il tramonto di un regno




 
 






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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

8° Periodo: dall’11 maggio al 7 giugno 1944.
Territorio a nord della linea del fuoco: REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA

Quarta parte (dal 4 al 7 giugno 1944)
 

Domenica 4 giugno 1944

I TEDESCHI IN ITALIA

In concomitanza con l'entrata degli Alleati in Roma, l'ambasciatore Rahn, annuncia a Mussolini che il Comando militare germanico ha deciso di preservare la capitale dagli orrori della guerra e che, pertanto, le truppe che già combattono nei sobborghi dell'Urbe hanno avuto ordine di ritirarsi.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE

Provincia di Arezzo - In frazione Badia a Croce di Bucine i tedeschi, senza alcun motivo di rappresaglia, passano per le armi sette civili.

Provincia di Frosinone – A Pofi, in località San Rocco, il parroco del paese, don Silvio Bergonzi, arrestato il 31 gennaio, sta celebrando la messa nella cappella del carcere quando viene raggiunto da una cannonata tedesca e muore.
 

 

 

Provincia di L’Aquila - Capistrello – I tedeschi in ritirata verso nord trucidano per rappresaglia trentatré civili, quasi tutti contadini e alcuni ex prigionieri alleati, accusati, sulla base di una falsa testimonianza estorta a un altro contadino, di essere partigiani. Non si sa come ma un gruppo di tedeschi è comparso all’improvviso nel rifugio dei suddetti contadini, pastori ed ex prigionieri, situato a sud ovest di Luco dei Marsi (AQ). Tutte le persone vengono catturate e debbono camminare fino a Stazione di Capistrello. In questo luogo, già distrutto dai bombardamenti alleati, le 33 vittime vengono giustiziate e gettate nel cratere di una bomba. Fra questi c’è un ragazzo di tredici anni: Giuseppe Forsinetti.
 

Provincia di Roma - La Storta (Roma) - Il camion che ha prelevato gli ostaggi da via Tasso si è fermato per la notte una decina di chilometri fuori Roma, in località la Storta e i prigionieri hanno dormito in un fienile. All’alba un motociclista tedesco raggiunge la scorta, scambia qualche parola con il loro capo, quindi riprende la strada verso il nord. Poco dopo i militi traggono fuori i prigionieri dal fienile e scompaiono dietro il poggio, sospingendoli a calci e pugni. Si sentono dei colpi di pistola automatica, colpi disordinati, come sparati a caso. Poi i tedeschi raggiungono di corsa il camion, vi saltano sopra, e ripartono. Nella campagna rimangono di 15 ostaggi uccisi, fra questi l’esponente sindacale socialista Bruno Buozzi.

Un altro camion di prigionieri politici prelevati da via Tasso, che dovevano essere trasportati a nord, viene abbandonato dalle SS, con tutto il suo carico umano, perché non sono riusciti a farlo partire. I prigionieri possono così darsi alla fuga. Un civile viene fucilato dai tedeschi per rappresaglia a Olevano Romano.

Provincia di Vercelli - A Biella un reparto di tedeschi, cui si sono affiancati alcuni fascisti, fucila all’alba, ventidue partigiani catturati durante operazioni di rastrellamento nella zona di Valle Elvo, Serra e monte Barrone.

L’AVIAZIONE ITALIANA DEL NORD

Ai primi di giugno 12 SM. 79 (siluranti) si erano portati sul campo trampolino di Istres in Provenza. (Francia), e da qui nella serata dal 4 giugno, 10 trimotori decollavano diretti alla lontana base di Gibilterra per una missione ai margini dell'autonomia e delle possibilità di riuscita. In fila indiana giungono sulla rada a pelo d’acqua e colgono di sorpresa la difesa inglese. Il primo a lanciare il siluro è Bertuzzi, l’ultimo Marini. L’attacco si conclude positivamente col siluramento di navi alla fonda. Tre aerei erano costretti ad atterrare in Spagna per sabotaggi operati nelle officine aeronautiche SIAI e Agusta alle pompe di prelievo carburante.

DAL DIARIO DEL CONTE MAZZOLINI

“Il Comando Militare germanico ha deciso di preservare Roma dagli orrori della guerra. Le truppe che combattono già nei sobborghi dell’Urbe hanno ricevuto ordine di ritirarsi. Mi trovo dal Duce quando l’Ambasciatore Rahn gli comunica la notizia.
Giornata dominata dall’emozione che il gravissimo evento provoca in ognuno ed in tutti. Roma contaminata dai nemici. La Roma che Mussolini aveva prediletta, cui aveva dato il volto della Capitale di un impero, è ormai battuta dalle orde mercenarie al soldo dei plutocrati.
Trascorro l’intera giornata tra il Duce e l’Ambasciatore Rahn. Il Duce lancia un proclama al popolo italiano. Quanti saranno ad ascoltarlo? Il calice amaro non è ancora versato. Dovremo berlo tutto goccia a goccia”.


STORIA POSTALE del 4 giugno

Due documenti postali semplici: una cartolina Vinceremo 0.15 con valore aggiunto per la tariffa di 0,30 fuori distretto da Siena a Firenze e un piego comunale a tariffa ridotta per stampe regolarmente affrancato con 0,05 della Imperiale.

 

Lunedì 5 giugno 1944

DALLA RSI: LA LOTTA AL RIBELLISMO

L’amnistia del 25 maggio avrebbe dovuto, fra le altre cose, segnare la fine del ribellismo. Ecco invece quel che segnala oggi la GNR da Genova: “…la massima parte dei 2.310 giovani presentatisi in provincia non proviene dalle bande vere e proprie, si tratterebbe, per lo più, di militari che vivevano isolati, ospiti dei contadini, o che erano rimasti nelle proprie casa in attesa di franchigia”.

NOTIZIE DALL’INTERNO
Mussolini ordina tre giorni di lutto nazionale per la caduta di Roma. Rimarranno chiusi i cinema, i teatri ed ogni altro locale di ricreazione.

PER FIRENZE CITTA’ APERTA
Il console tedesco a Firenze, Wolf, si reca a Monsummano, nel nuovo quartier generale di Kesselring e gli mostra copia della lettera inviata da Hitler a Camneno. Trova Kesselring amareggiato dal fatto che il non avere fatto saltare i ponti sul Tevere nella città di Roma gli è costata la cattura di 10.000 uomini e, quindi, pentito di non avere seguito l’idea di Mussolini che voleva fare di Roma una seconda Stalingrado. Non è certo il momento migliore per intavolare un discorso su una possibilità di “città aperta” per Firenze per risparmiare le tantissime opere d’arte di quella città.

TEDESCHI
Riguardo alla caduta di Roma, Hitler commenta: “Adesso gli americani avranno altri due milioni di italiani da sfamare”.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD

La GNR di Siena segnala che nelle caserma Lamarmora, dove trovasi accantonato il 1° battaglione complementi dell’esercito, nelle camerate da questi ultimi, la notizia della caduta di Roma ha dato luogo a scene inqualificabili da parte di gruppi di soldati, ubriacatisi per festeggiare l’avvenimento.

Dal 31 maggio ad oggi, 194 militi del Battaglione Allievi della GNR si sono allontanati dalla caserma “Ettore Muti” di Casale Monferrato.
Delle formazioni combattenti a fianco dei tedeschi sul fronte italiano nel settore della testa da sbarco di Anzio, all’alba, a piedi, i 187 sopravvissuti del battaglione “Barbarigo” cominciano a marciare lungo la via Cassia, verso il Nord.

GLI ULTIMI FASCISTI LASCIANO ROMA: LA BANDA CARUSO
ROMA – Nelle prime ore del mattino, il questore di Roma Pietro Caruso e ad alcuni suoi uomini evacuano i propri uffici. L’automobile di Caruso si va a scontrare con un veicolo tedesco in uscita dalla città e i fascisti in ritirata lo abbandonano ferito sul ciglio della strada. Soccorso probabilmente da alcuni volonterosi, viene trasportato in un ospedale dei paraggi dove viene riconosciuto e posto sotto sorveglianza. L’ex questore di Roma ha riportato varie fratture. In giornata viene insediato il nuovo capo della polizia: Enrico Morazzini.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI

A Borgo Val di Taro (Parma), viene ucciso il tenente Ezio Chellini.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE

Provincia di Arezzo - I tedeschi fucilano un civile a Pian della Capanna.

Provincia di Grosseto - Niccioleta – I tedeschi, allo scopo di controllare e sorvegliare la produzione della miniera di pirite, hanno installato in prossimità della medesima e precisamente nella località denominata “Pian di Mucini” un presidio di quindici soldati e un ufficiale. Per compiere con più scrupolo e precisione la loro missione, hanno al loro servizio delle spie e degli agenti provocatori. La subdola azione di questi ignobili figuri, notoriamente fascisti e squadristi, provoca oggi la visita di tre militari tedeschi alla direzione della miniera. Dopo avere visitati gli impianti industriali, certo allo scopo di prepararne la distruzione, dicono come nella miniera, fra gli operai si stiano manifestando sentimenti antifascisti e antitedeschi e si stiano aiutando anche partigiani. Alle negazioni dei dirigenti, uno dei tedeschi estrae una nota contenente dieci nomi di minatori ritenuti responsabili delle presunte mene antitedesche e dovranno presentarsi dinanzi al presidio del “Pian di Mucini”. Dopo una penosa e difficile discussione viene convenuto che soltanto tre di questi operai si recheranno in presenza dell’ufficiale comandante a dare spiegazioni del loro operato. Tre operai, offertisi spontaneamente e accompagnati da un interprete, si recano così al cospetto dell’ufficiale tedesco comandante del presidio il quale, non appena li vede, li minaccia brutalmente affermando che se gli operai non mutano atteggiamento ed immediatamente, sentiranno la durezza della mano tedesca. Poi, dopo il sermone, e dopo che due di questi operai hanno subito un interrogatorio in piena regola i tre vengono rilasciati. Ma l’ultimo dei tre, preoccupato della piega che stanno prendendo gli interrogatori, è fuggito: ha saltato la finestra dileguandosi nella campagna. Con questo atto, gli aguzzini tedeschi, aizzati dai fascisti, dichiarano guerra contro i lavoratori della Niccioleta.

Viene oggi fucilato don Licio Morosini condannato a morte dal Tribunale Speciale. “Signore, perdona loro perché non sanno quello che fanno” dice il prete dopo che lo hanno legato alla sedia per l’esecuzione. I militi che lo devono fucilare sono emozionati e sparano in aria la maggio parte dei colpi così che don Morosini cade a terra ancora vivo e viene ucciso dal “colpo di grazia” sparato da un ufficiale tedesco.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI

La formazione partigiana Mulargia effettua un attacco al comando tedesco di un distaccamento delle SS che si trova nella zona di Vinca. Vengono fatti prigionieri otto tedeschi e quindici italiani; due tedeschi e un sergente maggiore delle SS italiane sono uccisi. Viene catturato un ingente bottino di armi, munizioni e viveri.


STORIA POSTALE del 5 giugno
 

Cartolina fuori distretto affrancata con il nuovo 0,30 Monumenti Distrutti nel primo giorno d’uso e una lettera espressa in affrancatura di emergenza con un 0,25 Monumenti Distrutti sempre nel primo giorno d’uso e completamento di affrancatura con un segnatasse da 1,00 e un pacchi da 0,50
 

Ancora valori della nuova serie (definitiva) usati nel primo giorno d’uso. E’ evidente che questa affrancatura aveva intenti filatelici. Regolarmente affrancata 1,55 come espresso, presenta solo tre dei quattro valori della Monumenti Distrutti, manca lo 0,75. A fianco una lettera da Posta da Campo censurata dalla Commissione Provinciale di Novara 46R

Un piego espresso inviato da Bologna a Roma dove non giunse causa la sua occupazione da parte all’Alleata e un normale espresso da Savona a Stresa censurata dalla Commissione Provinciale di Novara 46R


 

Martedì 6 giugno 1944

I TEDESCHI IN ITALIA

 

SULLA CADUTA DI ROMA

Dopo la “caduta” della Capitale, Mussolini invia il suo messaggio agli italiani sia del Nord che del Sud. Ecco, ancora su “La Nazione” questo suo “Monito Supremo”.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE

Provincia di Arezzo – A Loro Ciuffenna, in località Orenaccio, i tedeschi massacrano a raffiche di mitraglia trentuno persone prelevate a San Giustino Valdarno, per rappresaglia all’uccisione di quattro loro commilitoni in uno scontro a fuoco con i partigiani locali. A Poppi, in località Moggiona, dopo averli impiegati in lavori di fortificazione sull’Appennino, i tedeschi rinchiudono undici uomini in una cantina del paese e li sopprimono. Allontanandosi sulla strada di Cormolino incontrano otto persone, tre delle quali bambini. Perché non s’accorgano di quanto è successo a Moggiona le eliminano.

Provincia di Roma - A Tivoli i tedeschi in ritirata fucilano 14 civili prima di lasciare il paese.

 

DALLA RSI: SULLA CADUTA DI ROMA


 


La perdita di Roma vista dalla parte della RSI viene minimizzata con atteggiamenti di presunto “buon cuore” di Hitler, vedi questo articolo che appare oggi su “La Nazione” di Firenze:

SULLA GIUSTIZIA

Cessano di funzionare i tribunali per i non iscritti al partito fascista; dopo i processi agli ammiragli ed ai generali. Per i generali le condanne sono state più miti: 15 anni per Vecchiarelli, Robotti e Caracciolo, 10 anni per Gariboldi, assoluzione per Rosi, Dalmasso e Malaguti,

DELL’ARMA DEI CARABINIERI

Parte da Verona un primo scaglione di 1300 carabinieri. Fanno parte dei 10000 pretesi dai tedeschi per utilizzarli nella contraerea ed altri servizi negli aeroporti.


Dopo la presa di Roma l’RSI stampa e distribuisce alcune cartoline propagandistiche che condannano la presenza degli Alleati a Roma:

 

STORIA POSTALE del 6 giugno

Una lettera fuori distretto regolarmente affrancata 0,50 con un 0,10 Recapito Autorizzato e una coppia di 0,20 Segnatasse tutti usati come ordinari in evidente mancanza di tali valori (emergenza)

 

 

Mercoledì 7 Giugno 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD

L’ufficiale compilatore del “Diario storico” del CCVII Comando militare GNR regionale dell’Umbria, a proposito dell’esercito repubblicano, annota oggi: “Le assenze arbitrarie negli enti e comandi dipendenti aumentano”.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI

Alle 15 e 30 la brigata Mulargia, al comando di Marcello Garosi (Tito) entra nel paese di Forni da dove dovrebbe lanciarsi all’occupazione di Massa. Tutti gli uomini appartenenti alla RSI che ancora si trovano in paese vengono fatti prigionieri. Viene occupata la caserma dei carabinieri, che si arrendono.

Viganello (VT) – I partigiani del viterbese impegnano il presidio tedesco per liberare circa trecento prigionieri alleati. All’arrivo di rinforzi i partigiani devono ripiegare e i germanici si vendicano sui civili del paese fucilandone quaranta.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
 

Provincia di Firenze – Quando i tedeschi gli piombano alle spalle, Luigi Morandi (nella prima foto), del gruppo Cora, la commissione radio del partito d’Azione, afferra una pistola e ne uccide uno, prima di essere a sua volta abbattuto. Nella casa di piazza d’Azeglio, a Firenze, dove è nascosta l’emittente che manda agli alleati notizie sul movimento dei tedeschi, vengono arrestati gli altri membri del gruppo: Enrico Bocci, Gilda Larocca, Carlo Campolmi, Franco Gilardini e Guido Focacci, sorpresi mentre sono accinti al lavoro di spoglio delle notizie appena pervenute. Italo Pazzagli viene bloccato per strada verso le 19. Gli arrestati vengono consegnati alle GNR e da questa condotti in via Bolognese, per l’interrogatorio. Carlo Campolmi viene denudato e legato a un bastone, come un animale catturato, e sollevato da due militi che offrono di volta in volta ai colpi di un altro torturatore la schiena, la faccia, le piante dei piedi del prigioniero.
 

Provincia di L’Aquila – A Filetto che, con le altre tre frazioni di Assergi, Aragno e Camarda costituisce il comune di Camarda, , dopo uno scontro a fuoco tra i partigiani e alcuni tedeschi (del CXIV° reparto della 114^ divisione cacciatori) che si trovano in paese (un ribelle ferito, un morto e un ferito fra i nazisti, secondo altre fonti: quattro morti e un ferito fra i tedeschi), arrivano oggi rinforzi tedeschi. Una colonna di autocarri militari, carichi di soldati armati di tutto punto, inerpicandosi sulla strada tortuosa che da Camarda porta a Filetto ha raggiunto il paese avvertita dal maresciallo comandante il distaccamento di Filetto che è riuscito a disimpegnarsi e ha raggiunto Camarda su una motocicletta. Appena giunti, un soldato tedesco uccide un contadino, Antonio Palumbo; il maresciallo tedesco che è andato a chiedere rinforzi, è amico del Palumbo e, esprimendo il suo rincrescimento, rimprovera aspramente i suoi per l’atto compiuto, viene a sua volta freddato. Un altro contadino viene ucciso e poi, per rappresaglia, i soldati rastrellano il paese, bruciano le case, abbattono il bestiame e massacrano con i mitragliatori quindici paesani.

BOMBARDAMENTI ALLEATI
 

I senza alloggio a Livorno sono ormai quarantamila. La città aveva subito il suo primo bombardamento il 28 maggio del 1943.

Livorno subisce il sessantesimo bombardamento (vedi nelle due foto). E’ il più terribile. Inizia alle 10,30 e dura venti minuti. Il centro cittadino scompare praticamente, crolla anche la cattedrale, presa in pieno. Le vittime non si contano.

 

STORIA POSTALE del 7 giugno

Una lettera espressa affrancata con valori di tre diverse serie e una cartolina ove per il completamento di affrancatura (0,05) era stato usata una marca da bollo dichiarata da tassare ma probabilmente non tassata.

Nella RSI l’uso di valori per servizi e marche da bollo in sostituzione dei valori ordinari era tollerato. Una missiva tassata per l’uso di francobolli di servizio è assolutamente più rara di una affrancatura di emergenza “normale”. Comunque, malgrado la tolleranza quasi assoluta, la corrispondenza affrancata con valori di servizio come la lettera e il piego di cui sopra, hanno sempre un valore maggiore di una stessa affrancatura con valori ordinari.

 

 

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