il tramonto di un regno




 
 






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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

9° Periodo: dall’8 giugno al 19 luglio 1944.
Territorio a nord della linea del fuoco: REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA

Seconda parte (dal 14 al 17 giugno 1944)
 

Mercoledì 14 giugno 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Con il manifesto di chiamata delle classi 1920, 1921 e 1926, il governo della RSI pubblica una legge che da un giro di vite alla disciplina militare e inasprisce il trattamento riservato ai disertori. Il decreto legislativo odierno, numero 393, si intitola ”Disciplina del reato di diserzione in tempo di guerra” e dice:

Art. 1 – Il militare che, in tempo di guerra, essendo in servizio alle armi, si allontana senza autorizzazione e senza giustificato motivo dal reparto nel quale è incorporato, risultando mancante ai due appelli giornalieri di controllo, è punito con la pena di morte mediante fucilazione al petto.
La stessa pena è al militare mancante anche ad uno solo degli appelli giornalieri quando il comandante del corpo da cui dipende il militare assente, ricorrendo particolari circostanze, lo dichiari disertore immediato.

Art. 2 – E’ considerato immediatamente disertore ed è punito con la pena di morte mediante fucilazione nel petto, il militare che, in tempo di guerra, destinato ad un corpo di spedizione o di operazione, oppure appartenente all’equipaggio di una nave militare o di un aeromobile militare, si trovi assente al momento della partenza del corpo, della nave o dell’aeromobile, senza autorizzazione e senza giustificato motivo.

Art. 3 – La pena prevista dall’art. 1 può essere diminuita se il colpevole si costituisce prima che siano trascorsi tre giorni di assenza.

La situazione della GNR nella provincia di Modena viene così descritta nella seguente relazione del comando locale:

“Il comando provinciale GNR di Modena si trova nell’impossibilità di mantenere i presidi e i distaccamenti dislocati in montagna (i banditi ammontano ad alcune migliaia, bene armati di armi automatiche fornite da aerei nemici) e (anche) di far ripiegare i presidi di Montefiorino, Frassinoro e Piandelagotti, perché un ripiegamento, data la situazione attuale, dovrebbe essere garantito da un forte reparto di manovra, per non esporre i presidi stessi a gravi perdite.
Pertanto il suddetto comando ha disposto che:
- il distaccamento di Fiumalbo ripieghi su Pievepelago;
- il distaccamento di Sestola e di Fanano ripieghino su Pavullo;
- i distaccamenti di Polinago e di Lama Mocogno ripieghino su Pavullo;
- il il distaccamento di Prignano ripieghi su Sassuolo.

Ha disposto inoltre che i presidi di Montefiorino e Frassinoro ripieghino su Piandelagotti, per portarsi quindi, tutti e tre, a Pievepelago, quando sarà intervenuto almeno un battaglione di GNR per garantire la sicurezza del ripiegamento, battaglione che dovrebbe essere fornito da altro comando poiché quello di Modena non dispone di forze sufficienti a costituirlo.
Non v’è dubbio, però, che l’abbandono di Montefiorino, Frassinoro e Piandilagotti – località che costituiscono lo sbarramento del confine della provincia di Reggio Emilia – verrebbe a dare la possibilità ai banditi di fortificarsi e dominare senza disturbo tutta la zona montana ad ovest della strada dell’Abetone”.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Arezzo - Pieve Santo Stefano - Ignote le regioni per cui un gruppo di soldati tedeschi uccide complessivamente 40 abitanti del paese. La gente del luogo non ha alcun contatto con i partigiani. Sulla strada della Melosa, un tedesco resta ucciso in uno scontro con i partigiani. La sera stessa vengono fucilate sei persone (tra le quali una suora e un frate) a Doccione e altre due a Chiusi della Verna. Altri due civili vengono fucilati a Pieve Caprese.

Provincia di Pisa - Castelnuovo Val di Cecina – Alle 1 della notte sul 14 gli arrestati della Niccioleta vengono scaricati dai due camion e rinchiusi nel cinematografo. Qualcuno dei più giovani, vinti dalla stanchezza, riesce a dormire sul duro pavimento per qualche ora. Gli altri, la grande maggioranza, rimane insonne, in piedi, per attendere le luci dell’alba.
Nella mattinata ed in prossimità del cinema, i tedeschi fucilano tre partigiani e la notizia getta ulteriore sconforto fra i minatori che ancora non hanno idea di cosa li attende. Si è parlato di un interrogatorio promosso per le 9, prima rimandato alle 12 e poi ancora alle 16, ma non viene mai effettuato. Tutti i prigionieri rimangono ancora incerti sulla loro sorte.

Alle 18 entrano nella sala del cinema una diecina di militari, uno dei quali depone sopra una sedia una cassetta contenente le carte d’identità di ciascuno. Un ufficiale comincia a leggere un elenco ed i chiamati vengono messi da una parte. L’elenco si riferisce ai nominativi di quegli operai che avevano partecipato al servizio di guardia notturno predisposto in miniera dopo il cinque giugno. Fatto l’appello, gli uomini vengono così divisi: da una parte, 77, quelli che figuravano nei turni di guardia, e dall’altra parte i restanti addossati contro il muro della sala. L’ufficiale tedesco parla: “I settantasette saranno accompagnati al comando tedesco per essere interrogati, gli altri rimarranno qui e guai a chi tenta di fuggire”. Alle 19 la colonna dei 77 esce dalla sala.
Il corteo, inquadrato da militi fascisti e tedeschi, avanza con passo spedito sulla strada che porta a Larderello. Fatto un chilometro, circa all’altezza della centrale elettrica, la colonna viene fatta piegare a destra e prendere una strada che scende verso i soffioni e gli impianti industriali. Una breve sosta in un canneto per sfuggire alla vista di alcuni aerei inglesi sopraggiunti nel cielo limpido e poi la marcia riprende. Sono le 19,30. Tutti gli operai sono ora addossati ad una scarpata, accanto a un muro di sostegno e attendono muti. I soffioni urlano rabbiosi e assordanti quando ad un nuovo comando solo una piccola parte del gruppo, una quindicina, è forzata a mettersi in marcia a braccia alzate. Essi marciano sul breve pendio di un campo lavorato, passano sotto, curvandosi, ad una grossa tubazione e si affacciano ad una sottostante e lugubre grotta profonda nella quale fumacchiano piccoli soffioni. Si tratta di una specie di dolina detta “il Vallino” (vedi foto). “Scendete, scendete”, urla la voce dell’ufficiale. Ma il cammino è breve. Due mitragliatrici entrano in azione falciando il gruppo. Seguiranno, sempre a gruppi di quindici, tutti gli altri a formare nella grotta, precipitando gli uni su gli altri giù per il terreno scosceso, un cumulo di corpi sfigurati.
Dei rimasti nel cinematografo, ignari del tragico eccidio, ventun giovani vengono deportati in Germania mentre gli altri vengono messi in libertà con l’ordine di lasciare subito Castelnuovo.

Provincia di Ravenna – A Porto Corsini, sull’argine dei Fiumi Uniti, una pattuglia di tedeschi uccide un civile che non ha obbedito all’intimazione dell’”Alt!”.

Provincia di Roma – In una località imprecisata, i tedeschi fucilano il soldato Luciano Frezza.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
A Montefiorino continua l’afflusso di soldati in fuga e prigionieri di guerra evasi. Si sono presentati anche molti disertori delle forze nazifasciste, compresi trenta austriaci e duecento sovietici. Con i militari arrivano centinaia di civili, non solo contadini la cui casa è stata distrutta, ma dottori, avvocati, giudici antifascisti provenienti dalle città.

RESISTENZA: ORGANIZZAZIONE POLITICO – MILITARE
Il CLNAI lancia in modo netto la parola d’ordine dell’insurrezione nazionale e ne precisa il carattere: “Siamo entrati nel periodo dell’insurrezione nazionale contro l’invasore tedesco e i traditori fascisti”. Il documento dice:

“L’insurrezione nazionale, nelle attuali condizioni, non si proclama come si emana un ordine di marcia da un esercito regolare, essa sarà un processo nel corso del quale la nostra lotta deve potentemente intensificarsi, culminando nello sciopero generale insurrezionale, nella cacciata dei tedeschi e dei fascisti. Per i nostri fratelli delle zone più vicine al fronte di combattimento, il momento dello sciopero generale insurrezionale è già giunto; esso si produrrà successivamente in tutte le regioni, a mano a mano che la battaglia sia avvicina, o quando si producesse una grave situazione di debolezza delle forze tedesche in ritirata. L’ordine sarà data dai comitati di Liberazione provinciali”.


STORIA POSTALE del 14 giugno

Una raccomandata da Montecosaro (MC) a Macerata. Rare queste missive affrancate con i valori della Provvisoria in Provincia di Macerata. A fianco un piego del Municipio di Valdadra (BZ) per il Municipio di Brunico regolarmente affrancato come lettera a tariffa ridotta. Il bollo municipale, malgrado i numerosi richiami da parte delle direzioni Provinciali delle Poste, presenta ancora lo stemma reale. Si ricorda che Municipio aveva sostituito Comune nella nomenclatura fascista.
 



Giovedì 15 giugno 1944

DALLA RSI: LA LOTTA AL RIBELLISMO

La GNR riassume tutte le segnalazioni riguardanti i risultati del condono contenuto nell’articolo 3 del decreto legge 145 del 18 aprile in un rapporto conclusivo. Sembra l’atto di morte di tutte le speranze riposte dalle autorità della RSI in questa loro “offensiva di pace”:

Ovunque si sono presentati sbandati, ma nel complesso è accertato che il numero di coloro che sono rimasti alla macchia è ben superiore.
La organizzazione ribellistica si manifesta, nel complesso, sempre più efficiente: Si riceve l’esatta impressione che, da un lato, l’offensiva avversaria sul fronte meridionale, coincidente con gli ultimi giorni del periodo di franchigia concessa dal duce agli sbandati, abbia dato a questi nuova lena, infondendo speranze fondate anche su ordini precisi ricevuti a mezzo radio o unitamente a materiale vario avio – lanciato; e che, dall’altro lato, la presentazione degli sbandati sia stata considerata, specie in un momento della lotta critico come il presente, una salutare epurazione delle file ribelli da elementi infidi.
E’ tuttavia certo che non tutti i presentati (in genere sbandati o renitenti, spesso minorati, quasi mai ex ribelli) sono nostri figlioli prodighi; certuni appare evidente che svolgono vero e proprio servizio d’informazioni in favore delle loro bande. E’ strano a tal proposito che, pur essendo convinti di questo pericolo, dirigenti di grandi ditte (della Todt, soprattutto) abbiano accolto al completo nelle loro file piccole bande ribelli, che continuano a prestare la loro opera inquadrate come erano prima, coi loro vecchi capi (così per esempio nel Casentino, ma anche in altre zone); è presumibile che questi elementi abbiano nascosto le armi in qualche posto e attendano il momento propizio, fungendo da quinta colonna.
Ulteriori proroghe, remore o indulgenze concesse dal governo saranno interpretate come sintomo di insanabile impotenza; d’altronde la repressione del ribellismo si dimostra assai ardua e forse – se attuata in modo ugualmente draconiano nelle diverse regioni – anche inopportuna. Tanto più che, se è indubitabile una connivenza più o meno spontanea e diffusa della popolazione coi ribelli, è altrettanto vero che certe forme di rastrellamento invalse da tempo, a base di violenze che giungono a far tabula rasa di interi villaggi, non intaccano minimamente il ribellismo per sua natura fluido (tipo flusso e riflusso dei ribelli coloniali), mentre portano negli abitanti stabili di una zona – paragonabili al famoso vaso di terracotta – un flagello che esaspera gli animi e fomenta propositi di vendetta.
Ciò premesso, merita di essere accolto il suggerimento di provvedere energicamente, trascorso ormai il 25 maggio, contro il ribellismo di determinate zone dove la piaga presenta maggior difficoltà di rimarginarsi, tenuto anche conto di alcune caratteristiche particolari del ribellismo nelle diverse regioni (“grossomodo” monarchico – antifascista nel Piemonte, slavo nella Venezia Giulia, prodotto di delinquenza e sovversivismo nell’Emilia, fomentato da numerosi prigionieri nemici nell’Umbria e nelle Marche ecc.). Questa discriminazione in zone offrirebbe anche ai tribunali un certa possibilità di gioco procedurale quando se ne presentasse il caso”.


L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Riunione a Bergamo delle alte gerarchie dell’esercito della RSI, per ascoltare e discutere la relazione del generale Mischi in merito alla repressione partigiana. E’ il suo quarto “gran rapporto”. Mischi, che ieri, ad Alessandria, ha ascoltato la negativa relazione del comandante regionale del Piemonte, generale Montagna, propone irritato gravi misure di rappresaglia contro i legionari che non si difendono dagli attacchi dei ribelli e grida che tutti devono battersi sino in fondo.

Oggi devono iniziare a presentarsi ai distretti gli appartenenti alle classi 1920 e 1921 e al primo semestre del 1926.
Nel suo “gran rapporto” odierno, il comandante regionale del Piemonte, Montagna, dice a Mischi: “Allo stato attuale delle cose, la nuova chiamata è un errore perché serve soltanto a rafforzare le forze ribelli”.

Su gli ufficiali dell’esercito repubblicano, un odierno notiziario della GNR di Venezia commenta: “Gli ufficiali migliori si trovano certamente inquadrati nei ranghi dei reparti del risorgente esercito repubblicano, mentre molti si mantengono passivi presso i vari comandi territoriali e procedono cauti nell’esplicare le proprie funzioni per la evidente paura di compromettersi”.

La situazione conseguente al crollo della linea Gustav, alla conquista di Roma e al rapido dilagare delle armate alleate in atto nell’Italia centrale, sta portando le formazioni dell’esercito repubblicano al limite del crollo in queste regioni. In Toscana circola una sola parola d’ordine: fuggire. Lo dice un rapporto dello Stato Maggiore dell’Esercito che così illustra la situazione della prima metà di giugno:

“Provincia di Arezzo – Comando provinciale: quasi tutto il personale dipendente è fuggito alcuni giorni fa, chi alle proprie case, chi ad aumentare le file dei ribelli. I componenti del comando hanno ricevuto l’ordine di ripiegare su Bologna. Distretto militare di Arezzo, idem come sopra.

Provincia di Firenze – CCI° Comando regionale: 60 dei componenti lo squadrone di sicurezza alle dipendenze del Comando regionale sono scappati e si sono dati alla macchia, il resto della truppa fu necessario accantonarlo per evitare ulteriori diserzioni. Sebbene il generale Adami Rossi ed il capo di Stato Maggiore Magini siano calmi e cerchino di affrontare nel miglior modo possibile la situazione, la maggior parte dei capi uffici del comando stesso sono persone che si lasciano trasportare troppo facilmente dal pessimismo e non fanno niente per sollevare l’animo ed il morale dei dipendenti, anzi, con il loro comportamento lo deprimono.
XLIV Comando militare provinciale – Alcuni giorni orsono, 120 uomini della Compagnia di sicurezza, con 2 ufficiali, furono all’alba trasportati su due autocarri verso i colli nei pressi di Galluzzo da alcuni ribelli (…).
XLIV deposito misto provinciale e XLIV Raggruppamento – Da alcuni giorni scappano continuamente i soldati e fino ad oggi il numero dei disertori è di 400. Visitando questi comandi si ha la sensazione netta che essi non sappiano quali provvedimenti prendere ed attendano gli ordini del Comando regionale:Pochi i comandanti di reparto che sappiano agire di iniziativa.
VII Reggimento autieri: quasi tutti i militari ivi in forza hanno abbandonato la caserma di Poggio Imperiale per recarsi nelle loro famiglie perché quasi tutti sono fiorentini o di località viciniori a Firenze.
Scuola di Sanità – Circa 60 allievi ufficiali medici in previsione del trasferimento della scuola al nord, avvenuto due giorni orsono, sono scappati.

Provincia di Pistoia – Quasi la stessa situazione di Firenze e Arezzo. Forti nuclei di ribelli si attestano sulle montagne che dominano Pistoia.

Provincia di Lucca – Grande agitazione nella popolazione. Il capo della provincia non è all’altezza del compito che l’attuale situazione impone. Nuclei di sbandati si fanno vivi da tutte le parti senza che nessuno li possa o li voglia ostacolare.

Provincia di Apuania (Massa) – Idem come a Lucca.

Provincia di Grosseto – La GNR di Grosseto, da vari giorni, ha abbandonato la città. I militari del Comando provinciale che fino allora si manteneva calmi, vedendo quelli della GNR si allontanavano, scapparono in massa.

Provincia di Livorno – La situazione della provincia di Livorno peggiora di ora in ora. Il comando provinciale e il locale distretto sono completamente disertati dagli elementi costituiti. (…) Di militari non sono rimasti che i reparti della Flak ed il locale Comando marina.

Conclusione – Regna il caos più perfetto nei comandi militari di tutta la Toscana. Il reclutamento regionale dei militari ha dimostrato di essere inadatto sotto ogni punto di vista”.
Nell’Italia centrale questo è l’8 settembre dell’esercito della RSI.

DALLA RSI: GLI INDEBITI ARRICCHIMENTI
Denunciato alla Commissione per gli indebiti arricchimenti, Roberto Farinacci, viene condannato a Brescia a tre milioni di multa per frode durante quindici anni di attività e al sequestro delle azioni della Società Editrice “Cremona Nuova”, tutte in sue mani, da versare allo Stato. L’accusa più curiosa consiste in un accordo stabilito da Farinacci con l’agenzia Stefani per il quale la nota agenzia comunicava per telefono a Milano le notizie della borsa di Roma in modo da permettere alla sua camarilla di speculare a colpo sicuro.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Montefiorino (MO) –Ormai si può considerare “nata” la “repubblica di Montefiorino”, che con la successiva conquista di Frassinoro, Palagano, Baiso, Toano, Quara, Carpineti, Cervarolo, Ligonchio, Prignano, Villaminozzo e la stessa Montefiorino (considerata la capitale), arriverà ad avere un’estensione di circa 1200 chilometri quadrati. Comprende l’alta montagna modenese e reggiana, ai confini con la Toscana, e scende fino a lambire a nord la pianura padana. Una zona con circa 50.000 abitanti, di cui 10.000, compresi i componenti la forza militare di difesa, giunte da fuori, tutte avverse alla tirannia, desiderose di libertà, autodeterminazione e giustizia che si dichiarano libera repubblica e si mettono all’opera per creare un’amministrazione democratica indipendente.
In ciascuno dei sette comuni principali si terranno regolari elezioni amministrative, un privilegio di cui in Italia non si gode da vent’anni.
Armando Ricci ha messo insieme un imponente gruppo di cinquemila combattenti per la libertà, organizzati in un corpo di cinque divisioni, tre da Modena e due da Reggio Emilia, ciascuna con numerose brigate. L’enclave di Montefiorino è facile da difendere, di difficile accesso e collocata strategicamente a dominare la strade statali 12, 63 e 64, di cui i tedeschi si servono regolarmente per raggiungere la linea Gotica.
Entrano in Borgotaro le forze partigiane. Da oggi prende così corpo la repubblica partigiana della Val di Taro (1). Nel suo territorio (circa 250 kmq) è incluso un lungo tratto di ferrovia Parma – La Spezia, importante per i collegamenti tedeschi fra la pianura padana e il settore occidentale della linea Gotica. Inoltre, lungo il confine est della valle scorre per diversi chilometri la nazionale della Cisa (2).
………..
(1) Avrà vita fino al 24 luglio 1944.
(2) Per questi motivi il territorio libero creerà un forte ostacolo ai tedeschi, imponendo particolari misure di sicurezza.


A Schio, formazioni partigiane paralizzano in una sola notte tutti gli impianti industriali della zona.

Undici partigiani, sette in divisa tedesca e quattro ammanettati, finti prigionieri, si presentano alle carceri di Belluno difese da numerose sentinelle armate di tutto punto e protette dal filo elettrico ad alta tensione. Richiusesi alle loro spalle le cinque pesanti porte metalliche, i partigiani, sotto la minaccia delle armi, disarmano rapidamente gli uomini del presidio fascista e li chiudono nelle celle, poi fanno uscire i 73 prigionieri politici che vi sono detenuti. L’operazione è durata venti minuti.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Arezzo - Nel carcere di Arezzo i tedeschi fucilano tre civili (Sante Tani, avvocato, Don Giuseppe Tani, sacerdote, e Arnaldo Rossi, commerciante) e due partigiani che facevano parte di un gruppo che era riuscito a penetrare nel carcere con l’intento di liberare i primi tre, condannati a morte.

Provincia di Firenze – A Tizzana, una frazione di Quarrata, tra Prato e Pistoia, i fascisti uccidono il partigiano Ruggero Tofani, classe 1910, dopo averlo sottoposto a orrende torture.

Provincia di Belluno - A Belluno 73 detenuti politici vengono liberati da 11 garibaldini in divisa tedesca.
 


STORIA POSTALE del 15 giugno

Ancona – Un’ordinanza del commissario straordinario di governo dott. Graziano, diramata in data odierna, dispone l’immediata riapertura degli Uffici Postali del capoluogo marchigiano, pena gravi sanzioni (1). Tali uffici Ancona Centro e Ancona Succursale di via Leopardi, per assenza di personale, sono stati costretti a chiudere i primi di giugno.
…………
(1) Ma la minacciosa ordinanza rimarrà tuttavia disattesa. Le banche, che per la maggior parte si sono trasferite nei paesi vicini, hanno organizzato un servizio postale con biciclette o calessi, ma molti di questi “speciali postini” cadranno sotto i mitragliamenti aerei lungo le strade della provincia.

Ancona – I violenti bombardamenti del 16 ottobre e del 1° novembre 1943, nonché tutti quelli successivi (complessivamente, forse unica fra le città italiane, Ancona ha subito più di 150 incursioni aeree in circa nove mesi) hanno causato gravissimi danni alla città. La popolazione terrorizzata era, per la maggior parte, sfollata nei paesi vicini. In Ancona erano rimasti funzionanti soltanto il Municipio, l’Ospedale, i Vigili del Fuoco, la Questura e qualche altro Ente, mentre la Prefettura stessa, il Provveditorato agli Studi e molti altri Enti Pubblici si erano trasferiti a Osimo. La Direzione delle Poste a Jesi e la Cassa Provinciale delle Poste a Chiaravalle. Naturalmente il servizio postale si era pressoché bloccato: infatti l’Ufficio delle Poste Ferrovia era rimasto completamente distrutto. La ferrovia, lungo il tratto Falconara – Ancona aveva subito gravi danni e i treni partivano soltanto dalla stazione di Falconara. L’Ufficio delle Poste di Ancona Centro inviava la posta in partenza a Jesi mediante un camioncino di una ditta privata. In città le cassette per la raccolta della posta erano rimaste sotto le macerie e la distribuzione della corrispondenza in arrivo avveniva saltuariamente, a seconda delle possibilità, infatti i portalettere, che erano quasi tutti sfollati con le loro famiglie, quando di notte avvenivano gli attacchi aerei, non rientravano in città. I luoghi per la vendita dei francobolli erano quasi tutti chiusi, per cui trovarne era veramente difficile. Quelli soprastampati dalla RSI non erano giunti alla Cassa Provinciale in Chiaravalle prima del 10/15 marzo ma la distribuzione era avvenuta con difficoltà per i suesposti motivi. Venivano usati ancora , dai privati e dagli Enti Pubblici i francobolli della serie Imperiale, posti fuori corso e gli Uffici Postali inoltravano ugualmente le lettere senza tassarle. La penuria dei francobolli aveva anche determino la messa in circolazione, da parte della Direzione Provinciale delle Poste, di un certo quantitativo di francobolli sovrastampati PM (Posta Militare), rimasti giacenti presso la Direzione stessa, alla data dell’8 settembre 1943, non avendo più potuto inoltrarli a Zara.
La popolazione non scriveva quasi più e le poche notizie giungevano attraverso parenti ed amici sfollati nei diversi paesi dell’entroterra anconetano. La Prefettura di Ancona, aveva organizzato ad Osimo un servizio postale per le aziende sfollate, attraverso la sede della Questura, rimasta in Ancona.
Per queste ragioni è ora estremamente raro trovare francobolli sovrastampati della RSI (come qualsiasi altro tipo di affrancatura) su busta, soprattutto annullati con il timbro di Ancona - Centro o di Ancona Succursale via Leopardi dove si trovavano gli unici uffici che erano, sia pure non regolarmente funzionanti. Infatti nei primi giorni di giugno, tali uffici, per l’assenza di personale, erano stati costretti a chiudere. Vedi al 15 giugno il tentativo di riapertura.
Nella provincia, specie verso Sud, il servizio postale era rimasto completamente bloccato.

Documenti postali bollati in partenza in data odierna da altre località del territorio della RSI:

A sinistra una cartolina dell’Ospedale di Monselice inviata per raccomandata al Podestà di Solesino. Il valore da 35 centesimi della Imperiale è da considerarsi infrequente e meritevole di un plusvalore rispetto ai più banali valori in centesimi della serie. A destra una lettera semplice con affrancatura a carico del destinatario dalla Corte Suprema di Cassazione di Brescia inviata a Bologna. Regolarmente tassata a tassa semplice (T.S.) con due segnatasse senza sovrastampa. Interessanti i bolli di servizio con i fasci repubblicani.

A sinistra una lettera raccomandata da Pieve di Bono (TN) a Trento con una interessante affrancatura di emergenza che presenta i valori gemelli da 0,10. A destra una lettera espressa per Trento, regolarmente affrancata 1,75.

 

Venerdì 16 giugno 1944

DALLA RSI: DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Il fenomeno delle diserzioni dei carabinieri dai reparti GNR di appartenenza, si fa massiccio. A spingerli a gettare la divisa non c’è soltanto il timore di essere inviati in Germania e l’imposizione della camicia nera, ma c’è anche la mancata rappresaglia sui ribelli allo scadere del 25 maggio che ha convinto tutti dell’impotenza della RSI, c’è la liberazione di Roma, c’è la rapida avanzata degli alleati a nord della stessa capitale, c’è lo sbarco in Normandia.
L’emorragia è così grave che fra le autorità della RSI c’è chi comincia a pensare alla possibilità di sospendere il trasferimento dei carabinieri in Germania. E’ la proposta che esce oggi da una riunione indetta alla prefetture di Torino per esaminare la situazione politica del Piemonte “con speciale riguardo al movimento delle bande armate”. Vi partecipano quasi tutti i dirigenti del fascismo piemontese: i capi delle province di Torino, Asti, Cuneo, Aosta, Vercelli e Novara; l’ispettore regionele per il Piemonte del PFR; il commissario federale repubblicano di Torino, Giuseppe Solaro; i generali Renzo Montagna e Raffaele Castriotta; i colonnelli delle GNR Gaetano Spallone e Carlo Fabbri e il questore torinese.
Alla fine dell’incontro, si decide di “prospettare al duce” l’opportunità di “sospendere la partenza dei carabinieri per la Germania e riorganizzare, con criteri nuovi e più aderenti alla realtà, quelli rimasti. Anche questa misura si è rivelata necessaria per porre freno alle continue diserzioni dei carabinieri a tutto vantaggio dei banditi”.
Durante lo stesso incontro, gli esponenti del fascismo piemontese fanno a Mussolini anche questa proposta: “Sospendere la chiamata alle armi delle classi 1920 – 1921 e 1926, allo scopo di meglio garantire i lavori agricoli, ma in effetti per impedire il rafforzamento delle bande armate da parte dei richiamati delle anzidette classi”.

DALLA RSI: LA LOTTA AL RIBELLISMO
Tutte le disposizioni di carattere penale emanate nei primi otto mesi di vita della RSI per impedire le renitenze, vengono oggi coordinate e riunite in un apposito decreto legislativo.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
I partigiani si impossessano di Borgotaro, Albereto, Bedonia, Compiano e Tornoio, in provincia di Parma, e creano una piccola repubblica: il "Territorio Libero del Taro".

Nella notte sul 16, il presidio del V Reggimento MDT (LXIII Legione GNR) di Saga, a nord di Cividale del Friuli, nei pressi di Plezzo, forte di 90 uomini, comprese 18 Guardie di Finanza, viene “catturato” dai partigiani.

Montegiorgio (AP) - I partigiani sferrano due attacchi contro il LI corpo da montagna tedesco. Il comandante dell’artiglieria di questo corpo deve registrare di un ufficiale e tre feriti. Fortunatamente la rappresaglia tedesca contro la cittadina, prima minacciata, non avviene perché l’ufficiale incaricato di eseguirla si lascia convincere dell’innocenza degli abitanti.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Nell’alto novarese le forze nazifasciste, con grande dispiegamento di uomini e mezzi, iniziano una offensiva per recuperare il territorio conquistato dai partigiani mettendo così a dura prova le popolazioni dell’Ossola, del Cuneese e del Verbano.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE

Provincia di Arezzo - A Chiusi della Verna i tedeschi passano per le armi due civili.

Provincia di Ascoli Piceno - Nei dintorni di Montottone i tedeschi uccidono la staffetta partigiana Mario Cifola e a Ponzano il partigiano Armando Rizzante.

Provincia di Perugia – A Bevagna i tedeschi uccidono don Michele Lilli, parroco della stessa località, perché ha attraversato una zona interdetta ai civili.

NOTIZIE DALL’INTERNO

A Lucca viene affisso un avviso riguardante il nuovo criterio di diffusione dell’allarme aereo.












 

 

STORIA POSTALE del 16 giugno

A sinistra una rara cartolina postale Imperiale (senza Vinceremo) fuori corso
Inviata da La Spezia per espresso a Ardenza (LI). Regolarmente affrancata 1,55 (0,30 cartolina fuori distretto + 1,25 di diritto per il servizio espresso). A destra una cartolina ospedaliera da Venezia a Chioggia (VE) affrancata con un 0,30 della Provvisoria sovrastampa Verona in rosso carminio scuro.
 

Una raccomandata e un espresso entrambi regolarmente affrancati 1,75 con affrancature miste. La prima da Piacenza a Caorso con un 0,30 Provvisoria tiratura di Verona, la seconda, che mostra una coppia di 0,20 pacchi in emergenza e le sovrastampe di Torino per l’1,25 e Roma per lo 0,30, da Cuneo a Milano.
 


Sabato 17 giugno 1944

DELL’ACCADEMIA D’ITALIA
Giotto Dainelli, dopo la scomparsa di Giovanni Gantile, viene nominato presidente dell’Accademia d’Italia.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Continua il grande rastrellamento nazifascista sul Verbano – Cuneo – Ossola.

Oggi, dopo l’inizio della lenta ritirata verso la linea Gotica, Kesselring , con una nuova ordinanza, ribadisce il comportamento che debbono tenere le proprie truppe di fronte ad attacchi della resistenza. Si tratta di un documento intitolato “Nuovo regolamento per la lotta alle bande partigiane” dove soprattutto si mette in chiaro che l’esercito tedesco considera le attività dei partigiani estremamente pericolose. Kesselring dichiara senza mezzi termini: “La situazione sul fronte delle bande partigiane in Italia, soprattutto nell’Italia centrale, si è in breve tempo a tal punto aggravata da rappresentare una seria minaccia per le truppe combattenti e per il loro approvvigionamento, nonché per l’intera economia bellica.
…La lotta contro i partigiani deve essere condotta con ogni mezzo a disposizione e con la massima decisione. Proteggerò ogni comandante che ecceda la nostra abituale moderazione nella scelta e nella severità dei metodi adottati contro i partigiani. A tale proposito vige il principio che un eventuale errore nella scelta dei mezzi per eseguire gli ordini è meglio che la mancata o incompleta esecuzione”
.
………….
Secondo altre fonti quest’ultimo paragrafo è invece questo: “La lotta contro le bande dovrà essere condotta con tutti i mezzi disponibili e con la maggiore asprezza. Difenderò qualunque comandante che, nella scelta e nel rigore dei mezzi impegnati, abbia oltrepassato la misura moderata da noi considerata normale”.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Macerata - A Pian di Pieca vengono fucilati tre partigiani catturati in uno scontro.

Provincia di Siena - Un plotone tedesco fucila due partigiani nei pressi della cantoniera Vittoria lungo la strada Radicofani – Chianciano.
A San Gimignano i tedeschi fucilano, nel parco della Villa Montese, il partigiano Alfonso Bini catturato il 14.I partigiani locali che volevano liberarlo con un'azione concertata, sono stati costretti a desistere dal proposito perché i tedeschi, venuti a conoscenza tramite qualche loro confidente, della loro intenzione hanno preso 30 sangimignanesi come ostaggi e li hanno chiusi nella locale caserma dei carabinieri.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
A Firenze, malgrado le repressioni e le ricerche dei tedeschi, Radio Cora riprende a trasmettere (1).
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(1) E continuerà fino alla liberazione della città.

A Lissone (Milano), vengono uccisi i militi della GNR Emanuele Scaglione e Alessio Lacava.

La Brigata “Maiella”, da oggi inizia la cooperazione, con funzioni informative, esplorative e anche combattive, con il II Corpo polacco. In questo periodo copre il vuoto che nell’avanzata si sta determinando tra la sinistra del Corpo polacco ( e quindi del CIL) e il X Corpo britannico, operante più a occidente.



STORIA POSTALE del 17 giugno


 

Lettera raccomandata doppio porto da Trieste a Milano. Affrancata 2,25 (0,50 primo porto + 0,50 di secondo porto + 1,25 di raccomandazione)
 

 
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