5° Periodo: dal 26 novembre 1943 al 22 gennaio 1944.
Territorio a sud della linea del fuoco: A.M.G./ A.C.C. E REGNO DEL SUD
CON SEDE A BRINDISI.
Prima parte (dal 26 novembre 1943 al 6 dicembre 1943)
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Venerdì 26 Novembre 1943
Sui rapporti degli Alleati con l’Italia di Badoglio - Continuano
i problemi, nell’ambito delle Nazioni Unite, relativi alla comunicazione
del testo dell’armistizio lungo e alla sua eventuale pubblicazione. Il
Dipartimento di Stato americano che ha ricevuto, il 10 novembre, la
protesta del governo greco per non essere stato consultato al momento
della conclusione dell’armistizio lungo, la respinge oggi sostenendo che
i termini di tale armistizio corrispondono al sommario già approvato da
quel governo al momento di Cassibile.
L’esercito italiano del Sud - Continua e si conclude oggi
l’esercitazione a fuoco del Raggruppamento nella zona di Maddaloni (a
Montesarchio presso Caserta). Per emettere il loro giudizio sul
comportamento delle nuove truppe italiane sono presenti cinquanta
"giudici" alleati guidati dal colonnello americano Arthur Goodwin.
Presenzia anche il generale Keyes.
Il maggiore Vismara, Capo di Stato Maggiore del Raggruppamento, scrive:
“Tutti hanno fatto del loro meglio: gli artieri con un vento gelido e
sotto la pioggia, in 36 ore di lavoro consecutivo hanno costruito un
ponte di 18 metri sul quale sono passati carichi di 11 tonnellate. Gli
artiglieri hanno preso posizione nel fango che arrivava ai mozzi delle
ruote ed hanno sparato in modo da meravigliare gli osservatori
americani. Anche i fanti, i bersaglieri e i servizi si sono prodigati
per far bene”.
Dal diario di Puntoni - “Il nuovo gabinetto è ancora in fasce e
già si delinea una crisi. Il professor Pazzi, sconfessato dal partito
socialista, dovrà dare le dimissioni”.
Sabato 27 Novembre 43
Dal Regno del Sud: politica interna - Viene soppresso il
Ministero delle Informazioni tenuto dal Prof. Pazzi. Viene
costituito in sua vece un Ufficio Stampa alle dipendenze del Ministero
degli Interni di cui sarà titolare Filippo Naldi.
Dal Diario di Puntoni - “La crisi pare risolta. Il professor
Pazzi se ne è andato e con lui è finito anche il Ministero delle
Informazioni. In sua vece un Ufficio Stampa alle dipendenze del
Ministero degli Interni e ne sarà titolare Pippo Naldi”.
L’esercito italiano del Sud - Il Maresciallo Giovanni Messe, Capo
di Stato Maggiore Generale, concede un'intervista all'inviato speciale
della "Reuter" che così delinea il suo programma di riorganizzazione
dell'Esercito Italiano:
"Non è possibile continuare a valerci ed a servirci di coloro che per
le loro opinioni politiche possono nuocere alla nostra causa. Sarà mia
cura allontanare tanto gli incompetenti quanto i politicamente
indesiderabili. Gli Alleati hanno dichiarato che se l'Italia presterà
valido aiuto alla lotta contro la Germania, ciò sarà tenuto in debita
considerazione. Ho piena fiducia che gli Alleati intendano mettere
l'Italia in grado di prestar loro l'aiuto richiesto in una forma degna
del Paese. Ritengo che il mio compito dovrà consistere nel portare al
più alto livello l'efficienza delle Forze Armate Italiane. Se dobbiamo
far riguadagnare all'Italia un posto onorato nel mondo, ciascuno di noi
deve lavorare indefessamente. Io guardo fiducioso al futuro; se
l'Esercito Italiano scenderà in linea a fianco degli Alleati, col
materiale e l'equipaggiamento necessari per dare una buona prova, ciò
sarà di grande ispirazione per le popolazioni italiane che si trovano
dietro il fronte tedesco".
A seguito dell’esercitazione effettuata dal Raggruppamento negli ultimi
due giorni, le dolenti note vengono ancora dalle deficienze
dell’equipaggiamento e dei mezzi. Il problema numero uno, ora che la
formazione deve entrare in linea, è quello delle munizioni. Gli
americani non possono fornirle e anche il recupero di quelle esistenti
nei depositi della Sicilia e della Sardegna è da escludere o perché già
destinate ad altri reparti o per mancanza di navi. Il problema numero
due è quello del parco macchine a disposizione già scadente, limitato e,
oltretutto, destinato a deteriorarsi rapidamente con il prevedibile
aumento di perdite dopo l’entrata in linea.
Questi problemi vengono oggi lungamente dibattuti nel corso della
discussione della manovra tenuta nel teatro del palazzo reale di
Caserta. Il giudizio dei giudici di campo americani è così riassunto dal
maggiore Vismara, Capo di Stato Maggiore del Raggruppamento:
“Tutti hanno messo in rilievo che il Raggruppamento per il grado di
addestramento raggiunto, per la disciplina e per lo spirito che lo anima
può considerarsi pronto ad entrare in azione quando abbia ricevuto i
mezzi necessari che ancora gli mancano”.
Ma il divario esistente fra la quantità e la qualità dei mezzi italiani
e degli americani è tale che il generale Keyes, che ne è perfettamente
consapevole, al termine della riunione prende in disparte il generale
Dapino e gli dice se dovesse attendere di portare i reparti italiani
all’altezza dei propri per quanto riguarda il materiale, avrebbe il
tempo di finire questa guerra e di incominciarne un’altra. Perciò Keyes,
visto lo spirito delle truppe italiane, ha deciso di impiegarle dando
loro compiti adeguati ai loro mezzi.
Intanto, la vicenda dei congedi appena conclusa, porta oggi il comando
del Raggruppamento a costituire un battaglione complementi su quattro
compagnie: la 1^ e 2^ fanteria, la 3^ bersaglieri e la 4^ batteria
artiglieria. Sempre oggi, il Comando delle Forze Armate della Campania
comunica le disposizioni dello Stato Maggiore in base alle quali, con
decorrenza dal 22 novembre, il Raggruppamento dipende dallo stesso
Comando Forze Armate della Campania a tutti gli effetti (…) eccettuato
che per l’impiego. Per questo l’unità è infatti a disposizione del II
Corpo della V Armata americana da circa un mese (dal 31 ottobre).
Storia Postale del 27 novembre
Le due riproduzioni mostrano uno stesso documento postale usato prima
come lettera semplice da Lecce il 27 novembre 1943 a Patù (LE) il 29
novembre e poi, rivoltando la busta, come raccomandata da Patù il 27
aprile 1944 a Bari dove arriverà il 30 dopo essere transitata da Lecce
il 27. Raro l’uso del 0,50 Miti PM usato per posta civile nel 1943.
Domenica 28 Novembre 1943
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ALLEATI - Si svolge a Teheran la conferenza Eureka
alla quale partecipano Roosvelt, Churchill e Stalin.Su insistenza di
Churchill viene decisa la continuazione dell'offensiva invernale in
Italia che dovrebbe portare fino alla linea Pisa-Rimini. Lo sbarco in
Normandia (operazione Overlord) viene invece rinviata al maggio del 1944
con la previsione di un contemporaneo sbarco nel sud della Francia (1).
…………
(1) Operazione Anvil che invece avverrà con due mesi di
ritardo,(6 giugno Overiord, 15 agosto Anvil). La conferenza Eureka si
protrarrà per tre giorni (28,29 e 30).
Storia Postale del 28 novembre
con l'isola lo permetteva) per la semplice ragione che non esisteva
ancora un collegamento ufficiale via mare. Questo tipo di
corrispondenza, regolarmente affrancato per via aerea ed espresso (?) è
di rarissimo reperimento. Il presente documento postale, come molti di
quel periodo così privo di francobolli diversi dai comuni valori della
Imperiale, super visti, deve essere capito dai collezionisti perché ne
sia dato il giusto valore.
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Qui di seguito raffigurate: un intero partito da Arzachena (SS) il 28
novembre e viaggiato “via aerea” per Taranto, Un pezzo particolarmente
raro perché i collegamenti fra il continente e la Sardegna erano
ufficialmente sospesi.
Si ritiene che la poca corrispondenza dalla Sardegna verso il
continente, che in quel periodo era rappresentato dalla sola parte di
Italia della King’s Italy (nelle cartina colorata in bruno scuro), anche
non aerea, viaggiasse in realtà per via aerea (quando il carico degli
aerei italiani di collegamento
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Lunedì 29 Novembre 1943
L’esercito italiano del Sud - Il Capo di Stato Maggiore generale,
generale Messe, indirizzando un promemoria al generale Joyce, capo della
Allied Control Commission, ribadisce la necessità di un potenziamento
delle Forze Armate italiane con i problemi già esposti nell’incontro del
23 e recupera una proposta a suo tempo avanzata da Ambrosio, quella di
dare vita a grandi unità utilizzando prigionieri di guerra dell’Africa
settentrionale. Con questi elementi volontari, si potrebbero formare
eventualmente un paio di Divisioni per le quali armi e dotazioni
necessarie dovrebbero essere fornite dagli alleati.
Due giorni dopo la discussione nella reggia di Caserta, il generale
Keyes comunica a Dapino le proprie intenzioni di impiegare il 1°
Raggruppamento Motorizzato in un’azione offensiva intorno al 6 – 10
dicembre, nell’ambito della quale all’unità italiana spetterà il compito
di attaccare, prendere e mantenere Monte Lungo (secondo Keyes un
obiettivo adeguato alle possibilità attuali del Raggruppamento.
Purtroppo una scelta infelice come poche altre, come constateranno,
purtroppo, di persona fanti e bersaglieri italiani fra pochi giorni).
Nell’esposizione del proprio orientamento sull’azione, il generale
americano assicura da parte sua l’appoggio di numerose artiglierie, ciò
permetterà di limitare l’artiglieria organica del Raggruppamento, così
da avere un’adeguata disponibilità di munizioni per tutta l’operazione.
Strategie Alleate per la Campagna d’Italia - Alla vigilia
dell’attacco alla “Winter Line” nella zona del Monte Sammucro e di San
Pietro Infine, i generale Keyes e Walker, rispettivamente comandanti del
II Corpo (3^ e 36^ divisione) e della 36^ divisione, non sono ancora a
conoscenza:
1) della reale entità delle forze nemiche,
2) delle loro intenzioni operative, al punto da ritenere che si stiano
preparando a una ritirata.
I due generali sono convinti che San Pietro Infine e Monte Lungo non
saranno oggetto di una accanita difesa da parte tedesca, essendo Monte
Lungo completamente dominato da Monte Maggiore e da Monte Rotondo.
Quanto a San Pietro Infine, e all'intero Monte Sammucro, addirittura
appaiono (per loro) liberi da truppe tedesche.
Evidentemente al servizio informazioni americano è sfuggito quanto San
Pietro sia inaccessibile.
Storia Postale del 29 novembre
Entra in funzione una linea aerea per la posta ufficiale, a cura degli
Alleati, fra Napoli – Bari – Taranto – Catania - Palermo.
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Lettera semplice da Bari a
Barletta (BA) censurata in partenza dalla Commissione Provinciale di
Censura 3R di Bari
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Martedì 30 Novembre 1943
ALLEATI - Termina oggi la conferenza di Teheran. Stalin ha
promesso che interverrà contro il Giappone dopo la vittoria sulla
Germania. Promessa che manterrà dichiarando guerra al Giappone l'8
agosto 1945, due giorni dopo Hiroshima e il giorno prima di Nagasaki.
Una dichiarazione di guerra che ha quasi,
ormai, il sapore di una beffa. Mussolini il 10 giugno, dichiarando
guerra a una Francia ormai in ginocchio, creò uno stato di odio che i
francesi, quando possono, ci fanno blandamente ricordare con
atteggiamenti non sempre cordiali, quella che considerarono una
pugnalata alle spalle dei loro nonni. Cosa dovevano fare i giapponesi
che la pugnalata di Stalin la ricevettero in pieno petto quando ormai
non si reggevano più sulle gambe?
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Dalla King’s Italy - A Bari il Re presenzia alla cerimonia per la
ricostituzione dell’Arma dei Reali Carabinieri dell'Italia liberata
affidata al comando del generale Pieche (nella foto: il re che stringe
la mano al generale Pieche)
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L’Esercito Italiano del Sud - Alla fine di questo mese, il
progetto, già in fase di attuazione con i primi arruolamenti e l’inizio
delle esercitazioni, di costituzione di un Esercito di Liberazione
Nazionale (ELN) espressione del CLN, si dissolve. Il generale Donovan,
che ha accolto la richiesta fattagli a nome del CLN di Napoli da
Benedetto Croce, viene sconfessato dal Governo Militare Alleato.
L’indipendenza di questo esercito, in realtà espressione del CLN,
rappresenta la ragione prima dell’ostilità degli alleati che stanno
sostenendo il re e il governo Badoglio.
Storia Postale del 30 novembre
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Ed ecco,un piego comunale da Bisceglie (BA) a Monteroni di Lecce,
timbrato in questa stessa data, che, oltre ad essere indirizzato al
PODESTA’ (carica decaduta al sud e sostituita con sindaco), è stato
timbrato da un dipendente del comune di Bisceglie con il bollo comunale
che mostra chiaramente anche lo stemma fascista.
Potrebbe essere tranquillamente scambiato per un documento postale della
RSI.
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Mercoledì 1 Dicembre 1943
Dalla King’s Italy – Con un decreto del governo Badoglio viene
formalizzato lo scioglimento della Milizia Volontaria per la Sicurezza
Nazionale (MVSN) e deciso l'aumento delle paghe e degli stipendi del 70%
per le prime 1000 lire, del 60% per le seconde e del 10% per le terze
1000 lire.
Anche allora sembra ci fosse chi guadagnava
bene, le 3000 lire mensili di base che ebbero tali aumenti erano già un
bello stipendio, ma, con quell’aumento lo avrebbe visto aumentare a 4400
lire. Un aumento non disprezzabile di circa il 46% per chi prendeva 3000
lire e del 70% per chi ne prendeva 1000, che si presume fossero la
maggioranza.
Dal Diario di Puntoni - “L’offensiva della VIII Armata è
cominciata senza slancio ed è convinzione generale che non approderà a
nulla di concreto e di decisivo. Si parla di cose straordinarie. Si dice
che Von Papen abbia fatto una visita ad alti esponenti del Vaticano per
discutere i preliminari della pace. Si vocifera che ad Algeri siano
giunti misteriosi personaggi e che aeroplani tedeschi siano in sosta su
aerodromi alleati. Sono soltanto chiacchiere, di positivo, per noi, e ne
sentiamo le conseguenze, c’è l’attività di Sforza a Napoli, la sua
campagna contro il Re che a momenti è più spietata di quella dei
fascisti nel Nord Italia”.
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Puntoni si riferisce al fronte Adriatico dove è in atto un'offensiva
nella zona del Sangro, ma il rapido afflusso di unità tedesche di
rinforzo riesce a contenere la velocità di penetrazione dei reparti
dell’VIII Armata.
Storia Postale del 1° dicembre
Anche una brutta cartolina come quella riprodotta, con un semplice
valore da 0,30 della Imperiale, riesce a comunicare delle informazioni
storico postali. Inviata da Ceglie di Bari a Palermo in periodo di
blocco postale con la Sicilia, giunse evidentemente comunque a
destinazione come si rileva dalla nota a lapis R 23.1.44 e 28.1. 44 che,
presumibilmente dovrebbero essere le date di arrivo e di partenza della
risposta. Certo 53 giorni di “viaggio” non erano davvero pochi. La
censura era quella della Commissione Provinciale di Bari.
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Giovedì 2 Dicembre 1943
Dal Diario di Puntoni - “Alle 10 Sua Maestà riceve il
sottosegretario Jung. Chi credeva che la guerra fosse ormai lontana
dall’uscio di casa ha avuto una clamorosa smentita. Aerei tedeschi alle
19,15 hanno bombardato Bari. Secondo le prime notizie, sei o sette
piroscafi e una petroliera sarebbero stati distrutti. Anche i quartieri
nei dintorni del porto avrebbero subito gravi danni”.
Dal Diario di Benedetto Croce - “Riflettevo che quasi da nessuno
si parla più di Mussolini, neppure contro di lui. La stessa voce che, di
tanto in tanto, circola, che egli sia morto, comprova che è veramente
morto nell’anima di tutti. Anche a me, di rado, sale dal petto alcun
impeto contro di lui., al pensiero della rovina a cui ha portato
l’Italia, e della corruttela che lascia in tutti i rami della vita
pubblica: persino dell’Esercito, persino nei Carabinieri. Né, per niun
conto, so risolvermi a scrivere della sua persona, non solo oggi, ma
anche trasferendomi con l’immaginazione in un tempo più calmo e di
ravvivate speranze. Ma pure, rifletto talvolta che ben potrà darsi il
caso, e anzi è da tenere per sicuro, che i miei colleghi in istoriologia
(li conosco bene e conosco i loro cervelli) si metteranno a scoprire in
quell’uomo tratti generosi e geniali, addirittura imprenderanno la di
lui difesa, la Rettung, la riabilitazione, come la chiamano, e fors’anche
lo esalteranno. Perciò mentalmente m’indirizzo a loro, colà, in quel
futuro mondo che sarà il loro, per avvertirli che lascino stare, che
resistano in questo caso alla seduzione delle tesi paradossali e
ingegnose e brillanti, perché l’uomo, nella sua realtà, era di corta
intelligenza, correlativa alla sua radicale deficienza di sensibilità
morale, ignorante, di quella ignoranza sostanziale, che è nel non
intendere e non conoscere gli elementari rapporti della vita umana e
civile, incapace di autocritica al pari che di scrupoli di coscienza,
vanitosissimo, privo di ogni gusto in ogni sua parola e gesto, sempre
tra il pacchiano e l’arrogante. Ma egli, chiamato a rispondere del danno
e dell’onta in cui ha gettato l’Italia, con le sue parole e la sua
azione e con tutte le sue arti di sopraffazione e di corruzione,
potrebbe rispondere agli italiani come quello sciagurato capopopolo di
Firenze, di cui ci parla Giuseppe Villani, il quale rispose ai suoi
compagni d’esilio che gli rinfacciavano di averli condotti al disastro
di Montaperti: E voi, perché mi avete creduto?”
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Dal Diario di Harold Mac Millan (nella foto) Ministro inglese
distaccato presso il Quartier Generale di Heisenhower ad Algeri – Da
Algeri a Brindisi - Verso le quattro siamo arrivati all’aeroporto di
Brindisi dove c’erano ad accoglierci Harold Caccia, Sam Reber (l’uno
vice – presidente e l’altro facente funzione di vice – presidente della
sezione o divisione politica della commissione di controllo). Ma quanto
è stupefacente il cervello dei militari! Hanno costruito al dipartimento
della Guerra di Washington e al ministero della Guerra di Londra quest’organo
elaboratissimo e macchinoso oltre il credibile con capi di stato
maggiore, divisioni, sotto – divisioni, sotto – commissioni in cui hanno
fatto entrare militari di secondo piano – troppo corti di intelligenza
per essere usati in una qualche operazione di guerra – oppure dei bravi
e buoni borghesi, esperti di finanza, di trasporti marittimi, di
rifornimenti di carbone ecc., che si sono fatti un punto d’onore di
mettersi in divisa con i gradi di brigadiere e di colonnello.
E tutto questo congegno per governare poi pochi chilometri quadrati di
territorio e (almeno per ora) si e no dodici milioni di abitanti, con
norme rigorosamente militari. E così si ha un duplicato dell’autorità
militare vera e propria con meccanismi incredibilmente complessi e
irrimediabilmente antiquati che sono propri dei due dipartimenti o
ministeri della Guerra (di Londra e di Washington) intrecciati in modo
inestricabile.
Bombardamenti tedeschi -
Nel tardo pomeriggio 96 bombardieri JU – 88 decollano da Villaorba
(UD) e da Aviano par attaccare il porto di Bari nel quale affluiscono i
rifornimenti dell’VIII Armata. Più di trenta navi stazionano nel porto.
I loro carichi, equipaggiamenti militari e rifornimenti vari sono stati
appena scaricati. Per accelerare le operazioni tutte le luci sono state
accese dopo il tramonto, per cui il porto è un bersaglio illuminato in
pieno.
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Dopo che gli aerei da ricognizione hanno lasciato cadere le loro strisce
di stagnola, in modo da porre le apparecchiature radar in condizioni di
non poter effettuare il rilevamento degli aerei in avvicinamento, le
formazioni tedesche compaiono nel cielo di Bari senza essere segnalate.
I cannoni contraerei aprono il fuoco solo alle 19,30 quando gli aerei
stanno già effettuando il passaggio di bombardamento e le bombe stanno
già scoppiando nel porto le cui attrezzature vengono sconvolte |
Nessun riflettore tenta di intercettare gli aerei aggressori, non vi è
nessun sbarramento di palloni frenati a protezione di quello che è, in
questo momento, il più importante porto per i rifornimenti del
continente europeo. Nessun aereo da caccia alleato compare nel cielo di
Bari. Nessuna operazione di bombardamento è stata mai condotta (e lo
sarà in futuro) con tanta facilità da parte tedesca, senza alcuna
perdita o problemi di sorta.
Dopo essere state colpite, due navi ancora cariche di munizioni
esplodono con tale violenza che lo spostamento d’aria provoca danni a
oltre 12 km di distanza. Viene colpito un oleodotto sulla banchina e il
carburante fuoriuscito, acceso da quello delle petroliere incendiate, si
spande come un enorme tappeto di fiamme così che anche le navi
risparmiate dal bombardamento divengono preda degli incendi.
Un bombardamento che dura soltanto venti minuti ma che è anche quello
che avrà maggior successo in tutta le guerra. Mai, ad eccezione di Pearl
Harbor, vi sono state tanta navi affondate in un solo colpo. Diciannove
navi da carico per un totale di 73343 tonnellate di stazza lorda sono
distrutte e sette seriamente danneggiate. Ci vorranno settimane di
lavoro per far riprendere al porto la sua piena efficienza.
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La seconda parte della tragedia (che verrà tenuta segreta per decenni),
si verifica per l’affondamento della nave da carico John Harvey. Quando
ha avuto inizio l’attacco la John Harvey è ancora attraccata al molo e
diciassette altre navi sono attraccate vicino ad essa o sono in procinto
di salpare. Oltre a esplosivi, il suo carico consiste anche in un
centinaio di tonnellate di iprite concentrata sistemata in bombole da
100 libbre (kg. 45,5).
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L’iprite è un aggressivo chimico estremamente pericoloso il cui impiego
è vietato dalle convenzioni internazionali. Fu usato nella 1^ Guerra
Mondiale ed è noto come “gas asfissiante”. Il comando alleato ne aveva
chiesta la disponibilità “per ogni eventualità”. Proprio all’inizio
dell’attacco la John Harvey riceve un colpo in pieno e affonda con
l’intero equipaggio. Sebbene le bombe non siano spolettate, molte
esplodono. Il pericolo aggressivo si sparge nel bacino del porto e
galleggiando sulla superficie delle acque diviene elemento letale per i
sopravvissuti all’incursione. I morti, il cui numero non è stato mai
accertato, superano il migliaio anche perché nessuno sa che la John
Harvey, oltre a normali esplosivi recava quel carico di iprite e che il
terribile gas si è così mischiato al fumo degli incendi. Negli ospedali i
marinai e i civili colpiti dal gas saranno curati in maniera inadeguata
e quando dal Comando di Algeri giungerà un ufficiale per informare il
comando di Bari della presenza dell'iprite. per la maggior parte delle
vittime è ormai troppo tardi.
Gli Alleati hanno altri porti, come Napoli ad esempio, ma Bari
era il porto più adatto per l’afflusso dei rifornimenti. Il dannoso
effetto della chiusura del porto di Bari sarà un ulteriore intoppo al
disperato tentativo della V e VIII Armata di spingersi verso nord.
Inoltre, la indisponibilità di Bari, come porto destinato ai
rifornimenti, alcune settimane prima del loro sbarco ad Anzio e Nettuno,
sbarco che dovrebbe aprire appunto la strada per Roma, avrà un ruolo
importante nel consentire ai tedeschi di fronteggiare gli alleati sulla
testa di sbarco per un periodo tanto lungo come non era mai avvenuto in
altre campagne di guerra.
Venerdì 3 Dicembre 1943
Ho voluto inserire la seguente lunga parte
degli appunti sul diario di Mac Millan perché molto significativi dal
punto di vista delle valutazioni Alleate riguardanti l’Italia. Si tratta
della prima riunione del Consiglio Consultivo Alleato. Il diario appare
come se si trattasse di una serie di lettere quotidiane inviate a
qualcuno cui si rivolge frequentemente. Forse a Churchill.
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Dal Diario di Mac Millan
- Brindisi – “(…) Alle nove ci siamo ritrovati tutti in una sala (ex
bar) e dopo una dichiarazione preliminare del generale Joyce
(dichiarazione molto mal congegnata) i capi delle varie sezioni o
divisioni hanno presentato al consiglio consultivo una relazione,
parlando ognuno del modo in cui si profila per il futuro
l’organizzazione operativa della sua sezione e dei doveri connessi. Nel
complesso, le relazioni mi sono sembrate ben fatte. Harold Caccia ha
avuto il compito più difficile, perché i russi si interessavano più alle
faccende politiche che ai problemi finanziari e ai rifornimenti
alimentari. Andrej Vyshinskij (nella foto,era il Commissario del Popolo
per gli Affari Esteri dell’URSS nonché rappresentante sovietico nel
Consiglio Consultivo Alleato) infatti, ha voluto sapere quanti fascisti
sono stati processati e quanti sono stati fucilati. La miglior cosa che
Harold potesse fare è stata di dire sommessamente |
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che circa 1500 fascisti
stavano in prigione. Ma Vyshinskij, com’era da attendersi, ha replicato
che secondo lui una cifra simile rappresentava un ben misero risultato
per un lavoro durato tre mesi.
Le spiegazioni hanno portato via tutta la mattinata fino all’ora di
colazione (ma, come per gli alunni di una scuola, c’era stato un breve
intervallo alle undici). Quelle più esaurienti e persuasive sono state
quelle del colonnello americano Foley sulle questioni finanziarie (nota
che lui è funzionario del Tesoro) e quella del generale americano Taylor
sulle forze armate (esercito, marina, aviazione). Taylor ha messo in
risalto soprattutto l’opera eccellente di tali forze nonchè l’apporto
particolarmente coraggioso della marina e dell’aviazione, mentre
l’esercito (italiano) serve per molte mansioni pratiche; questo secondo
me ha sollevato l’interesse di tutti. Bene anche la spiegazione del
capitano Ellery Stone, USNR (United States Naval Reserve) e di fatto
direttore di Radio Mackay. Intanto era arrivato Massigli con il suo
seguito e così il consiglio consultivo è stato al completo.
Naturalmente, i lavori procedono con lentezza intollerabile perché
occorre tradurre tutto in russo per Vyshinskij (e poiché lui capisce
benissimo l’inglese e il francese, questa del tradurre in russo è o una
posa o una precauzione che procede da una sospettosità innata). Dopo
colazione, si è tenuta una seduta ufficiale del consiglio e durante la
seduta abbiamo preso in considerazione due questioni particolari: 1) I
russi, richiamandosi all’articolo 37 del testo “lungo” dell’armistizio
con l’Italia – testo che è stato loro fatto conoscere e da loro
approvato prima della firma avvenuta a Malta – avanzano la pretesa di
poter nominare loro ufficiali come membri della commissione di
controllo. Alludo, come ricorderai bene, proprio a quelle clausole
dell‘armistizio (nel testo lungo), con cui non ho avuto nulla a che fare
in Sicilia, nonostante le proteste del gabinetto (il primo ministro era
allora a Quebec).
In Sicilia di fatto noi abbiamo apposto la nostra firma sotto dodici
semplici clausole che volevano dire quel che di fatto dicevano e, invece
di essere frutto di lambiccature ad olio di candela durate sei mesi nei
ministeri dei nostri governi, furono scritte in prima stesura da
Eisenhower e poi leggermente emendate da me (nel nostro testo le
clausole erano solo otto); da ultimo il testo fu articolato in dodici
clausole che dovevano servire per una situazione d’emergenza. E di fatto
ne abbiamo fatto uso e proprio quelle clausole ci hanno fatto mettere le
mani su una flotta in cambio di nulla e hanno reso l’invasione
dell’Italia quanto meno una sorta di esercitazione sportiva, invece che
un’impresa rischiosissima e quasi disperata.
Ebbene il testo “lungo” è poi stato firmato a Malta, ma le sue clausole
sono così mal formulate che quasi ognuna di esse (ma specialmente la 37)
risulta ambigua. Ad ogni modo adesso i russi dicono di volere essere
rappresentati nella commissione di controllo, e non solo nel consiglio
consultivo, e a tal fine hanno portato qui alcuni grandi ufficiali (ieri
facevano parte della nostra compagnia volata fin qui), da loro nominati
per farne parte (della commissione). Identiche pretese sono state subito
avanzate allora anche dai francesi. Dopo interminabili discussioni
finalmente ci siamo accordati di presentare noi (del consiglio)
collettivamente il problema al generale Eisenhower, mentre nel contempo
ognuno di noi lo presenterà al proprio governo. Si chiede una risposta
al più presto possibile. Per parte mia voglio sperare che francesi e
russi si rendano conto che è del tutto impossibile ad un organo
esecutivo funzionare se è un organo affatto poliglotta e credo pure che
i pretendenti (sono sicuro in questo almeno dei francesi) si
accontenteranno di vedere loro riservati tre o quattro posti ognuno (su
mille). Più che altro la loro richiesta deve essere considerata una
questione di prestigio. Ad ogni modo, al governo inglese ho raccomandato
di studiare una formula di compromesso secondo le indicazioni che ho
sopra accennato.
2) L’altra questione riguardava la risposta da dare al generale
Eisenhower che ha chiesto al nuovo consiglio un parere su un punto che
gli sta a cuore. Non so se tu ti renda conto della situazione che c’è
ora in Italia per quel che concerne l’amministrazione del paese da parte
dell’AMGOT e la commissione di controllo. Si tratta di una cosa alquanto
complessa. Quando si invade un altro paese, bisogna supporre che per la
sua amministrazione interna si adottino certe regole: sono le regole
stabilite dalla Convenzione Internazionale dell’Aja. Ma per applicarle
si possono seguire due strade: o la sovranità del paese invaso e del suo
governo viene sospesa, oppure si consente al governo nazionale di
continuare a fare il suo ufficio. Nel primo caso, il comandante
dell’esercito occupante amministra il paese direttamente mediante
ufficiali e funzionari che devono rispondere a lui del loro operato.
L’autorità e la sovranità del governo nazionale di quel paese è sospesa
e tutta l’autorità discende dal comandante supremo. Quello che abbiamo
chiamato AMGOT (Allied Military Government of Occupied Territory) non è
altro che una variante anglo – americana di un comune tipo di governo da
parte delle forze armate d’occupazione. E’ così che abbiamo amministrato
la Sicilia e l’altro territorio italiano della penisola che non era in
mano dei tedeschi. Tuttavia, abbiamo fatto un’eccezione. Quando (dopo
l’armistizio) il re e Badoglio sono riparati a Brindisi, ci è sembrato
bene lasciare intatta una specie di enclave sotto la sovranità del re,
così che gli italiani avessero un piccolo angolo (anche se modestissimo
per estensione) in cui continuava giuridicamente ad esistere lo stato.
L’enclave è formata dalle quattro province di Bari, Lecce, Taranto e
Brindisi. Anche qui però abbiamo inviato ufficiali dell’AMGOT per
svolgere un’azione di sorveglianza. Ma nel territorio ricordato essi non
agivano (o agiscono) in nome del generale Alexander (nella sua qualità
di governatore militare) impartendo od emanando ordini e decreti
direttamente; agivano (o agiscono) indirettamente, sorvegliando
(allontanando gli indesiderabili, ma facendolo però fare agli italiani)
i funzionari locali. La commissione di controllo si è mostrata disposta
a dare ancor più ampia applicazione a questo sistema e nei nostri
progetti tutto il territorio italiano, con Sicilia e Sardegna (salvo una
ristretta striscia a ridosso immediato delle forze combattenti, che,
invece, deve restare sotto l’AMGOT) dovrà tornare al governo italiano,
consigliato e sorvegliato dalla commissione. In altri termini,
intendiamo mettere in funzione un governo indiretto (anche se con poteri
limitati) invece di un governo diretto. Forse qualcosa di analogo lo si
può trovare nel regime vigente nell’India “indigena” rispetto al regime
vigente nell’India “britannica”. Ora però vengo a sapere che il governo,
ed io in particolare, siamo oggetto di grandi critiche (si distingue in
questo soprattutto la stampa inglese di sinistra e cioè il “Chronicle”,
l’”Herald”, il “New Stateman”, la “Tribune” ecc.) e siamo additati come
fautori di Badoglio e del re. Murphy e Macmillan (così si dice) sono gli
stessi che hanno appoggiato Darlan e Giraud nell’Africa Settentrionale e
ora sostengono le stesse forze bieche, reazionarie e fascisteggianti che
operano in Italia. Se hai letto tutte le lettere che ti ho inviato dal
primo gennaio, potrai giudicare se l’accusa ha fondamento. E’ un fatto
però che l’accusa è creduta fondata da molta gente. Orbene, se adesso
passiamo il territorio sotto regime AMGOT (cosa che per motivi tecnici e
per altri motivi ancora dobbiamo fare) – e cioè il territorio di cui ora
il generale Alexander è governatore militare – alla commissione di
controllo e cioè ne facciamo un territorio dove, almeno di nome,
comandano il re e Badoglio, la critica si farà ancora più clamorosa.
Ecco allora spuntare l’idea di indurre il generale Eisenhower a chiedere
al nuovo consiglio consultivo se questo nuovo organo, rimpolpato con
membri francesi e russi, intende appoggiare la restituzione di detto
territorio al re e Badoglio. Per la nostra sinistra estrema sarebbe una
delusione, ma io, invece che nella perversa compagnia di Murphy, mi
troverò nobilmente a braccetto di Vyshinskij.
Tutto questo pomeriggio abbiamo discusso di questo e è finito poi che
anche Vyshinskij e Massigli hanno convenuto nel raccomandare il
trasferimento di poteri a queste due condizioni: a) che
nell’amministrazione il re e Badoglio facciano ricorso solo a personale
non fascista e filo – alleato; b) che il nostro appoggio al re e
Badoglio non abbia durata sempiterna, ma duri fino alla presa di Roma, e
basta! Siccome queste due condizioni corrispondono a quello che
vogliamo, le ho accettate all’istante. Ma se in quel momento ho pensato
che la questione fosse risolta, mi sono sbagliato. Vyshinskij ci ha
detto di dover riferire sulla cosa a Mosca e Massigli ha detto anche lui
di doverne riferire al comitato di Algeri. (E’ chiaro che avrei dovuto
aspettarmi che Vyshinskij non avrebbe mai dato il suo assenso a nulla se
prima non ne avesse riferito a Mosca. Con lui ci sono due tipi della
Ghepeù che lo sorvegliano in continuazione e, quindi, credo che debba
muoversi sempre con cautela). E’ vero però che sia Vyshinskij sia
Massigli intendono caldeggiare una decisione favorevole al
trasferimento. Ora, quindi, dobbiamo solo attendere la risposta dei loro
governi.
Al pranzo Vyshinskij si è dimostrato in gran forma e con lui abbiamo
fatto una serrata discussione politica. Vyshinskij ce l’aveva con Mosley
e ha detto di non capire perché non lo abbiamo fucilato. Poi ha
pronunciato due frasi memorabili e cioè: “La democrazia è come il vino.
Fa benissimo se preso con moderazione”; “La libertà di parola va bene
fin tanto che non interferisce con la politica di governo”. (…)”.
L’Esercito Italiano del Sud - Giungono oggi da Francavilla
Fontana altri 450 complementi che vanno a sostituire i militari
congedati del Raggruppamento. In questo modo, almeno sul piano numerico,
si sono ripianate le perdite.
Storia Postale del 3 dicembre
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Lettera doppio porto da
Petralia Sottana (PA) a Sciacca (AG) dove giungerà il 5 marzo 1944. Il
timbretto ACS, usato sicuramente in arrivo a Sciacca è comunque ai suoi
primi giorni d’uso.
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Sabato 4 Dicembre 1943
L’Esercito Italiano del Sud - A partire da oggi il 1°
Raggruppamento Motorizzato italiano viene aggregato alla 36^ divisione
“Texas” (II Corpo d’armata). Il generale Dapino, a seguito del
comunicato del II Corpo ricevuto ieri, prende contatto col comandante
della 36^ divisione americana, generale Walker, per istruzioni e per
coordinare dei piani di azione. I risultati del colloquio vengono
riassunti dal generale americano in un “Memorandum per il generale
Dapino” nel quale si prevedono tutte le azioni sul terreno che dovrà
compiere il Raggruppamento che dovrà tenersi pronto a muovere la forza
necessaria all’operazione Monte Lungo la sera del 6 dicembre. L’ultima
istruzione prevede che, dopo la conquista di Monte Lungo, si provvederà
ad organizzare a difesa i pendii occidentali del monte stesso per
respingere possibili contrattacchi, specialmente da nordovest.
Domenica 5 Dicembre 1943
Dal Diario di Puntoni - “L’offensiva angloamericana è stata più
fiacca di quanto si immaginasse. Dopo una settimana di attacchi i
soldati della V e della VIII armata hanno realizzato avanzate della
profondità massima di otto chilometri. L’incursione tedesca su Bari ha
provocato danni di grande portata: diciannove piroscafi sono stati
incendiati o affondati per un complesso di 18.000 tonnellate. Per
l’affondamento di questi mezzi, il porto resterà inutilizzabile per
qualche tempo”.
Naturalmente con i mezzi di informazione di
allora, anche se Bari era a due passi da Brindisi, dove si trovava
Puntoni, davano cifre ben lontane dalla dura realtà. Le tonnellate
effettive delle diciannove navi erano, come già visto, 73340.
L’Esercito Italiano del Sud - Il generale Dapino sta
organizzandosi in base alle indicazioni preliminari concordate nel suo
colloquio con il generale Walker riguardo ai compiti spettanti al
Raggruppamento ed al settore assegnatogli nell’azione imminente.
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Storia
Postale del 5 dicembre
Questa lettera semplice partita da Caltagirone (CT) fu censurata in
partenza a Catania con il raro bollo accanto riprodotto, giunse a
Messina il 6. Un solo giorno, un tempo relativamente breve considerando
gli sconvolgimenti avvenuti in Sicilia.
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Lunedì 6 Dicembre 1943
il problema dei prigionieri italiani in mano ai francesi
Dopo l’armistizio, i rapporti franco – italiani, interrotti dal giugno
1940, vengono ripresi oggi con il primo incontro diplomatico che avviene
oggi a Brindisi tra l’ambasciatore Massigli, commissario per gli affari
esteri del comitato francese di liberazione di Algeri, e il ministro
Prunas, segretario generale del ministero degli esteri italiano. In
questo colloquio il ministro italiano tratta anche la dolorosa questione
del trattamento dei prigionieri italiani in mano francese, sulla base di
un rapporto fattogli da Castellano. Un argomento delicato che però non
viene approfondito e rimane così praticamente insoluto.
Il generale Castellano (quello che aveva firmato l’armistizio corto
il 3 settembre), nella sua qualità di capo della missione militare
italiana presso il quartier generale del comandante in capo delle forze
alleate nel Mediterraneo, aveva facilmente ottenuto il permesso di
visitare i prigionieri italiani nei campi angloamericani, ma non era
stato altrettanto facile, anche allo stesso comandante in capo alleato,
indurre i francesi a non ostacolare la sua missione di conforto ai
prigionieri in loro mani.
La manifesta ostilità verso l’Italia, conseguenza dell’aggressione
del 1940, poteva dar luogo a qualche complicazione qualora i
francesi fossero stati poco riguardosi verso Castellano che però era
riuscito a compiere le sue visite nel rispetto della parte formale e con
il più assoluto rispetto del suo grado. I francesi avevano fatto pochi
prigionieri nei combattimenti in Tunisia, ma avevano preteso dagli
americani la cessione di un’aliquota non soltanto di quelli fatti in
Africa ma anche di quelli fatti a Pantelleria e in Sicilia. Ne avevano
ottenuti sessantamila. Così Castellano aveva potuto constatare che il
trattamento che questi disgraziati ricevevano era a dir poco,
vergognoso, non soltanto per la inurbanità e le vessazioni del personale
di sorveglianza, quasi dappertutto “corso”, particolarmente ostile
all’Italia, ma specialmente per la scarsezza e la pessima qualità del
vitto.
Alle rimostranze di Castellano che aveva cercato di ricordare agli
ufficiali di sorveglianza che i prigionieri hanno lo stesso diritto,
secondo la convenzione internazionale, allo stesso trattamento dei
soldati francesi gli era stato risposto che anche costoro ricevevano un
vitto insufficiente e non buono, data la scarsità di generi alimentari
nel territorio africano. Parte di quei sessantamila uomini erano stati
ceduti ai proprietari terrieri di Algeria come mano d’opera per lavorare
la terra. Questi proprietari ostacoleranno poi la restituzione agli
americani che sarà ottenuta solo dopo l’intervento della Croce Rossa
Internazionale sulla base delle denuncie e delle insistenze di
Castellano.
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L’Esercito Italiano del
Sud
Sta per entrare in azione
il primo contingente italiano schierato a fianco degli Alleati.
Nella foto, scattata nella zona di Mignano Montelungo, artiglieri
dell’11° artiglieria impegnati con un pezzo bloccato dal fango.
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