il tramonto di un regno




 
 






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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

9° Periodo: dall’8 giugno al 19 luglio 1944.
Territorio a nord della linea del fuoco: REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA

Prima prima (dall’8 al 13 giugno 1944)
 

Giovedì 8 giugno 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
L’ufficiale compilatore del “Diario storico” del CCVII Comando militare GNR regionale dell’Umbria, a proposito dell’esercito repubblicano, annota oggi: “Da tutti i comandi ed enti dipendenti vengono segnalate assenze arbitrarie dovute al precipitare degli eventi bellici”.

I TEDESCHI IN ITALIA
Le perplessità sul comportamento delle truppe della Wehrmacht nei confronti della popolazione italiana espresse dal generale Witthoft nella sua direttiva dello scorso maggio, non sono condivise dagli altri comandanti. Oggi, il comandante della polizia e delle SS nell’Italia centrale, SS – Oberfuhrer e colonnello di polizia Karl – Heinz Burger, ordina di intervenire senza pietà “al minimo accenno di attività o intenzioni sovversive, si trattasse anche solo di gesti (saluto bolscevico o similari) o di grida ingiuriose”.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Colico – Nella notte sull’8, gli uomini della formazione “Carlo Marx” attaccano di sorpresa una caserma occupata da fascisti che colti nel sonno sono costretti ad arrendersi. Appropriatisi di armi, casermaggio e vettovaglie si allontano. Prima di andarsene fucilano tre poliziotti per rappresaglia a un fatto di sangue avvenuto alcuni giorni prima a Colico: l’uccisione e l’esposizione pubblica di un patriota, eseguita dai fascisti a scopo intimidatorio per coloro che non volevano accettare le nuove leggi della RSI.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Firenze - In località Pievecchia di Pontassieve, per vendicare un loro soldato, ucciso in uno scontro con alcuni elementi della formazione partigiana Faliero Pucci, i tedeschi prelevano quattordici civili e li passano per le armi. Altri uomini vengono inviati ai campi di lavoro in Germania.

Provincia di Perugia - Nella zona di Montebuono e presso il comando di Villa Cesaroni i tedeschi fucilano quattro partigiani. Un ragazzo dodicenne che alla vista di un’autoblindo tedesca si è dato alla fuga nei campi, viene ferito e poi assassinato.

Provincia di Udine - La frazione Enemonzo di Sotto viene data alle fiamme dalle SS.



STORIA POSTALE dell’8 giugno
 





Articolo su “La Stampa” di Torino:

 







Lettera semplice affrancata con segnatasse e recapito autorizzato in evidente mancanza di valori ordinari. Da Savigliano a Torino.

 

Anche le cartoline postali avevano la versione Provvisoria con la sovrastampa Repubblica Sociale Italiana sull’effige reale e un fascetto sullo stemma. Questa cartolina fu inviata da Milano a Diano Marina (Imperia) e venne censurata dalla Commissione Provinciale di Imperia (52R).

 

Venerdì 9 giugno 1944

LA GUERRA AL RIBELLISMO
A proposito dell’amnistia del 25 maggio, la GNR di Arezzo segnala oggi che il bando non ha “raggiunto i risultati che era lecito attendersi perché numerosi giovani, fidando nelle possibilità belliche degli angloamericani, hanno preferito continuare nel loro stato di fuorilegge”.
La GNR torinese va ancora più in là e dice:

Secondo notizie fiduciarie raccolte negli ambienti militari di Torino, la maggior parte dei giovani presentatisi allo scadere della franchigia sono quelli che non avevano finora regolato la loro posizione militare dopo lo sbandamento dell’8 settembre e che, in genere, appartengono a classi non richiamate alle armi. Pochi sarebbero i provenienti dalle bande armate: provenienza, d’altra parte, che nascondono per ovvie ragioni. E’ da ritenersi quindi che i giovani datisi alla macchia siano rimasti nella maggioranza al loro posto anche per tema di gravi rappresaglie da parte dei capi che in questi ultimi tempi hanno preso severe misure per arginare defezioni.
Alcuni banditi sarebbero stati consigliati dagli stessi capi a presentarsi alle autorità militari allo scopo di infiltrarsi nelle file dell’esercito per svolgere azione disgregatrice e informativa
”.

RESISTENZA: ORGANIZZAZIONE POLITICO MILITARE
Viene costituito a Milano il Comando Generale per l’Italia Occupata (Nord) del Corpo Volontari della Libertà (CVL) nel quale entreranno a far parte quasi tutte le formazioni partigiane, sia “politiche” che “militari”. Viene nominato comandante il gen.Raffaele Cadorna che sarà paracadutato nel Nord. Al settore operazioni vengono preposti Ferruccio Parri e Luigi Longo. La circolare che precisa le funzioni del nuovo organismo dà nello stesso tempo la direttiva di creare, nelle regioni e nei capoluoghi di provincia, comandi militari unici sul tipo di quello centrale.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
A Forno, occupata dalla “brigata Milargia” comandata da Marcello Garosi detto Tito, in previsione di un attacco da parte delle forze armate tedesche e italiane, i partigiani minano la parte del fianco del monte Bizzarro che sta sopra alla strada comunale, via obbligata per accedere al paese di Forno.

L'addetto navale giapponese viene ucciso in un attentato mentre da Montecatini si sta recando sul Lago di Garda.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Arezzo - Nelle frazioni San Leonino, Ristolli e Poggio al Fattore (Bucine), i tedeschi uccidono nove civili. Non si conoscono i motivi che hanno causato la rappresaglia.

Provincia di Grosseto - Niccioleta – Dopo i fatti dello scorso 5 giugno, arriva nel villaggio operaio, non atteso da nessuno, un gruppo di 10 o 12 partigiani, disarmano la guardia repubblicana e perquisiscono alcune abitazioni dei fascisti. Gli alleati si stanno avvicinando, la liberazione si sta approssimando a grandi passi. Anche se non è stata compiuta alcuna violenza, nessuna manifestazione e la giornata è trascorsa tranquilla come le altre, l’unico segno visibile, per poche ore, è stata una bandiera bianca fatta sventolare dai partigiani sul fabbricato del dopolavoro allo scopo di avvertire gli aerei alleati di non bombardare. I partigiani, infatti, se ne vanno portando con loro le armi sequestrate ed ammainando la bandiera bianca. I minatori però, subito preoccupati di eventuali rappresaglie contro gli impianti della miniera decidono di formare una guardia di sorveglianza durante le ore notturne.

Provincia di Perugia - Due giovani che tentavano di prelevare armi da un deposito vengono fucilati sulla piazza principale di Gualdo Tadino.
 


STORIA POSTALE del 9 giugno

Continua il contrasto fra le effigi del re ricoperte dalla sovrastampa e quelle stampigliate sui biglietti postali che rimarranno ammessi in corso fino al 15 agosto. Questa volta vediamo i due re sul biglietto inviato da Caravaggio (BG) a Modena. A destra un piego espresso da Bologna a Roma che, a causa la sua occupazione da parte Alleata, era divenuta irraggiungibile. Chissà in quale deposito “dormì” questo documento per ben 13 mesi; infatti venne distribuito il 10 agosto del 1945.

Ancora cartoline postali Vinceremo con l’effige reale in bella vista. A sinistra un espresso da Mantova a Menaggio (CO) regolarmente affrancato 1,55 (0,30 cartolina fuori distretto + 1,25 di diritto espresso) che nell’affrancatura aggiunta presenta un 0,50 pacchi, a destra una racccomandata da Vicenza a Lonigo (PD) regolarmente affrancata 0,90 (0,30 cartolina fuori distretto + 0,60 di raccomandazione aperta).
 

 

Sabato 10 giugno 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
L’ufficiale compilatore del “Diario storico” del CCVII Comando militare GNR regionale dell’Umbria, a proposito dell’esercito repubblicano, annota oggi: “Defezione di quasi tutti i militari di truppa dei comandi, depositi e distretti”.

ATTIVITA’ CLANDESTINA DEI PARTITI ANTIFASCISTI AL NORD
Esce oggi il primo numero di “Giustizia e Libertà” organo clandestino del Partito d’Azione per l’Alta Italia.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
L’azione odierna della 12^ Brigata Garibaldi costringe alla resa il munito presidio fascista di Bardi. Nasce così la “Repubblica Partigiana di Val Ceno”. Avrà una vita di 31 giorni, da oggi al prossimo 11 luglio. Comprende dieci comuni dell’alto Parmense, ai confini con la provincia di Piacenza, e si estende per oltre un quarto dell’intera provincia con una popolazione superiore ai 40000 abitanti. Fra i principali centri abitati: Bardi, Pellegrino Parmense, Rubbiano, Varano Melegari e Varsi.
In una remota zona dell’Appennino, a est della strada maestra tra Firenze e Bologna, Armando Ricci, un antifascista di vecchia data, veterano della guerra civile spagnola, inizia oggi la sua carriera di partigiano. Con appena una mezza dozzina di seguaci, guida un’incursione contro una base aeronautica in prossimità della sua cittadina natale, Pavullo, vicino alla strada principale della valle, a est di Montefiorino. Nella notte senza luna, con il viso dipinto di nero, il gruppo si avvicina all’obiettivo strisciando attraverso i boschi, guidato dalla brace della sigaretta di una sentinella nemica. La guarnigione fascista, composta da un centinaio di uomini comandata da un maggiore tedesco, viene colta di sorpresa e rapidamente sbaragliata. Sabotati a dovere gli aeroplani, gli uomini di Armando si allontanano con 14 mitragliatrici pesanti e relative casse di munizioni. Per trasportare questa ingombrante attrezzatura, Armando ha procurato una carovana di muli, che aspettano nascosti nel bosco vicino. Li caricano con cura e li conducono via nella notte, con gli zoccoli fasciati nella tela per non fare rumore.
A Ovada (Alessandria) viene ucciso Giancarlo Scorza.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Arezzo – A Badicroce, per rappresaglia alla morte di un tedesco vengono uccisi tredici civili, di cui due donne giovani (violentate e massacrate a pugnalate) e una donna anziana.

Provincia di Firenze - A Firenze, Italo Piccardi, cervello tecnico della clandestina Radio Cora, viene arrestato insieme a tre giovani paracadutisti.

Provincia di Perugia - Quattro giovani catturati in un rastrellamento vengono fucilati a Gualdo Tadino.

 

STORIA POSTALE del 10 giugno

Un espresso probabilmente affrancato in eccesso (dovrebbe trattarsi di un quattro porti carente di 0,05, ma sembra improbabile perché la capacità della busta sembra non porter contenenere il volume di 4 porti) inviato a Sesto Cremonese. A destra una cartolina commerciale espressa da Salsomaggiore (CR) a Vicenza, regolarmente affrancata 1,55 con valori della serie aerea Miti e Simboli in sostituzione dei valori ordinari.

Ancora una cartolina postale Vinceremo con l’effige reale in bella vista; inviata in Germania da San Remo (IM) con i valori aggiunti della serie Monumenti Distrutti in corso dal 5 giugno. L’affrancatura aveva scopi meramente filatelici in quanto anche la tariffa era in eccesso. A fianco una cartolina di Ospedale da Venezia a Trieste regolarmente affrancata con un 0,30 della serie Provvisoria con sovrastampa rosso vivo.

Lettera raccomandata da Pordenone (UD) alla Germania, regolarmente affrancata 2,50 (1,00 lettera per la Gerrmania + 1,50 di raccomandazione per estero). Fu censurata in partenza dalla Commissione Provinciale di Udine (24R) e in arrivo in Germania. Sono infatti presenti, sovrapposte, entrambe le fascette.



Domenica 11 giugno 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
L’ufficiale compilatore del “Diario storico” del CCVII Comando militare GNR regionale dell’Umbria, a proposito dell’esercito repubblicano, annota oggi: “Quasi tutti gli ufficiali sono in fuga”.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Massa – La compagnia di militari dell’ordine pubblico fugge dalla caserma di porta Martana e dal distretto militare passando armi e bagagli ai partigiani della brigata Mulargia raggiungendo Forno nella notte.

A San Gimignano (SI), fra le 1,30 e le 2,30, una forza di circa 80 partigiani del comune e di altri gruppi fatti affluire dalla Val d’Elsa, oltre a numerosi cittadini, assale la locale casa di pena e riesce a liberare 72 detenuti fra i quali molti stranieri.

La divisione partigiana d’assalto “Garibaldi”, agli ordini di Ciro Moscatelli, libera Varallo e Borgosesia cacciando i tedeschi fin nei pressi di Gattinara e Romagnano e completando così la liberazione della Valsesia. Nasce così la “Repubblica Partigiana di Valsesia” che avrà una vita di 30 giorni (il 10 luglio i tedeschi riprenderanno il controllo della zona)).

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
I tedeschi, umiliati dall’azione di Armando all’aeroporto di Pavullo, allestiscono una grossa spedizione punitiva nella zona di Montefiorino.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Ascoli Piceno – A Montegallo i tedeschi, al rientro da un rastrellamento, fucilano l’impiegato comunale Costantino Antonelli.

Provincia di Bologna – Due giovani di Carpi vengono fucilati per ordine del comando di Sicurezza tedesco a Bologna.

Provincia di Cuneo - Tre giovani che, presentatisi in seguito al bando del duce e poi ritornati in montagna, sono stati sorpresi armati mentre tentavano di attaccare il distaccamento della GNR di Chiusa Pesio, vengono fucilati all’alba di oggi.

Provincia di L’Aquila - A Onna , scatta la rappresaglia al ferimento di un loro soldato avvenuto nove giorni fa (vedi 2 giugno). Gli abitanti del paese che in un primo momento erano terrorizzati dalla possibilità di una rappresaglia, col passare dei giorni, credono che il fatto di sangue sia stato dimenticato e che i tedeschi abbiano rinunciato a sfogare le loro ire contro la popolazione. Ma la vendetta tedesca non conosce limiti di tempo. Mentre nel pomeriggio domenicale gli abitanti del paese di dedicano al consueto ozio festivo, alle 17, dalla strada che porta a Monticchio, ecco sopraggiungere alcuni tedeschi. Passano davanti alla chiesa e spingono avanti, con modi brutali e con le armi imbracciate, tutti gli uomini che incontrano. Dalla nazionale vengono avanti altri tedeschi, anch’essi con le armi imbracciate, che rastrellano gli uomini dirigendoli verso il centro. Riuniscono così 24 uomini e li tengono sotto la minaccia delle armi. I tedeschi sono soltanto otto, sono ancora alla ricerca dell’uomo che il 2 giugno ha ferito il loro commilitone. Sanno che si chiama Giovanni Ludovici e vogliono sapere dove si trova. Ma nessuno sa realmente dove si trovi il Ludovici.
Si sa solo dove sono la madre e la sorella. Alcuni paesani vanno a chiamarle pregandole di presentarsi ai tedeschi. L’arrivo delle due donne lascia sperare che i tedeschi rilascino gli uomini catturati, ma, invece, vengono spinte anche loro nel gruppo degli uomini dal quale vengono fatti uscire i vecchi. Questo atto costituisce un triste presagio. Infatti la mossa seguente dei tedeschi è di spingere i malcapitati all’interno di una casa e con essi la madre e la sorella del Ludovici e di mitragliarli ripetutamente. Poi, con le mine, fanno saltare la casa. Le vittime innocenti del massacro sono 16. Oltre alle due donne vi sono 14 uomini tra i quali tre giovanetti: Luigi Ciocca di 15 anni, Igino Pezzopane di 16 e Pio Pezzopane di 17. Compiuto il massacro i tedeschi vanno a porre altre mine presso le case di alcuni paesani, che una spia fascista si è incaricata di segnalare per i loro sentimenti poco favorevoli alla causa nazi fascista, e le fanno saltare. A Arischia cadono sotto il piombo nazista due giovani partigiani: Renato Berardinucci e Vermondo Di Federico (nelle due foto, Di Federico è in divisa).

Provincia di Terni - A Terni i tedeschi, che stanno abbandonando la città, uccidono due civili che stanno assistendo alla loro partenza.

Provincia di Vicenza - A Borga dei Martiri, contrada nel comune di Recoaro Terme, per rappresaglia all’uccisione di un loro commilitone, alcuni militari tedeschi massacrano a raffiche di mitra 15 abitanti maschi.


STORIA POSTALE dell’11 giugno
 

Cartolina illustrata espressa da Gorizia a Cervignano del Friuli. Regolarmente affrancata 1,75 con due valori della Provvisoria. Sempre molto interessante la corrispondenza con i Provvisori proveniente da Gorizia.








Lunedì 12 giugno 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Nel riferire delle fughe dei militi della GNR dalle caserme, il comandante del IV Battaglione “Ordine Pubblico” della GNR di Casale Monferrato, maggiore Carlo Fornero, chiede di poter ricorrere alla maniera fortissima e oggi scrive:

"Propongo che vengano sequestrati e passati all’ammasso tutti i beni mobili delle famiglie dei disertori e che agli stessi, all’atto della cattura, venga inflitta la pena dell’impiccagione, con esposizione del corpo per ventiquattro ore. Solo così facendo si porrà un freno a sicure altre evasioni”.

RESISTENZA: ORGANIZZAZIONE POLITICO – MILITARE
Ha luogo a Forno (in provincia di Massa), sotto la presidenza di Oliviero Tilgher, commissario militare del CLN toscano, una riunione per discutere, in presenza di tutti i comandanti e vicecomandanti delle formazioni partigiane, la questione del comando unico. Al comando de La Mulargia, che è arrivata a contare 450 uomini armati e altri 200 da armare, viene riconfermato Marcello Garosi.

Viene pubblicato oggi il n° 9 del giornale “La Libertà”, organo del Partito d’Azione.

NAZIFASCISTI: ORGANIZZAZIONE MILITARE
Il comando militare di Massa chiede rinforzi alla vicina La Spezia che, nella notte sul 13, invia il battaglione San Marco della X flottiglia MAS che sbarra subito la valle del Frigido a monte di Forno e tutte le strade di accesso alle altre vallate. Anche i tedeschi si sono messi in cammino con grandi forze. Due colonne da Carrara: una diretta a Casette e Forno e una sempre verso Forno attraverso il Vergheto. Una terza colonna tedesca si mette in marcia sulla strada del Frigido.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE

Provincia di Ancona - Nel pomeriggio, in località Santa Maria, i tedeschi, per timore che segnalassero il luogo dove si trovano alcuni pezzi di artiglieria, uccidono due contadini. Alle 21, inoltre, bombardano con l’artiglieria la località Moscano dove muoiono sei civili.

Provincia di Ascoli Piceno - In località Ponterotto, i tedeschi passano per le armi un partigiano, ex brigadiere dei carabinieri, che tentava di impedire ad alcuni tedeschi di compiere ruberie. Nella stessa località viene fucilato anche un contadino che si era dato alla fuga per i campi.

Provincia di Firenze – A Cercina durante la notte, i tedeschi fucilano Italo Piccagli, Enrico Bocci e Anna Maria Enriques Agnoletti (nella foto) assieme a quattro componenti del Gruppo Cora del governo italiano del Sud . Dopo il suo arresto il 15 maggio era stata sottoposta a torture, brutalmente battuta e costretta a stare sveglia per sei giorni e sei notti consecutivi. Aveva rifiutato il suggerimento di un sorvegliante che le consigliava di fingere uno svenimento. Enrico Bocci, altro componente di Radio Cora, che essendo malato di cuore veniva “premurosamente” assistito dai tedeschi, che prima di ogni interrogatorio, gli praticavano un’iniezione cardiotonica; verrà ucciso qualche giorno dopo ma non si conoscerà mai il luogo della sepoltura. Alla vedova viene consegnato un mucchietto di biancheria, imbrattato di sangue.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
In questo periodo, per la durata di circa un mese, si forma la “repubblica partigiana” della Val d’Enza e della Val Parma. Comprende la parte alta delle due valli, dai confini della provincia di Reggio – segnati dal fiume Enza – alla sponda sinistra del Parma. Fra i centri principali: Neviano degli Arduini, Palanzano, Tizzano Val di Parma.
A Jesi (Ancona), in un’imboscata, vengono uccisi il tenente Gastonr Grandi e i militi della GNR Sesto Cenci e Aristide Venturi.
Nella zona de L’Aquila, mentre i partigiani del gruppo “Arischia” inseguono i tedeschi in fuga oltre il passo delle Capannelle, quelli del gruppo “Campo Imperatore” hanno l’ultimo scontro a fuoco con i tedeschi. Ricottilli, che è con i suoi uomini nei pressi del bosco di San Giuliano, incontra una pattuglia di nove soldati tedeschi intenti a rastrellare bestiame. I tedeschi aprono il fuoco, Ricottilli risponde, sopraggiungono altri partigiani che costringono i tedeschi a ritirarsi e abbandonare l’abbondante bestiame rastrellato.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
La spedizione tedesca nella zona di Montefiorino va a cadere dritta nella trappola tesa da Armando Ricci nel suo rifugio accuratamente mimetizzato, con le mitragliatrici appena prese, che un fabbro del posto aveva fornito di nuovi treppiedi. I tedeschi, decimati da un fuoco violento, si ritirano lasciando sul terreno parecchi morti e abbandonando in mano agli uomini di Armando, le cui file si stanno ingrossando, quattro mortai e armamenti di grande valore. Fra i partigiani c’è un solo ferito, non dal fuoco nemico, ma da uno dei treppiedi di fortuna che si è rotto sul suo braccio.



STORIA POSTALE del 12 giugno

A sinistra una lettera semplice da Ventimiglia (IM) a Imperia, affrancata con due valori della Monumenti Distrutti in corso dal da una settimana. Anche la raccomandata da Quercee (FI) a Massarella (FI) mostra i nuovi “definitivi” della RSI.

Sempre bollate in partenza in data odierna, due lettere una espressa con affrancatura inspiegabile (forse doppio porto in eccesso di 0,10) e una raccomandata per la Croce Rossa Internazionale a Ginevra censurata dalla Commissione Provinciale di Genova 47R . Censurata anche dai tedeschi.
 


Martedì 13 giugno 1944

MUSSOLINI E JANDL
Mussolini, parlando con il colonnello Jandl, suo ufficiale tedesco di collegamento, sottolinea “l’urgente necessità di armi per i vecchi fascisti, i sopravvissuti della marcia su Roma, che, proprio a causa della perdita della capitale, ora si ritirano verso il nord, come i soli difensori della repubblica”.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Un rapporto della GNR di Firenze riassume assai bene la situazione in cui versa l’esercito repubblicano e, in una volta sola e con grande franchezza, mette il dito su tutte le piaghe. Su quelle più evidenti (l’inettitudine dei generali, l’inerzia degli ufficiali di grado inferiore, l’apatia della truppa, la mancanza di mezzi) e sulla piaga più nascosta, ma più grave e profonda: la debolezza politica ed economica della RSI:

La riorganizzazione delle forze armate nella zona è pietosa (per quanto la stampa voglia far credere i contrario: vedi ad es. l’editoriale Esercito rinnovato comparso sul numero 98 del giornale “La Nazione” del 22 – 23 aprile 1944, che sembra scritto proprio perché l’uomo della strada possa constatare tutto l’opposto e fare le sue critiche).

Gli ufficiali che si sono presentati per assumere servizio (meno qualche eccezione) specie nei gradi superiori sono cariatidi, insufficienti al loro compito, che hanno come meta solo l’elevato stipendio mensile. Molto malcontento esiste fra gli ufficiali rimpatriati dai campi di concentramento tedeschi dove dopo otto mesi di prigionia, per la disorganizzazione che hanno constatato esistere ancora in Italia e per il solito metodo disonesto con il quale si curano spesso gli interessi delle forze armate e del servizio.
Un esercito senza armi, una marina senza flotta, un’aviazione senza aerei s’afferma che non possono certamente essere presi sul serio. Si pensa: come si può parlare di riorganizzazione mancando del minimo necessario essenziale alle forze armate? Le sottoscrizioni per le armi alla Patria muovono al riso.
Tale stato di cose si ritiene quasi insormontabile in quanto provvedere alle necessità di un esercito senza un’attrezzatura industriale efficiente è quanto mai cosa ardua. Ci si domanda come l’industria italiana potrà fornire efficaci mezzi di combattimento ora che si trova in uno stato di inferiorità rispetto al passato. (…)
Più che di fronte a un problema di uomini, il Paese si trova di fronte alla risoluzione di un problema di mezzi.
Con scetticismo la massa stessa dei militari osserva la propaganda che invita a tornare al combattimento, in quanto nulla vale chiamare alle armi se non si ha la possibilità di vestire, armare ed equipaggiare il soldato.
Le deficienze in breve tratteggiate agiscono in modo diretto sul morale dei soldati e dei quadri, in mezzo ai quali notevolissimo è il numero di coloro che si sono presentati per timore di rappresaglie o attratti da vistosi assegni. Questi elementi, che difettano fra l’altro anche di capacità professionale, non potranno certo portare alcun utile elemento alla ricostruzione dell’esercito. D’altra parte, l’analisi dello svolgersi degli avvenimenti militari, confrontata con la lentezza della ricostruzione dell’esercito, è fonte di sfiducia e grave preoccupazione
”.

DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Parte da Milano, per la Germania, il secondo scaglione di carabinieri: tre ufficiali e 870 tra sottufficiali e carabinieri. Ecco come il comando tappa della GNR alla stazione ferroviaria di Brescia descrive il passaggio in tradotta dello scaglione che, nei primi ottantatre chilometri di viaggio, ha già perso 43 uomini, sfuggiti alla sorveglianza ed evasi durante le soste nelle stazioni secondarie:

Alle 20,30 del 13 corrente, sono transitati da questa stazione (senza preavviso a questo comando) e diretti in Germania tre ufficiali e 827 tra sottufficiali e militi della GNR (ex carabinieri) dell’Ispettorato Regionale di Milano al comando del maggiore Panfilo Mirelli con due subalterni ed una scorta germanica. La truppa, parte vestiva la divisa grigioverde e parte, per mancanza di divise, indossava quella dell’aviazione tedesca con applicati gli alamari sul bavero.
Durante la breve sosta del treno, detti militari rivolgevano frasi oltraggiose alla pattuglia ed al sottufficiale di servizio di questo comando lungo la pensilina fra le quali: “Venduti, toglietevi la camicia nera che fra poco verranno gli inglesi – Abbasso la Repubblica – Evviva i carabinieri reali”. Tutti i vagoni portavano scritte con il gesso: “W i carabinieri reali”.
Un capitano degli alpini presente alla gazzarra estraeva la pistola, ma un tenente tedesco di scorta lo invitava a deporre l’arma assicurando che in Germania sarebbero stati puniti, ciò nondimeno l’ufficiale riuscì a salire sul vagone e a cazzottare due militi.
Alla partenza del treno, avvenuta con rinnovate grida ostili, da un carro veniva lanciato un sasso contro un milite della polizia ferroviaria affacciato alla baracca del posto di ristoro, senza però colpirlo.
Il maggiore e gli ufficiali che accompagnavano la truppa fino al Brennero si mostravano a disagio di fronte al contegno dei militi, riferendo che alcuni di essi erano riusciti ad eclissarsi durante la sosta nelle stazioni
”.

I tedeschi stanno effettuando dei veri e propri rastrellamenti per catturare gli uomini dell’arma prima che questi riescano a trovare una buona occasione per “andarsene”. Da Arona la GNR comunica:

Il mattino del 13 corrente, soldati della Polizia Tedesca al comando di un capitano e due tenenti, dopo avere circondato la caserma del Comando presidio di Arona (Novara), vi irrompevano bloccando le uscite e invitando i carabinieri a radunarsi nel cortile. Procedevano quindi al disarmo dei militari stessi e al sequestro di tutte le armi e munizioni. Dopo avere caricato uomini e materiale d’armamento su due autocarri, si allontanavano in direzione di Stresa. Nessuna spiegazione ufficiale è stata data al comandante del presidio (della GNR), ma soltanto l’invito di arrestare e trattenere quei carabinieri, già in licenza o in permesso, che fossero rientrati, comunicando all’indirizzo Comando militare tedesco di Intra oppure di Novara”.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE

Provincia di Apuania - A Forno, sopra Massa, i tedeschi tornano in forze per riprendere il controllo della località che da quattro giorni è in mano dei partigiani della brigata Mulargia. Malgrado i partigiani facciano brillare le mine per interrompere la strada per Forno e il loro intenso fuoco di mitragliatrici, la marcia dei tedeschi e dei nazifascisti viene solo ritardata. Sono le quattro del mattino. I tedeschi, raccolti i propri morti e feriti, riprendono veloci la loro marcia e accerchiano completamente il paese. Marcello Garosi (Tito), comandante della brigata, si porta zoppicando per una recente ferita, fuori dell’abitato e accoglie i tedeschi scaricando la sua pistola sui primi che si fanno sotto poi, con l’ultima cartuccia, si uccide. I partigiani, dopo avere opposta una strenua resistenza, riescono a “sganciarsi”. Nella battaglia, le formazioni Mulargia e Ceragioli devono lamentare la morte di novanta uomini. Quindici, presi dalle forze nazifasciste, saranno successivamente uccisi.

Nella foto una rara immagine di parte dei fucilati di Forno.

Molto pesante è il bilancio della rappresaglia che le truppe del maggiore Raeder mettono subito in atto. Forno viene messa a ferro e fuoco; il sessantacinque per cento delle abitazioni viene distrutto e i suoi abitanti stanati dai luoghi più reconditi e, incolonnati, vengono portati presso un sentiero periferico della borgata. I giovani vengono avviati alla caserma dei carabinieri. Prima del tramonto i tedeschi prelevano settantadue giovani e a piedi li accompagnano in località Sant’Anna, fuori del paese, dove, nei pressi di una chiesetta sul pendio del fiume Frigido, vengono, a gruppi di otto o nove alla volta, uccisi con scariche di mitragliatrice, tra questi anche il maresciallo dei carabinieri, reo di avere cenato la sera prima col Garosi. A quelli che non sono ancora morti dopo la prima raffica, una voce grida in italiano: “C’è il pronto soccorso, chi è ferito alzi una mano che lo portiamo all’ospedale”. Uno del mucchio alza la mano e i tedeschi lo finiscono con una pistolettata. Si salvano soltanto Carlo Vivoli e Franco Del Sarto che, caduti feriti, hanno avuto l’accortezza di tacere e durante la notte si sono sfilati dalla piramide di cadaveri.
Prima delle 23 i tedeschi danno fuoco alla caserma dei carabinieri nella quale si trovano ancora altri giovani, dieci muoiono bruciati nell’incendio.

Provincia di Ascoli Piceno – Lungo la strada per il Tenna un tedesco uccide un civile che protesta per il furto delle sue mucche.

Provincia di Grosseto - Niccioleta, frazione del comune di Massa Marittima - Nella notte sul 13, reparti di fascisti delle brigate nere e di SS tedeschi si sono portati nelle vicinanze del villaggio e lo hanno circondato. Al mattino alle 5 e trenta, quando le guardie operaie sono già smontate dal servizio, i reparti dei soldati in agguato fanno irruzione nel villaggio. Pochi riescono ad accorgersi della manovra e a sottrarsi alla rappresaglia. La maggior parte degli operai rimane presa nella tenaglia. I tedeschi si precipitano nelle abitazioni e arrestano non meno di 160 persone che vengono sospinte con violenza nei locali della mensa impiegati e subito perquisite e private delle carte d’identità. Poco dopo gli operai arrestati, fra i quali figurano alcuni impiegati, vengono incolonnati per tre e condotti lungo il piccolo piazzale adiacente alla dispensa e allineati contro il muro e tenuti sotto mira da più mitragliatrici. Mentre i tedeschi stanno procedendo a queste operazioni di perquisizione e intimidazione, arrivano alcuni militari fascisti che hanno catturato cinque operai: Sargentoni Ettore con i figli Aldo e Alizzardo, Barabissi Bruno e Chigi Antimo. Per ordine dell’ufficiale tedesco viene aggiunto Baffetti Rinaldo. Tutti e sei vengono portati nella sala del vicino Dopolavoro e torturati, poi tre di loro, il Sargentoni , uno dei suoi figli e il Baffetti vengono sospinti dentro un piccolo cortile dietro il forno della dispensa dove cadono con la testa fracassata da una scarica di mitraglia sparata dall’alto. E’ poi il turno di Chigi e Barabissi i quali costretti ad affacciarsi nel tragico cortiletto, presi dall’orrore della visione si arrestano con grida di angoscia, ma una nuova scarica li abbatte sui corpi degli altri assassinati. L’ultima vittima è Sargentoni Alizzardo, un giovane di 23 anni, che ha assistito all’esecuzione a qualche passo di distanza. Deve incamminarsi, riluttante, nello stretto passaggio che immette nel cortile e, quando vede il corpo del padre, vi si getta sopra come per un abbraccio di supremo addio e viene così colpito alla schiena dai mitragliatori.
Gli arrestati vengono poi divisi in due gruppi: il primo composto di giovani operai aventi obblighi di leva, il secondo da quelli oltre trenta anni. Fatta questa divisione nominativa, tutta la massa viene sospinta nel rifugio n. 1 del villaggio. Poi, appena nel rifugio, i tedeschi fanno uscire gli uomini di oltre cinquanta anni i quali, dopo un’ammonizione verbale, vengono lasciati in libertà. Tutti gli altri arrestati devono rimanere nel rifugio ammucchiati come bestie in un caldo soffocante. I guardiani armati fanno, in alcuni momenti, circolare la voce di una immediata fucilazione, in altri momenti di una prossima liberazione. Al di fuori mentre le madri, le mogli, i figli piangenti attendono l’epilogo di questa fosca tragedia, gli ufficiali tedeschi ed italiani mangiano e brindano in una sala del dopolavoro.
Alle 21 e trenta, dopo i tedeschi che hanno fatto avvertire le famiglie di preparare, per gli arrestati, i viveri per tre giorni perché saranno condotti a Castelnuovo Val di Cecina, tra i pianti dei congiunti, una colonna composta di circa 150 operai deve incamminarsi sulla strada di Castelnuovo. Dopo una marcia di circa due chilometri sopraggiungono due autocarri che caricano i prigionieri e li trasportano a Castelnuovo.

Provincia di Pisa – A San Rossore le SS impiccano a un pino dal tronco curvo, simile a una forca, un carabiniere che per non arruolarsi nella RSI si è messo a fare il pastore nei possedimenti di Casa Savoia.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
La Brigata partigiana “Gramsci” (una delle più attive dell’Italia centrale con 102 combattimenti sostenuti, 163 caduti e 306 nemici uccisi), dopo avere sostenuto alcuni aspri combattimenti a Salto del Cieco e a Valle Piana d’Arrone, entra in Terni (che fra due giorni sarà raggiunta dagli alleati).

Anche L’Aquila viene “occupata” oggi dai partigiani: alle 14 gli ultimi tedeschi abbandonano la città mentre la popolazione esulta.

In uno scontro di truppe della SS-Polizei con i partigiani a Valle Anzasca (Pontegrande) in val d’Ossola, rimangono feriti diversi appartenenti alla SS-Polizia.

Nella zona di Montefiorino, dopo i successi degli uomini di Armando Ricci, le adesioni partigiane sono in continuo aumento. La località è circondata da difese naturali, le sue vie di accesso sono ora protette dalle mitragliatrici pesanti e dai mortai sottratti ai tedeschi. In questo rifugio in cima agli Appennini cominciano a giungere centinaia di soldati in fuga e prigionieri di guerra evasi.



STORIA POSTALE del 13 giugno
 

Lettera da Posta da Campo D a Doveno (NO); censurata dalla Commissione Provinciale di Novara e dai tedeschi. A fianco, una raccomandata espressa da Verona a Felonica Po (MN), regolarmente affrancata 3,00 (0,50 di lettera fuori distretto + 1,25 di diritto espresso + 1,25 di raccomandazione).
 

 
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