4° Periodo dal 23 settembre al 25 novembre 1943.
Territorio a sud della linea del fuoco: A.M.G.O.T. E MISSIONE MILITARE
ALLEATA (poi A.M.G. E A.C.C.) E REGNO DEL SUD CON VITTORIO EMANUELE III°
E BADOGLIO A BRINDISI.
Terza parte (dal 17 ottobre al 25 novembre)
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Domenica 17 Ottobre 1943
Dal diario di Puntoni - Nell’Italia meridionale, appoggiati dagli
alleati, i vari partiti intensificano la loro propaganda contro il Re e
la Monarchia. Come al solito il Capo del Governo non fa nulla per parare
questa grave minaccia; continua a servirsi di un Gabinetto striminzito e
inefficace che più che un governo sembra un consiglio di famiglia.
Lunedì 18 Ottobre 1943
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La AMGOT (Allied Military Gouvernament Occupied Territory) a
seguito della dichiarazione di cobelligeranza dell'Italia con gli
alleati, assume la nuova denominazione di AMG eliminando
l’appendice: Territori Occupati.
Badoglio parla a un raduno di ufficiali a Limone, in provincia di Lecce,
per dare la importante notizia della concessione ufficiale, da parte
alleata, alla formazione del 1° Raggruppamento Motorizzato che,
proprio oggi, viene passato in rassegna dal Re nei pressi di Campi
Salentino, sulla Salernitana- Manduria. La data odierna può
essere, pertanto, considerata quella della effettiva nascita del
1° Raggruppamento Motorizzato. |
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Martedì 19 Ottobre 1943
Bari – Viene pubblicato oggi il seguente proclama del Re ai
soldati italiani:
“Soldati d’Italia!
Obbedienti al mio appello, tutti gli italiani si stringono intorno al
sacro vessillo che per la prima volta, or sono circa cento anni,
sventolò sul Ticino nella prima guerra per l’Indipendenza e per l’unità
della Patria e il mio pensiero viene a voi, soldati d’Italia, che, in
ogni evento memorabile, nella prospera e nell’avversa fortuna, foste
accanto al vostro Re, e prodigaste sangue evalore per il bene supremo
della Grande Madre comune.
Molti di voi sono già al mio fianco ed al fianco del mio Governo, mentre
si inizia la restaurazione morale e materiale della Patria.
Domani, in accordo del Comando in capo angloamericano, riprenderete la
marcia interrotta a Vittorio Veneto e, come sempre, sarete degni delle
vostre gloriose tradizioni.
Soldati d’Italia!
Un solo amore sia nel vostro cuore: la Patria, un solo grido sulle
vostre bocche: Italia”.
Un discorsetto pieno di pomposa retorica.
Mercoledì 20 Ottobre 1943
A Napoli l'esplosione di un ordigno a Santa Lucia
provoca 5 morti e 25 feriti. Un intero complesso di edifici, compresa
una delle banche più importanti della città, viene polverizzato da una
tremenda esplosione, che getta i corpi delle vittime per le strade,
mentre la gente urla disperata cercando di tirar fuori i superstiti. A
un angolo di via Crispi sono estratti dalle macerie due amanti stretti
in un ultimo abbraccio.
Storia Postale del 20 ottobre 1943
A Palermo e Catania vengono posti in vendita i valori da 5 e 10 lire
della serie A.M.G.O.T.
Giovedì 21 Ottobre 1943
Continua il martirio di Napoli - Venti Junker 88 giungono
indisturbati nel cielo di Napoli, lanciano razzi illuminanti, mentre le
batterie contraeree ancora tacciono, e sganciano i loro ordigni
provocando un massacro. Le bombe cadono, numerose, potenti, al Rione
Miraglia, al campo sportivo del Vomero, dove sono acquartierate truppe
americane, ed a via Aniello Falcone (dove sono i Comandi), colpendo il
ristorante D’Angelo e l’edificio di fronte; altre cadono in via Case
Puntellate ed in via Piscitelli ai Camaldoli.
Al rione Miraglia la popolazione ha trovato rifugio e alloggio in una
fogna abbandonata. Le bombe tedesche sfondano la copertura dell’immondo
luogo ed esplodono all’interno. I Vigili del Fuoco, che giungono per
primi sul posto con i pochi mezzi a disposizione, possono fare ben poco.
Ma quasi immediatamente arrivano i soccorsi americani; ed i soldati
statunitensi, allontanati i Vigili del Fuoco, si pongono da soli
all’opera, con i loro potenti mezzi. Dalle rovine vengono ben presto
estratti undici morti e numerosi feriti. Solo quando ritengono di avere
esaurito la propria opera, gli americani concedono ai pompieri di
effettuare un sopralluogo: viene trovata un’altra vittima. In via
Aniello Falcone e in via Case Puntellate vengono tratti dalle macerie
altri due cadaveri e tre feriti.
Storia Postale del 21 ottobre 1943
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La riproduzione a lato mostra una lettera che partita da Palermo in data
non individuabile per l’assenza del timbro di partenza, arrivò a Naro
(AG) il 21 ottobre dove, non essendo stata affrancata, fu tassata con un
valore da 1 lira della serie emessa dagli Alleati ed usata in Sicilia
per tutti gli usi postali compreso quello, come nel presente caso, di
segnatasse. Si tratta dei primissimi giorni d’uso di questo valore. Raro
il timbro della censura alleata.
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Venerdì
22 Ottobre 1943
Attivita’ politica dei partiti dell’opposizione al Sud – Filippo
Caracciolo passa le linee con Craveri, genero di Benedetto Croce, e si
reca in visita da Badoglio. Badoglio, che lo conosce bene perché è amico
di suo figlio Mario, gli tiene uno strano discorso, gli dice che
comprende come, sul piano politico, una collaborazione con Vittorio
Emanuele III è innaturale e controproducente. Tuttavia il Re rifiuta di
abdicare, gli Alleati lo sostengono, è giocoforza sottostare alla
volontà del più forte, fino a quando i tempi non consentiranno una più
libera azione…Lui non farà nulla per costringere il Re ad abdicare, ma
quando anche lo volesse non ne avrebbe i mezzi…il Re non valuta affatto
i suoi consigli né quelli dei più sinceri amici della Corona.
Naturalmente Badoglio sa che il Caracciolo, membro del Partito d'Azione,
riferirà di questo colloquio al CLN e lui ne ricaverà simpatie proprio
negli ambienti più fermamente impegnati nell’intransigenza verso
Vittorio Emanuele.
Sabato 23 Ottobre 1943
Dal diario di Puntoni
“Badoglio, durante l’udienza che gli è concessa alle 11, informa il Re
che la situazione si è aggravata. L’attività degli uomini politici
avversi alla Corona aumenta di giorno in giorno e il governo si dimostra
impotente a frenare questa ondata di propaganda violenta e velenosa”.
Storia Postale del 23 Ottobre 1943
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Busta filatelica con la serie completa dei valori A.M.G.O.T. Il 2,00, il
5,00 e il 10,00 dovrebbero essere in circolazione da tre giorni.
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Domenica 24 Ottobre 1943
Badoglio fa pervenire una lettera riservata a al Re nella
quale spiega che i maggiori partiti politici - liberale, democristiano,
azionista, socialista e comunista- sono, in sostanza, d'accordo nel
chiedere la sua abdicazione, la rinuncia di Umberto e la corona per il
nipote con l'appoggio di una reggenza che, guarda caso, dovrebbe
essere assunta proprio da Badoglio.
Ecco cosa scrive oggi sul Puntoni sul suo diario:
“Sua Maestà riceve una lettera di Badoglio dal contenuto ambiguo e
maligno. Il Capo del Governo prospetta l’opportunità che il Sovrano
abdichi, consiglia la rinuncia al trono da parte del Principe di
Piemonte e suggerisce la via che a suo parere potrebbe portare a una
chiarificazione della situazione: la Corona al piccolo Vittorio Emanuele
assistito da un reggente. Come reggente si offre lui. Siamo davanti a un
vero e proprio colpo di scena. Secondo quanto dice il Maresciallo, tutto
dipende dall’atteggiamento assunto dai partiti clandestini di Roma i
quali hanno il pieno appoggio del conte Sforza. A questo punto viene
logico domandarsi se Badoglio dopo il primo colloquio con il conte ha
riferito semplicemente il pensiero di Sforza o se piuttosto, lusingato
dal miraggio della reggenza, non ha ceduto alle pretese del vecchio uomo
politico rientrato in Italia pieno di ambizioni e di rancore.
Sua Maestà decide di soprassedere ad ogni decisione drastica. Mi dice:
“Domani chiamerò Badoglio e gli farò capire che è bene che non speri
nella mia abdicazione".
Storia Postale del 24 ottobre 1943
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Lettera semplice fuori distretto da Bari, il 24 ottobre, a Barletta.
Censura della Commissione Provinciale di Bari 3R.
La corrispondenza privata nelle quattro province del Regno del Sud è
abbastanza frequente, ma sempre molto meno di quella del Nord.
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Lunedì 25 Ottobre 1943
Il Re riceve Badoglio e nel fargli capire che sarà bene che non
speri in una sua abdicazione, lo prega di sospendere i contatti con le
varie personalità politiche dell'Italia liberata e in particolar modo
con il conte Sforza. Vittorio Emanuele ribadisce il principio di
inserire nella compagine governativa nuovi elementi e rimanda il
problema della questione dinastica ed istituzionale a dopo la firma del
trattato di pace.
Martedì 26 Ottobre 1943
Il 26 ottobre gli Alleati definiscono le prime tre Regioni
sotto il controllo dell’A.M.G. (Allied Military Gouvernament) e
dell’A.C.C. (Allied Commission of Control): Regione I^ Sicilia;
Regione II^ Calabria e Lucania; Regione III^ Campania.
Acquarone va a Napoli e incontra De Nicola, Rodinò, Porzio e,
secondo lui, si dichiarano disponibili ad accettare di entrare anche
in un governo presieduto da Badoglio. Il ministro della Real Casa va a
trovare anche Benedetto Croce (su altri testi è invece Vittorio
Emanuele Orlando) con il quale ha un'ora di "penoso colloquio”.
Dirà, Croce: “Egli cercava di indurmi ad accettare come
“esperimento” la conservazione del Re Vittorio Emanuele per conseguire
la coesione delle forze italiane al fine della guerra contro i tedeschi;
e io che replicavo che la persona del re ha perso ogni prestigio
anche presso le classi popolari per effetto della sua dedizione al
fascismo e non poteva dare nessuna coesione alle forze italiane, e non
poteva neppure permettere la formazione di un governo, ossia di un
ministero di carattere politico, perché i rappresentanti dei vari
partiti si sarebbero rifiutati di entrare in un ministero restando a
capo dello stato la persona del presente re”.
Mercoledì 27 Ottobre 1943
Dal diario di Macmillan - … Murphy ed io siamo partiti alle otto
per Brindisi. Alle dieci e mezzo abbiamo incontrato Badoglio, che
abbiamo trovato pateticamente invecchiato e giù di forze. Non si sa dar
pace a proposito dei termini dell’armistizio e degli emendamenti che
sempre spera di poter strappare agli alleati. A questo riguardo la
situazione è molto complessa e intricata, perché ancora una volta i
generali (a cui non si dovrebbe mai affidare una mansione diplomatica)
hanno combinato un pasticcio. Di fatto hanno consegnato a Badoglio una
dichiarazione scritta in cui si afferma che gli emendamenti da lui
richiesti a Malta saranno accordati. Ma le cose non stanno affatto così.
Giovedì 28 Ottobre 1943
Tra decine di interviste e di dichiarazioni ufficiali, tutte
durissime e categoriche nei riguardi del re – sul quale gli inglesi
puntano chiaramente per la “continuità” e perché se ne fidano – oggi il
conte Sforza parte per Napoli ad incontrare Benedetto Croce.
Il tutto sempre per la ricerca di appoggi per l’abdicazione del re.
Storia Postale del 28 Ottobre 1943
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Piego ospedaliero inviato da Caltanissetta al Comune di Pietraperzia
(EN). Affrancato 1,10 come lettera raccomandata aperta (0,50 lettera +
0,60 racc. aperta). Viene timbrato a Caltanissetta l’8 di luglio, due
giorni prima dello sbarco Alleato, e rimane giacente in qualche ufficio
fino alla ripresa del servizio postale. Come si può vedere dal timbro
sul retro, arriverà a Pietraperzia il 28 ottobre dopo essere passato
attraverso la censura alleata.
Per quanto riguardo l’uso di questo bollo, il 16 settembre è la data più
antica conosciuta e il 16 dicembre l’ultima nota. A Catania venne
utilizzato anche un bollo di forma diversa su due righe senza riquadro
(vedi riproduzione), questo risulta impresso su corrispondenza dal 15
novembre al 16 dicembre.
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A proposito della censura alleata in Sicilia si è potuto ricostruire,
attraverso l’osservazione dei documenti postali analizzati, che allorché
il servizio nell’isola venne esteso ai collegamenti interprovinciali,
furono istituiti nei vari capoluoghi uffici di censura con l’impiego di
personale civile, sotto il diretto controllo degli Alleati. Questi
uffici dovevano esaminare tutta la corrispondenza in partenza. Ad ogni
ufficio era stato assegnato un numero di identificazione compreso fra
1001 e 1011 che appariva nella terza riga del bollo rettangolare sotto
riprodotto. Questo bollo, usato solo in Sicilia, verrà usato nel periodo
compreso fra il mese di settembre e di dicembre 1943. Normalmente
applicato sul frontespizio delle corrispondenze, raramente come sigillo
delle fascette di censura.
I numeri di questi uffici di censura erano assegnati come segue: 1001 (e
forse 1010) ad Agrigento, 1002 non individuato, 1003 e 1004 a Palermo,
1005 a Messina, 1006 a Catania, 1007 non individuato, 1008 a Siracusa
(ufficio che molto probabilmente serviva anche per le due provincie
interne di Caltanissetta e Enna come si può rilevare dalla riproduzione
soprastante), 1009 a Ragusa e 1011 a Trapani. |
Venerdì 29 Ottobre 1943
Dal Regno del Sud: primo consiglio dei ministri -
Si tiene oggi nella Prefettura di Brindisi, la prima riunione di quello
che è rimasto del governo Badoglio; sono presenti, oltre al maresciallo,
tre ministri. L’ammiraglio Raffaele De Courten, ministro della Marina;
il generale Renato Sandalli, ministro dell’Aeronautica e Leopoldo
Piccardi, ministro dell’Industria. Nel corso della riunione vengono
adottate alcune misure fondamentali, ma la decisione più
importante è quella che attribuisce ai sottosegretari di Stato, “durante
l’assenza, per cause di guerra, di alcuni ministri dalla sede del
governo”, la “trattazione e risoluzione” degli “affari dei vari
dicasteri”. Una soluzione messa in piedi fortunosamente per affrontare
la nuova situazione determinata dall’assenza dei titolari e
dall’impossibilità di arrivare a una nuova lista di ministri per il
rifiuto delle forze antifasciste a collaborare con Badoglio e
soprattutto con il re.
Sabato 30 Ottobre 1943
Dal diario di Puntoni - “Badoglio è partito soltanto oggi per
Napoli. Evidentemente non voleva incontrarsi con Acquarone. Il ministro
della Real Casa è infatti tornato ieri sera e come al solito si è
dichiarato soddisfatto e ottimista. De Nicola, Porzio e Rodinò sarebbero
disposti a entrare in un governo presieduto dal Maresciallo ma avrebbero
precisato che ciò sarà possibile soltanto a Roma e a condizione che ne
faccia parte anche il conte Sforza. Croce, che sul principio si era
dimostrato pieno di animosità contro il Re, alla fine si sarebbe
ammansito”.
Domenica 31 Ottobre 1943
Dopo un incontro con Badoglio, Benedetto Croce scrive oggi sul
suo diario:
"Ho discorso con lo Sforza e poi con lui e con Badoglio insieme. Gli
abbiamo dimostrato che conviene condurre il Re all'abdicazione,
perché non c'è altra via di uscita. Il Badoglio mi è parso anche lui
persuaso di ciò; ma ha detto che il Re non vuole saperne, ed egli, che è
vecchio militare legato da giuramento, non farebbe certo un atto di
forza. Mi ha accennato alla lunga lotta che ha dovuto sostenere col Re
per indurlo a dichiarare guerra alla Germania. Teme che, ritirandosi
lui, che per i rifiuti ricevuti da coloro che ha interrogati non è in
grado di compiere un ministero politico, il Re si dia a pensare, con
altra personalità militare, ad una dittatura militare".
Lunedì 1 Novembre 1943
Torna da Napoli il maresciallo Badoglio e va a conferire
con il Re. Nettamente più pessimista di Acquarone, Badoglio, prospetta
al Re una situazione nettamente poco favorevole ad un allargamento del
Gabinetto con la adesione degli uomini politici napoletani da lui
contattati. Ecco la sua versione: "Croce è intransigente e contrario
al Sovrano. Sforza è nemico del Re e ha annunciato che è disposto a
entrare nel Governo soltanto se Sua Maestà lascerà il trono. Che altri
esponenti politici sono tentennanti ma si può dire che siano favorevoli
a Sua Maestà. Per me. Sforza fa la voce grossa perché si sente
spalleggiato dagli alleati..."
Dal diario di Puntoni - Il Maresciallo Badoglio ritorna da Napoli
e ha un colloquio con Sua Maestà. Secondo Badoglio la situazione è buia
e tutti sono decisamente ostili al Sovrano. La versione del Maresciallo
è in aperto contrasto con quella di Acquarone; fra le due versioni non
si sa quale accettare come vera. Dice Badoglio: “Croce è intransigente e
contrario al Sovrano. Sforza è nemico del Re e ha annunciato che è
disposto a entrare nel governo soltanto se Sua Maestà lascerà il trono:
Gli altri esponenti politici sono tentennanti ma non si può dire che
siano favorevoli a Sua Maestà. Per me” conclude il Maresciallo “Sforza
fa la voce grossa perché si sente spalleggiato dagli alleati…”.
Martedì 2 Novembre 1943
Dal diario di Maria Jose’ di Savoia a Oberhofer in Svizzera –
“Parlo dopo con Schemma che mi racconta la fuga da Roma e come il re
abbia dormito al ministero della Guerra…”
Tranne quel poco che ha appreso tramite i giornali, la principessa, fino
a questo momento, non sa altro della sorte dei Savoia. Ossia che si sono
rifugiati con l’intero governo a Brindisi, diventata la capitale
provvisoria del Regno del Sud. Anche se il colonnello Schemma non è
potuto entrare nei dettagli della fuga da Roma anche per lui sconosciuti, Maria Josè apprende abbastanza: Umberto se n’è andato seguendo il
padre e la madre come un bambino smarrito. Se n’è andato tranquillo
come se lei, Maria Josè, e i suoi quattro figli non esistessero.
Mercoledì 3 Novembre 1943
Brindisi – Vittorio Emanuele III, alle 6, in automobile, si mette
in viaggio per Napoli. Lo accompagnano il fidato generale Puntoni
e il colonnello americano Nelson Monfort, della Missione Alleata, in
veste di controllore e garante. Arrivano a Napoli alle tre del
pomeriggio dove prendono alloggio a Villa Maria Pia a Posillipo (o Villa
Rosbery).
Dal diario di Puntoni - “Alle sei partenza per Napoli, dove
arriviamo alle 15. Prendiamo alloggio a Villa Maria Pia a Posillipo che
lo Stato ha dato in uso al Principe di Piemonte. La villa, che risale
alla fine del ‘700, passò attraverso molte mani; la fece costruire
Ferdinando IV per la propria amante, la duchessa di Floridia, venne poi
in possesso d’un francese e da questi passò in proprietà di un inglese,
Rosbery, che la regalò a Mussolini in segno di ammirazione. Il Duce, a
sua volta, la diede allo Stato. La villa fu anche sede dei celebri amori
di Nelson e di lady Hamilton. L’aspetto di Napoli è doloroso. Le
distruzioni, nella zona del porto e nei quartieri industriali sono vaste
e desolanti. La vita ha ripreso in maniera intensa e disordinata. La
città è zeppa di truppe alleate; mancano le abitazioni per la
popolazione civile e la gente si adatta a vivere e a dormire
dappertutto. Il centro è formicaio di uomini impazziti e di donne
sfaccendate. Sua Maestà è accompagnato dal colonnello dell’esercito
americano Monfort. La presenza di Monfort, dicono gli alleati, dipende
da ragioni di sicurezza; a me, invece, sembra che Monfort ci sia stato
messo alle costole per controllarci”.
Giovedì 4 Novembre 1943
Napoli – A Napoli, il Re rimane sbigottito di fronte allo
spettacolo che offre la città. Non tanto per le distruzioni della
guerra, quanto per il marasma, l’enorme numero di militari di ogni razza
e paese, le urla, la folla e il disordine delle strade, la sporcizia,
l’offerta pubblica delle donne, il brulichio delle navi e delle merci
nel porto.
Dal diario di Puntoni - “Nella giornata del 4 il Re incontra
De Nicola, Rodinò e Porzio. Sono tutti e tre indecisi ma non si può
dire che siano ostili al Sovrano. Il conte Sforza ha tenuto un contegno
così arrogante che Sua Maestà ha rinunziato a vederlo. L’esito dei
colloqui non è davvero favorevole; l’intervento di Badoglio anziché
migliorare la situazione l’ha peggiorata. Da informazioni che mi sono
giunte sembra che l’atteggiamento della Chiesa napoletana sia
decisamente a favore della Monarchia; non si può dire lo stesso per la
Democrazia Cristiana il cui portavoce è Rodinò”.
Venerdì 5 Novembre 1943
Napoli - Il Re, che si trova ancora a Napoli, sta
concludendo le sue udienze con gli uomini politici locali e resiste con
tutte le sue forze ai consigli di abdicazione e agli appelli di togliere
l’ostacolo che essi pongono all’unità degli italiani.
Il conte Sforza, che condivide il veto posto da Croce e da altri
notabili politici verso il re e il troppo compromesso principe Umberto,
dichiara oggi in un’intervista alla Agenzia Reuter: “Io credo che la
presenza del re sia perniciosa per la vita morale dell’Italia. Egli è il
simbolo del fascismo, ed io non potrei servire sotto i suoi ordini
seguitando a considerarmi uomo d’onore”.
Mentre, come dice Puntoni, in via Toledo, la folla festeggia il re, a
Brindisi, gli stessi marinai che sembrava avessero accolto con
entusiasmo lo stesso re il 10 settembre, si sentono ora gridare nelle
strade, durante la libera uscita: "Viva la Russia, Viva Lenin".
Dal diario di Puntoni - “Durante le udienze succede un fatto
spiacevole. Il generale Smith (Bedell, quello che ha firmato
l’armistizio il 3 settembre), Capo di Stato Maggiore di Eisenhower,
arriva a Villa Maria Pia e pretende di entrare nonostante gli dicano che
nella villa c’è il Sovrano. Smith non sente ragioni, vuol passare e fa
l’atto di gettare da parte un guardiano. Mi oppongo alzando la voce
sulla sua e spalleggiato da De Buzzeccarini mi metto sulla porta.
Interviene d’urgenza il colonnello Monfort il quale spaventato per la
mia decisione, spiega al generale Smith che è inutile tentare di forzare
una consegna. Alla fine Smith capisce e se ne va mugugnando qualcosa che
non riesco ad afferrare. In via Toledo la folla improvvisa una grande
manifestazione di affetto al Re che transita in un'auto scoperta”.
Storia Postale del 5 novembre 1943
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Lettera in franchigia inviata alla Croce Rossa Internazionale di Ginevra
da Partinico (PA)
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Sabato 6 Novembre 1943
Da Napoli a Brindisi – Partito al mattino presto il Re arriva a
Brindisi alle 11. Nella stessa mattinata, riceve Badoglio con il
quale commenta i risultati dei suoi incontri di Napoli e della
formazione del governo. Visto che Acquarone, anche lui di ritorno
da Napoli per un altro incontro con Sforza, ne ha ricevuta solo la
conferma di una assoluta intransigenza, viene deciso che da questa
difficoltosa ricomposizione del governo Sforza sarà comunque tenuto
fuori.
Gli Alleati sanno che per ottenere la vidimazione e il consenso
popolare italiano, occorre urgentemente dare vita a una formazione
ministeriale vera e propria, rappresentativa delle forze politiche
nazionali. Se si combatte per la democrazia, bisogna realizzarla.
Tuttavia nessun partito accetta di entrare nel governo finché
Vittorio Emanuele non se ne sarà andato. Poiché egli non intende
farlo, si è caduti in una impasse senza soluzioni. Il re ha posto una
condizione categorica: gli italiani potranno scegliersi liberamente la
forma istituzionale preferita, ma soltanto dopo la fine della guerra.
Per il momento, si tengano questa. La quale va bene agli inglesi, che
pragmaticamente fanno il seguente ragionamento: “Mussolini l’ha
cacciato Vittorio Emanuele. Lui ha firmato l’armistizio ed a lui si deve
l’uscita dell’Italia dalla guerra. Pertanto, è lui il nostro uomo”.
Churchill che ha parlato chiaro in questo senso sia alla Camera dei
Comuni, sia alla radio e, oggi, esprime il suo pensiero senza ombra di
dubbi a Roosvelt, assai meno sabaudo di lui:
“…Vittorio Emanuele per noi non rappresenta nulla ma la sua unione
con Badoglio di fatto ci consegnò la flotta italiana che ora sta
rendendo un utile servizio e la stessa combinazione è in questo momento
garanzia di lealtà di gran parte dell’infelice esercito italiano e del
popolo e, ovviamente, delle rappresentanze diplomatiche ovunque si
trovino. Perché vogliamo gravare il fardello dei nostri soldati,
britannici e statunitensi, indebolendo ciò che può essere loro di aiuto
nella marcia verso Roma? Noi non dovremmo, a mio giudizio personale,
approvare un cambiamento Badoglio-Re fino a che non saremo a Roma”.
Domenica 7 Novembre 1943
Brindisi – Tirate le somme dei viaggi a Napoli intrapresi da
Acquarone, Badoglio e lo stesso Vittorio Emanuele in questi ultimi dieci
giorni, i tre debbono constatare che il risultato è stato: zero. Eppure
un ministero si deve fare, e presto, anche senza Sforza e senza i
partiti. Impera un umore tetro, un’aria mesta che spegne qualsiasi
entusiasmo.
Lunedì 8 Novembre 1943
Dal diario di Macmillan - Algeri – “(…) A
mezzogiorno, incontro con Murphy e il generale Holmes per formulare il
testo di un telegramma, a nome del generale Eisenhower, da inviare al
generale Mason – Mac Farlane: argomento, la crisi italiana. Dopo avere
discusso parecchio, è stato formulato un testo secondo le indicazioni
che stanno a cuore al nostro primo ministro (finalmente mi si è fatto
sapere con precisione che cosa vuole). (…)”.
Martedì 9 Novembre 1943
Il re riceve i generali Messe, Berardi e Orlando. Il
generale Mac Farlane, che sta per lasciare momentaneamente il posto di
capo della Missione Alleata al generale americano Joyce, viene ricevuto
alle 18 dal Re per una visita di congedo. Alla sera, Mac Farlane e Joyce
vengono invitati a pranzo da Badoglio “il quale non sa più cosa fare
per mostrarsi con loro devoto e premuroso”, annota Puntoni nel suo
diario.
Mercoledì 10 Novembre 1943
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Durante l’assenza dei ministri e in attesa di poter formare un governo
regolare in Roma liberata, il Re, dopo avere concordato con
Badoglio un Gabinetto provvisorio, in data odierna, con regio
decreto legge n.5/B, stabilisce, di affidare gli affari dei ministeri a
dei sottosegretari di Stato..
Nasce la Commissione Alleata di Controllo (ACC)
Con la sostituzione di Mac Farlane viene da oggi soppressa la
Missione Alleata che viene sostituita dalla Commissione Alleata
di Controllo (ACC) della quale il maggiore generale Kenyon A. Joyce
ne è il vice presidente di nuova nomina. Il Governo Badoglio ne riceve
oggi la comunicazione ufficiale da parte degli Alleati.
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Storia Postale del 10 novembre 1943
Si costituisce un circolo filatelico in via Ughetti a
Catania.
Giovedì 11 Novembre 1943
Brindisi - Alle 11, il Re riceve il Duca d'Aosta e i capi
della ex missione alleata che si sono recati a porgergli gli auguri per
il suo genetliaco. Puntoni annota sul suo diario:
“E’ il genetliaco del Re. C’è molta differenza fra questa festa e
le altre che si celebravano a San Rossore nell’intimità della famiglia
reale. Alla mensa del governo, Acquarone ha fatto portare lo spumante
ma nessuno, nemmeno il Capo del Governo, ha sentito il dovere di
brindare alla salute di Sua Maestà. L’ho fatto io, allora, guardando
in faccia tutti ma soprattutto Badoglio che sembrava seccato e
imbarazzato”.
Umberto si trova a Napoli. In quella città il cardinale
Assalesi celebra un Te Deum in onore del re. Nessuna autorità è
presente, tranne, in un angolo, la duchessa di Aosta. All’ultimo
momento, trafelato, guidando una “topolino” scassata, arriva il principe
ereditario.
Venerdì 12 Novembre 1943
A Napoli il CLN chiede la formazione di un governo idoneo a
compiere l'epurazione, "condizione necessaria per la condotta della
guerra e per la rinascita del Paese"
Ecco il testo dell’ordine del giorno odierno:
“Considerato che allo scopo di sollevare l’Italia dalle attuali
sofferenze, e di risvegliare le energie materiali e morali per rendere
effettiva la partecipazione dell’Italia alla guerra, un Governo deve
essere formato immediatamente su basi largamente democratiche;
considerato inoltre che resistenze, ritardi e indugi di qualunque natura
o origine che si oppongono alla rapida formazione di tale governo
debbono essere superati e che una decisione circa le istituzioni dello
Stato deve essere rinviata fino al giorno in cui tutti gli italiani
potranno liberamente esprimere la loro volontà: chiede che un Governo
sia formato immediatamente da uomini di tutti i partiti non responsabili
degli errori e delle colpe del fascismo, decisi ed idonei a compiere
l’epurazione, che è una condizione necessaria per la condotta della
guerra e per la rinascita del Paese”.
Sabato 13 Novembre 1943
A Brindisi Badoglio comunica ai giornalisti alleati le decisioni
prese per il completamento del governo per il quale è poi prevalso il
concetto di considerare tuttora in carica i ministri assenti. Afferma
anche che alla liberazione di Roma sarà pronto a rassegnare le
dimissioni del suo governo.
Domenica 14 Novembre 1943
Badoglio sta mettendo a punto la lista dei sottosegretari. Non vi
figura l’unico ministro “civile” del piccolo governo di Brindisi,
Piccardi. Ha fatto sapere che, con quella formula, la sua presenza
sarebbe un controsenso. Si è dimesso e ha chiesto di essere arruolato
con il suo grado di ufficiale. Primo ministro, naturalmente, Pietro
Badoglio. Agli Esteri, interim del Maresciallo, ma Renato Prunai, che
fungerà in pratica da sottosegretario, si accollerà l’onere di rimettere
in piedi un minimo di collegamenti e di incarichi diplomatici.
Lunedì 15 Novembre 1943
Storia Postale del 15 novembre 1943
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Una lettera prestampata della Croce Rossa Internazionale scritta a
Ginevra il 15 novembre per informare la famiglia Machierone di Giarre
(CT) che il loro congiunto risulta prigioniero degli alleati in Medio
Oriente
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Martedì 16 Novembre 1943
A Brindisi il Re firma i decreti di nomina dei nuovi
sottosegretari.
Il "governo tecnico" badogliano inizia così oggi ad operare in un
grave disagio morale: ministri comandati senza riguardo da ufficiali
inglesi e americani, un caporale inglese, se non un soldato, può
comandare ad un ministro italiano. Lo stesso Badoglio ammette: "...Persino
nelle province, anche il più modesto funzionario alleato può sospendere
o neutralizzare provvedimenti adottati dalle massime autorità
italiane...." (cioè lui!)...Per ordine del comando supremo alleato,
il governo italiano non può comunicare direttamente con nessuna potenza
alleata o neutrale; ma deve solo comunicare per tramite della
Commissione Alleata di Controllo".
Secondo gli ordini impartiti oggi da Alexander a Clark il 1°
Raggruppamento Motorizzato sarà impiegato nell’attacco alla “Winterline”
affidato alla V Armata. Intanto nelle file del Raggruppamento si fa
preoccupante il “fenomeno” diserzioni.
Mercoledì 17 Novembre 1943
Dal diario di Puntoni - “Ho un lungo colloquio con Pippo Naldi.
Egli insiste sulla necessità di spedire a Londra e a Nuova York persone
di fiducia che prendano contatto con Churchill e con Roosvelt. Si
lamenta della passività del governo e dice di essere convinto che gli
alleati al momento della presa di Roma non permetteranno al governo di
insediarvisi subito. “Tutto questo” dice Naldi, “tornerà a vantaggio
di Sforza, di Piccardi e degli altri fuoriusciti che sono
dichiaratamente ostili alla Monarchia. Così corriamo il rischio di
avere tre governi, in Italia: quello legale di Badoglio, quello fascista
di Mussolini e un terzo semi - governo formato da uomini politici
rimasti nella Capitale. Bisogna mandare gente anche a Roma che si metta
in contatto con gli elementi di destra per parare un simile grave
colpo”. Parlo con il Re del colloquio con Naldi”.
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Piego del Comune di San Mauro Castelverde (PA) con il timbro del comune
che conserva nello stemma anche i “fasci littori”.
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Giovedì 18 Novembre 1943
L’esercito italiano del
Sud - Il problema della diserzione tra le fila del Raggruppamento, è
un fenomeno preoccupante che “qualora dovesse rafforzarsi o diffondersi,
infirmerebbe l’efficienza spirituale del Corpo compromettendone, con la
compagine disciplinare, la stessa efficienza bellica”. Occorre prevenire
e reprimere “senza colpevoli debolezze”, scrive il comandante del
Raggruppamento Dapino che suggerisce ai comandanti da lui dipendenti
alcuni “concetti da chiarire agli ufficiali e alla truppa dipendente”.
Venerdì 19 Novembre 1943
Dal diario di Puntoni
- La situazione militare sul fronte italiano non è troppo brillante. Gli
angloamericani segnano il passo e là dove i tedeschi contrattaccano,
arretrano. L’occupazione di Roma a breve scadenza è un sogno sfumato”.
L’esercito italiano del Sud - In questo momento l’argomento più
importante per la vita del Raggruppamento permane quello delle
diserzioni. Se l’opera di prevenzione non dà i suoi frutti, si deve
passare alla repressione e a tale scopo, il generale Dapino sollecita i
comandanti dei vari reparti a “dare senz’altro corso alle denunce per i
casi finora verificati”. Il generale è tuttavia consapevole delle molte
difficoltà del momento, certamente non adatto a convincere 5000 giovani
che loro e loro soltanto possono e devono sacrificarsi per rappresentare
l’Italia in armi accanto agli alleati e salvarne l’onore anche a costo
della vita. Tutto questo mentre migliaia di loro coetanei evitano
impunemente di assolvere ai doveri militari.
Storia Postale del 19 novembre 1943
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Un piego del Comune di Gonnastramatza (CA).
Anche al Sud i francobolli con l’effigie del Re viene talvolta
“evitata”. Un esempio di combinazione “sostitutiva” la si può vedere in
questo piego, dove un 25 centesimi con il volto del re poteva essere
usato anziché i due valori. Ma questa missiva viaggia in Sardegna, ossia
al Sud, e la eventuale “sostituzione” è da presumersi del tutto casuale.
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Sabato 20
Novembre 1943
Oggi inizia le sue funzioni il Comitato Consultivo Alleato che,
che come organo politico, include anche i russi che fino ad oggi sono
stati tenuti fuori dagli affari dell'Italia.
Alla notizia che si sta formando un governo di sottosegretari, i
partiti si propongono di dare una risposta politica. Michele Cifarelli,
capo del Fronte nazionale d’azione di Bari, aveva suggerito di indire
per oggi, a Napoli, un congresso del CLN di Brindisi, Bari,
Lecce, Taranto, Foggia, Avellino, più i rappresentanti di Napoli stessa,
della Calabria, della Sicilia e della Sardegna. Se avessero potuto,
sarebbero intervenuti anche i delegati dei CNL dell’Italia occupata dai
tedeschi. Il generale Alexander ha però negata l’autorizzazione. Troppo
fermento politico a Napoli, troppa attività dei partiti, troppe
possibilità di strascichi pericolosi. Inoltre la città non fa parte del
Regno del Sud, è sotto giurisdizione dell’AMG. L’Italia del popolo,
organo del Partito d’Azione, aveva anticipato i temi da discutere: la
situazione politica interna, l’organizzazione di volontari italiani, la
situazione politica internazionale in rapporto alle Nazioni Unite, i
problemi economici, la creazione di un organismo di collegamento. Questo
in teoria. In pratica, il congresso doveva essere soprattutto un
grande processo al re, del quale si sarebbe chiesta perentoriamente
l’abdicazione.
Domenica 21 Novembre 1943
Unione Sovietica - Togliatti, in un discorso che tiene nel
Palazzo dei Sindacati di Mosca, sembra cambiare idea a riguardo della
necessità che Vittorio Emanuele III se ne vada.
Tutto il fronte italiano, sia nel settore tirrenico che in quello
adriatico, è praticamente immobile. Il maltempo continua a bloccare ogni
iniziativa da entrambe le parti contendenti.
Lunedì 22 Novembre 1943
Dal diario di Puntoni - “Ho un altro lungo colloquio con Filippo
Naldi. Mi dice di aver fatto un buon lavoro a Napoli e di aver parlato
con Sforza in difesa della Corona. Dice, inoltre, di essere riuscito a
persuadere Epicarmo Corbino ad entrare nel Ministero. In seguito Naldi è
ricevuto dal Sovrano”.
Mercoledì 24 Novembre 1943
Brindisi - Alle 16, nella Prefettura, si riunisce il primo
consiglio dei ministri sottosegretari del nuovo Gabinetto Badoglio.
Fra i primi provvedimenti viene deciso di togliere dalle formule
ufficiali il riferimento al regno di Albania e all'Impero di Etiopia.
Viene, inoltre, deciso l'avvio della defascistizzazione dello Stato e
della "epurazione
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Lettera semplice Via Aerea da Bari a Macomer dove giunse in data non
individuabile per mancanza del bollo di arrivo. Affrancatura come da
scansione. Precarie condizioni della busta che fu anche inserita in un
archivio; francobolli a posto.
Si ritiene che la poca corrispondenza dal continente alla Sardegna, che
in quel periodo era rappresentato dalla sola parte di Italia a sud di
Napoli, anche non aerea viaggiasse in realtà per via aerea (quando il
carico degli aerei italiani di collegamento con l'isola lo permetteva)
per la semplice ragione che non esisteva ancora un collegamento
ufficiale via mare. Questo tipo di corrispondenza, regolarmente
affrancato per via aerea è di rarissimo reperimento. Insomma, in
questo specifico caso: “brutto ma buono”..
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Giovedì
25 Novembre 1943
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Ecco il testo del diario
di Puntoni: "Tra Francavilla e Mesagne, Sua Maestà incontra
un'aliquota del 93° reggimento fanteria in ricostituzione e in
trasferimento per la zona di Massafra. Il reparto sarà incorporato nella
divisione Legnano che è in via di ricostituzione. Purtroppo assistiamo a
uno spettacolo pietoso: gli uomini sono in completo abbandono, hanno le
uniformi lacere e ignorano assolutamente la disciplina. Più che un
reparto organico, sembra una banda armata e per di più armata male. Tra
Mesagne e San Vito vediamo un colossale deposito di munizioni degli
alleati. Il Re guarda il deposito e scuote la testa. "Con tanta dovizia
di materiale" dice il Sovrano, "non fanno un passo avanti. Sembra che
abbiano paura di farsi male!". |
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