il tramonto di un regno









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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI


4° Periodo: dal 24 settembre al 25 novembre 1943.
Territorio a nord della linea del fuoco: STATO FASCISTA REPUBBLICANO

Seconda parte (dal 1° al 16 ottobre)

 


Venerdì 1 Ottobre 1943

PER UN ESERCITO ITALIANO DEL NORD

A Roma 4000 ufficiali dell'ex Regio Esercito si radunano davanti all'Altare della Patria dopo avere presenziato, al teatro Adriano, all'appello che Graziani, nella sua nuova carica di Ministro della Difesa, ha lanciato per sollecitarne l'adesione all'esercito della RSI.

Lo accompagnano il nuovo comandante della Milizia Renato Ricci, il Sottosegretario all'Aeronautica Comandante Carlo Botto, il Sottosegretario alla Presidenza medaglia d'oro Barracu e il comandante tedesco di Roma generale Stahel. Molti degli intervenuti, in abiti borghesi, temono una retata dei tedeschi. Ecco la premessa e la conclusione del lungo discorso di Graziani, come riportato dalla stampa su servizio dell'Agenzia Stefani:

"Camerati!
Non è certamente un discorso quello che io voglio dirvi e farvi, ma sono semplici parole di soldato a soldati che in questa ora tragica per la Patria io pronuncerò per voi e per me. E' il singulto dolorante dei vivi e dei morti quello che sale alla mia gola ed alla vostra gola dal cuore e dall'animo sconvolti per l'orrore dell'abisso in cui la nostra Patria è caduta. Sono le lacrime di tutti gli italiani, senza distinzione, quelle che inumidiscono i nostri occhi, già così attoniti e muti dallo spettacolo del disonore che ci ha macchiati e della rovina nella quale siamo caduti.
……………………..
La Patria è quello che vale, il volto della Patria è unico, è immortale; per essa, e solo per essa, noi dobbiamo giurare".


Prende poi la parola il comandante tedesco di Roma Stahel e dice:

"Questi sentimenti li condividiamo anche noi germanici. Abbiamo dovuto anche noi subire le stesse vicende, nel 1919, come le avete subite voi. In quel tempo anche un glorioso soldato, il Feldmaresciallo Hindenburg, ha parlato a noi tedeschi; ora è il glorioso Maresciallo Graziani che ha parlato a voi italiani. Ascoltatelo.
Noi tedeschi faremo di tutto per alleggerire la vostra situazione che è alquanto difficile. Faremo inoltre di tutto per eliminare al più presto gli ostacoli che particolari contingenze avevano creato in questi ultimi giorni fra italiani e tedeschi".

I TEDESCHI IN ITALIA

Il Gaulaiter della Carinzia, Rainer
, annuncia a Klagenfurt, di essere stato investiti dal Fuhrer della carica di supremo Commissario del Litorale Adriatico e che , pertanto, nelle province di Udine e Gorizia nel Friuli nonché in tutta l'Istria (Trieste e Fiume comprese) le potestà civili saranno da lui esercitate.

Alla data odierna, ultima scadenza di Kesselring, dei 90.000 lavoratori italiani pretesi i tedeschi possono disporne in tutto, fra quelli che hanno risposto alla chiamata e i rastrellati, di appena 7.177. Il felmaresciallo telefona al generale Stahel, comandante la piazza di Roma: “E’ una vergogna! Soprattutto i romani si fanno beffa di noi, non se ne sono presentati neppure 500. Proceda subito ai rastrellamenti”.

STORIA POSTALE del 1 ottobre


 


 

Cartolina prestampata del Pronto Soccorso della Croce Rossa Italiana di Rovereto stazione (TN) inviata in franchigia ai familiari di un militare italiano fatto prigioniero dai tedeschi. Arriverà a Calcio (BG) il 4 ottobre.

 

 

Sabato 2 Ottobre 1943

RAPPRESAGLIE NAZISTE

Provincia di Napoli – Ad Acerra i tedeschi, che ieri hanno sottoposto il paese a una serie di distruzioni, tornano anche oggi per completare la loro opera, ma un gruppo di partigiani riesce ad impedirglielo. Siccome però i tedeschi sono riusciti a sfuggire ai loro attacchi, ora si teme il peggio. Intenzionate a difendersi, i paesani rimasti erigono per precauzione degli sbarramenti stradali. E’ un’impresa disperata come viene poco dopo dimostrato da tre carri “Tigre” che, sopraggiunti, piegano rapidamente ogni resistenza. Nel pomeriggio, mentre le avanguardie alleate distano appena due chilometri da Acerra, gli equipaggi dei carri armati portano a compimento la strage: 87 delle persone prelevate a forza dalle loro case vengono assassinate. Inoltre i soldati tedeschi, senza ormai più alcun ritegno, gettano vivo nel fuoco Domenico Marzullo, un contadino di 70 anni, e massacrano a colpi di baionetta una donna e il figlio neonato.

STORIA POSTALE del 2 ottobre 1943

 

 

 

Manoscritto a tariffa ridotta da Montecchio Precalcino (VI) a Verona. Rispedito al mittente, torna l’8 ottobre. Nel timbro comunale troneggia lo stemma reale come ricostruito a seguito del 25 luglio anche se invece ora dovrebbe esserci solo lo stemma fascista che era stato “scalpellato”.

 

 

 

 

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Approfitto per una digressione dal tema cronologico per fare un escursus sui bolli comunali e la loro evoluzione riguardo agli stemmi reale e fascista che subirono le varie conseguenze ad ogni cambiamento di regime. I Comuni, dopo il 25 luglio 1943, avrebbero dovuto rimuovere lo stemma fascista dai timbri usati per la corrispondenza ufficiale. Fu generalmente provveduto tramite scalpellatura. Questa operazione si presume avvenuta ma non in tutti i comuni. Probabilmente molti sindaci (allora podestà), un po’ nostalgici, decisero di rimandare il “sacrificio” in attesa del consolidarsi degli eventi. In fondo togliere uno stemma da un timbro metallico o addirittura sostituirlo con uno nuovo, non era fattibile in tempi brevi, vista anche la nostra atavica burocrazia. Il tempo sembra aver dato ragione a questi ultimi. Il periodo di “vacazione” del fascismo si sarebbe risolto infatti in questo breve periodo di 45 giorni. La “resurrezione” creerà situazioni particolari specialmente a proposito di quei timbri ai quali era stato asportato lo stemma fascista.

Se, a questo punto, facciamo una analisi su questo argomento si può rilevare che dal 26 luglio 1943 fino ai primi anni cinquanta è possibile scoprire un panorama di timbri con le più varie soluzioni di asportazione o cancellazione dell’uno o dell’altro stemma.

 

 


Nel piego del Comune di Borgosesia si può vedere il timbro comunale con lo stemma fascista scalpellato anche se usato in RSI, l’8 novembre 1943. Era evidentemente impossibile ricostruirlo e pertanto veniva usato quello dei 45 giorni “badogliani” malgrado l’avversione per il re e Badoglio.





 

 

Ancora due esempi di timbri comunali scalpellati. Siamo in entrambi i casi in RSI, 27 maggio e 28 febbraio 1944. In quello di Castelnuovo Berardenga è stato “cassato” lo stemma reale e lasciato quello fascista che evidentemente non era stato scalpellato durante i 45 giorni di Badoglio.

 


 

 


In quello di Bassano al Tagliamento dal quale era già stato scalpellato lo stemma fascista dopo il 25 luglio, è stato poi scalpellato anche lo stemma reale ma sono rimaste le RR di Reale.

 



 

 

 

 

Con i pieghi da Ispra e Montegallo siamo ancora in RSI e troviamo due timbri comunali ex - Regno che non hanno subito amputazioni sia nei 45 giorni che nel loro periodo d’uso. Quello da Ispra del 30 novembre 1943, ha viaggiato tra le provincie di Varese e Padova, un nord più convinto antimonarchico,
Evidentemente a Ispra si erano dimenticati di togliere lo stemma sabaudo. Un vero peccato mortale.

 

Invece la dimenticanza del Comune di Montegallo (AP) era un peccato veniale.La provincia era meno contraria alla ex - casa regnante e quindi più disponibile alla tolleranza. Sono, naturalmente delle supposizioni.

 

 

 

 

 

 

 

 


 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con i pieghi da Enna e Castelliri (FR) ecco invece due timbri intonsi usati al Centro - Sud dove era giusta la presenza dello stemma reale ma doveva essere scalpellato quello fascista. Una inconsueta tolleranza. Il piego da Enna è del gennaio1944, quello dal comune di Castelliri (FR) dell’aprile 45, ossia in Luogotenenza
 

 

 

 

 

Ancora una soluzione di annullamento dei simboli del regno con timbro a barre usato in RSI inoltrata a Bassano del Grappa e un timbro RSI definitivo già in uso a Grugliasco (TO) nel maggio 1944.
 

 

 

 

 

Con i seguenti pieghi siamo al Nord nell’immediato dopoguerra, a Roncoferrato (MN) il 18 maggio 1945 gli impiegati del Comune hanno rispolverato un vecchio timbro del regno e hanno cassato a mano lo stemma fascista.

 

Invece, nel Comune di Borgosesia (VC) e ben quattro mesi dopo (7.9.45), si usa ancora il timbro della ex - RSI (nostalgici o distratti?).

 

Con questi ultimi due pieghi, siamo nel Centro - Sud; il piego del Comune di Penne (PE), in data 5 marzo 1946 (in Luogotenenza), mostra il timbro comunale con entrambi gli stemmi;

 

quello del Comune di Pratovecchio (AR), in data 8 giugno 1946 (in regno di Umberto II°) ha lo stemma fascista ma con il fascio centrale scalpellato.


Fine della digressione

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Domenica 3 Ottobre 1943

PER UN ESERCITO ITALIANO DEL NORD

Graziani va alla Rocca delle Caminate e sottopone a Mussolini un suo appunto con il quale esprime la sua convinzione che il nuovo esercito repubblicano, che dovrà essere ricostituito, dovrebbe essere apolitico, nè fascista nè antifascista, ma bensì italiano. Su questi presupposti, chiede a Mussolini anche lo scioglimento della Milizia.
“La milizia è odiata“ scrive Graziani “e deve essere disciolta immediatamente”. Graziani spiega a Mussolini:

“L’esercito deve essere nazionale e apolitico, inoltre assolutamente unitario, bisogna finirla con la molteplicità delle creazioni militari che ci avevano portato all’impotenza: Anche le forze di polizia di qualsiasi specie debbono dipendere dal ministero delle Forze Armate, e da questo organizzate, e saranno poi da questo poste a disposizione per l’impiego dei vari ministeri: interno, Finanze, Comunicazioni, ecc.”.
E’ iniziato il braccio di ferro fra Graziani e Ricci.


STORIA POSTALE del 3 ottobre
 

 

 

 

 

Una strana raccomandata con affrancatura carente di 0,10. Partita da Recoaro (VI) il 3 giungerà a Vicenza il 5.

 

 

 


 

 


Lunedì 4 Ottobre 1943

DALLO STATO FASCISTA REPUBBLICANO

Mussolini, contrariato per l'invadenza che i tedeschi stanno dimostrando in tutti i settori della vita nazionale, ha scritto una lettera in proposito a Hitler. ne parla oggi con il conte Mazzolini. Il comportamento dei tedeschi, gli dice, dopo la costituzione del Governo pone lui e il governo stesso in una situazione "che rasenta il ridicolo". La consegna a Graziani che dovendo recarsi in Germania la recapiterà personalmente al Fuhrer. Rappresenta la prima missiva del carteggio Mussolini - Hitler durante la RSI:

In Italia da oggi vengono razionati anche i tabacchi.




HA INIZIO LA VENDETTA PER IL TRADIMENTO DEL 25 LUGLIO
 

Roma – Vengono arrestati Giovanni Marinelli, Carlo Pareschi e Emilio De Bono (nella foto), membri del Gran Consiglio Fascista che il 25 luglio avevano votato a favore dell’ordine del giorno Grandi.
I primi due saranno trasferiti da Regina Coeli al carcere Giudiziario di Padova, De Bono resterà prima agli arresti domiciliari in considerazione della sua tarda età, poi sarà ricoverato in una clinica romana e successivamente in una casa di salute di Bergamo.
 

I TEDESCHI IN ITALIA

A Buffarini Guidi, nuovo ministro dell’Interno italiano, è toccata la prima grossa grana nei rapporti coi tedeschi: calmare le furie di Kesselring (che voleva 90.000 lavoratori italiani) costretto a far scavare fossati anticarro e spalare macerie ai suoi genieri e alle fanterie, distogliendo uomini preziosi dalla linea di combattimento. Oggi, in neoministro del governo repubblicano, attraverso lo speciale ufficio di collegamento fra Viminale e comando supremo germanico, invia al felmaresciallo una relazione riepilogativa di sei pagine nella quale ammette, sì, il fallimento dei bandi per il lavoro obbligatorio ma rassicura che “la chiamata al servizio del lavoro deve continuare, in base a quanto comunicato dal Comando Germanico”.


STORIA POSTALE del 4 ottobre
 

 

 

Raccomandata per la Croce Rossa Internazionale a Ginevra. Censurata dai tedeschi

 

 

 

 

 

Martedì 5 Ottobre 1943

PER UN ESERCITO ITALIANO DEL NORD

Oggi si incontrano per la prima volta il Feldmaresciallo Kesselring e il ministro della Difesa Rodolfo Graziani (vedi foto). Viene decisa la costituzione delle Forze Armate repubblicane che, secondo Graziani, saranno impostate “secondo un concetto e un principio unitario”.

DALLO STATO FASCISTA REPUBBLICANO

Mussolini dice a Dolfin, suo nuovo segretario personale: “Domani o dopodomani mi trasferirò nella località che è stata prescelta per il mio nuovo quartiere generale. Ignoro fino a questo momento dove sia ubicata. E’ comunque sulla sponda occidentale del Garda”.
 

 

STORIA POSTALE del 5 ottobre

 

Lettera semplice da Badia al Pino (AR) a Roma dove giunse il 7 dove fu censurata dalla Commissione Provinciale 18R di Roma

 

 

 

Raccomandata da Albissola Marina (SV) il 4 ottobre per Teramo dove giungerà il 9. Sono presenti valori gemelli del 0,50 poiché il valore in alto a sinistra è un “propaganda di guerra” con vignetta ritagliata.
Vista la disponibilità di spazio sulla busta, è evidente che il mittente ritagliò la vignetta di propaganda per pura avversione alla guerra.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cartolina postale Vinceremo da 0,30 espressa da Ravenna a Roma.

 

 

 


 

Mercoledì 6 Ottobre 1943

PER UN ESERCITO ITALIANO DEL NORD

A Roma il maresciallo Graziani convoca il generale Casimiro Delfini, comandante dell'Arma dei Carabinieri in assenza del generale Mischi che è andato a presentarsi da Mussolini, e gli comunica che, per ordine del Duce, i 9000 carabinieri di stanza nella capitale dovranno essere trasferiti a Zara per combattere i partigiani jugoslavi.

LA VENDETTA PER IL TRADIMENTO DEL 25 LUGLIO

Modena - Nell’articolo di fondo del direttore della “Gazzetta dell’Emilia”, Enrico Cacciari, si legge: “Al muro e presto quanti hanno voluto tradire, quanti hanno voluto denigrare, quanti hanno voluto offendere nel fascismo l’Italia imperiale che Mussolini aveva creato”.
 


STORIA POSTALE del 6 ottobre
 

 

 

Lettera alla Croce Rossa di Ginevra da Bologna. Passata dalla censura di Monaco con il timbro meccanico Ad che, dalla visione di molti esemplari, sembrerebbe stato usato solo nei mesi di settembre-ottobre in questa versione meccanica con le linee. Non si conosce se e quando è giunta a destinazione

 

 

 

 

 

Piego raccomandato dal Comune di Sorbano (FO) a Firenze.


Giovedì 7 Ottobre 1943

PER UN ESERCITO ITALIANO DEL NORD

A Roma i tedeschi hanno deciso di concentrare i Carabinieri a Fidenza dalla quale poi raggiungeranno i vari comandi dell'Arma in Italia settentrionale per essere poi incorporati nella Guardia Nazionale Repubblicana (GNR). L'operazione dovrebbe essere realizzata dalle stesse truppe tedesche che però troveranno le caserme quasi vuote a causa di un già avvenuto generale "si salvi chi può". Più di 7000 si sbandano ma 1500 vengono "catturati" e saranno deportati in Germania.

Ecco il testo di un articolo che compare oggi sul Corriere Mercantile di Genova:

Interi quartieri in fiamme a Benevento

Profughi da Benevento,(occupata il 3) che hanno potuto raggiungere le linee tedesche, affermano che interi quartieri della città sono stati distrutti dalle fiamme.
Gli incendi sono stati provocati dai carri armati britannici che bombardavano con proiettili incendiari le case in cui essi credevano fossero asserragliati i soldati tedeschi e gli elementi fascisti.
Da ulteriori informazioni si apprende che i soldati inglesi hanno saccheggiato completamente la nota fabbrica di liquori Alberti.
Secondo informazioni di fonte neutrale a Foggia gli anglo - americani hanno requisito tutti gli automezzi trovati in città. Sono stati sequestrati anche gli automobili dei medici i quali non possono così più provvedere alle cure degli ammalati dei dintorni della città.

Naturalmente si trattava solo di menzogne propagandistiche

RAPPRESAGLIE NAZISTE

Provincia di Napoli - A Bellona, all’alba, una compagnia di SS della divisione Goering (del 115° reggimento) diretta dal capitano Hans Joachim arriva in piazza Umberto I e, per rappresaglia all'uccisione del loro commilitone, inizia il rastrellamento del paese, perquisendo ogni casa. 54 ostaggi, a gruppi di dieci, vengono condotti in una cava di tufo ad alcuni chilometri dal paese, e massacrati a raffiche di mitra. I corpi vengono quindi ricoperti col terreno fatto franare con una mina. 54 italiani per un tedesco è una proporzione spaventosa.

STORIA POSTALE del 7 ottobre
 


 

 

Lettera da Rocca San Casciano (FO) a Ginevra. Il Comune usa ancora il timbro con lo stemma reale. La lettera passa attraverso la censura di Monaco che usa il timbro meccanico Ad.
 



 

 





Questa franchigia fu scritta dal Caporal Maggiore Riva Luigi l’11 settembre e, probabilmente lasciata cadere da un treno nel quale veniva deportato in Germania. In questi casi, chi trovava questi messaggi, li impostava sperando che potessero giungere a destinazione. La data del ritrovamento e dell’impostazione a Savona sembra proprio del 7 ottobre. Comunque l’esistenza di questo documento fa capire che giunse a destinazione.
 

 

Venerdì 8 Ottobre 1943

I TEDESCHI IN ITALIA

L’ambasciatore tedesco Rahn continua nella sua azione di convinzione dei capi militari tedeschi in Italia per l’ottenimento della massima collaborazione con il nuovo Governo di Mussolini. Oggi va a trovare Rommel al suo Quartier generale sul lago di Garda. Rommel acconsente a che il controllo del settore civile sia lasciato agli italiani, “per quanto sia compatibile con le necessità militari”. Necessità che dovevano essere fatte presenti solo attraverso Rahn.

Intanto Graziani, nel vano tentativo di accontentare Kesselring, fa affiggere sui muri della Capitale e degli altri capoluoghi di provincia del Centro Italia un bando per ingaggiare operai: vi si promette “una paga giornaliera di 12,50 lire nette, oltre lire 20 per la moglie, lire 5 per ogni figlio a carico a lire 10 per ogni genitore a carico” e l’esenzione da ogni richiamo alle armi. Per convincere meglio i lavoratori, Graziani spiega che i rapporti di lavoro verranno gestiti da un appena istituito Ispettorato del Lavoro, che chiuderà le “iscrizioni non appena verrà raggiunta la cifra di 90.000 unità”. Tanti lavoratori quanti richiesti da Kesselring.

STORIA POSTALE dell’8 ottobre

 

 

 

 

Cartolina postale Vinceremo 0,15 raccomandata con valori aggiunti da Lancenigo (TV) l’8 a Roma.

 

 

Sabato 9 Ottobre 1943

LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN ITALIA

A Trieste avviene oggi la prima grande razzia di ebrei. Gli ebrei deportati da Trieste saranno complessivamente 837 (77 reduci). I convogli da Trieste ad Auschwitz saranno almeno 22 in 13 mesi, dal 7 o 9 ottobre 1943 al 1 novembre 1944.



PER UN ESERCITO ITALIANO DEL NORD

Graziani parte in volo da Guidonia con Dollmann per andare a Rastenburg, in visita a Hitler. E’ curioso e trepidante per l’incontro. Arrivato a Rastenburg e si incontra con Keitel il quale gli dice seccamente che i tedeschi intendono porre l’Italia sotto il completo controllo del governo militare. Questa dura minaccia convince ancora di più Graziani della necessità di battersi fino all’ultimo per un esercito italiano indipendente.

STORIA POSTALE del 9 ottobre
 

 

 

 

Cartolina commerciale fuori distretto da Milano a Offida (AP).

 

 

Domenica 10 Ottobre 1943

GRAZIANI IN GERMANIA PER UN ESERCITO ITALIANO DEL NORD

Il maresciallo Graziani incontra Hitler. Reca con se la lettera che Mussolini a scritto al Fuhrer il 3 ottobre a riguardo della invadenza germanica nella vita nazionale del nuovo governo repubblicano e la consegna a Hitler che, a proposito del suo incarico quale ministro della Difesa, gli dice subito:
“Sono spiacente che proprio a voi debba toccare questo ingrato compito. Avete fatto bene ad accettare il vostro incarico, malgrado tutto l’ingiusto trattamento avuto, perché, per un soldato non è possibile rimanere fuori del campo dell’azione e dell’onore”.
Hitler mostra anche il suo volto duro e delude le sue speranze di Graziani per la creazione del nuovo esercito: no al progetto di trarre soldati dai campi di concentramento; no al prelievo dei sottufficiali e ufficiali giovani, per addestrare le reclute. Le condizioni del Reich sono: reclutamento obbligatorio in Italia, addestramento delle reclute in Germania da parte di istruttori tedeschi per una durata di sei mesi, costituzione (per ora e con quelle reclute) di quattro divisioni e poi si vedrà, spese di vestizione e di attrezzatura a carico dell’Italia. Graziani tenta di far presente che Mussolini e lui stesso pensavano a un esercito di volontari e non a una chiamata delle classi, ma Hitler si dimostra intransigente: o così o niente. Ma Graziani non ha capito bene.
 


DALLO STATO FASCISTA REPUBBLICANO
 

Mussolini, accompagnato dal nipote Vito e da Renato Ricci, lascia la Rocca delle Caminate e raggiunge in auto Villa Feltrinelli (vedi foto) a Gargnano dove vi si stabilisce come alloggio. Avrà gli uffici a Villa Orsoline. Si tratta di rispettare una decisione dei tedeschi che hanno voluto in quella zona la sede del governo. Una decisione che più tardi Mussolini commenterà con amarezza dicendo che non gli era stata concessa alcuna alternativa; lui avrebbe preferito portare il governo della RSI a Roma, ma la questione della "città aperta" non lo aveva permesso. Altre sedi come Firenze, Bologna o Milano, che gli avrebbero consentito un più diretto contatto con il popolo, non gli sono state consentite e così si è visto relegare in una zona lagunare da lui detestata perché definita "un ibrido fra il fiume ed il mare".

A sera, MussolinI comunica a Rahn di essere stato informato da Graziani del proposito tedesco di nominare un plenipotenziario militare in Italia. Il Duce, che sembra non tanto interessato delle funzioni di un tale personaggio quanto impressionato dal termine, gli chiede, urgentemente, di far presente al governo tedesco che tale nomina comprometterebbe gravemente il governo italiano mettendo in evidenza che si tratta di un governo fantasma.

Nella foto: Villa Simonini a Salò, sede del Ministero degli Esteri della RSI.
 

A proposito della dislocazione dei vari ministeri, come si può anche vedere dalla cartina, queste sono:
Esteri e Cultura Popolare a Salò (BS); Presidenza del Consiglio a Bogliaco (BS); Interni e Partito a Maderno (BS); Economia Corporativa a Verona; Agricoltura e Comunicazioni a Treviso; Educazione Nazionale a Padova; Lavori Pubblici a Venezia; Giustizia a Brescia; Finanze a Fasano (BS); Marina a Legnago (MN); Aeronautica a Bassano del Grappa (VI).


 

Lunedì 11 Ottobre 1943

STORIA POSTALE dell’11 ottobre

A Bordeaux, su iniziativa del comando marina italiana rimasta fedele alla RSI, vengono sovrastampati alcuni valori della serie Imperiale con la scritta "Italia Repubblica Fascista Base Atlantica".
 

 

Corrispondenza di un internato in Polonia. Scritta il 7 ottobre e partita l’11 sarà passata al vaglio della Commissione Provinciale di Censura di Lucca (77R).

 

 

Martedì 12 Ottobre 1943

I TEDESCHI IN ITALIA

Nelle città del nord si può leggere il seguente manifesto:

Ultimato!
a tutti gli Ufficiali, Sottufficiali e soldati italiani.

Per l'ultima volta Vi invitiamo di arrendervi alle forze armate tedesche. Dopo il giorno 12 ottobre 1943 tutti i Comandanti e Ufficiali i quali non hanno eseguito l'ordine da dare alla truppa di arrendersi e consegnare le armi saranno fucilati appena fatti prigionieri. Il soldato che si arrende sarà immediatamente trasportato altrove. Tutti gli altri verranno attaccati dalle forze armate tedesche e distrutti.

Il Comando Tedesco ha rinnovato, per l’ultima volta, l’ordine di sfollamento della fascia di costa nella zona di Anzio e Nettuno. Migliaia di persone hanno trovato rifugio nelle capanne e nelle baracche della loro campagna. Il grosso degli sfollati ha dato vita ad un accampamento in località “La Campana”.
La 3^ divisione granatieri corazzati, che opera nella zona di Caiazzo, che ha ricevuto il 5 ottobre l’ordine del XIV corpo d’armata per l’evacuazione senza riguardi di tutta la popolazione, soltanto oggi lo trasmette alle proprie unità precisando anche che da un determinato momento, da comunicare in anticipo, tutti gli italiani che si troveranno ancora nel territorio occupato saranno fucilati.


STORIA POSTALE del 12 ottobre
 

 

 

 

Raccomandata da Massa Finalese (MO) alla Croce Rossa Internazionale di Ginevra il 12 ottobre. Passata dalla censura tedesca non si sa quando giunse a destinazione.

 

Mercoledì 13 Ottobre 1943

I TEDESCHI IN ITALIA

Ad Ampezzo, alle 11 del mattino compaiono i primi cosacchi inquadrati nell'esercito tedesco. I cosacchi in Italia sono circa 20000 raccolti in due divisioni che si trovano in Friuli dal 14 luglio. Sono in gran parte ex - prigionieri di guerra catturati a Sebastopoli e in Crimea che hanno accettato di militare nelle file tedesche.

LA VENDETTA PER IL TRADIMENTO DEL 25 LUGLIO

Zagarolo (Roma) – Viene arrestato Tullio Cianetti, membro del Gran Consiglio Fascista che il 25 luglio aveva votato a favore dell’ordine del giorno Grandi e che, in preda a crisi di coscienza, aveva fatto pervenire, la stessa mattina del 25, una lettera di pentimento e ritrattazione a Mussolini. Da Regina Coeli verrà poi trasferito alle carceri giudiziarie di Padova.


STORIA POSTALE del 13 ottobre
 

 

 

 

Raccomandata per la Croce Rossa Internazionale di Ginevra da Valbrona (CO) il 13 ottobre. Giungerà a destinazione il 17 marzo 1944. Censurata dalla censura tedesca.

 

 

Giovedì 14 Ottobre 1943

PER UN ESERCITO ITALIANO DEL NORD

Mussolini convoca il generale Gambara e gli sottolinea l'esigenza di non abbandonare il paese alla furia vendicatrice della Germania pregandolo di presentarsi a Roma dal generale Graziani.

I TEDESCHI IN ITALIA

La Germania offre l'arruolamento volontario nelle proprie Forze Armate ai cittadini italiani. Chi entrerà a farvi parte riceverà lo stesso trattamento riservato ai militari tedeschi.

STORIA POSTALE del 14 ottobre
 

 

 

 

Cartolina postale Vinceremo 0,30 raccomandata con valori aggiunti da Borgo Panigale (BO) a Bologna.

 

 

Lettera raccomandata espressa (0,50 +1,25 di raccomandazione + 1,25 di diritto per espresso) inviata da Fano (AN) a Firenze.

Interessante affrancatura per la presenza del 2,50 espresso Imperiale.
 

 

 

Venerdì 15 Ottobre 1943

I TEDESCHI IN ITALIA

Il Comando Generale dell'Esercito tedesco rettifica l'ordine del Fuhrer a riguardo delle divisioni italiane da addestrare in Germania; queste saranno costituite, oltre che da reparti schieratisi a favore dei tedeschi, anche da internati militari.
Hitler, in risposta a un messaggio di Mussolini che gli chiede di battersi in difesa della capitale, dichiara: “Adesso stiamo a Roma e credo che ci resteremo”.

LA BRUTALITA’ DEI TEDESCHI IN ITALIA

Roma – Al mattino una camionetta della Wehrmacht transita davanti allo Sferisterio dell’Urbe dove sono ammassate parecchie centinaia di prigionieri di guerra alleati, tutti di colore: neri statunitensi, marocchini, sud – africani, ecc. Sulla camionetta vi sono quattro paracadutisti della divisione “Student” che scorgono, dalla strada oltre la cancellata dell’edificio, un gruppo di quei prigionieri. La macchina si ferma, ne scende un militare con i gradi da sergente. Non esita un istante, alza il fucile mitragliatore e spara una raffica contro quei prigionieri. Pura malvagità, dall’interno della camionetta si sentono gli altri tre ridere. Un prigioniero cade a terra morto, altri due restano gravemente feriti, uno morirà all’Ospedale di San Giovanni.


STORIA POSTALE del 15 ottobre
 

 

 

 

La riproduzione di sinistra mostra una lettera partita il 15 ottobre dalla Città del Vaticano inviata a San Sepolcro (AR).

 

 

Piego affrancato stampe a tariffa ridotta (fra comuni) da Monte San Martino (MC) a Morravalle (MC) in RSI con il timbro del comune con tanto di stemma reale e Regie Poste.

 

 

 

Sabato 16 Ottobre 1943

 

LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN ITALIA

 

Agli ordini del capitano Theodor Dannacker, su disposizioni di Eichman, giungono a Roma, direttamente dalla Germania, alcuni reparti di specialisti dell’ufficio centrale per la sicurezza del Reich a Berlino, e si avventano sul ghetto iniziando una spietata caccia all'uomo per la cattura di tutta la popolazione ebraica ivi residente. Il comando dell’operazione, è stato assunto, insieme a Dannacker, dal tenente colonnello Herbert Kappler. I cinquanta chilogrammi versati dalla comunità a Kappler sono stati così soltanto una tragica beffa.
130 tedeschi, fra SS e territoriali della Wehrmacht partecipano alla grande razzia, che si svolge fra le 5,30 e le 14. Contemporaneamente, altre unità germaniche, nelle 26 zone operative in cui il comando tedesco ha suddiviso la città, iniziano la caccia ad altre famiglie israelite.



 

Sembra che il generale di brigata Rainer Stahel, comandante della piazza di Roma, intendesse opporsi all’azione delle SS, ma soltanto con l’approvazione di Ribbentrop, che evidentemente non è stato disponibile a dare.
Saranno deportati oltre mille ebrei (1007 di cui solo 15 torneranno alla fine della guerra, secondo alcune fonti, 1035 con 16 superstiti secondo altre e, ancora, 1022 con 14 superstiti).
 

 

PER UN ESERCITO ITALIANO DEL NORD

Il generale Gambara, sollecitato da Mussolini, si reca da Graziani che gli prospetta la necessità di ricostruire una forza armata per tutelare e difendere, nei limiti del possibile, i beni, l'attività e la vita dell'Italia non occupata dagli alleati. Graziani gli offre l'incarico di Capo di Stato Maggiore di questo esercito da riorganizzare. Anche Gambara è dell’opinione che il nuovo esercito possa essere ricostruito anche attraverso il reclutamento di almeno 12.000 volontari dai lager tedeschi.

Non sa che Hitler ha categoricamente esclusa questa possibilità durante il suo incontro con Graziani il 10 ottobre. Hitler è convinto che gli oltre 600.000 italiani attualmente internati in Germania non possono essere soldati affidabili per un nuovo esercito repubblicano, anche se selezionati da un appello al volontariato e ha detto che si dovranno arruolare le truppe mediante coscrizione in Italia e mandarle ad addestrare in Germania.

Graziani non ha capito il rifiuto categorico di Hitler e ha riferito a Mussolini, al suo rientro da Rastenburg, che l’operazione reclutamento in Germania è fattibile. In proposito, il feldmaresciallo tedesco Keitel ha espresso uno sprezzante giudizio: ”Il solo esercito italiano che non ci potrà tradire è un esercito che non esiste”. Tuttavia non sono questi i problemi che turbano la coppia Mussolini – Graziani. Essi si preoccupano del valore che avrà presso i tedeschi la mossa propagandistica di allestire un nuovo esercito italiano, segno di ripresa e di superamento della crisi, strumento per conquistare maggior credito e maggiore autorità ai loro occhi. Insieme hanno deciso di mandare in Germania il generale Canevari per firmare “i protocolli sugli accordi di massima già raggiunti da Graziani nel suo viaggio a Berlino”.

A questo punto non posso fare a meno di constatare come l’Italia, così divisa territorialmente dall’avanzare delle truppe Alleate combattenti contro i tedeschi, fosse, con i suoi sedicenti capi di governo, solo alla ricerca di un certo credito da parte dei relativi “pseudo-alleati” tramite la creazione di un sacrificale esercito italiano da potergli affiancare. Al Sud, Badoglio e Vittorio Emanuele III, con gli Alleati e, al Nord, Mussolini e Graziani con i Tedeschi. Non si può fare a meno di constatare che i rispettivi “pseudo-alleati” di entrambe le parti non avevano alcuna intenzione di avere a fianco degli infidi italiani in divisa militare, ormai screditati dopo l’8 settembre. Anche da parte di chi aveva firmato quella che, sotto le finte spoglie di un armistizio, era stata una resa incondizionata.

Ignaro di questo equivoco, Canevari parte oggi in volo per Berlino con la disposizione di massima di provvedere a formare quattro divisioni traendone gli effettivi dai nostri prigionieri. Secondo Canevari, l’accordo negoziato con Keitel prevede la costituzione di tre divisioni di fanteria e una divisione alpina più dieci batterie di artiglieria attraverso il reclutamento di volontari tra i deportati italiani in Germania e il richiamo alle armi di soldati in Italia.

Il ministero della Difesa preannuncia la chiamata alle armi dell’ultima aliquota del 1924 e dell’intera classe del 1925. L’annuncio viene diffuso per radio alle 14,50 e sarà ripetuto ogni 24 ore, sempre alla stessa ora.

LA VENDETTA PER IL TRADIMENTO DEL 25 LUGLIO

Mussolini scrive a Hitler:

"Fuhrer,
Comprendo la Vostra apprensione e la Vostra presa di posizione, umana. Voi sottolineate in primo luogo di volermi lasciare assoluta libertà d'azione. Cosa che io farò.
La Repubblica Fascista, il nuovo Governo da me formato, ha la ferma intenzione di eliminare una volta per sempre ogni debolezza, ogni ombra di indecisione o persino di mancanza di coraggio. Per i nostri Fascisti fedeli dovrà essere una dimostrazione della nostra fermezza. Ai nostri avversari, ai deboli e agli scettici, un serio, ultimo monito. Sarà un banco di prova! Per noi e per gli altri. Da tutto ciò nasce la mia decisione: Tradimento! Pena di morte!
Sicuramente come uomo mi trovo davanti ad una necessità che nella recente storia non si è registrata, è a repentaglio la vita del marito di mia figlia, del padre dei miei nipoti. Abbiamo davanti agli occhi nostri una cosa più grande, la più grande che esiste, la più sacra: La Patria! Nessun sacrificio è troppo grande per la Patria. Questa è una grande, sacra convinzione!
Io Vi ringrazio, Fuhrer, per la Vostra espressione di sentimento, che culmina nella Vostra frase: "Mai io tornerò a parlare sulla Vostra decisione - qualunque essa sia. Agite liberamente e del tutto e del tutto indipendentemente, da Capo del Governo e da uomo!”
Vi ripeto: la mia decisione è già maturata. Nessun uomo con amor patrio e di fede potrà mai condannare il mio atteggiamento. Gli altri non contano! La Vostra assistenza e consulenza, ed in primo luogo la Vostra comprensione, mi sono di grandissimo sollievo in queste ore tragiche ma grandi nella storia della nostra comune causa!"


STORIA POSTALE del 16 ottobre
 

 

 

 

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