il tramonto di un regno









pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori

il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI


7° Periodo: dal 10 febbraio 1944 al 10 maggio 1944.
Territorio a sud della linea del fuoco: A.M.G./ A.C.C. E REGNO DEL SUD CON SEDE A SALERNO E NAPOLI.

Sesta parte (dal 1° aprile 1944 al 10 aprile 1944)

 

Sabato 1 Aprile 1944

ATTIVITA’ POLITICA DEI PARTITI DELL’OPPOSIZIONE AL SUD - Napoli - Palmiro Togliatti legge un appello alla radio con il quale indica la politica di unità per la vittoria sul nazifascismo e, insieme al conte Sforza, si reca a fare visita a Benedetto Croce, Rodinò e alla Giunta del Comitato di Liberazione Nazionale. L’impatto, della conferenza stampa tenuta ieri, sul governo, sugli antifascisti, ma anche sugli Alleati, è enorme ed è ben sintetizzato dal titolo dell’editoriale scritto da Nenni sull’”Avanti”: La bomba Ercoli.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Da Algeri a Napoli – Volo molto comodo e liscio. Siamo arrivati a Napoli a Mezzogiorno e un quarto: abbiamo avuto il vento in poppa e tempo bellissimo. Caccia e Reber sono venuti a trovarci alla villa, poi è venuto sir John Slessor (vice comandante dell’aviazione nel settore del Mediterraneo), ma non alla villa, bensì all’ufficio, e naturalmente il solito Mason – MacFarlane. Alle cinque, riunione del consiglio consultivo alleato per l’Italia. Si è trattato di una riunione un po’ burrascosa e inconcludente, ma a me è piaciuta lo stesso. E’ stato particolarmente comico riunirsi in una enorme e alta sala consiliare di stile fascista: con il suo pavimento e le pareti di marmo e la grande altezza del soffitto, senza tappeti e senza tende, non si riusciva a capire una sola parola, e poiché abbiamo parlato in almeno quattro lingue diverse, è stato peggio della torre di Babele. Credo che tutti questi organismi internazionali abbiano qualche pregio e, se non altro, sono occasioni per fare delle buone risate. Ognuno si mostra estremamente gentile verso gli altri e non vi si dice parola che non suoni palesemente falsa: fuori del consiglio, ognuno continua poi a tessere i propri intrighi.
Bogomolov era in grandissima forma e veramente comincia a piacermi. E’ un uomo abilissimo e del tutto privo di scrupoli. Dopo la seduta del consiglio, ho avuto un colloquio con Mason MacFarlane, quanto mai infantile e preoccupato di se stesso, ma purtroppo è manovrato a piacimento dal vecchio maresciallo Badoglio che è ritto a tutte le astuzie. Deve vedere Badoglio domani”.

L’ESERCITO ITALIANO DEL SUD - L’azione su Monte Marrone, ormai conquistato e consolidato a difesa, è stata condotta rispettando alla lettera la “consegna del silenzio, dell’immobilità, il divieto di comparire in vista e di far fuochi”. Cosicché da parte tedesca non vi è stata nessuna reazione. All’apparenza, asserisce il generale Utili, i tedeschi non si sono accorti di nulla.


Storia postale del 1° aprile

 

 

 

 

 

Lettera semplice scritta il 27 marzo a San Demetrio Curone (CS) fu timbrata in partenza il 1° aprile diretta a Cosenza e ivi censurata con fascetta e solo bollo del censore. Veramente interessante la fascetta di censura con stampigliato R.8. In realtà la sigla criptata della Commissione Provinciale di Censura di Cosenza, in periodo regno, era 8R. Questo è l’unico caso di sigla invertita di mia conoscenza.

 


Domenica 2 Aprile 1944

STRATEGIE ALLEATE PER LA CAMPAGNA D’ITALIA - Il generale Alexander tiene oggi la sua seconda conferenza sulla strategia per
l’operazione Diadem (attacco finale di primavera alla linea Gustav) ai suoi comandanti d’armata.
I deludenti risultati spingono Alexander e “Jumbo” Wilson, comandante in capo del settore Mediterraneo, a rendere visita al consigliere politico inglese in Italia, Harold Macmillan, per chiedergli in quali forme e modi sia possibile ottenere la sostituzione di Clark alla guida della V^ Armata. Ne ricevono in risposta consigli di grande prudenza: sollevare il caso, secondo Macmillan, causerebbe frizioni e scontri con i vertici politico militari americani.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Napoli – “(…) Tony Rumbold, John ed io siamo andati a fare un giro in auto (e abbiamo portato con noi panini) presa la strada che porta sul Vesuvio, siamo arrivati all’osservatorio e anche alcuni chilometri oltre, dove la strada è sommersa dalla recente colata di lava. Il vulcano è tornato alla normalità; c’è solo un pennacchio di fumo e così fa pensare ad un vecchio che tiri il suo sigaro; le nubi di polvere coprono ancora il pendio a guisa di neve e i rivoli di lava fusa fumano ancora: è uno scenario di singolare desolazione.
Alle cinque del pomeriggio colloquio con Bogomolov. E’ stata una conversazione molto piacevole ed elusiva al tempo stesso. Bogomolov non crede che l’Italia e il fascismo abbiano grande importanza: l’Italia non possiede carbone, petrolio, ferro. Tutt’altra cosa la Germania. Il fascismo poi, in fondo, non era che una mascherata, mentre il nazismo è un fenomeno serio: in ultima analisi, è l’antico militarismo germanico sotto nuova veste. (…)”.

L’ESERCITO ITALIANO DEL SUD - Per il momento la risposta all’azione del Raggruppamento, da parte tedesca, sembra limitarsi a un comunicato radiofonico trasmesso oggi da “Radio Roma” col quale si annuncia che “a Monte Marrone un attacco di truppe neozelandesi (sic) è stato stroncato con gravi perdite per il nemico”. Si tratta della risposta indiretta a quanto annunciato ieri dal bollettino alleato.
Mentre proseguono le schermaglie verbali dei bollettini radio e della stampa, si possono fin da oggi avvertire i primi segnale di reazione tedesca: verso le 15, una pattuglia di sei sciatori, dalla sella tra il Monte Mare e il Monte Marrone, scende zigzagando a curiosare senza avvicinarsi oltre gli 800 metri e gli alpini della 1^ compagnia non la molestano.


Lunedì 3 Aprile 1944


ATTIVITA’ POLITICA DEI PARTITI DELL’OPPOSIZIONE AL SUD -
Si riunisce per la prima volta la Giunta esecutiva permanente del CLN eletta dai partiti al Congresso di Bari. Sono all’ordine del giorno l’esame delle dichiarazioni del partito comunista nonché l’azione Croce – De Nicola, che ha portato Vittorio Emanuele ad accettare la soluzione della luogotenenza, e l’approvazione di una mozione nella quale si dovrebbe accettare sostanzialmente il principio di subordinare tutto a un governo di guerra. Sono invitati il democristiano Giulio Rodinò e Togliatti. Assenti Croce e Sforza, i membri si limitano a prendere atto delle difficoltà che la Giunta stessa incontra ad avallare un governo che, in assenza dell’abdicazione del re e con la guida di Badoglio, contraddice le principali richieste formulate dal Congresso di Bari; allo stesso tempo viene raccomandato ai diversi partiti presenti nella Giunta di non procedere a contatti autonomi con Badoglio (1).
…………
(1) Cosa che poi non avverrà.

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Sembra che le dichiarazioni apparse sulle “Jstwestzia” abbiano contribuito a chiarire i punti di vista delle Potenze alleate le quali hanno finito per esprimersi in maniera concorde circa l’opportunità di rimandare ogni decisione di riforme costituzionali in Italia a dopo l’occupazione di Roma e quando sarà costituito un governo più solido, a base più vasta, con la partecipazione dei rappresentanti di tutti i partiti antifascisti. In tal senso si è pronunciato anche Ercole Ercoli (Togliatti) mandato dalla Russia come capo del partito comunista italiano. Tutto ciò, almeno per il momento, rafforza la posizione del Re e quella del Governo Badoglio. Ogni mossa sovietica però è sempre dettata da reconditi secondi fini e in questo caso un secondo fine deve esserci perché non si può dire che i comunisti si siano pronunciati a favore del Re per amore… della monarchia!
Ho saputo finalmente ciò che il Sovrano ha comunicato ai ministri durante la riunione del 16 marzo scorso. In forma condizionale Sua Maestà ha accennato alla possibilità, una volta rioccupata la Capitale, di rinunciare alle sue funzioni di Capo dello Stato per dare vita a una Luogotenenza che verrebbe affidata al Principe di Piemonte. La Luogotenenza potrebbe consentire la formazione di un governo più solido dell’attuale e, a pace avvenuta, favorire la preparazione delle elezioni. Questa soluzione porterebbe, naturalmente, all’abdicazione di Sua Maestà ma garantirebbe la successione di suo figlio.
Oggi, a Salerno, ci sarà consiglio dei ministri. Da quanto mi ha detto stamane, De Courte intende dare battaglia per opporsi a una tendenza che vorrebbe scindere di nuovo le cariche dei ministri delle Forze armate da quelle di Capo di Stato Maggiore, facendo dipendere i ministri dal Capo del Governo e i Capi di Stato Maggiore dal Capo di Stato Maggiore generale. Tutto ciò, in tempi normali sarebbe quasi logico, non lo è invece in questo momento che si può definire di emergenza.
Alle ore 17, senza preavviso, si presenta a Ravello il dottor Pippo Naldi. Come al solito ha la cravatta di sghimbescio e le sopracciglia, a cespuglio, in eterna rivoluzione. Questa volta porta anche il monocolo! E’ un romagnolo simpatico e ritengo che in fondo sia sincero e devoto al Sovrano. Chiede d’urgenza di parlare con il Re. “Devo metterlo al corrente”, dice, “della situazione che si è venuta a creare dopo le dichiarazioni dell’Unione Sovietica e del capo dei comunisti italiani. Ho l’impressione che Badoglio per rimanere a galla faccia un po’ troppo l’occhiolino all’opposizione e ai comunisti in particolare. Non sa che sarebbe la sua rovina anche se in apparenza i comunisti dimostrano di comprenderlo e gli promettono di appoggiarlo…”. Da quanto ho capito, Naldi ha in tasca una lista di nomi che, secondo lui, potrebbero figurare nel prossimo Gabinetto”.

Martedì 4 Aprile 1944

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Sul “Risorgimento” viene pubblicato il sunto di una intervista concessa da Sforza ad alcuni corrispondenti dell’agenzia Reuter e Associated Press. Come sempre, il conte sputa veleno contro il Re e, bontà sua, dice di essere disposto a concedere il suo consenso per la creazione della Luogotenenza. Ha ribadito il concetto, già espresso altre volte, che l’attuale governo è inutile e che tutti i ministri di oggi devono essere liquidati”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Napoli – (…) A mezzogiorno, Tony Rumbold, John ed io, provvisti di panini, siamo usciti in auto. Siamo andati a Pompei dove abbiamo passato un’ora, poi abbiamo raggiunto Salerno. E’ qui la “sede” del governo italiano e anche di parte della commissione di controllo. Ho avuto un’ora di colloquio interessante con Prunas, che è sottosegretario permanente agli Esteri (ossia l’Alec Cadogan del ministero degli Esteri italiano). E’ persona molto intelligente e molto saggia nelle sue opinioni e possiede maggior senso della realtà che il maresciallo Badoglio. Tuttavia anche lui è un’acqua cheta che sa far uso dell’insinuazione e bisogna stare attenti. Ha un volto che sembra quello di una donnola e, naturalmente, è pronto a giocare la carta russa contro di noi e contro gli americani e a cercare di trarre vantaggio per l’Italia facendoci balenare davanti agli occhi lo spettro del comunismo e del pericolo sovietico. Credo proprio che sia troppo astuto perché alcuni dei nostri amici di qui possono stare alla pari del suo gioco, ma è anche vero che è persona interessante e (credo) sinceramente filo – inglese, nel senso che vede benissimo quale pazzia sarebbe per l’Italia il distacco dalla Gran Bretagna. Prunas comprende che la posizione geografica dell’Italia rende necessario al suo paese cercare l’amicizia inglese almeno fino a quando noi saremo la potenza navale dominante nel Mediterraneo, ed è questo che conta : più del ricordo di lord John Russel e di lord Palmerstone, della buona accoglienza fatta a Mazzini dai liberali a Londra. E’ stato solo quando pareva che stessimo per perdere questa superiorità che Mussolini ha spinto gli italiani a gettarsi nella mischia. E (dal punto di vista italiano), una volta caduta la Francia, quella parve sicuramente una scommessa molto ben fondata. Ho appreso molto da Prunas che ha parlato saltando di palo in frasca e non mi è parso gran che voglioso di avere ragione. (…)


Storia postale del 4 aprile

 

 

 

 

 Lettera semplice affrancata come manoscritti (0,60) con una coppia di 0,30 AMGOT da Favignana (TP) a Catania. Bollo visto censura ACS di Catania.

 


 

Mercoledì 5 Aprile 1944

DAL GOVERNO BADOGLIO: I RAPPORTI CON L’URSS - Pietro Quaroni viene nominato rappresentante italiano presso il governo sovietico. La reazione degli anglo – americani è un’unica nota ufficiale di richiamo del vicepresidente dell’ACC Mac Farlane con la quale ricorda al governo italiano il divieto di intrattenere rapporti diplomatici senza l’autorizzazione del comandante alleato del Mediterraneo.
Il governo emana un provvedimento di amnistia per i reati comuni, militari e annonari.

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Alle 10,30 il Re riceve il generale Orlando che in precedenza era stato ricevuto dalla Regina. Dopo l’udienza parlo con Orlando della questione relativa alla nomina di un nuovo sottocapo di Stato Maggiore. Ne è contrariato e dice che è stato un colpetto preparato da un grosso esponente militare contro la sua volontà”.



Giovedì 6 Aprile 1944

ATTIVITA’ POLITICA DEI PARTITI DELL’OPPOSIZIONE AL SUD

A fianco la riproduzione dell’organo del Partito Comunista Italiano: “L’Unità”.

Si riunisce in casa di Benedetto Croce, per la seconda volta, la Giunta esecutiva permanente del CLN eletta dai partiti al Congresso di Bari. Sono sempre all’ordine del giorno l’esame delle dichiarazioni del partito comunista nonché l’azione Croce – De Nicola, che ha portato Vittorio Emanuele ad accettare la soluzione della luogotenenza, e l’approvazione di una mozione nella quale si accetta sostanzialmente il principio di subordinare tutto a un governo di guerra.
Croce legge un breve testo, concordato con De Nicola e Sforza, che ricostruisce le conclusioni votate a Bari per un allontanamento di Vittorio Emanuele e la soluzione di compromesso della luogotenenza, prospettata da De Nicola e accettata dal re, con il rinvio però dell’esecuzione al momento della liberazione di Roma. Una notizia che è circolata spesso nelle ultime settimane negli ambienti antifascisti, ma non è stata mai annunciata ufficialmente e che incontra il favore della maggioranza della Giunta, creando però sconcerto e disappunto tra alcuni dei suoi membri. La seduta si conclude comunque auspicando un governo di guerra unitario e un passaggio immediato dei poteri al luogotenente.
 

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Da stamattina, Radio Londra, con un’insistenza insolita, diffonde per il mondo la notizia che il Principe Umberto si è dichiarato pronto ad assumere la Luogotenenza. Radio Londra dice che questo è il primo passo per arrivare all’allontanamento definitivo di Vittorio Emanuele III dagli affari dello Stato. L’annuncio inglese ha messo il campo a rumore. Acquarone è furibondo; siamo in pieno dramma. Il ministro della Real Casa è convinto che questa manovra sia opera di Sforza. Sua Maestà ha chiamato d’urgenza il Principe di Piemonte che si trova a Napoli per sentire se sia stato lui a far trapelare involontariamente qualcosa. Il Re ha deciso di fare subito pubblicare una smentita”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Napoli – “(…) Abbiamo lasciato Villa Cimbrione (a Ravello) alle nove e mezzo e siamo arrivati alla nostra villa di Napoli a mezzogiorno. E’ venuto a trovarmi Georgios Kepsambelis (greco), che è il secondo della delegazione greca (capeggiata da Athanasios Politis) rappresentata nel consiglio consultivo per l’Italia. E’ un brav’uomo, che, naturalmente ha parlato per un’ora, non dell’Italia, bensì della Grecia. Alle tre e mezzo è giunto da Algeri sir Noel Charles. La sua nomina è già trapelata ai giornali. Ciarliero, cordiale e imperturbabile. Alle quattro e mezzo, sono andato con John a trovare il generale Oliver Leese (ottava armata) al suo quartier generale avanzato (nei pressi di Venafro). E’ stato un viaggio in auto molto accidentato e spossante. Siamo finalmente arrivati sul posto verso le sette. Qui siamo in un uliveto, ai piedi di una grande montagna. La mensa ufficiali è eccellente ed è posta in uno dei ben noti bivacchi in lamiera. Un soldato dell’esercito, di mestiere muratore, ha costruito un caminetto in pietra e il luogo è riscaldato da un bel fuoco di legna. Il maggiore Verney funge da assistente personale e gli aiutanti di campo sono bravi ragazzi pieni di cordiali premure. Il G 2 (1) è un certo Bruce, amico di Maurice. Mi è sembrato un ottimo giovane, che è già stato fuori (a fare la guerra) per tre anni e si è guadagnato la Military Cross. Abbiamo cenato alle otto: cena eccellente. (…)”.
………..
(1) La sigla G 2 indica il General Staff Officer, di grado 2 (cioè maggiore), che si occupa delle operazioni militari.

L’ESERCITO ITALIANO DEL SUD (VERSO IL CIL) - La Sottocommissione di controllo per l’esercito ACC comunica oggi che gli alleati, nel fissare la forza complessiva dell’Esercito italiano in 341.170 uomini, ha stabilito che la “divisione di combattimento”, cioè il 1° Raggruppamento (futuro CIL), non deve superare la forza di 14.100 uomini.


STORIA POSTALE del 6 aprile
 


Lettera semplice da Poderia, frazione di Celle di Bulgheria (SA), a Mormanno (CS), censurata dalla Commissione Provinciale di Cosenza con fascetta e bollo (poco visibile) del censore n° 23 in cerchio semplice. Come molta corrispondenza scambiata nel Sud in quel periodo, considerando le difficoltà ancora esistenti nelle comunicazioni interprovinciali, anche una semplice lettera come questa, crea una piccola emozione. In questo caso poi il particolare bollo di provenienza: Poderia.

 



Venerdì 7 Aprile 1944

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Con il vistosissimo titolo “La necessità di un governo di guerra affermata dalla giunta esecutiva”, il “Risorgimento” pubblica le decisioni della giunta esecutiva del comitato di liberazione, riunitasi ieri in casa di Croce. Le deliberazioni hanno il carattere di ordine del giorno. Tale ordine del giorno si chiude con l’intervista di Croce alla stampa. In sostanza i partiti, tutti ormai di opposizione, prendono come dato di fatto la presunta decisione del Re di consentire la creazione della Luogotenenza; non si oppongono all’assunzione della Luogotenenza da parte del Principe di Piemonte e si dichiarano disposti a collaborare. E’ chiaro che questa manovra è frutto di una stretta collusione fra esponenti del comitato di liberazione e alleati e che ha il consenso dell’onorevole De Nicola, artefice di tale soluzione.
La dichiarazione a governo riunito del 16 marzo scorso e la comunicazione circa la Luogotenenza fatta a Mac Farlane, avevano ormai pregiudicato ogni cosa. Era ingenuo pensare, infatti, che gli avversari del Re non avrebbero sfruttato questa favorevole circostanza e non si sarebbero sbracciati a fare apparire come già decisa una questione che Sua Maestà aveva indicata soltanto come possibile e sempre subordinata alla riconquista di Roma.
Il Re non ha reagito. Si è limitato a far sapere al Capo del Governo, per mezzo di Acquarone, che non ha nulla da aggiungere a quanto ha già detto in proposito, che gli conferma la sua fiducia e che lo autorizza, nei limiti del possibile, ad allargare le basi del Ministero includendovi i rappresentanti dei partiti di opposizione. Per dimostrare che è in perfetto accordo con il suo governo. Sua Maestà ha invitato Badoglio alla colazione di Pasqua.
In questi ultimi tempi il Re è stanco e sfiduciato. Il suo punto di vista è quello espresso sempre: intende concedere la Luogotenenza a suo figlio quando Roma sarà rioccupata; la Luogotenenza durerà fino a che durerà la guerra e provvederà a preparare libere elezioni di popolo: in un secondo tempo il Sovrano abdicherà a favore del Principe di Piemonte”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Napoli – “Alle otto e mezzo in punto sono partito con John e alle undici eravamo già nella nostra villa di Napoli. Qui si è tenuta una specie di riunione generale. C’erano Charles. Caccia, Rumbold ed io. Alle quattro e mezzo si è presentato Murphy, appena arrivato dagli Stati Uniti. Era dal 20 dicembre dello scorso anno che non lo vedevo, da quando se ne era andato da Algeri. Non abbiamo mai saputo per certo se e quando sarebbe tornato, ma ora è tornato: mi sembra ringiovanito di dieci anni e in gran forma. Capisco che non tutto fila liscio alla Casa Bianca. Il presidente (come il nostro primo ministro) è tornato dalla conferenza del Cairo e di Teheran molto esausto. Anzi, ne è tornato del tutto stremato e da allora non si è ancora ripreso. Purtroppo Harry Hopkins (americano)– da cui il presidente dipende tanto – è stato seriamente ammalato; ha subito due operazioni e se pure si riprenderà ciò gli impedirà per qualche tempo di venire qui. Il vecchio Cordell Hull è ancora potente, soprattutto per la posizione che riveste tra gli elementi conservatori del partito democratico. Tuttavia non è tra gli intimi del presidente, e così spesso affari importanti vengono regolati dall’uno o dall’altro (quasi senza che abbiano un contatto personale) oppure vengono lasciati in sospeso. Pensando l’uno che se ne occupi l’altro, e viceversa. A Murphy era stata offerta la mansione di “ufficiale di collegamento” tra il dipartimento di Stato e la Casa Bianca. Ora so che ha cercato, almeno per il momento di differire ogni decisione in merito. La prima ragione che lo ha indotto a questo è stata dettata dalla prudenza: non vuole apparire uno che intende far le scarpe a Harry Hopkins mentre questi è fuori gioco (infatti il far da tramite fra il presidente e il dipartimento di Stato è sempre stata una mansione peculiare di Harry); la seconda ragione è stata una naturale renitenza ad impegnarsi (lui che è diplomatico di carriera) in maniera così stretta con un’amministrazione (governo) che sta per scadere.(…).
(…) Roosvelt vorrebbe l’abdicazione di Vittorio Emanuele ecc.; tuttavia, sia pure con riluttanza – ha accettato la proposta di Winston: aspettare fino alla presa di Roma. Posso ben capire che gioverebbe moltissimo ai nostri rapporti se si potesse ottenere in Italia qualcosa prime delle elezioni, e sono convinto che qualcosa si possa ottenere. (…) Alle sette e mezzo ho visto Guerin (rappresentante francese che sostituisce Massigli). Mi ha informato che il comitato (di liberazione) intende nominare Couve de Murville (mio vecchio amico e brava persona) come suo rappresentante permanente nel consiglio (…).


Storia postale del 7 aprile
 

 

 

Una raccomandata espressa da Bologna ad Allumiere (Roma) dove giunse solo dopo la sua liberazione (4 giugno). Per qualche inspiegabile ragione, questa lettera rimase giacente per quasi due mesi prima di essere recapitata dopo essere stata censurata con fascetta e bollo a ponte 8005 di Livorno. Un vero mistero!


 

Sabato 8 Aprile 1944


DAL DIARIO DI PUNTONI - “Nonostante la situazione Sua Maestà non intende rinunciare alla passeggiate mattutina. Decide di andare al Santuario di Monte Vergine per ringraziare il priore del monastero che ha preso in consegna e custoditi vari tesori di proprietà di Casa Savoia e principalmente la Santa Sindone. L’abbazia sorge su un colle incipriato di neve e la salita è difficile. Viene ad incontrare Sua Maestà, padre Gregorio Del Cicco, di Pomigliano d’Arco”.
Alle 18 il Re riceve il professor Pazzi il quale non cessa di insistere presso il Sovrano perché si decida ad abdicare e favorisca la creazione di una monarchia socialista. Dice Pazzi che la manovra congegnata in casa di Croce è fallita perché i membri del comitato di liberazione hanno accettato di collaborare ma a condizione che il Re rinunci subito e non dopo la riconquista di Roma. Anche De Nicola, che in primo momento sembrava disposto ad accettare la presidenza di un nuovo governo, ha fatto macchina indietro. Alle parole di Pazzi, Acquarone non vuole dare troppa importanza: sostiene che il fautore della “monarchia socialista” non è al corrente degli avvenimenti e conferma il suo ottimismo che a me sembra fuori posto”.

ALLEATI - La pubblicizzazione dei contenuti della riunione della Giunta esecutiva del CLN del 6 aprile – in particolare per quanto concerne l’intenzione del re di lasciare la luogotenenza a Umberto – ha creato una situazione estremamente difficile e contraddittoria, in primo luogo per gli Alleati, che ritengono di non poter lasciare incancrenire la situazione. Per sciogliere questo nodo, oggi si riuniscono a Napoli MacFarlane, Macmillan, l’americano Murphy e il nuovo ambasciatore inglese, Charles (1); presenti anche Bogomolov, un rappresentante francese, uno greco e uno jugoslavo. Di fronte al disinteresse degli altri convenuti, la scelta per un’azione immediata è inglese e americana. Viene deciso di richiedere un’udienza al sovrano per il 10 aprile, il lunedì di Pasqua (senza che ne vengano precisate le ragioni).
Sir Noel Charles ha l'incarico di sostituire Harold Mac Millan come ministro residente in Italia.
………..
(1) Noel Charles dovrebbe essere giunto a Napoli proprio oggi. Su altri testi sembra sia giunto il 9. Sarà poi nominato ambasciatore inglese in Italia.


Storia postale dell’8 aprile


 

 

 

Piego del Distretto Militare di Bari in Giovinazzo inviato il 6 aprile e giunto l’8 a Noci (BA) dove fu regolarmente tassato per TASSA A CARICO DEL DESTINATARIO.

 

 

Domenica 9 Aprile 44 – Pasqua

BARI - Il piroscafo Handerson, carico di bombe, esplode nel porto di Bari provocando la morte di 317 persone ed il ferimento di 1800. E' da considerare il più grande disastro mai avvenuto nel Mediterraneo.

DAL DIARIO DI PUNTONI - “E’ una Pasqua come non avrei mai voluto passarne. Stamane il Sovrano è scoraggiato più del solito. Ho con lui un breve colloquio. Mi dice: “La situazione, ormai, è senza vie d’uscita. Per di più sono costretto a constatare che molti uomini per viltà, al primo sentore di pericolo, m’abbandonano. Non so più in chi credere…”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Napoli – “(…) Alle dieci e un quarto ci siamo riuniti a colloquio, io Mason – MacFarlane, Muphy , Charles ecc. MacFarlane ha insistito perché fossimo io e Murphy ad andare dal re e anche da Badoglio. Nostro obiettivo avrebbe dovuto essere quello di ottenere l’immediato ritiro del re (…)”.
 

 

 

 

TESTA DI SBARCO DI ANZIO - A Nettuno, dove la popolazione civile è ridotta a poche unità addette ai sevizi degli alleati, Don Angelo Mariola, dice messa per i soldati cattolici e quei civili nelle cave dei Martini (vedi foto).
 

 

 

Lunedì 10 Aprile 44 – Lunedì dell’Angelo

ALLEATI - All’udienza con il re, richiesta dagli Alleati l’8, si presentano MacFarlane, Macmillan, Murphy e Charles. Il re, che pensava a una visita di cortesia, si trova invece di fronte ad un vero ultimatum: abdicare o quanto meno annunciare la luogotenenza. L’incontro, secondo i testimoni (vedi i diari di Puntoni e di Macmillan), è drammatico. In assenza di Badoglio (1), Vittorio Emanuele ottine solo una breve dilazione.
…………
(1) Che interverrà in un secondo tempo in ambiguo ruolo di mediazione ma d’intesa con gli esponenti alleati.

DAL DIARIO DI PUNTONI - “All’improvviso la situazione politica si aggrava in maniera che si può definire tragica.
Fin dalle 11,30 di ieri, giorno di Pasqua, avevo ricevuto da parte del comandante Apostoli che tiene i collegamenti con la missione alleata, una richiesta urgente di udienza così formulata: “Il generale Mac Farlane chiede udienza reale per domani 10 corrente alle ore 11. Porterà con sé mister Robert Murphy, delegato civile americano, e mister Mac Millan, delegato civile inglese, rientrati rispettivamente da Washington e da Londra. Sarà pure accompagnato da Sir Noel Charles il quale rileva il signor Mac Millan nel consiglio consultivo per l’Italia”. Dati i termini della richiesta e la maniera in cui era stata inoltrata, si pensava, ed erano dello stesso avviso anche Sua Maestà e Acquarone, che l’udienza fosse motivata dal fatto che Mac Millan alla vigilia del congedo desiderava presentare al Re il suo successore sir Noel Charles.
I quattro personaggi, invece, giunti puntualmente alle 11, appena sono stati introdotti da Sua maestà, hanno dichiarato in termini secchi e poco riguardosi le vere ragioni della loro visita. Gli hanno detto che i governi inglese e americano considerano ormai l’opinione pubblica italiana decisamente contraria alla sua permanenza sul trono e che ritengono perciò indispensabile la sua rinuncia alle funzioni di Capo dello Stato. “Tale rinuncia”, hanno affermato i quattro funzionari capeggiati da Mac Farlane, “permetterà la costituzione di un governo solido con la partecipazione dei rappresentanti di tutti i partiti. Noi suggeriamo che venga istituita la Luogotenenza e che sia affidata al Principe di Piemonte. Aspettiamo la risposta di Vostra Maestà per le 16 di oggi”. La richiesta ha il carattere di un vero e proprio ultimatum. Mac Farlane ha fatto capire al Sovrano che una decisione rapida è indispensabile perché in caso contrario i governi alleati potrebbero prendere severe misure nei confronti del popolo italiano.
Il Re è rimasto sorpreso e mi ha detto che la missione Mac Farlane ha il carattere di una vera e propria imboscata. Mi ha detto inoltre di avere reagito energicamente e di aver fatto osservare a quei “quattro signori” che quanto avevano compiuto non trovava precedenti nella storia e che dalle loro parole s’era convinto che i governi alleati ignoravano totalmente il vero indirizzo dell’opinione pubblica italiana. Mac Farlane che non aveva prevista l’energica reazione del Sovrano, cercava di scaricare la responsabilità dell’accaduto sugli uomini politici e gli uomini politici, a loro volta, ripetevano che eseguivano soltanto gli ordini dei rispettivi governi. Dopo che i rappresentanti inglese e americano hanno ribadito che nei loro paesi tutti sono contro Vittorio Emanuele perché ha dichiarato una guerra che è costata agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna parecchie decine di migliaia di morti e che in Inghilterra la posizione del Sovrano è sostenuta soltanto da Churchill, il Re ha invitato nella sala dell’udienza il ministro Acquarone perché fosse testimone della risposta. Sua Maestà ha dichiarato a Mac Farlane e compagni che si sarebbe riservato di esaminare le loro proposte. Il congedo è stato freddissimo; Mac Farlane che era entrato dal Re con aria da padrone è uscito imbarazzato e senza fiatare.
Partiti i quattro della missione, il Sovrano dopo essersi consigliato con Acquarone, ha deciso di mandare il ministro della Real Casa a parlare con Badoglio (cheè a letto con un dolore reumatico) e con l’onorevole De Nicola.
Badoglio, almeno a parole, si è mostrato indignato e sorpreso. Quando, nel pomeriggio, Mac Farlane è andato a trovarlo con il suo seguito, il Maresciallo l’avrebbe investito facendogli comprendere la gravità del gesto che aveva compiuto.
A sera le cose sono a questo punto:

1) Al generale Mac Farlane è stato comunicato che può venire a sentire la risposta del Re soltanto domani alle 16;

2) Alcuni membri del governo e l’on. De Nicola prenderanno contatto con gli esponenti dell’opposizione per chiedergli se sono disposti a entrare nel gabinetto Badoglio con la garanzia dell’impegno da parte di Sua Maestà di lanciare subito un proclama agli italiani per comunicare la sua decisione, e cioè che intende creare la Luogotenenza con il Principe di Piemonte, ma che tale Luogotenenza di fatto si attuerà il giorno in cui gli alleati entreranno a Roma.

3) Se la proposta sarà accettata il Re si atterrà a questa soluzione perché teme che un suo irrigidimento possa indurre gli alleati a compiere odiosi ricatti di cui subirebbero le conseguenze il Paese e gli italiani. Se gli esponenti dei partiti, invece, respingeranno la proposta e continueranno ad appoggiarsi allo straniero per raggiungere i loro scopi politici, Sua Maestà senza alcuna condizione rinuncerà subito al trono. “Soltanto in questo caso” ma ha detto il Sovrano in tono amareggiato “me ne andrò senza porre condizioni. Lascerò agli angloamericani e a certi torbidi uomini politici che gli fanno da servitori la responsabilità di quanto potrà accadere al Paese”.

Ci siamo domandati tutti il perché di brusco voltafaccia degli alleati nei confronti del Sovrano, tanto più che negli ultimi tempi ci era parso che i governi inglese e americano fossero disposti a sostenere il Re di fronte alle assurde pretese dei partiti. La ragione forse è che gli angloamericani hanno bisogna di agitare la situazione per tenere testa alla Russia la quale, con la nomina del suo rappresentante in Italia e con le dichiarazioni fatte dal capo dei comunisti italiani, ha cercato in un certo qual modo di assumere una posizione predominante nella politica di casa nostra. L’atteggiamento dei sovietici e dei comunisti è stato considerato uno smacco per i congressisti di Bari i quali hanno avuto sempre il largo appoggio degli alleati nella loro campagna diffamatoria contro il Re. Per reazione e per dimostrare che in Italia comandano loro, inglesi e americani hanno chiesto la testa di Vittorio Emanuele”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Napoli“Da Napoli in auto a Ravello. Il generale MacFarlane, Murphy, Charles ed io abbiamo visto il re alle undici.

Estratto del promemoria relativo al re d’Italia

L’età avanzata non ha privato questo sovrano della sua straordinaria abilità nel condurre trattative e della sua freschezza mentale. Ci ha accolto chiedendoci subito se c’erano novità sulla battaglia in corso e quando speravamo di essere a Roma e di cacciare i tedeschi dall’Italia. E poiché è tenuto ben informato dell’andamento dei combattimenti, la sua è stata una manovra ben calcolata per ammorbidirci un poco. Ho colto l’occasione per presentare sir Noel Charles come mio successore e per dire che mi premeva vedere Sua Maestà, dato che dal tempo della mia visita in Inghilterra non avevo più avuto modo di incontrarla. Murphy ha detto di essere appena tornato da un lungo soggiorno negli Stati Uniti, dove era stato in stretto contatto con il presidente. Poi, come avevamo convenuto fra noi, Murphy ha fatto la sua parte e ha presentato la nostra opinione con notevole energia e grande abilità. Con tutta franchezza ha detto al re quale sia l’opinione che di lui si ha in America: opinione che riguarda sia la sua persona, sia il modo in cui in tempi recenti ha curato gli affari italiani. Gli ha detto che, secondo gli americani, egli è stato legato per vent’anni al fascismo e che ricade anche su di lui la colpa di aver dichiarato guerra ai suoi antichi amici. Quindi, per preservare in Italia il regime monarchico, il re avrebbe dovuto dichiarare subito l’intenzione di abdicare o, quanto meno, avrebbe dovuto ritirarsi subito dalla scena a favore del principe nominato luogotenente generale. Murphy ha calcato su questo punto, ma in maniera garbata e senza indulgere all’enfasi. Di rincalzo ho parlato io, usando il linguaggio che ho creduto consono alla circostanza. Infatti il dover dire cose dure ad uno che ha tanti anni più di te non è mai piacevole, e riesce tanto più amaro a chi è stato educato ai principi monarchici dover dire simili cose ad un personaggio che per un quarantennio ha esercitato l’autorità regia. Il re ha assunto l’atteggiamento di chi è molto sorpreso e ci ha detto che si era immaginato che fossimo venuti da lui solo per una visita di cortesia. Quindi, si è mostrato alquanto allarmato e indignato. Divagando (ma penso che lo facesse apposta e non fosse espressione di un sincero stato d’animo) si è messo a parlare dei tanti suoi sudditi periti sotto i bombardamenti (nostri) a Roma e di tanti altri argomenti più o meno irrilevanti: abbiamo capito che era perfettamente informato dell’oggetto della nostra visita e che cercava solo di guadagnare tempo; ci ha detto che doveva consultarsi con i suoi ministri: sta di fatto però che non ne ha discusso se non con i suoi immediati collaboratori e col suo amico fidato, il duca d’Acquarone. Dopo il colloquio, che per fortuna non si è protratto a lungo, ci siamo ritirati a Villa Cimbrione (distante meno di mezzo chilometro) ad aspettare gli eventi. Al momento della colazione ci è pervenuto un messaggio: il re chiedeva quarantotto ore per prendere una decisione; visto però che la Giunta doveva riunirsi mercoledì 12 aprile, abbiamo risposto che quarantotto ore erano troppe e che il sovrano doveva prendere la sua decisione entro ventiquattr’ore: accettato. Nel tardo pomeriggio il generale MacFarlane, che era andato a Salerno per vedere Badoglio, ci ha trasmesso una nota nella quale si attestava che, secondo il maresciallo, il re avrebbe dovuto accettare una sua immediata uscita dalla scena.
Nel pomeriggio sono andato a piedi ad Amalfi e poi lungo la costa, camminando per circa due ore e mezzo. Era una bellissima giornata primaverile. Tutto il resto del giorno l'ho passato in riunioni e discussioni. Harold Caccia e Reber si sono aggiunti a quelli che già stavano a Villa Cimbrione. (…)”.

 

 

 

 

 

 

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori