il tramonto di un regno









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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI


7° Periodo: dal 10 febbraio 1944 al 10 maggio 1944.
Territorio a sud della linea del fuoco: A.M.G./ A.C.C. E REGNO DEL SUD CON SEDE A SALERNO E NAPOLI.

Settima parte (dall’11 al 24 aprile 1944)

 

Martedì 11 Aprile 1944

ALLEATI - Gli alleati hanno continui contatti con il re per concordare il testo del proclama che annuncerà la sua “definitiva e irrevocabile” decisione di ritirarsi dalla vita pubblica e di nominare luogotenente il figlio Umberto in concomitanza con la liberazione di Roma (vedi dettagli nei diari di Puntoni e Macmillan).

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Dopo un colloquio con il Re, il ministro della Real Casa va a Salerno per conferire con il Presidente del Consiglio. La crisi politica provoca colpi di scena imprevisti. Badoglio verso le 15 viene in udienza dal Sovrano e finita l’udienza si reca a Villa Cimbrone dove sono riuniti i rappresentanti alleati. Dopo una lunga discussione, il Maresciallo strappa agli angloamericani il consenso per una soluzione della crisi che s’avvicina molto a quella proposta dal Re. Sua Maestà comunicherà subito la sua decisione di lasciare la vita pubblica e di nominare suo figlio Luogotenente del Regno ma l’effettivo passaggio dei poteri avverrà soltanto il giorno in cui le truppe alleate conquisteranno Roma. Questa soluzione permetterà a Badoglio di prendere contatto con gli esponenti dei vari partiti per la formazione del nuovo Gabinetto.
Dopo la riunione a Villa Cimbrone, il Maresciallo ritorna dal Sovrano e gli riferisce l’esito della conversazione con gli esponenti alleati; riparte poi per Salerno e inizia le consultazioni. La partecipazione di Sforza al governo è ancora dubbia; gli angloamericani lo vorrebbero ministro ma Badoglio, d’accordo con il Re, farà di tutto per escluderlo dalla nuova compagine ministeriale. Durante tutto il pomeriggio nell’entourage di Corte avvengono numerose consultazioni per la stesura del proclama che il Sovrano lancerà al popolo entro la giornata di domani. Gli alleati vorrebbero dettarne il testo ma Sua Maestà resiste e alle due di notte il proclama è finalmente compilato”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Napoli – “(…) Alle undici e mezzo ho visto Prunas; a mezzogiorno ho visto il duca d’Acquarone; alle tre e mezzo del pomeriggio è stata del maresciallo Badoglio; alle sei, di nuovo Prunas; alle dieci si sera, ancora Prunas. Proprio una normale giornata …”regale”.

Altro estratto del promemoria sul re d’Italia

(Prunas) L’ho trovato un po’ emozionato; ci ha fornito una versione delle idee di Badoglio del tutto contraria a quella che ci aveva dato il generale MacFarlane. Dalla nota del generale MacFarlane mi era risultato con chiarezza che Badoglio appoggiava la decisione del re. Ma Prunas ha detto che le cose non stavano affatto così e per questo gli abbiamo chiesto di combinarci un colloquio con Badoglio nel pomeriggio. A mezzogiorno è arrivato il duca d’Acquarone per riferirci che il re aveva riflettuto su quanto gli avevamo detto e che era ormai disposto a vincolarsi formalmente dando un annuncio immediato della sua decisione. E sebbene il suo piano d’azione fosse stato sottoposto a parecchi uomini politici, egli non si reputava strettamente legato a tal piano proprio perché quel piano non era stato approvato da quei politici né dai governi alleati. Ciononostante, avrebbe fatto una precisa dichiarazione; il testo suonava più o meno così:

“Ho deciso di nominare mio figlio, il principe di Piemonte, luogotenente generale del Regno. Il passaggio formale dei poteri avrà luogo il giorno in cui le forze alleate entreranno in Roma”.

Ci ha poi detto che se eravamo disposti ad accettare questa formula il re ci avrebbe ricevuto alle quattro del pomeriggio, presente il maresciallo Badoglio, e poi a quella formula si sarebbe strettamente attenuto. Murphy ha protestato per questa decisione e con somma energia ha perorato un immediato trasferimento di poteri, osservando anche che il testo del comunicato era molto scarno e che, nello stesso interesse del re, avrebbe dovuto essere un po’ rimpolpato. Per parte mia mi sono limitato ad appoggiare la posizione di Murphy in quanto collimante con i miei progetti, ma senza lasciarmi coinvolgere troppo nella disputa. E’ finita che Murphy ha lasciato il colloquio per approntare il testo del comunicato così come gli sarebbe piaciuto che fosse.
Alle tre e mezzo è arrivato a Badoglio e, come aveva preannunciato Prunas, ha calorosamente difeso il piano originario del re. Le ragioni addotte dal maresciallo mi sono sembrate fondate. Ha detto infatti, che l’unico suo interesse era preservare la monarchia e che anche il re non stava pensando tanto a se stesso, quanto alla dinastia. Poi ha detto che era un errore in politica – soprattutto quando si ha a che fare con gli italiani – fare grandi concessioni ad ogni momento, perché vengono subito dimenticate e non danno luogo ad alcuna gratitudine. Meglio sarebbe accordarle una per volta. Personalmente poi aveva molti dubbi sulla possibilità che il regime monarchico potesse essere preservato, perché quando la popolazione dell’Italia Settentrionale potrà dire la sua e quando – a guerra finita – sarà convocata un’assemblea costituente, il popolo (questo il suo timore) non ne avrebbe più voluto sapere di casa Savoia.
L’unica speranza stava nel profittare del tempo in cui sarebbe ancora durata la guerra per appagare le masse con una serie di concessioni; se questa era la linea da seguire, allora bisognava fare qualcosa subito. A suo parere, gli esponenti politici sarebbero entrati in un governo a larga base, poi, una volta che gli alleati avessero preso Roma, il principe avrebbe assunto in pieno le funzioni luogotenenziali. Il formale passaggio di poteri al principe poteva essere l’occasione per formare un nuovo governo e tutto si sarebbe svolto in un clima di nuova effervescenza e di nuove emozioni. Poi c’era sempre l’ultima carta da giocare: il re avrebbe potuto ad un certo momento abdicare a favore del figlio. Per tutte queste ragioni si diceva favorevole alla politica delle piccole concessioni accordate poco alla volta.
Di nuovo Murphy ha presentato energicamente la nostra posizione, e lo ha fatto naturalmente tenendo conto del punto di vista della pubblica opinione americana, più che dal punto di vista italiano. Confido di essere riuscito a dargli l’appoggio sufficiente al fine di svolgere anch’io la parte che mi spetta. Ho ricordato a Badoglio un’altra ragione: facendo ora un gesto generoso, il re avrebbe acquisito un credito maggiore e avrebbe dato maggior possibilità di riuscita al principe. Era presente anche Prunas, ma ha preso scarsamente parte al colloquio. Ci siamo ritirati un po’ per consultarci fra di noi e ho persuaso Murphy a seguire la linea seguente: chiedere a Badoglio di andare dal re e dirgli che sarebbe nel nostro interesse far precipitare gli eventi, ma che, quali rappresentanti dei governi alleati, non intendiamo fare alcuna pressione su di lui: siamo qui per consigliare, non per imporre; non siamo dei prussiani e non intendiamo esercitare il nostro potere di rappresentanti di forze militari vittoriose; insomma, vogliamo solo offrire quello che ci sembra il meglio da farsi. Se ci viene opposto un rifiuto, se si dimostra impossibile formare un governo e se occorre che faccia un’altra concessione perché si formi un governo che gli toglierebbe il pregio di avere compiuto un gesto di sua volontà, ebbene deve correre il rischio: lasceremo a lui la decisione. Intanto Badoglio ci ha lasciato per andare a riferire al re. Alle sei è tornato Prunas, scusandosi perché non era venuto il maresciallo: Badoglio è stanco e non si sente bene. Ci ha riferito che il re aveva ascoltato le sue argomentazioni e ora aveva avanzato un’altra ipotesi e cioè cercare di costituire un governo quale indicato nel suo primo piano e, se in due o tre giorni fosse risultato possibile, allora avrebbe riconsiderato tutta la situazione.
Abbiamo detto in faccia a Prunas che questa era la via peggiore su cui procedere e che non c’era possibilità che l’accettassimo, presentando il grave difetto di una dilazione e lasciando libere le mani al re (il quale ora sembra voler eludere anche le concessioni già fatte) che non sarebbe più impegnato ad accettare il piano più drastico nel caso che non si riuscisse a formare il governo. Dunque, secondo noi, deve attenersi al suo piano originario. Prunas ha replicato di volerne informare il re. Gli abbiamo detto di volere una decisione questa stessa notte: saremmo tornati alle dieci con il testo della dichiarazione preventiva, testo da trasmettere per radio e da dare alla stampa il mattino seguente.
Alle dieci Prunas è tornato dicendo che il re accettava, portando con se un bozza della dichiarazione, ma il testo di Prunas non era a mio parere abbastanza esplicito. Senza volere alterare i paragrafi innocui, che penso siano stati stilati dal re e dal duca d’Acquarone, ho insistito perché fossero inserite nel paragrafo terzo le parole: “Ho deciso di ritirarmi dalla scena pubblica” e che fossero incluse nell’ultimo paragrafo le parole: “Questa decisione è definitiva ed irrevocabile”. Prunas ha detto allora di non potere accettare la frase senza essere autorizzato a farlo, ma a suo avviso il re avrebbe acconsentito”.


Storia postale dell’11 aprile


Lettera raccomandata in franchigia dal Distaccamento C.R.E.M. Buffoluto di Taranto al Municipio di Vieste (FG) dove giunse in data non individuabile per mancanza di bollo di arrivo. Vistata dalla censura con bolli ACS di Bari (in inchiostro viola) e ACS di Taranto (nero).

 

Mercoledì 12 Aprile 1944

 

DAL REGNO DEL SUD: IL PROCLAMA DI VITTORIO EMANUELE - Alle 7 del mattino, il sovrano firma il proclama che annuncia la sua “definitiva e irrevocabile” decisione di ritirarsi dalla vita pubblica e di nomina luogotenente il figlio Umberto in concomitanza con la liberazione di Roma. Il proclama viene subito letto (secondo Puntoni alle 13) alla radio e passato ai giornali.

 

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Alle 6,45 il ministro Acquarone sottopone all’approvazione del Sovrano il testo definitivo del proclama. Il messaggio viene trasmesso dalle radio di Bari e di Napoli alle ore 13.
A Salerno continuano le discussioni per varare il nuovo governo. Oggi Sua Maestà mi ha trattenuto a lungo. Era triste, avvilito. Cercava di convincermi che il mestiere del Re è difficile e pesante. “Non si può dire”, ha esclamato a un certo punto, “che da quando s’è formata l’Italia le cose siano andate proprio bene per la mia Casa! Solo mio nonno ne è uscito bene. Carlo Alberto dovette abdicare, mio padre fu assassinato. Non avevo nessuna intenzione di succedere a mio padre e l’avevo quasi convinto ad accogliere il mio proposito di rinunciare alla Corona. Ma fu ucciso e io, in quell’ora tragica, non potei rifiutare di salire al trono. Se l’avessi fatto avrebbero detto che ero un vile!”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Napoli – “Alle dieci del mattino sono partito da Villa Cimbrone (1) e dopo colazione, precisamente alle tre, Murphy ed io abbiamo tenuto una conferenza - stampa. I corrispondenti erano in folto numero; abbiamo cercato di fare del nostro meglio per illustrare la pubblica dichiarazione del re e le possibilità che si giungesse a formare un nuovo governo. Una conferenza stampa è simile a un dibattito politico e le domande occupano il ruolo primario. In questo avevo (ed ho) più esperienza di Murphy: bisogna schivare o buttare in scherzo le domande più insidiose. Dopo la conferenza stampa Charles ed io siamo andati a vedere villa Rosebery (ora abita un maresciallo dell’aria) sulla quale abbiamo cupide intenzioni! Alle sei ho parlato con Bogomolov. Ci aspettavamo guai (abbiamo fatto tutto senza consultare i russi) (2). (…)”.
………….
(1) Prima di lasciare la villa avevano appreso da Prunas che il re aveva approvato le parole aggiunte.
(2) Bogomolov gli dice che la risoluzione presentata da MacMillan nella seduta del consiglio consultivo alleato dell'’ aprile (relativa alla formazione di un governo italiano a larga base) è stata approvata a Mosca.



Giovedì 13 Aprile 1944

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Da Napoli ad Algeri – “Sono partito da Napoli in aereo: un Lockheed Hudson (con poltroncine) predisposto solo per me e i miei accompagnatori. Sono saliti anche Murphy, Reinhardt ecc.; da quando il primo ministro ha impartito ordini precisi, l’aviazione mi fa oggetto di molta considerazione. Siamo arrivati (ad Algeri) senza incidenti verso le quattro e mezzo del pomeriggio (…)”.

DALL’AMMINISTRAZIONE MILITARE ALLEATA (AMG) - Il governatore di Napoli, Charles Poletti, insedia oggi, al posto di S. E. cavalieri, il nuovo prefetto della città, nella persona dell’avvocato Francesco Selvaggi. Sono presenti il colonnello Warner capo della polizia e il colonnello Kincaid, Commissario provinciale.
Selvaggi, assumendo la sua lata carica, dice:

“Pur nel baratro in cui è stata fatta cadere, l’Italia ha la ventura di trovare nelle grandi democrazie una comprensione intelligente e generosa. E tale comprensione si sta traducendo in aiuti continui e crescenti, per valore e virtù di uomini. Ma dobbiamo metterci all’opera per ricostruire la nostra casa, per ricostruirla non soltanto nel senso materiale , ma anche nel senso spirituale e nella parte più viva di essa, nei suoi abitanti. Dobbiamo costruire nuovi uomini, su una assise morale che per me non può essere che cristiana. Il resto seguirà”.


Storia postale del 13 aprile


Cartolina della futura INPS (con Fascista depennata) nel distretto di Napoli. Regolarmente affrancata a tariffa distretto (0,15) mostra che un documento datato 8 aprile, documento nel quale si chiede anche una sollecita restituzione, spedito solo dopo cinque giorni (il 13), potesse giungere a destino (nella stessa città) solo sei giorni dopo.



Venerdì 14 Aprile 1944

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Alle 18 il Sovrano riceve Pippo Naldi giunto, come al solito, all’improvviso. Credo che sia venuto per perorare la causa dei ministri Cuomo e reale i quali temono di essere defenestrati. Penso però che il Sovrano non intenda interferire nella composizione del nuovo governo”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Algeri – “(…) Alle sette si è presentato un personaggio ridicolo, e cioè uno dei grandi seccatori di St. James Streeet: si chiama tenente colonnello conte John de Salis. E’ convinto di avere tutte le doti per fare il governatore di Roma. Incontrare costui è stata una forte delusione che, purtroppo per il de Salis, è condivisa dal generale Wilson, che pure è un suo amico (ma non ho discusso della cosa con il generale Wilson). (…)”.


Storia postale del 14 aprile
 

 

 

 

Modulo prestampato per internati italiani in Germania spedito a Pescopagano (PZ) dove giunse il 14 aprile e fu censurato dalla censura Alleata con ACS e bollo in cartella del censore di Potenza.

 

 

 

Sabato 15 Aprile 1944

GLI ALLEATI SULLA CITTA’ APERTA DI ROMA - L’ufficio studi dello stato maggiore combinato al Foreign Office da una risposta definitiva riguardo al quesito se le strade urbane di Roma erano utilizzate per scopi militari dicendo che in effetti per i tedeschi le vie di comunicazione attraverso Roma non erano molto importanti e che di conseguenza la smilitarizzazione della città non causava a loro alcun inconveniente. Inconveniente e grosso lo sarebbe per le forze alleate una volta installatesi in Roma e che, quindi, le autorità militari alleate “sono fortemente avverse ad entrare in qualsiasi accordo per la smilitarizzazione di Roma”.

DELLA GIUNTA DEL CLN - Preso atto dell’impegno del sovrano, la Giunta esecutiva chiede l’immediata formazione di un ministero risultante dalla collaborazione dei sei partiti del CLN. Badoglio può così scrivere una breve lettera ai suoi ministri per informarli che la dichiarazione del re, unita ad un intervento diretto degli Alleati, ha indotto i sei partiti a riesaminare la situazione per un’eventuale partecipazione al governo.

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Nel campo politico non c’è nulla di cambiato; continuano le consultazioni e le riunioni di partito. Tutto lascia credere però, che i partiti entreranno nel nuovo governo Badoglio. La stampa controllata dagli alleati e le radio americana e inglese sono dello stesso parere. Nel Paese il gesto del Re ha suscitato molti commenti; all’estero le considerazioni sono discordi; i più ritengono, però, che le decisioni del Sovrano preludano ad altri mutamenti di carattere istituzionale. Come era da prevedere la versione degli avvenimenti è inesatta; si è detto che il Re ha rinunciato spontaneamente mentre in realtà vi è stato costretto”.

DALL’AMMINISTRAZIONE MILITARE ALLEATA (AMG) - A Napoli, il colonnello Poletti, alle 8,30 del mattino, insedia Sindaco il professor Gustavo Ingrosso. Decade l’Alto Commissario al Comune, Solimene, che aveva assunto il potere quando ancora i tedeschi laceravno il cuore della città. In questa occasione Poletti prende la parola e, rivolgendosi ad Ingrosso, dice, fra l’altro: “Lei, signor Sindaco, avrà al suo fianco il maggiore Hutchinson, il quale le darà un aiuto: ma – precisa – è lei il Sindaco e quanto più lei farà senza il nostro consiglio, più contenti saremo”.


Storia postale del 15 aprile


Lettera semplice da Catania a Avola (Siracusa) dove giunse il 18. Censurata con fascetta e Verivicato per Censura in cartella.



Domenica 16 Aprile 1944

DAL DIARIO DI PUNTONI - “La situazione rimane sempre confusa: A Napoli c’è stata ieri una lunga riunione dei rappresentanti dei vari partiti; sono corse parole grosse e alla fine si è profilata la minaccia di una scissione in seno al partito d’azione. Tutti si sono trovati d’accordo sulla questione istituzionale ma il litigio è sorto quando si è trattato di pronunciarsi sull’opportunità o meno di accettare Badoglio come Capo del Governo: Il conte Sforza che appoggiava il Maresciallo ha minacciato di uscire dal partito. Nonostante le minacce e le discussioni però, alla fine ha prevalso il punto di vista della collaborazione ed entro oggi o domani, al più tardi, si avranno i nomi dei candidati dei partiti per il nuovo Gabinetto (…)



Lunedì 17 Aprile 1944


DELLA GIUNTA DEL CLN - Secondo Macmillan (vedi il 20 aprile), la giunta si era riunita oggi e ha annunciato che la dichiarazione del re ha rimosso ogni ostacolo alla formazione di un gabinetto di guerra democratico.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Algeri – “Alle dieci e mezzo del mattino, intervista con alcuni giornalisti: si è parlato degli sviluppi della situazione politica italiana. (…)”.

L’ESERCITO ITALIANO DEL SUD (VERSO IL CIL)
Giunge infine dallo Stato Maggiore la comunicazione che la Commissione Alleata di Controllo ha autorizzato il cambiamento di denominazione del Raggruppamento che a partire da domani si chiamerà Corpo Italiano di Liberazione.



Martedì 18 Aprile 1944

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Sua Maestà decide di non allontanarsi da Ravello fino a che non sarà risolta la crisi politica.
Viene diramato il comunicato ufficiale delle dimissioni del vecchio Gabinetto Badoglio e del reicarico al Maresciallo stesso”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Algeri – “Sono rimasto a letto fino a mezzogiorno. Ero su tutte le furie dopo aver letto un comunicato stampa pazzesco e del tutto falso rilasciato da Vyshinsky a proposito dei recenti sviluppi della situazione politica in Italia. Per questo ho inviato al Foreign Office il dispaccio telegrafico che ti allego.

Vyshinsky e gli sviluppi della situazione italiana

Dal ministro residente al Foreign Office. 18 aprile 1944.

1. La dichiarazione rilasciata all’agenzia Tass dal signor Vyshinsky offre una visione del tutto unilaterale degli sviluppi italiani. Per quanto riguarda l’ultima parte di quanto ha detto, là dove fa riferimento alla risoluzione approvata l’8 aprile dal consiglio consultivo e cita brani del testo, sia chiaro che quella risoluzione è stata proposta da me e appoggiata da Murphy e che Bogomolov si è rifiutato di approvarla perché – ha detto – non aveva istruzioni in merito. Anzi, ha argomentato a lungo per ottenere una dilazione.

2. Si dice che Giorgio III, dopo avere passato un lungo periodo ammalato, fosse convinto di essere stato presente alla battaglia di Wateloo e di averla vinta lui. Si direbbe che un’illusione analoga potrebbe essere la scusante più benigna per chi vuole erigersi ad autore di una risoluzione che, invece, non ha né stilato, né proposto, né assecondato, né appoggiato, mentre l’unico contributo in merito è stato di astenersi dal votarla.

3. In verità penso che, per giusto riguardo verso di noi stessi, si possa far filtrare una “discreta” indiscrezione attraverso l’ufficio stampa. (…)”.
 

L’ESERCITO ITALIANO DEL SUD: NASCE IL CIL Inizia ad avere pratica ed effettiva attuazione la trasformazione del 1° Raggruppamento motorizzato italiano in Corpo italiano di liberazione. Salvo il cambiamento di denominazione, in un primo tempo non vi saranno però altri cambiamenti: né nei rapporti della forza delle unità dipendenti, né nella dislocazione dei reparti, né nella dipendenza dell’impiego. Il CIL, agli ordini del generale Utili, già comandante del 1° raggruppamento, continuerà ad avere inizialmente una forza di circa 9 – 10 mila uomini, schierati nella zona tra le Mainarde e Monte Curvale (nel settore centrale del fronte italiano).

 


Mercoledì 19 Aprile 1944

UMBERTO DI SAVOIA E L’INTERVISTA AL TIMES - Umberto di Savoia, neodesignato Luogotenente, concede un’intervista al corrispondente napoletano del “Times”, Lumby. Dopo una serie di considerazioni del giornalista, tutte tese ad accreditare la versione di un principe da sempre antifascista, il corrispondente chiede se il re non avrebbe potuto impedire l’entrata in guerra dell’Italia contro la Francia e l’Inghilterra. “Impossibile – risponde Umberto – se avesse provato a resistere a Mussolini, questi avrebbe scatenato i tedeschi”; e prosegue svolgendo una teoria più generale volta a scagionare la monarchia: “Non vi era alcun segno che la Nazione volesse diversamente. Non si levò una sola voce di protesta. Non vi fu alcuna richiesta di convocare il Parlamento. Apparentemente Mussolini aveva tutto il Paese con sé”. Insomma la responsabilità del fascismo e della guerra sarebbe stata condivisa dall’intera nazione e il re si sarebbe limitato ad assecondare il sentimento nazionale. Una tesi giustificatoria e ambigua, e comunque inaccettabile per le forze del CLN che stanno entrando nel governo.

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Anche oggi il Sovrano decide di non assentarsi da Ravello poiché teme che possano verificarsi complicazioni nella crisi tuttora in atto. Badoglio incontra serie difficoltà a formare il gabinetto. Il Partito d’Azione s’irrigidisce e chiede la destituzione del Maresciallo. Questa presa di posizione potrebbe portare allo scioglimento del partito che in effetti di partito ha soltanto il nome poiché manca di un programma ed è formato da uomini di tutte le tendenze uniti soltanto dal comune desiderio di mostrarsi spietati e assetati di vendetta. Non è improbabile che questa manovra del Partito d’Azione sia stata provocata dagli stessi alleati per creare nuove difficoltà a Badoglio, sebbene ufficialmente abbiano dichiarato di appoggiarlo, o per disporre, in seno al nuovo governo, di una corrente di opposizione da usare per altri ricatti politici”.


Giovedì 20 Aprile 1944

IL NUOVO GOVERNO E I PARTITI D’OPPOSIZIONE - In questi ultimi giorni, le riunioni tra i partiti per la formazione del nuovo governo sono state caratterizzate dalle residue resistenze dei partiti Socialista e d’Azione ad accettare tutte le implicazioni politiche della “svolta” di Salerno e delle tregua istituzionale, della conseguente riaffermazione della pregiudiziale contro Badoglio e della richiesta del passaggio immediato dei poteri al luogotenente. Ma la necessità di stringere i tempi induce le altre forze politiche ad andare avanti e oggi anche i socialisti e gli azionisti si uniscono alle consultazioni. I partiti più importanti svelgono di tenere fuori gli esponenti di maggior prestigio, optando per una presenza politica attraverso ministri senza portafoglio. Oltre a Sforza per gli azionisti e a Croce per i liberali, avranno un posto di ministro senza portafoglio Togliatti per i comunisti, Rodinò per i democristiani e Pietro Mancini per i socialisti.


DAL DIARIO DI MACMILLAN - Da Algeri a Napoli – “Alle nove del mattino il generale Alexander mi ha persuaso ad andare con lui in Italia; ecco perché ora sto scrivendo ancora una volta mentre sono in volo (…). La situazione politica italiana sembra procedere normalmente (1). Murphy e i suoi collaboratori sono anche loro in viaggio per l’Italia, dove domani ci sarà seduta del consiglio consultivo. Poiché non è ancora arrivato dall’Egitto l’ambasciatore Kirk, Bob resta ancora per il momento rappresentante americano del consiglio; ha insistito perché mi trovassi nei paraggi, gli sarebbe gradito potermi contattare se per caso qualcosa va di traverso. Il generale Wilson verrà sabato.(…):
(…) Ho telefonato a sir Noel Charles (che sta a Napoli e cioè a trecento chilometri da qui) per avere notizie. Penso che l’Italia approderà senza troppe difficoltà a quel tipo di “governo democratico” di cui sono il padre putativo e di cui Mason MacFarlane e Charles sono le levatrici. Tuttavia è stato un lavoro lungo e faticoso. (…)”:
…………
(1) La giunta si era riunita il 17 aprile e aveva annunciato che la dichiarazione del re aveva rimosso ogni ostacolo alla formazione di un gabinetto di guerra democratico.


Venerdì 21 Aprile 1944

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Finalmente, dopo numerosi tentativi e laboriose trattative, Badoglio è riuscito a costituire il nuovo Ministero. Il Partito d’Azione, nonostante le molte riluttanze manifestate fino a ieri, ha deciso di entrare nella nuova compagine ministeriale. In definitiva il governo dispone di una larga rappresentanza dei sei partiti antifascisti del congresso di Bari e cioè il liberale, il comunista, il socialista, il democratico cristiano, il democratico del lavoro e il partito d’azione. Non ci sono uomini del partito democratico – liberale, di destra, poiché De Nicola e Porzio che ne sono i maggiori esponenti hanno rifiutato di entrare nel governo. E’ importante che il Maresciallo sia riuscito a mantenere ai loro posti i tre ministri militari e i sottosegretari tecnici delle Ferrovie e delle Poste e Telegrafi. Nella formazione del Ministero gli alleati hanno avuto certamente la loro parte e difatti il Gabinetto risulta composto nella maggioranza da elementi che durante il congresso di Bari hanno votato la loro sfiducia al Re e a Badoglio. Sotto un certo aspetto il nuovo governo ha le sembianze di un piccolo parlamento in cui la maggioranza è nettamente contraria al Capo del Governo.
I partiti estremisti dichiarano apertamente che il nuovo Ministero rappresenta una loro grande vittoria e che si può considerare il primo passo verso più profondi mutamenti di carattere istituzionale; in parole povere è l’anticamera della Repubblica. Le prospettive perciò, non sono liete né per la Corona né per il Paese tanto più che i nuovi ministri invece di formulare programmi per la ricostruzione del Paese e per la ripresa di una sana vita politica, si dedicano con accanimento a soddisfare le proprie ambizioni e a dar sfogo a vecchi e mai sopiti rancori personali”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Caserta/Napoli – “(…) Ho telefonato a Harold Caccia il quale mi ha riferito che ad ogni momento si attende la nascita del nuovo governo: alle sei (del pomeriggio) ha telefonato lui per dirmi che il nuovo governo ha finalmente visto la luce. Ci ripromettiamo che viva. Il primo ministro (Churchill) sarà contento perché Badoglio resta capo del governo e ministro degli Esteri; Sforza è solo uno dei cinque (!) ministri senza portafoglio e così anche Croce; agli interni c’è un democratico cristiano (un moderato) e non un comunista. Tutto quadra con quello che voleva Winston (e noi con lui). E’ venuto a pranzo sir Noel Charles. Sono stato io a chiedere a Alex di invitarlo, così ha potuto fare la sua conoscenza. Tutto è proceduto benissimo e penso che sapranno collaborare bene”.

Storia postale del 21 aprile
 

 

Sabato 22 Aprile 1944

IL NUOVO GOVERNO - Il re firma il decreto di nomina di Badoglio quale capo del governo.

DAL DIARIO DI PUNTONI - “Alle 10 Sua Maestà riceve l’ex ministro Reale in visita di congedo. Dopo l’udienza il Sovrano mi intrattiene a lungo e per la prima volta mi parla delle sue intenzioni, rispetto al futuro. “Non appena a Roma” dice “mi ritirerò a vita privatissima. Anche se tutto il Paese venisse a pregarmi in ginocchio non recederei da questo mio proposito. Non appena avro immesso mio figlio negli affari di Stato come Luogotenente, mi rinchiuderò in casa e non riceverò nessuno. Al più presto possibile me ne andrò anche da Roma. Vorrei sistemarmi a San Rossore ma bisogna purtroppo prevedere il peggio, cioè che con la caduta della Monarchia fossi costretto a lasciare l’Italia. In tal caso penserei di andarmene in Egitto o in Portogallo…”.
Di me e della mia sorte non fa parola: Ho saputo però che ne ha parlato con Acquarone: In un primo tempo, sempre che sia costretto ad abdicare, Sua Maestà ha deciso che mi terrà con sé”.
 

 

 

Cartolina postale VINCEREMO 0,15 (tariffa ridotta per militari) inviata da Lagonegro (PZ) inviata a Ministero della Marina a Taranto per l’inoltro alla Torpediniera Orsa bloccata a Maiorca. Censura con bollo doppio cerchio UFFICIO CENSURA POTENZA, bollo in cartella ACS e numero del censore in cartella C.N.20.


 

 

 

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Caserta/Napoli – “(…) Siamo andati nel settore meridionale della linea fino al fiume Garigliano. Abbiamo visitato diversi reparti e il quartier generale dove sono anche i francesi. Il generale Juin non era al suo quartier generale, ma c’era il suo capo di stato maggiore, generale Carpentier, che mi ha fatto l'impressione di essere un ufficiale di mente acuta e di notevole efficienza. (…) La linea era molto tranquilla. Ogni tanto qualche proiettile che colpiva le strade. Qui i francesi fanno un’impressione assai migliore che ad Algeri: sono attivi e ben avviati a recuperare fiducia in se stessi. (…) Alle sei sono corso in auto a Napoli per parlare con sir Noel Charles. Il nuovo governo, dal nostro punto di vista va bene (…)”.


Storia postale del 22 aprile


Lettera scritta il 22 aprile dal Capitano Maddaloni al generale comandante la 209^ Divisione. Inviata in franchigia dalla PM 179 alla PM 185. Bolli e fascetta di censura inglesi molto infrequenti.



Domenica 23 Aprile 1944

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Caserta/Napoli – “(…) Alex (il generale Alexander) ed io siamo usciti verso le dieci e mezzo. Siamo andati al quartier generale dell’ottava armata dove abbiamo trovato Oliver Leese e parecchi comandanti di corpo d’armata e di divisione, tra i quali un vecchio amico. Dick McCreery. Abbiamo fatto colazione presso l’ottava armata: abbiamo girato per un po’ i luoghi ove è attestata e verso le cinque siamo tornati al quartier generale. Una gran bella giornata! (…)”.



Lunedì 24 Aprile 1944

IL NUOVO GOVERNO
- Con il giuramento dei ministri, si insedia il secondo governo Badoglio. Firmato il decreto di nomina dei nuovi ministri, che nel pomeriggio hanno giurato a Ravello davanti al Re. Badoglio aveva elaborato una dichiarazione preliminare in cui si ribadisce che la presenza neo governo di esponenti di partiti contrari alla monarchia è motivato dalle superiori necessità del momento: un’affermazione che in qualche modo mette i membri del nuovo governo al riparo dalle controindicazioni del previsto giuramento di fedeltà alla monarchia.
Ecco come è composto il nuovo governo (1):

Presidente del Consiglio: Badoglio maresciallo d’Italia Pietro, capo del governo, primo ministro.
Ministri senza portafoglio: Croce senatore Benedetto (Partito Liberale Italiano); Sforza senatore conte Carlo (Indipendente); Rodinò di Miglione avv. Giulio (Democrazia Cristiana); Mancini avv. prof. Pietro (Partito Socialista italiano); Togliatti dott. Palmiro (Partito Comunista Italiano).
Affari esteri: Badoglio Pietro.
Interno: Aldisio avv. Salvatore (Democrazia Cristiana).
Africa italiana: Badoglio Pietro, interim.
Grazia e Giustizia: Arangio Ruiz prof. Vincenzo (Partito Liberale Italiano).
Finanze: Quintieri ing. Quinto (Partito Liberale Italiano).
Guerra: Orlando gen. Taddeo.
Marina: De Courten conte amm. Raffaele.
Aeronautica: Sandalli gen. Renato.
Educazione nazionale (2): Omodeo prof. Adolfo (Partito d’Azione).
Lavori pubblici: Tarchiani Alberto (Partito d’Azione).
Agricoltura e foreste: Gullo avv. Fausto (Partito Comunista Italiano).
Comunicazioni: Cerabona avv. Francesco (Democrazia del Lavoro).
Industria, commercio e lavoro: Di Napoli avv. Attilio (Partito Socialista Italiano).
Cultura Popolare (3).
Scambi e valute (4).
…………
(1) Che avrà vita fino al 18 giugno 1944.
(2) Poi Pubblica istruzione con r.d. n.142 del 29 maggio 1944.
(3) Non venne nominato il titolare. Verrà soppresso con d.l. n.163 il 3 luglio 1944.
(4) Non venne nominato il titolare. Verrà soppresso con d.l. n.150 il 2 giugno 1944.


DAL DIARIO DI PUNTONI - “Alle 15,30 giurano i nuovi ministri: Come prevedevo succede un incidente per una questione di cui i ministri avevano del resto parlato durante la prima riunione del gabinetto che è avvenuta stamattina. Alcuni sostenevano infatti che lo Statuto non fa obbligo di giurare fedeltà mentre altri suggerivano di ricorrere alla formula del giuramento con riserva. Badoglio ha ottenuto di poter fare una dichiarazione a nome di tutti. Ne ha chiesto l’autorizzazione tramite Acquarone e il Sovrano ha accettato. Il Re ha deciso che replicherà con poche parole di circostanza.
I ministri arrivano a Ravello fra le 15,20 e le 15,45. Come testimoni siamo presenti io e Buzzeccarini. Badoglio legge la dichiarazione e il Sovrano legge la sua risposta. A cominciare dal Maresciallo, a uno a uno i nuovi ministri firmano l’atto del giuramento. Sua Maestà scambia qualche parola con Sforza e con Croce. Tutti i ministri sono venuti in abiti normali; Croce ha mantenuto un’aria di distacco e di sussiego, Sforza che ha fatto al Re un mezzo inchino, lanciava in giro occhiate sprezzanti e presuntuose. Fuori della villa si erano ammassati i fotografi, gli stessi di ogni tempo, soltanto che al posto della camicia nera avevano una uniforme cachi. Il conte Sforza, alla vista delle macchine fotografiche ha fatto la ruota come un pavone ed è stato largo di sorrisi per i suoi amici americani”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN - Caserta/Napoli – “Sono uscito col generale Alex verso le dieci del mattino e sono tornato alle sette e mezzo di sera. (…)
Abbiamo fatto colazione dal generale Anders, che comanda il corpo di spedizione polacco. L’ho giudicato molto simpatico: è un bravo soldato e un fortissimo polemista politico. Per buona sorte, per ora a dominare nella sua mente è la guerra; tuttavia è naturale che i ricordi della Polonia, i timori per il suo futuro destino e un odio che accomuna russi e tedeschi non possono mai scomparire dai suoi pensieri. A poca distanza dalla linea del fronte abbiamo assistito ad una esercitazione di uno dei suoi battaglioni. Si è trattato dell’attacco a una collina, sotto una cortina di fumo, con mortai e mitragliatrici. E' stata una scena molto realistica, e i soldati hanno usato munizioni vere. Dopo l'esercitazione, al comando del battaglione ci è stato offerto il the. C'erano zolouski (e cioè vari antipasti), uova strapazzate, vino rosso e the. Poi i soldati hanno cantato e recitato: è stato proprio un ottimo spettacolo con accompagnamento di bravi suonatori di violino e di fisarmonica.
Eravamo arrivati al quatier generale di Anders a mezzogiorno in punto e i trombettieri hanno suonato un curioso e attraente richiamo, che viene d’un tratto troncato a metà della frase musicale. Ci è stato detto che a mezzogiorno si suona sempre così, a ricordo di un trombettiere che chiamava a raccolta la gente di Cracovia contro i tartari: mentre suonava, una freccia gli aveva trapassata la gola; da allora – sei o settecento anni fa – il richiamo (o allarme per l’adunata) viene sempre a mezzogiorno in ricordo della lunga lotta dei polacchi contro i barbari. Ora li incita a battersi per un’identica causa, e sempre termina su quella nota lasciata in sospeso. Il corpo di spedizione polacco ha una storia straordinaria: è costituito da soldati provenienti quasi tutti dalle zone ad est della “Linea Curzon” (1), e cioè da Vilna e da altre località simili. Nel 1939 i soldati erano stati rinchiusi nei campi di concentramento russi (c’era stato il patto Stalin – Ribbentrop e poi la disfatta della Polonia ad opera della Germania). Dopo che la Germania aveva attaccato la Russia, noi abbiamo premuto sui Russi perché li lasciassero liberi e dopo avventure incredibili, come i greci di cui parla Senofonte nell’Anabasi, camminando sempre verso est, sono giunti in Persia e poi in Palestina. Ora sono rientrati in Europa, venendo a combattere in Italia. Uno degli ufficiali ci ha detto che, trovatisi nel Turkestan, si erano messi a dare un concerto proprio nella piazza di non so quale città. La gente voleva sentire i trombettieri di Lukistan (Polonia) la fama di virtuosismo musicale era giunta fin là, ed allora i polacchi si erano messi a suonare ogni musica che ricordavano; ma la gente insisteva chiedendo se non sapevano qualcosa d’altro, e allora intonarono questa famosa “adunata” di mezzogiorno. La gente riconobbe quella musica, perché anche la folla raccoltasi attorno ai suonatori improvvisati sapeva della leggenda della freccia tartara. Anche la gente di quel luogo aveva la sua versione della leggenda: quando quella melodia per tromba fosse stata suonata nel Turkestan proprio da un trombettiere di Lukistan, allora ci sarebbe stata pace e libertà per tutto il mondo.(…)”.
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(1) La linea Curzon (quella frontiera polacca proposta nel 1920 dal ministro degli inglese, lord Curzon, come base per un armistizio tra Polonia e Unione Sovietica) era la linea di confine offerta da Stalin ai polacchi fin dal 1943 (conferenza di Teheran).


 

 

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