settembre
DAL NUOVO STATO FASCISTA
Il nodo principale delle trattative per la formazione del governo è
rappresentato dalla nomina a Ministro della Guerra e della Difesa
nazionale ad un personaggio che abbia un passato e un prestigio tali da
consentirgli di raccogliere il consenso di quel che resta dell'esercito
italiano anche se le autorità militari tedesche si oppongono alla
ricostruzione di un esercito italiano.
Nella disperazione viene fatto il nome del Maresciallo Graziani
che offre il vantaggio di contrapporsi a quello di Badoglio del quale è
stato, intrattenendo pessimi rapporti, capo di Stato maggiore e che
quindi rappresenta anche la scelta più naturale per crearne un rivale.
Con queste premesse, il maresciallo Graziani riceve oggi, nella
sua tenuta, la visita di Barracu designato quale sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio nel nuovo governo fascista. Barracu reca un
messaggio personale di Mussolini che, da Monaco, ha telefonato per
offrire il Ministero della Difesa nazionale al maresciallo. Graziani
rifiuta l'offerta.
STORIA POSTALE del 22 settembre 1943
A Firenze il quotidiano La Nazione pubblica un articolo nel quale "la
Direzione Provinciale delle Poste rende noto che è riammessa
l'accettazione delle corrispondenze postali private per tutte le
località del territorio occupato (dai tedeschi), compresa la città di
Roma". E' una chiara attestazione che dall'11 di settembre, data di
entrata dei tedeschi nella città, le poste avevano sospeso ogni
attività.
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La cartolina qui riprodotta
rappresenta un rarissimo documento di corrispondenza da Napoli in RSI.
Scritta il 10 passa dall’ufficio postale NAPOLI FERROVIA e diretta a
Udine, viene timbrata in data 22 settembre ma poi rinviata con il timbro
“AL MITTENTE Servizio non ammesso”. E’ evidente che la posta da
Napoli non partiva più. Nel testo si legge:
“….adesso tutto è inutile come si sono messe le cose. In merito al
viaggio non si può partire perché difettano i mezzi di trasporto e
bisognerebbe sostenere grandi disagi ed arrivare dopo parecchi giorni.
Noi stiamo tutti bene nonostante quanto soffriamo, adesso sono più di 15
giorni che non abbiamo acqua e bisogna provvedersene in istrada….”
Giovedì
23 Settembre |
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l'incarico, da l’annuncio della formazione del nuovo governo (nella
foto il maresciallo Graziani mentre esce dall’Ambasciata tedesca).
Testimone di questi avvenimenti è il console generale tedesco a Napoli,
Wuster, che si sta recando a Nord a rapporto, dopo essere stato rimosso
dal suo incarico per lo sbarco alleato. Le conversazioni telefoniche fra
Mussolini, a Hirshberg, e l’ambasciata tedesca a Roma si sono svolte
nella sua stanza. La nomina di Graziani, grazie a Rahn, da un po di
prestigio al nuovo governo la cui formazione, da parte di Pavolini, è
stata una tragicommedia piena di intrighi disgustosi per i posti e di
occulte rivalità. |
Il Generale Graziani, malgrado il suo rifiuto di ieri, si reca a
Roma dove viene avvicinato nuovamente da Barracu e altri due ministri
già designati. Tutti cercano di convincerlo ad accettare l'incarico.
Barracu arriva a dirgli che: "Altrimenti il vostro rifiuto potrebbe
essere giudicato paura”.
Graziani incontra, alle 11,30, all'ambasciata Tedesca,
l'ambasciatore Rahn e il generale Wolff e si lascia convincere, pochi
minuti prima delle 12, ad accettare l'incarico di Ministro della Guerra
nel nuovo Governo Fascista.
Nel pomeriggio Rahn telegrafa in Germania:
“L’operazione è avvenuta secondo i piani. La costituzione del governo
è terminata a mezzogiorno…Solo io sono stato capace di persuadere
Graziani ad entrare nel governo un minuto prima della pubblicazione del
comunicato”.
In effetti contemporaneamente all’accettazione di Graziani, Mussolini,
che dava già per accettato tale
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A sera, la lista del
nuovo governo viene ufficialmente approvata da Mussolini in Baviera.
MUSSOLINI LASCIA LA GERMANIA
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ROMA CITTA' APERTA
Per i tedeschi rimane ora da sistemare la questione di Roma. Subito dopo
l’annuncio della formazione del nuovo governo Rahn convoca gli alti
commissari della Città aperta:
“Il Duce ha deciso di formare un governo provvisorio e di convocare nel
mese prossimo un’assemblea costituente che deciderà della forma di
governo in Italia. La sede del governo sarà nel Nord Italia e le sue
attività inizieranno quando le circostanze lo permetteranno”.
A fine mattino, Rahn convoca i "commissari" del governo di “Roma
città aperta” mentre in una sala attigua già si trovano riuniti i membri
del nuovo governo fascista ai quali si è prontamente unito Graziani.
Rahn informa ufficialmente i commissari che il fascismo ha ripreso le
redini anche amministrative del Paese; li invita a rimanere in
carica perché per il momento ipoteri di Mussolini non giungeranno fino a
Roma. Roma, è zona di guerra ed è stato Kesselring, a dare istruzione
affinché i commissari restino ai loro posti, questo, per lui, deve
essere considerandolo un “ordine militare”. Il regime "commissariale"
della "Roma città aperta", che Kesselring stesso aveva trattato ed
affidato al generale Calvi di Bergolo (vedi foto), avrebbe
ricevuto altre istruzioni attraverso l’ambasciata tedesca a Roma, che si
sarebbe trasferita con i suoi uffici principali nel nord insieme con i
nuovi ministri del governo repubblicano, lasciando però un ufficio
distaccato nella capitale. I commissari, che sentono odore di futura
deportazione, prendono tempo impegnandosi a continuare il proprio lavoro
e riescono così ad uscire dall'ambasciata. |
Mussolini lascia Monaco e vola a Forlì (vedi foto) dove intende
passare un periodo di riflessione nella sua residenza alla Rocca delle
Caminate. Il vecchio castello è stato saccheggiato dopo il 25 luglio,
molte camere sono spoglie, l’atmosfera è quella cupa e triste di un
naufragio. Ad accoglierlo a Forlì trova Rahn e Wolff che oggi stesso
hanno portata a termine la loro missione di controllo sulla formazione
del nuovo governo fascista, Rahn quale consigliere politico e di
collegamento col governo tedesco, Wolff nella sua veste di comandante
delle SS nell'Italia settentrionale.
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Kesselring fa oggi
arrestare Calvi di Bergolo al Viminale. E, per completare, il
ciclo di "transizioni" occorrenti per il completamento dell'occupazione
militare dell'Italia, fa disarmare la divisione Piave, che ha
sede negli edifici scolastici del quartiere Nomentano e Africano.
Occupato il Viminale vengono arrestati anche Senise ed altri
funzionari. Fra coloro che riescono a sfuggire all'arresto si trova
anche il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo (vedi foto)
.
STORIA
POSTALE DEL 23 settembre |
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RSI – Quattro
espressi di chiara matrice filatelica ma regolarmente viaggiati con
tanto di tagliando della agenzia di recapito espressi sul verso e timbro
di arrivo il 25. Il timbro obliteratore della Posta Militare N°66 che
funzionerà ancora per quattro giorni. Tutti i francobolli sono della
serie sovrastampata PM, sono presenti tutti gli alti valori e la quarta
busta presenta i valori gemelli del 5,00 ordinario con il 5,00 di posta
aerea. Presente anche il valore molto raro da 1,00 Imperiale,
addirittura su due buste. |
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