Giovedì 8 giugno 1944
L’ESERCITO ITALIANO DEL
NORD
L’ufficiale compilatore del “Diario storico” del CCVII Comando
militare GNR regionale dell’Umbria, a proposito dell’esercito
repubblicano, annota oggi: “Da tutti i comandi ed enti dipendenti
vengono segnalate assenze arbitrarie dovute al precipitare degli eventi
bellici”. I TEDESCHI
IN ITALIA
Le perplessità sul comportamento delle truppe della Wehrmacht nei
confronti della popolazione italiana espresse dal generale Witthoft
nella sua direttiva dello scorso maggio, non sono condivise dagli altri
comandanti. Oggi, il comandante della polizia e delle SS nell’Italia
centrale, SS – Oberfuhrer e colonnello di polizia Karl – Heinz Burger,
ordina di intervenire senza pietà “al minimo accenno di attività o
intenzioni sovversive, si trattasse anche solo di gesti (saluto
bolscevico o similari) o di grida ingiuriose”.
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Colico – Nella notte sull’8, gli uomini della formazione “Carlo
Marx” attaccano di sorpresa una caserma occupata da fascisti che
colti nel sonno sono costretti ad arrendersi. Appropriatisi di armi,
casermaggio e vettovaglie si allontano. Prima di andarsene fucilano tre
poliziotti per rappresaglia a un fatto di sangue avvenuto alcuni giorni
prima a Colico: l’uccisione e l’esposizione pubblica di un patriota,
eseguita dai fascisti a scopo intimidatorio per coloro che non volevano
accettare le nuove leggi della RSI.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Firenze - In località Pievecchia di Pontassieve,
per vendicare un loro soldato, ucciso in uno scontro con alcuni elementi
della formazione partigiana Faliero Pucci, i tedeschi prelevano
quattordici civili e li passano per le armi. Altri uomini vengono
inviati ai campi di lavoro in Germania.
Provincia di Perugia - Nella zona di Montebuono e presso
il comando di Villa Cesaroni i tedeschi fucilano quattro partigiani. Un
ragazzo dodicenne che alla vista di un’autoblindo tedesca si è dato alla
fuga nei campi, viene ferito e poi assassinato.
Provincia di Udine - La frazione Enemonzo di Sotto viene
data alle fiamme dalle SS.
STORIA POSTALE dell’8 giugno
Articolo su “La Stampa” di Torino:
Lettera semplice affrancata con segnatasse e recapito autorizzato in
evidente mancanza di valori ordinari. Da Savigliano a Torino.
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Anche le cartoline postali avevano la versione
Provvisoria con la sovrastampa Repubblica Sociale Italiana
sull’effige reale e un fascetto sullo stemma. Questa cartolina fu
inviata da Milano a Diano Marina (Imperia) e venne censurata dalla
Commissione Provinciale di Imperia (52R). |
Venerdì 9 giugno 1944
LA GUERRA AL RIBELLISMO
A proposito dell’amnistia del 25 maggio, la GNR di Arezzo segnala
oggi che il bando non ha “raggiunto i risultati che era lecito
attendersi perché numerosi giovani, fidando nelle possibilità belliche
degli angloamericani, hanno preferito continuare nel loro stato di
fuorilegge”.
La GNR torinese va ancora più in là e dice:
“Secondo notizie fiduciarie raccolte negli ambienti militari di
Torino, la maggior parte dei giovani presentatisi allo scadere della
franchigia sono quelli che non avevano finora regolato la loro posizione
militare dopo lo sbandamento dell’8 settembre e che, in genere,
appartengono a classi non richiamate alle armi. Pochi sarebbero i
provenienti dalle bande armate: provenienza, d’altra parte, che
nascondono per ovvie ragioni. E’ da ritenersi quindi che i giovani
datisi alla macchia siano rimasti nella maggioranza al loro posto anche
per tema di gravi rappresaglie da parte dei capi che in questi ultimi
tempi hanno preso severe misure per arginare defezioni.
Alcuni banditi sarebbero stati consigliati dagli stessi capi a
presentarsi alle autorità militari allo scopo di infiltrarsi nelle file
dell’esercito per svolgere azione disgregatrice e informativa”.
RESISTENZA: ORGANIZZAZIONE POLITICO MILITARE
Viene costituito a Milano il Comando Generale per l’Italia
Occupata (Nord) del Corpo Volontari della Libertà (CVL) nel quale
entreranno a far parte quasi tutte le formazioni partigiane, sia
“politiche” che “militari”. Viene nominato comandante il gen.Raffaele
Cadorna che sarà paracadutato nel Nord. Al settore operazioni vengono
preposti Ferruccio Parri e Luigi Longo. La circolare che precisa le
funzioni del nuovo organismo dà nello stesso tempo la direttiva di
creare, nelle regioni e nei capoluoghi di provincia, comandi militari
unici sul tipo di quello centrale.
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
A Forno, occupata dalla “brigata Milargia” comandata da Marcello
Garosi detto Tito, in previsione di un attacco da parte delle forze
armate tedesche e italiane, i partigiani minano la parte del fianco del
monte Bizzarro che sta sopra alla strada comunale, via obbligata per
accedere al paese di Forno.
L'addetto navale giapponese viene ucciso in un attentato mentre
da Montecatini si sta recando sul Lago di Garda.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Arezzo - Nelle frazioni San Leonino, Ristolli e
Poggio al Fattore (Bucine), i tedeschi uccidono nove civili. Non si
conoscono i motivi che hanno causato la rappresaglia.
Provincia di Grosseto - Niccioleta – Dopo i fatti dello scorso 5
giugno, arriva nel villaggio operaio, non atteso da nessuno, un gruppo
di 10 o 12 partigiani, disarmano la guardia repubblicana e perquisiscono
alcune abitazioni dei fascisti. Gli alleati si stanno avvicinando, la
liberazione si sta approssimando a grandi passi. Anche se non è stata
compiuta alcuna violenza, nessuna manifestazione e la giornata è
trascorsa tranquilla come le altre, l’unico segno visibile, per poche
ore, è stata una bandiera bianca fatta sventolare dai partigiani sul
fabbricato del dopolavoro allo scopo di avvertire gli aerei alleati di
non bombardare. I partigiani, infatti, se ne vanno portando con loro le
armi sequestrate ed ammainando la bandiera bianca. I minatori però,
subito preoccupati di eventuali rappresaglie contro gli impianti della
miniera decidono di formare una guardia di sorveglianza durante le ore
notturne.
Provincia di Perugia - Due giovani che tentavano di prelevare
armi da un deposito vengono fucilati sulla piazza principale di Gualdo
Tadino.
STORIA POSTALE del 9 giugno
Continua
il contrasto fra le effigi del re ricoperte dalla sovrastampa e
quelle stampigliate sui biglietti postali che rimarranno ammessi in
corso fino al 15 agosto. Questa volta vediamo i due re sul biglietto
inviato da Caravaggio (BG) a Modena. A destra un piego espresso da
Bologna a Roma che, a causa la sua occupazione da parte Alleata, era
divenuta irraggiungibile. Chissà in quale deposito “dormì” questo
documento per ben 13 mesi; infatti venne distribuito il 10 agosto
del 1945.
Ancora
cartoline postali Vinceremo con l’effige reale in bella vista. A
sinistra un espresso da Mantova a Menaggio (CO) regolarmente
affrancato 1,55 (0,30 cartolina fuori distretto + 1,25 di diritto
espresso) che nell’affrancatura aggiunta presenta un 0,50 pacchi, a
destra una racccomandata da Vicenza a Lonigo (PD) regolarmente
affrancata 0,90 (0,30 cartolina fuori distretto + 0,60 di
raccomandazione aperta).
Sabato 10 giugno 1944
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
L’ufficiale compilatore del “Diario storico” del CCVII Comando
militare GNR regionale dell’Umbria, a proposito dell’esercito
repubblicano, annota oggi: “Defezione di quasi tutti i militari di
truppa dei comandi, depositi e distretti”.
ATTIVITA’ CLANDESTINA DEI PARTITI ANTIFASCISTI AL NORD
Esce oggi il primo numero di “Giustizia e Libertà” organo
clandestino del Partito d’Azione per l’Alta Italia.
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
L’azione odierna della 12^ Brigata Garibaldi costringe alla resa
il munito presidio fascista di Bardi. Nasce così la “Repubblica
Partigiana di Val Ceno”. Avrà una vita di 31 giorni, da oggi al
prossimo 11 luglio. Comprende dieci comuni dell’alto Parmense, ai
confini con la provincia di Piacenza, e si estende per oltre un quarto
dell’intera provincia con una popolazione superiore ai 40000 abitanti.
Fra i principali centri abitati: Bardi, Pellegrino Parmense, Rubbiano,
Varano Melegari e Varsi.
In una remota zona dell’Appennino, a est della strada maestra tra
Firenze e Bologna, Armando Ricci, un antifascista di vecchia data,
veterano della guerra civile spagnola, inizia oggi la sua carriera di
partigiano. Con appena una mezza dozzina di seguaci, guida un’incursione
contro una base aeronautica in prossimità della sua cittadina natale,
Pavullo, vicino alla strada principale della valle, a est di
Montefiorino. Nella notte senza luna, con il viso dipinto di nero,
il gruppo si avvicina all’obiettivo strisciando attraverso i boschi,
guidato dalla brace della sigaretta di una sentinella nemica. La
guarnigione fascista, composta da un centinaio di uomini comandata da un
maggiore tedesco, viene colta di sorpresa e rapidamente sbaragliata.
Sabotati a dovere gli aeroplani, gli uomini di Armando si allontanano
con 14 mitragliatrici pesanti e relative casse di munizioni. Per
trasportare questa ingombrante attrezzatura, Armando ha procurato una
carovana di muli, che aspettano nascosti nel bosco vicino. Li caricano
con cura e li conducono via nella notte, con gli zoccoli fasciati nella
tela per non fare rumore.
A Ovada (Alessandria) viene ucciso Giancarlo Scorza.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Arezzo – A Badicroce, per rappresaglia alla
morte di un tedesco vengono uccisi tredici civili, di cui due donne
giovani (violentate e massacrate a pugnalate) e una donna anziana.
Provincia di Firenze - A Firenze, Italo Piccardi, cervello
tecnico della clandestina Radio Cora, viene arrestato insieme a tre
giovani paracadutisti.
Provincia di Perugia - Quattro giovani catturati in un
rastrellamento vengono fucilati a Gualdo Tadino.
STORIA POSTALE del 10 giugno
Un
espresso probabilmente affrancato in eccesso (dovrebbe trattarsi di
un quattro porti carente di 0,05, ma sembra improbabile perché la
capacità della busta sembra non porter contenenere il volume di 4
porti) inviato a Sesto Cremonese. A destra una cartolina commerciale
espressa da Salsomaggiore (CR) a Vicenza, regolarmente affrancata
1,55 con valori della serie aerea Miti e Simboli in sostituzione dei
valori ordinari.
Ancora una cartolina postale Vinceremo con l’effige reale in bella
vista; inviata in Germania da San Remo (IM) con i valori aggiunti
della serie Monumenti Distrutti in corso dal 5 giugno.
L’affrancatura aveva scopi meramente filatelici in quanto anche la
tariffa era in eccesso. A fianco una cartolina di Ospedale da
Venezia a Trieste regolarmente affrancata con un 0,30 della serie
Provvisoria con sovrastampa rosso vivo.
Lettera raccomandata da Pordenone (UD) alla Germania, regolarmente
affrancata 2,50 (1,00 lettera per la Gerrmania + 1,50 di
raccomandazione per estero). Fu censurata in partenza dalla
Commissione Provinciale di Udine (24R) e in arrivo in Germania. Sono
infatti presenti, sovrapposte, entrambe le fascette.
Domenica 11 giugno 1944
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
L’ufficiale compilatore del “Diario storico” del CCVII Comando militare
GNR regionale dell’Umbria, a proposito dell’esercito repubblicano,
annota oggi: “Quasi tutti gli ufficiali sono in fuga”.
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Massa – La compagnia di militari dell’ordine pubblico fugge dalla
caserma di porta Martana e dal distretto militare passando armi e
bagagli ai partigiani della brigata Mulargia raggiungendo Forno nella
notte.
A San Gimignano (SI), fra le 1,30 e le 2,30, una forza di circa
80 partigiani del comune e di altri gruppi fatti affluire dalla Val
d’Elsa, oltre a numerosi cittadini, assale la locale casa di pena e
riesce a liberare 72 detenuti fra i quali molti stranieri.
La divisione partigiana d’assalto “Garibaldi”, agli ordini di
Ciro Moscatelli, libera Varallo e Borgosesia cacciando i tedeschi
fin nei pressi di Gattinara e Romagnano e completando così la
liberazione della Valsesia. Nasce così la “Repubblica Partigiana di
Valsesia” che avrà una vita di 30 giorni (il 10 luglio i tedeschi
riprenderanno il controllo della zona)).
RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
I tedeschi, umiliati dall’azione di Armando all’aeroporto di Pavullo,
allestiscono una grossa spedizione punitiva nella zona di
Montefiorino.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Ascoli Piceno – A Montegallo i tedeschi, al
rientro da un rastrellamento, fucilano l’impiegato comunale Costantino
Antonelli.
Provincia di Bologna – Due giovani di Carpi vengono fucilati per
ordine del comando di Sicurezza tedesco a Bologna.
Provincia di Cuneo - Tre giovani che, presentatisi in seguito al
bando del duce e poi ritornati in montagna, sono stati sorpresi armati
mentre tentavano di attaccare il distaccamento della GNR di Chiusa
Pesio, vengono fucilati all’alba di oggi.
Provincia
di L’Aquila - A Onna , scatta la rappresaglia al ferimento di
un loro soldato avvenuto nove giorni fa (vedi 2 giugno). Gli abitanti
del paese che in un primo momento erano terrorizzati dalla possibilità
di una rappresaglia, col passare dei giorni, credono che il fatto di
sangue sia stato dimenticato e che i tedeschi abbiano rinunciato a
sfogare le loro ire contro la popolazione. Ma la vendetta tedesca non
conosce limiti di tempo. Mentre nel pomeriggio domenicale gli abitanti
del paese di dedicano al consueto ozio festivo, alle 17, dalla strada
che porta a Monticchio, ecco sopraggiungere alcuni tedeschi. Passano
davanti alla chiesa e spingono avanti, con modi brutali e con le armi
imbracciate, tutti gli uomini che incontrano. Dalla nazionale vengono
avanti altri tedeschi, anch’essi con le armi imbracciate, che
rastrellano gli uomini dirigendoli verso il centro. Riuniscono così 24
uomini e li tengono sotto la minaccia delle armi. I tedeschi sono
soltanto otto, sono ancora alla ricerca dell’uomo che il 2 giugno ha
ferito il loro commilitone. Sanno che si chiama Giovanni Ludovici e
vogliono sapere dove si trova. Ma nessuno sa realmente dove si trovi il
Ludovici.
Si sa solo dove sono la madre e la sorella. Alcuni paesani
vanno a chiamarle pregandole di presentarsi ai tedeschi. L’arrivo delle
due donne lascia sperare che i tedeschi rilascino gli uomini catturati,
ma, invece, vengono spinte anche loro nel gruppo degli uomini dal quale
vengono fatti uscire i vecchi. Questo atto costituisce un triste
presagio. Infatti la mossa seguente dei tedeschi è di spingere i
malcapitati all’interno di una casa e con essi la madre e la sorella del Ludovici e di mitragliarli ripetutamente. Poi, con le mine, fanno
saltare la casa. Le vittime innocenti del massacro sono 16. Oltre alle
due donne vi sono 14 uomini tra i quali tre giovanetti: Luigi Ciocca di
15 anni, Igino Pezzopane di 16 e Pio Pezzopane di 17. Compiuto il
massacro i tedeschi vanno a porre altre mine presso le case di alcuni
paesani, che una spia fascista si è incaricata di segnalare per i loro
sentimenti poco favorevoli alla causa nazi fascista, e le fanno saltare.
A Arischia cadono sotto il piombo nazista due giovani partigiani: Renato
Berardinucci e Vermondo Di Federico (nelle due foto, Di Federico è in
divisa).
Provincia di Terni - A Terni i tedeschi, che stanno abbandonando la
città, uccidono due civili che stanno assistendo alla loro partenza.
Provincia di Vicenza - A Borga dei Martiri, contrada nel comune di Recoaro Terme, per rappresaglia all’uccisione di un loro commilitone,
alcuni militari tedeschi massacrano a raffiche di mitra 15 abitanti
maschi.
STORIA POSTALE dell’11 giugno
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Cartolina illustrata espressa da Gorizia a Cervignano del Friuli.
Regolarmente affrancata 1,75 con due valori della Provvisoria. Sempre
molto interessante la corrispondenza con i Provvisori proveniente da
Gorizia. |
Lunedì 12 giugno 1944
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Nel riferire delle fughe dei militi della GNR dalle caserme, il
comandante del IV Battaglione “Ordine Pubblico” della GNR di Casale
Monferrato, maggiore Carlo Fornero, chiede di poter ricorrere alla
maniera fortissima e oggi scrive:
"Propongo che vengano sequestrati e passati all’ammasso tutti i beni
mobili delle famiglie dei disertori e che agli stessi, all’atto della
cattura, venga inflitta la pena dell’impiccagione, con esposizione del
corpo per ventiquattro ore. Solo così facendo si porrà un freno a sicure
altre evasioni”.
RESISTENZA: ORGANIZZAZIONE POLITICO – MILITARE
Ha luogo a Forno (in provincia di Massa), sotto la presidenza di
Oliviero Tilgher, commissario militare del CLN toscano, una riunione per
discutere, in presenza di tutti i comandanti e vicecomandanti delle
formazioni partigiane, la questione del comando unico. Al comando de La Mulargia, che è arrivata a contare 450 uomini armati e altri 200 da
armare, viene riconfermato Marcello Garosi.
Viene pubblicato oggi il n° 9 del giornale “La Libertà”, organo
del Partito d’Azione.
NAZIFASCISTI: ORGANIZZAZIONE MILITARE
Il comando militare di Massa chiede rinforzi alla vicina La
Spezia che, nella notte sul 13, invia il battaglione San Marco della X
flottiglia MAS che sbarra subito la valle del Frigido a monte di Forno e
tutte le strade di accesso alle altre vallate. Anche i tedeschi si sono
messi in cammino con grandi forze. Due colonne da Carrara: una diretta a
Casette e Forno e una sempre verso Forno attraverso il Vergheto. Una
terza colonna tedesca si mette in marcia sulla strada del Frigido.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Ancona - Nel pomeriggio, in località Santa Maria,
i tedeschi, per timore che segnalassero il luogo dove si trovano alcuni
pezzi di artiglieria, uccidono due contadini. Alle 21, inoltre,
bombardano con l’artiglieria la località Moscano dove muoiono sei
civili.
Provincia di Ascoli Piceno - In località Ponterotto, i
tedeschi passano per le armi un partigiano, ex brigadiere dei
carabinieri, che tentava di impedire ad alcuni tedeschi di compiere
ruberie. Nella stessa località viene fucilato anche un contadino che si
era dato alla fuga per i campi.
Provincia
di Firenze – A Cercina durante la notte, i tedeschi fucilano
Italo Piccagli, Enrico Bocci e Anna Maria Enriques Agnoletti (nella
foto) assieme a quattro componenti del Gruppo Cora del governo
italiano del Sud . Dopo il suo arresto il 15 maggio era stata sottoposta
a torture, brutalmente battuta e costretta a stare sveglia per sei
giorni e sei notti consecutivi. Aveva rifiutato il suggerimento di un
sorvegliante che le consigliava di fingere uno svenimento. Enrico Bocci,
altro componente di Radio Cora, che essendo malato di cuore veniva
“premurosamente” assistito dai tedeschi, che prima di ogni
interrogatorio, gli praticavano un’iniezione cardiotonica; verrà ucciso
qualche giorno dopo ma non si conoscerà mai il luogo della sepoltura.
Alla vedova viene consegnato un mucchietto di biancheria, imbrattato di
sangue.
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
In questo periodo, per la durata di circa un mese, si forma la
“repubblica partigiana” della Val d’Enza e della Val Parma. Comprende la
parte alta delle due valli, dai confini della provincia di Reggio –
segnati dal fiume Enza – alla sponda sinistra del Parma. Fra i centri
principali: Neviano degli Arduini, Palanzano, Tizzano Val di Parma.
A Jesi (Ancona), in un’imboscata, vengono uccisi il tenente Gastonr
Grandi e i militi della GNR Sesto Cenci e Aristide Venturi.
Nella zona de L’Aquila, mentre i partigiani del gruppo “Arischia”
inseguono i tedeschi in fuga oltre il passo delle Capannelle, quelli del
gruppo “Campo Imperatore” hanno l’ultimo scontro a fuoco con i tedeschi.
Ricottilli, che è con i suoi uomini nei pressi del bosco di San
Giuliano, incontra una pattuglia di nove soldati tedeschi intenti a
rastrellare bestiame. I tedeschi aprono il fuoco, Ricottilli risponde,
sopraggiungono altri partigiani che costringono i tedeschi a ritirarsi e
abbandonare l’abbondante bestiame rastrellato.
RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
La spedizione tedesca nella zona di Montefiorino va a cadere dritta
nella trappola tesa da Armando Ricci nel suo rifugio accuratamente
mimetizzato, con le mitragliatrici appena prese, che un fabbro del posto
aveva fornito di nuovi treppiedi. I tedeschi, decimati da un fuoco
violento, si ritirano lasciando sul terreno parecchi morti e
abbandonando in mano agli uomini di Armando, le cui file si stanno
ingrossando, quattro mortai e armamenti di grande valore. Fra i
partigiani c’è un solo ferito, non dal fuoco nemico, ma da uno dei
treppiedi di fortuna che si è rotto sul suo braccio.
STORIA POSTALE del 12 giugno
A sinistra una
lettera semplice da Ventimiglia (IM) a Imperia, affrancata con due
valori della Monumenti Distrutti in corso dal da una settimana. Anche la
raccomandata da Quercee (FI) a Massarella (FI) mostra i nuovi
“definitivi” della RSI.
Sempre bollate
in partenza in data odierna, due lettere una espressa con affrancatura
inspiegabile (forse doppio porto in eccesso di 0,10) e una raccomandata
per la Croce Rossa Internazionale a Ginevra censurata dalla Commissione
Provinciale di Genova 47R . Censurata anche dai tedeschi.
Martedì 13 giugno 1944
MUSSOLINI E JANDL
Mussolini, parlando con il colonnello Jandl, suo ufficiale
tedesco di collegamento, sottolinea “l’urgente necessità di armi per i
vecchi fascisti, i sopravvissuti della marcia su Roma, che, proprio a
causa della perdita della capitale, ora si ritirano verso il nord, come
i soli difensori della repubblica”.
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Un rapporto della GNR di Firenze riassume assai bene la situazione in
cui versa l’esercito repubblicano e, in una volta sola e con grande
franchezza, mette il dito su tutte le piaghe. Su quelle più evidenti
(l’inettitudine dei generali, l’inerzia degli ufficiali di grado
inferiore, l’apatia della truppa, la mancanza di mezzi) e sulla piaga
più nascosta, ma più grave e profonda: la debolezza politica ed
economica della RSI:
“La riorganizzazione delle forze armate nella zona è pietosa (per
quanto la stampa voglia far credere i contrario: vedi ad es.
l’editoriale Esercito rinnovato comparso sul numero 98 del giornale “La
Nazione” del 22 – 23 aprile 1944, che sembra scritto proprio perché
l’uomo della strada possa constatare tutto l’opposto e fare le sue
critiche).
Gli ufficiali che si sono presentati per assumere servizio (meno qualche
eccezione) specie nei gradi superiori sono cariatidi, insufficienti al
loro compito, che hanno come meta solo l’elevato stipendio mensile.
Molto malcontento esiste fra gli ufficiali rimpatriati dai campi di
concentramento tedeschi dove dopo otto mesi di prigionia, per la
disorganizzazione che hanno constatato esistere ancora in Italia e per
il solito metodo disonesto con il quale si curano spesso gli interessi
delle forze armate e del servizio.
Un esercito senza armi, una marina senza flotta, un’aviazione senza
aerei s’afferma che non possono certamente essere presi sul serio. Si
pensa: come si può parlare di riorganizzazione mancando del minimo
necessario essenziale alle forze armate? Le sottoscrizioni per le armi
alla Patria muovono al riso.
Tale stato di cose si ritiene quasi insormontabile in quanto provvedere
alle necessità di un esercito senza un’attrezzatura industriale
efficiente è quanto mai cosa ardua. Ci si domanda come l’industria
italiana potrà fornire efficaci mezzi di combattimento ora che si trova
in uno stato di inferiorità rispetto al passato. (…)
Più che di fronte a un problema di uomini, il Paese si trova di fronte
alla risoluzione di un problema di mezzi.
Con scetticismo la massa stessa dei militari osserva la propaganda che
invita a tornare al combattimento, in quanto nulla vale chiamare alle
armi se non si ha la possibilità di vestire, armare ed equipaggiare il
soldato.
Le deficienze in breve tratteggiate agiscono in modo diretto sul morale
dei soldati e dei quadri, in mezzo ai quali notevolissimo è il numero di
coloro che si sono presentati per timore di rappresaglie o attratti da
vistosi assegni. Questi elementi, che difettano fra l’altro anche di
capacità professionale, non potranno certo portare alcun utile elemento
alla ricostruzione dell’esercito. D’altra parte, l’analisi dello
svolgersi degli avvenimenti militari, confrontata con la lentezza della
ricostruzione dell’esercito, è fonte di sfiducia e grave preoccupazione”.
DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Parte da Milano, per la Germania, il secondo scaglione di carabinieri:
tre ufficiali e 870 tra sottufficiali e carabinieri. Ecco come il
comando tappa della GNR alla stazione ferroviaria di Brescia descrive il
passaggio in tradotta dello scaglione che, nei primi ottantatre
chilometri di viaggio, ha già perso 43 uomini, sfuggiti alla
sorveglianza ed evasi durante le soste nelle stazioni secondarie:
“Alle 20,30 del 13 corrente, sono transitati da questa stazione
(senza preavviso a questo comando) e diretti in Germania tre ufficiali e
827 tra sottufficiali e militi della GNR (ex carabinieri)
dell’Ispettorato Regionale di Milano al comando del maggiore Panfilo
Mirelli con due subalterni ed una scorta germanica. La truppa, parte
vestiva la divisa grigioverde e parte, per mancanza di divise, indossava
quella dell’aviazione tedesca con applicati gli alamari sul bavero.
Durante la breve sosta del treno, detti militari rivolgevano frasi
oltraggiose alla pattuglia ed al sottufficiale di servizio di questo
comando lungo la pensilina fra le quali: “Venduti, toglietevi la camicia
nera che fra poco verranno gli inglesi – Abbasso la Repubblica – Evviva
i carabinieri reali”. Tutti i vagoni portavano scritte con il gesso: “W
i carabinieri reali”.
Un capitano degli alpini presente alla gazzarra estraeva la pistola, ma
un tenente tedesco di scorta lo invitava a deporre l’arma assicurando
che in Germania sarebbero stati puniti, ciò nondimeno l’ufficiale riuscì
a salire sul vagone e a cazzottare due militi.
Alla partenza del treno, avvenuta con rinnovate grida ostili, da un
carro veniva lanciato un sasso contro un milite della polizia
ferroviaria affacciato alla baracca del posto di ristoro, senza però
colpirlo.
Il maggiore e gli ufficiali che accompagnavano la truppa fino al
Brennero si mostravano a disagio di fronte al contegno dei militi,
riferendo che alcuni di essi erano riusciti ad eclissarsi durante la
sosta nelle stazioni”.
I tedeschi stanno effettuando dei veri e propri rastrellamenti per
catturare gli uomini dell’arma prima che questi riescano a trovare una
buona occasione per “andarsene”. Da Arona la GNR comunica:
“Il mattino del 13 corrente, soldati della Polizia Tedesca al comando
di un capitano e due tenenti, dopo avere circondato la caserma del
Comando presidio di Arona (Novara), vi irrompevano bloccando le uscite e
invitando i carabinieri a radunarsi nel cortile. Procedevano quindi al
disarmo dei militari stessi e al sequestro di tutte le armi e munizioni.
Dopo avere caricato uomini e materiale d’armamento su due autocarri, si
allontanavano in direzione di Stresa. Nessuna spiegazione ufficiale è
stata data al comandante del presidio (della GNR), ma soltanto l’invito
di arrestare e trattenere quei carabinieri, già in licenza o in
permesso, che fossero rientrati, comunicando all’indirizzo Comando
militare tedesco di Intra oppure di Novara”.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Apuania - A Forno, sopra Massa, i
tedeschi tornano in forze per riprendere il controllo della località che
da quattro giorni è in mano dei partigiani della brigata Mulargia.
Malgrado i partigiani facciano brillare le mine per interrompere la
strada per Forno e il loro intenso fuoco di mitragliatrici, la marcia
dei tedeschi e dei nazifascisti viene solo ritardata. Sono le quattro
del mattino. I tedeschi, raccolti i propri morti e feriti, riprendono
veloci la loro marcia e accerchiano completamente il paese. Marcello
Garosi (Tito), comandante della brigata, si porta zoppicando per una
recente ferita, fuori dell’abitato e accoglie i tedeschi scaricando la
sua pistola sui primi che si fanno sotto poi, con l’ultima cartuccia, si
uccide. I partigiani, dopo avere opposta una strenua resistenza,
riescono a “sganciarsi”. Nella battaglia, le formazioni Mulargia e
Ceragioli devono lamentare la morte di novanta uomini. Quindici, presi
dalle forze nazifasciste, saranno successivamente uccisi.
Nella foto una rara immagine di parte dei fucilati di Forno.
Molto pesante è il bilancio della rappresaglia che le truppe del
maggiore Raeder mettono subito in atto. Forno viene messa a ferro e
fuoco; il sessantacinque per cento delle abitazioni viene distrutto e i
suoi abitanti stanati dai luoghi più reconditi e, incolonnati, vengono
portati presso un sentiero periferico della borgata. I giovani vengono
avviati alla caserma dei carabinieri. Prima del tramonto i tedeschi
prelevano settantadue giovani e a piedi li accompagnano in località Sant’Anna, fuori del paese, dove, nei pressi di una chiesetta sul pendio
del fiume Frigido, vengono, a gruppi di otto o nove alla volta, uccisi
con scariche di mitragliatrice, tra questi anche il maresciallo dei
carabinieri, reo di avere cenato la sera prima col Garosi. A quelli che
non sono ancora morti dopo la prima raffica, una voce grida in italiano:
“C’è il pronto soccorso, chi è ferito alzi una mano che lo portiamo
all’ospedale”. Uno del mucchio alza la mano e i tedeschi lo finiscono
con una pistolettata. Si salvano soltanto Carlo Vivoli e Franco Del
Sarto che, caduti feriti, hanno avuto l’accortezza di tacere e durante
la notte si sono sfilati dalla piramide di cadaveri.
Prima delle 23 i tedeschi danno fuoco alla caserma dei carabinieri nella
quale si trovano ancora altri giovani, dieci muoiono bruciati
nell’incendio.
Provincia di Ascoli Piceno – Lungo la strada per il Tenna un
tedesco uccide un civile che protesta per il furto delle sue mucche.
Provincia di Grosseto - Niccioleta, frazione del comune di Massa
Marittima - Nella notte sul 13, reparti di fascisti delle brigate nere e
di SS tedeschi si sono portati nelle vicinanze del villaggio e lo hanno
circondato. Al mattino alle 5 e trenta, quando le guardie operaie sono
già smontate dal servizio, i reparti dei soldati in agguato fanno
irruzione nel villaggio. Pochi riescono ad accorgersi della manovra e a
sottrarsi alla rappresaglia. La maggior parte degli operai rimane presa
nella tenaglia. I tedeschi si precipitano nelle abitazioni e arrestano
non meno di 160 persone che vengono sospinte con violenza nei locali
della mensa impiegati e subito perquisite e private delle carte
d’identità. Poco dopo gli operai arrestati, fra i quali figurano alcuni
impiegati, vengono incolonnati per tre e condotti lungo il piccolo
piazzale adiacente alla dispensa e allineati contro il muro e tenuti
sotto mira da più mitragliatrici. Mentre i tedeschi stanno procedendo a
queste operazioni di perquisizione e intimidazione, arrivano alcuni
militari fascisti che hanno catturato cinque operai: Sargentoni Ettore
con i figli Aldo e Alizzardo, Barabissi Bruno e Chigi Antimo. Per ordine
dell’ufficiale tedesco viene aggiunto Baffetti Rinaldo. Tutti e sei
vengono portati nella sala del vicino Dopolavoro e torturati, poi tre di
loro, il Sargentoni , uno dei suoi figli e il Baffetti vengono sospinti
dentro un piccolo cortile dietro il forno della dispensa dove cadono con
la testa fracassata da una scarica di mitraglia sparata dall’alto. E’
poi il turno di Chigi e Barabissi i quali costretti ad affacciarsi nel
tragico cortiletto, presi dall’orrore della visione si arrestano con
grida di angoscia, ma una nuova scarica li abbatte sui corpi degli altri
assassinati. L’ultima vittima è Sargentoni Alizzardo, un giovane di 23
anni, che ha assistito all’esecuzione a qualche passo di distanza. Deve
incamminarsi, riluttante, nello stretto passaggio che immette nel
cortile e, quando vede il corpo del padre, vi si getta sopra come per un
abbraccio di supremo addio e viene così colpito alla schiena dai
mitragliatori.
Gli arrestati vengono poi divisi in due gruppi: il primo composto di
giovani operai aventi obblighi di leva, il secondo da quelli oltre
trenta anni. Fatta questa divisione nominativa, tutta la massa viene
sospinta nel rifugio n. 1 del villaggio. Poi, appena nel rifugio, i
tedeschi fanno uscire gli uomini di oltre cinquanta anni i quali, dopo
un’ammonizione verbale, vengono lasciati in libertà. Tutti gli altri
arrestati devono rimanere nel rifugio ammucchiati come bestie in un
caldo soffocante. I guardiani armati fanno, in alcuni momenti, circolare
la voce di una immediata fucilazione, in altri momenti di una prossima
liberazione. Al di fuori mentre le madri, le mogli, i figli piangenti
attendono l’epilogo di questa fosca tragedia, gli ufficiali tedeschi ed
italiani mangiano e brindano in una sala del dopolavoro.
Alle 21 e trenta, dopo i tedeschi che hanno fatto avvertire le famiglie
di preparare, per gli arrestati, i viveri per tre giorni perché saranno
condotti a Castelnuovo Val di Cecina, tra i pianti dei congiunti,
una colonna composta di circa 150 operai deve incamminarsi sulla strada
di Castelnuovo. Dopo una marcia di circa due chilometri sopraggiungono
due autocarri che caricano i prigionieri e li trasportano a Castelnuovo.
Provincia di Pisa – A San Rossore le SS impiccano a un pino dal
tronco curvo, simile a una forca, un carabiniere che per non arruolarsi
nella RSI si è messo a fare il pastore nei possedimenti di Casa Savoia.
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
La Brigata partigiana “Gramsci” (una delle più attive dell’Italia
centrale con 102 combattimenti sostenuti, 163 caduti e 306 nemici
uccisi), dopo avere sostenuto alcuni aspri combattimenti a Salto del
Cieco e a Valle Piana d’Arrone, entra in Terni (che fra due
giorni sarà raggiunta dagli alleati).
Anche L’Aquila viene “occupata” oggi dai partigiani: alle 14 gli
ultimi tedeschi abbandonano la città mentre la popolazione esulta.
In uno scontro di truppe della SS-Polizei con i partigiani a Valle
Anzasca (Pontegrande) in val d’Ossola, rimangono feriti
diversi appartenenti alla SS-Polizia.
Nella zona di Montefiorino, dopo i successi degli uomini di
Armando Ricci, le adesioni partigiane sono in continuo aumento. La
località è circondata da difese naturali, le sue vie di accesso sono ora
protette dalle mitragliatrici pesanti e dai mortai sottratti ai
tedeschi. In questo rifugio in cima agli Appennini cominciano a giungere
centinaia di soldati in fuga e prigionieri di guerra evasi.
STORIA POSTALE del 13 giugno
Lettera da Posta da Campo D a Doveno (NO); censurata dalla Commissione
Provinciale di Novara e dai tedeschi. A fianco, una raccomandata
espressa da Verona a Felonica Po (MN), regolarmente affrancata 3,00
(0,50 di lettera fuori distretto + 1,25 di diritto espresso + 1,25 di
raccomandazione).
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