Domenica 25 giugno 1944
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Mussolini, per lettera, incarica il maresciallo Graziani “di
coordinare l’azione delle varie Forze Armate, compresa la Guardia
Nazionale Repubblicana e le formazioni del Partito Fascista
Repubblicano, per stroncare il ribellismo dei fuorilegge”.
La chiamata alle armi delle classi 1920 – 1921 e 1926 continua a destare
forti perplessità presso le autorità della RSI. La GNR scrive oggi da
Parma: “La chiamata sta dando esito molto infelice poiché quasi tutti
i giovani passano ad ingrossare i gruppi dei banditi o si nascondono per
evitare di essere inviati in Germania”.
Da Imperia si segnala che la maggior parte dei richiamati “specie
quelli dei paesi montani, hanno già fatto causa comune con i banditi”.
PAVOLINI A FIRENZE
All’albergo Excelsior, quartier generale delle SS fasciste, si
incontrano Pavolini, segretario del PRF, Manganiello capo della
provincia, Carità e Polvani.
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Nasce oggi la Repubblica Partigiana delle Valli di Lanzo (che
rimarrà in vita fino alla fine di settembre). Posta a una trentina di
chilometri a nord – ovest di Torino comprenderà le valli Ala, Grande e
Viù e i paesi e città lungo la Stura, fra cui: Cantoira, Ceres,
Chialamberto, Mezzenile, Pessinetto, Usseglio, Viù e Lemie.
A Montanera (Cuneo), viene ucciso il soldato volontario
quindicenne Felice Barone.
RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Continua il grande rastrellamento nazifascista sul Verbano – Cuneo –
Ossola. Inizia un pesante rastrellamento nazifascista in Val
Varrone, Val Gerola e su Monte Legnone. Vi
partecipano: la scuola della Milizia Ferroviaria di Ballabio con 300
uomini, la scuola Allievi Ufficiali di Bellano con 180 uomini, due
compagnie di brigatisti neri provenienti da Como, un battaglione di SS
tedesche del Comando di Bergamo e un’altra compagnia di brigatisti neri
del Comando di Sondrio. I partigiani contro cui è diretto l’attacco non
sono più di 430, ma sono uomini che conoscono la montagna palmo per
palmo, che sanno sfruttare l’albero, il cespuglio, il macigno, che sanno
strisciare, aspettare immobili tendere trappole e agguati (è per tutte
queste virtù che il rastrellamento -che durerà 18 giorni- si chiuderà
con un forte attivo per i ribelli: 32 morti e 46 feriti per i
nazifascisti, contro 7 morti e 4 feriti).
Civitella della Chiana (AR) – I tedeschi continuano ancora a
tenere un comportamento civile che, per un perfido calcolo, intende
incoraggiare la popolazione a rientrare in paese dopo l’esodo del 18
scorso. Alla fine della giornata odierna, gli abitanti del paese sono
tutti rientrati nelle loro abitazioni.
Cille (AR) - Una pattuglia tedesca scorazzando per le campagne
nei dintorni del paese si imbatte in alcuni partigiani. Dopo una
sparatoria senza conseguenze ripiega su Anghiari.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Genova – A Genova sei persone restano uccise
e trenta ferite, quando dopo aver dato un falso allarme alcuni militari
della Wehrmacht si mettono a sparare sui passanti inermi.
Provincia di Modena – A Carpi vengono fucilati, per ordine
del Comando tedesco, sei civili.
Provincia di Pisa – A Guardistallo, in località Le Marie i
tedeschi uccidono sei civili, tra cui una bambina di undici anni. Sempre
nello stesso comune, in località Sorbugnano, eliminano due uomini
e un terzo a Casole di Guardistallo.
Lunedì 26 giugno 1944
IL PROBLEMA DEGLI INTERNATI ITALIANI IN GERMANIA
Il Sottosegretario agli Esteri, conte Serafino Mazzolini, convoca
l'ambasciatore a Berlino Anfuso e il Prefetto Vaccari, preposto a
Berlino al Servizio Assistenza Internati presso l'Ambasciata. Vengono
prese importanti decisioni per affrontare il problema riguardante la
situazione degli oltre 600.000 internati italiani in Germania e nei
Paesi Balcanici, sulla loro tristissima sorte, sulle loro necessità e
sulle difficoltà che i tedeschi frappongono ad ogni azione anche morale
in loro difesa perché considerati "soldati di Badoglio". Si decide di
costituire un apposito "Comitato Interministeriale per l'assistenza agli
Internati" sotto la presidenza del conte Mazzolini.
Il gravissimo problema sarà all'ordine del giorno del programmato
incontro Hitler - Mussolini in Germania.
NOTIZIE DALL’INTERNO DALLA RSI
Viene emanato un decreto legislativo che istituisce i 24 Comitati
Industriali per la disciplina dell’economia in tempo di guerra.
LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN ITALIA
Circa 1000 ebrei italiani catturati dai tedeschi vengono fatti
partire da Fossoli e Verona per il lager di Auschwitz. I
nominativi che risultano dalla Transportliste di Fossoli, conservata
nell’Archivio del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di
Milano, sono però 517, e di questi sono reduci: 16 uomini e 16 donne.
Non è stato possibile (fino al 1974) reperire alcuna notizia sugli altri
400 e più deportati di questo convoglio. Dei 517 partiti da Fossoli, 70
sono stati catturati in Toscana (tra i quali i 21, ricoverati
all’Ospizio Israelitico di Firenze, razziati il 6 aprile).
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Val di Lanzo – La 1^ divisione partigiana Garibaldi
attacca a Lanzo Torinese. Si combatte oggi, intorno alla
cittadina che dà il nome alla valle, una vera e propria battaglia
“manovrata”. Il combattimento vede impegnati circa 700 partigiani della
2^ divisione “Garibaldi” contro 1500 tedeschi e fascisti muniti di carri
armati. La battaglia dura tutto il giorno. Verso sera giungono rinforzi
corazzati tedeschi e, nella notte, tutte le brigate si ritirano nelle
loro sedi.
RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Continua il grande rastrellamento nazifascista sul Verbano – Cuneo –
Ossola.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Il comando della X armata, ha dovuto constatare che, dopo la
perdita di Roma, la situazione sul versante delle bande partigiane si è
“notevolmente aggravata soprattutto nella zona vicina al fronte” e,
pertanto, cerca di introdurre alcune “contromisure per far fronte a
questo “flagello”. Fa distribuire da oggi alla popolazione volantini in
cui vi è scritto che la punizione per “qualsiasi attività dei partigiani
o sostegno in loro favore” sarà la morte.
Provincia di Arezzo - Nel pomeriggio, tre tedeschi si presentano
alla fattoria Crocioni dell'Aiuola e pretendono una cavalla e un
barile di vino. Arrivano i partigiani, due dei tedeschi vengono uccisi,
il terzo corre dai camerati che sono lì vicino a riparare un ponte con
alcuni civili. I civili vengono subito presi come ostaggi, mentre i
soldati si dirigono verso Falsano sparando. Un giovane resta
ucciso, la sua casa viene incendiata.
Ad Anghiari la pattuglia tedesca che ieri ha avuto la scaramuccia
con i partigiani nei pressi di Cille e che è poi ripiegata su Anghiari,
incontra, al mattino, un contadino inerme che viene avanti in
ricognizione. I soldati lo catturano e, riconoscendolo in uno dei
partigiani, gli legano mani e piedi e lo appoggiano al muro esposto al
sole della fattoria di Giacomo Lombroso. Il giovane si lamenta, chiede
acqua, gli altri lo scherniscono e lo battono. Nel pomeriggio, catturati
altri cinque giovani a casaccio, li legano e li sistemano vicino al
primo. Poi preparano delle forche con un abete messo di traverso fra due
colonnette di mattoni. Quindi confezionano lacci con il fil di ferro e
li provano aggrappandovisi davanti ai morituri. Entrano nella fattoria,
si fanno consegnare tre fiaschi di vino e ordinano cibi caldi per la
sera, dopo l'esecuzione. Bevendo e ridendo, impiccano i giovani uno alla
volta. L'ultimo viene alzato a braccia. L'agonia è lunga, i più duri
vengono finiti a rivoltellate. Poi sulla forca viene affisso un
cartello: "Partigiani puniti, camerati sparate" (I tedeschi che
passano sul posto obbediscono e sparano sui cadaveri in putrefazione. I
corpi rimarranno esposti per venti giorni ammorbando la valle. I parenti
hanno avuto, infatti, l'ordine di non toccarli, pena la fucilazione)
Sempre nella zona di Anghiari, nelle frazioni di Scheggia e
Speranza, cinque giovani sospettati di essere partigiani sono
passati per le armi dai tedeschi e un sesto viene impiccato.
Intanto, sempre nella zona, lo Strassenkommandant (comandante
delle strade) nell’area di comando del Koruck 594 (comandante delle
retrovie della X armata), il sessantenne colonnello barone Maximilian
von Gablenz, insieme al suo autista, gravemente ferito, e a un ufficiale
di scorta, sono stati fatti prigionieri dai partigiani. In seguito a
ciò, lo Strassenkommandant della zona di Arezzo ordina la cattura
dell’intera popolazione residente lungo la strada da Borgo a Giovi
fino ad Anghiari, per una distanza di 20 chilometri. Inoltre, i
tedeschi pongono un ultimatum: liberazione del colonnello entro 48 ore o
fucilazione di tutti gli ostaggi maschi.
In località Pozzo, nel comune di Foiano della Chiana,
alcuni soldati della Wehrmacht uccidono il giovane Nazzareno Biagini,
sfollato con la famiglia presso un colono. Ciò avviene perchè alcuni
contadini si sono opposti ai soprusi dei tedeschi nella zona. Nel
pomeriggio alcune SS uccidono un altro giovane a Pagliericcio e
poi lo gettano tra le fiamme di una casa colonica fatta saltare e poi
incendiata, sempre per rappresaglia contro i contadini che protestano.
A Civitella della Chiana gli abitanti sono rientrati nelle loro
abitazioni e i tedeschi continuano ancora a tenere un comportamento
civile ma si preparano per la loro rappresaglia. L’uccisione dei due
commilitoni, il 18 giugno, grida vendetta.
Provincia di Bologna – Nel capoluogo, cinque giovani
vengono fucilati per ordine del Comando tedesco.
Provincia di Ravenna - Per rappresaglia a un sabotaggio lungo la
ferrovia, sul ponte presso il fiume Montone (un soldato tedesco morto e
diversi altri feriti) i tedeschi uccidono dieci civili prelevati dalla
località Piangipane e ne traducono i corpi a Forlì.
L'eliminazione avviene con colpo di rivoltelle alla nuca.
Provincia di Siena – A Chiusi i tedeschi sono
risolutamente decisi a difendere la città. Soldati appartenenti alla
divisione paracadutisti corazzati “Herman Goering”, fra il 18 giugno ed
oggi, hanno ucciso 18 uomini, tre donne e una bambina.
Provincia di Torino – A Pinerolo, in località
Ponelemina, le SS italiane fucilano un giovane partigiano
napoletano.
STORIA POSTALE del 26 giugno
Piego dell’Ospedale Civile di Padova inviato al Podestà di Pernumia come
lettera a tariffa ridotta raccomandata aperta 0,85 (0,25 lettera a
tariffa ridotta + 0,60 di raccoandazione aperta. Presente
nell’affrancatura un 0,30 Verona rosso arancio. A fianco una cartolina
dell’Ospedale di Brescia inviata al Podestà di Comezzano (BS);
regolarmente affrancata 0,90 presenta una striscia verticale di tre del
0,30 Monumenti Distrutti.
Una lettera semplice fuori distretto affrancata regolarmente 0,50 con
valori Imperiale e Monumenti Distrutti da Capodimonte (BS) a Brescia e
una lettera espressa fuori distretto da San Pietro (VR) a Modena che
presenta un 0,30 tiratura di Verona rosso bruno, censurata dalla
Commissione Provinciale di Modena 64R.
Martedì 27 giugno 1944
LA SOCIALIZZAZIONE DALLE IMPRESE
Mussolini
riceve a villa delle Orsoline il ministro dell’Economia Tarchi (vedi
foto) per la firma del decreto che stabilisce per il 30 giugno
l’entrata in vigore del decreto di socializzazione delle imprese varato
il 12 febbraio. Viene firmato anche uno specifico decreto aggiuntivo che
prevede per le imprese editrici e giornalistiche la presentazione, entro
il 31 luglio, dei loro statuti adeguati alle norme della
socializzazione.
LA LOTTA AL RIBELLISMO
Mussolini invia una lettera a Graziani dicendogli:
“….L’organizzazione del movimento contro il banditismo deve avere un
carattere che colpisca la psicologia delle popolazioni e sollevi
l’entusiasmo delle nostre file unificate. Dev’essere la marcia della
repubblica sociale contro la Vandea. E poiché il centro della Vandea
monarchica, reazionaria, bolscevica è il Piemonte, la marcia, previa
adunata a Torino di tutte le forze, deve cominciare dal Piemonte. Deve
irradiarsi da Torino, in tutte le province, ripulire radicalmente e
quindi passare immediatamente all’Emilia. Io credo che la situazione si
capovolgerà, specialmente se le operazioni sul fronte italiano si
svolgeranno favorevolmente”.
RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Continua il grande rastrellamento nazifascista sul Verbano – Cuneo –
Ossola.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Arezzo - Dopo i fatti di ieri, i tedeschi tornano
sul posto, uccidono tre coloni e, posti tubi di gelatina, fanno saltare
la fattoria dell'Aiuola e le case coloniche adiacenti. Poi rastrellano
undici uomini, li chiudono nella casa del colono Cannicci e la fanno
saltare. Dieci contadini muoiono, uno solo verrà poi estratto vivo. A
Pieve di Socana, invece, un bimbo di sette mesi, Valerio Soldani, viene
colpito da una pallottola di mitra mentre è in braccio alla madre
durante una rappresaglia tedesca.
Intanto, a seguito dell’ordine dello Strassenkommandant di Arezzo, sono
stati catturati innumerevoli uomini. Vengono raccolti nella chiesa di
Chiassa 150 uomini, nonché 170 donne e bambini, mentre a Ponte della
Piera sono trattenuti, come ostaggi, 100 uomini e 140 donne e bambini
(con ogni probabilità questi dati sono inattendibili, perché nei
documenti ufficiali si menzionano presenze addirittura doppie).
A Civitella della Chiana gli abitanti sono rientrati nelle loro
abitazioni e i tedeschi continuano ancora a tenere un comportamento
civile ma si preparano per la loro rappresaglia. L’uccisione dei due
commilitoni, il 18 giugno, grida vendetta. Stanno aspettando il momento
adatto.
Eccidio a Falzano e San Pietro a Dame - Cortona: 14 morti (rilevato da
il quotidiano La Nazione di Firenze di giovedì 25 aprile 2002 su un
elenco di sole località e numero dei morti senza descrizione di come
sono avvenuti gli eccedi e chi hanno coinvolto).
Provincia di Lucca – A Compignano di Massarosa, nei pressi
del paese, i tedeschi, ritenendolo collaboratore dei partigiani,
fucilano il civile Amos Paoli, invalido agli arti inferiori.
Province di Vercelli e Novara - A Strona, un reparto misto
di tedeschi e fascisti passa per le armi Guido Camussi, ex capitano del
Savoia Cavalleria e poi partigiano, e cinque suoi subalterni. In un
prato tra Beura e Cosasca un plotone misto di tedeschi e fascisti passa
per le armi otto partigiani e la casalinga Teresa Binda che, nonostante
le torture, non ha voluto svelare dove si trovi il figlio Gianni, con i
ribelli.
STORIA POSTALE del 27 giugno
Due lettere semplici fuori distretto con presenza di segnatasse: la
prima a sinistra è evidentemente tassata 1,00 con segnatasse
sovrastampato fascetto, perché non affrancata e pertanto sottoposta a un
ammenda doppia dell’affrancatura dovuta; la seconda, da Gorla Maggiore
(VA) a Varese che invece fu affrancata con la coppia di segnatasse in
luogo dei valori ordinari.
Per i segnatasse sembra si possa affermare che, a differenza dei valori
della Imperiale che mostravano l’effige reale, la scadenza di validità
del 15 marzo non li coinvolse. In realtà, quando in attesa di una serie
ordinaria definitiva, la Direzione delle Poste della RSI decise
momentaneamente di sovrastampare i valori che rappresentavano il Re
traditore, era stato pensato di sovrastampare anche i valori con lo
stemma reale in bella evidenza (0,05, 2,55, 3,70 e 5,00 della Imperiale
e tutti i segnatasse), ma all’atto pratico fu evidentemente soprasseduto
per i valori della Imperiale e, invece, sovrastampato i segnatasse. Ma
per quanto riguarda la scadenza d’uso per i segnatasse Imperiale non
ebbe una data specifica e, di conseguenza, i due tipi di segnatasse, con
e senza sovrastampa convissero senza traumi. In effetti sarebbe
anaconistico trovare un segnatasse tassato perché fuori corso.
A sinistra una cartolina di ospedale raccomandata regolarmente
affrancata 0,90 come raccomandata aperta e, a destra, un piego come
manoscritti raccomandati aperti 1,20 (0,60 manoscritto + 0,60 di
raccomandazione aperta da Tirano (SO) a Sondrio.
Mercoledì 28 giugno 1944
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Graziani, in risposta alla richiesta scrittagli dal duce il 25,
fa pervenire a Mussolini un rapporto nel si quale riflette tutta la
delusione per l’esito negativo della chiamata alle armi imputandola
apertamente alla “mancata ricostruzione delle forze armate
repubblicane e sfiducia, diffidenza e continuo sospetto da parte dei
tedeschi che non hanno provveduto alla consegna delle armi per
approvvigionarne l’esercito della RSI”.
Graziani, che ha lavorato con l’aiuto del generale Sorrentino,
scrive anche delle spiacevoli verità con le quali annuncia la morte
imminente di una delle forze armate della RSI, quella più fascista,
quella più autonoma, quella che si è sempre sottratta agli ordini dei
generali di Desenzano: la Guardia Nazionale Repubblicana.
Eccone il testo: “Il governo della Repubblica Sociale Italiana
controlla, e solo fino a un certo punto, la fascia piana a cavaliere del
Po; tutto il resto è virtualmente in mano ai cosiddetti ribelli, che
riscuotono il consenso di larghi stati della popolazione. La situazione
si è aggravata in queste ultime settimane con lo sfaldamento dei
carabinieri causato dal progettato invio in Germania di 10.000 di essi e
con l’imposizione a tutti della camicia nera. Tutta l’organizzazione
periferica capillare è andata distrutta. Nei piccoli centri e nelle
campagne manca oggi ogni elemento di forza che possa far rispettare ed
eseguire gli ordini del governo”. Il riferimento come forza alla GNR,
della quale i carabinieri fanno parte, è sottinteso ma evidente.
Il paragrafo sei della relazione di Graziani, è dedicato all’esercito
fascista. Un esercito, dice Graziani sin dal titolo, che non è mai
esistito e non esiste:
6°) Mancata ricostruzione delle FF.AA. repubblicane.
Nel discorso dell’Adriano io presi solenne impegno, d’accordo con le
autorità germaniche, che avrei riportato la gioventù d’Italia a fianco
dei germanici, ma sotto i nostri capi e con la nostra bandiera. Dopo
nove mesi tutti si domandano: dove sono i nostri soldati? Dove sono
andati a finire le centinaia di migliaia di uomini che sono stati
reclutati? Perché queste famose Divisioni in Germania non sono tornate
per difendere Roma? Questo esercito repubblicano è una realtà o
un'illusione?
Gli italiani sanno che i nostri giovani, accorsi al richiamo con
entusiasmo, sono stati lasciati dopo settimane senza vestiario e
senz’armi. Hanno chiesto di andare a combattere e sono invece stati
inviati a lavorare sotto il più stretto controllo germanico, che ha
completamente esautorato tutti i nostri quadri, ormai umiliati e
sfiduciati.
La situazione, oggi, può essere così riassunta. Noi abbiamo chiamato
alle armi e al lavoro 400.000 uomini e non abbiamo potuto inviare al
fronte che 4 battaglioni di volontari, il “Barbarigo”, il “Folgore”, e
due delle SS. Irrisorio, anche se brillantissimo, il concorso di mezzi
marittimi e delle nostre poche squadriglie da caccia.
Nei depositi e presso i comandi territoriali non vi sono che le
compagnie provinciali e regionali, in totale 3.000 uomini all’incirca,
armati assai scarsamente e di soli moschetti e qualche mitra. Esistono
poi 4 batterie “Cars” con organici deficitari e con poche armi
automatiche e d’accompagnamento, ma il loro impiego è strettamente
vincolato dal Comando delle SS germaniche.
Tutti gli altri uomini, tranne i 60.000 delle 4 Divisioni in Germania,
non possono essere considerati soldati ma lavoratori, sottoposti però
alla dura disciplina e al codice penale germanici, senza peraltro avere
ricevuto né l’addestramento né l’impronta militare.
Troppo lunga sarebbe poi l’elencazione delle difficoltà di ogni genere
che abbiamo dovuto superare per vestire gli uomini chiamati alle armi e
per dare ad alcuno di essi qualche arma. Le troppe promesse da parte
germanica, non mantenute che in minima parte e con ritardo, e
soprattutto la sfiducia, la diffidenza e il continuo sospetto, hanno
intralciato enormemente la ricostruzione delle FF. AA. Facendo perdere
ogni fiducia nell’autorità centrale. Non accenno alla perdita del mio
prestigio personale, per non avere mantenuto le promesse solennemente
assunte”.
DELL’ARMA DEI CARABINIERI
La rete della Guardia, che in questi giorni subisce il salasso delle
fughe dei carabinieri, sta saltando in moltissimi punti. I notiziari
della GNR contengono in proposito dei dati molto eloquenti anche se non
definitivi: dal 30 maggio ad oggi, per tutta l’Italia ancora occupata –
ma con l’esclusione di una vasta fascia ad est comprendente la Venezia
Giulia, la Venezia Tridentina, il Friuli, il Cadore e le province di
Pola e di Fiume – i bollettini danno notizia di 132 attacchi riusciti
contro presidi, distaccamenti e posti di blocco della GNR. Per 33 di
questi assalti mancano cifre precise sull’entità delle perdite subite
dalla Guardia. Per gli altri 99, invece, il bilancio è nero: 37
legionari uccisi, 360 legionari catturati e 481 disarmati o – come si
esprimono i compilatori dei notiziari – “sopraffatti”.
DELLA BRIGATA SILVIO PARODI (GENOVA)
A proposito della XXXI Brigata Nera “Silvio Parodi”, comandante
Livio Faloppa, la GNR provinciale segnala oggi che:
“Per quanto riguarda il partito (fascista) repubblicano vi è un
deciso sbandamento. Alcuni giorni fa si è sparsa in città la voce che il
partito stesso verrebbe sciolto a giorni. La maggior parte dei fascisti
repubblicani genovesi è ancora senza pistola ciò che, in relazione alle
uccisioni da parte di sicari avvenute in Genova nei giorni scorsi,
scuote il morale.
Il commissario federale, Sangermano, riconosciuto da tutti gli elementi
esemplarmente onesto, è criticato per il suo buon cuore e per la sua
mancanza di decisione ed intransigenza.
Nei caffè, in locali pubblici e, specialmente, sui treni, si parla e si
discute liberamente, sia contro i camerati germanici, sia nei riguardi
del PFR, senza che elementi della GNR, del partito e dell’esercito
repubblicano presenti – e spesso volte interlocutori – intervengano
decisamente come il dovere loro imporrebbe. E’, questo, un male assai
grave.
In seno alla federazione repubblicana (fascista) genovese si vanno
formando correnti personali assai dannose al partito”.
LA LOTTA AL RIBELLISMO
Il rapporto fra il numero dei legionari uccisi e quelli catturati
o disarmati mette subito sotto gli occhi un aspetto, forse il più grave,
della crisi della GNR: in molti casi la rete difensiva – offensiva della
Guardia si dissolve senza opporre resistenza. I bollettini lo denunciano
in più d’una occasione. I militi non hanno voglia di combattere e,
quando non fuggono appena nell’aria c’è sentore di attacco, gettano le
armi e alzano le mani al primo apparire dei ribelli, lasciandosi
catturare, non di rado in blocco. Così è accaduto, in questo periodo (30
maggio – 28 giugno), a Pallanza (43 legionari prigionieri), a
Ligonchio (36 sopraffatti), a Illasi (dove viene sopraffatta
una compagnia “Ordine pubblico” di 103 elementi di cui 69 vengono
catturati), a Borgosesia (catturati i 12 militi del presidio e
poi i 20 agenti della polizia ausiliaria accorsi in loro aiuto), a
Valli del Pasubio (43 catturati), a Zocca (21 sopraffatti di
cui 6 uccisi).
Il feldmaresciallo Kesselring, che si sta ripromettendo di
combattere i partigiani “in modo ancora più duro e spietato” di quanto
non è stato fatto in precedenza, rivolge, in proposito, un monito via
radio alla popolazione italiana.
DELLE BRIGATE NERE
Nel primo ordine del giorno della II Brigata Nera “Attilio Prato” di
Alessandria cerca di assicurare i militi e le loro famiglie dal
“terrore” partigiano, le armi, la vendetta, gli stipendi:
“I mobilitati non devono preoccuparsi della loro situazione economica
perché a tutto sarà provveduto. Le armi che saranno fornite in
abbondanza serviranno per difendere se stessi, la famiglia, la proprietà
del fascista mobilitato. I nemici del fascismo e i complici del nemico
avranno la lezione che meritano”.
I PROCESSI AI GENERALI
Il giudice istruttore di Parma si reca dal generale Gambara per
interrogarlo sulla condotta dei generali Robotti, Gariboldi e Scuero
dopo l’8 settembre.
RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Azzano in alta Versilia - Nella zona, i tedeschi muovono
all’attacco della squadra partigiana di Alberto Berti (Lalle) ma, dopo
un violento scontro a fuoco di armi automatiche, sono costretti a
ripiegare e ad abbandonare il paese.
Continua il grande rastrellamento nazi fascista sul Verbano – Cuneo –
Ossola.
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
A Milano viene ucciso dai GAP Gino Canovetti.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Arezzo - Civitella della Chiana – Dopo che gli
abitanti sono rientrati nelle loro abitazioni, i tedeschi continuano
ancora a tenere un comportamento civile ma si preparano per la loro
rappresaglia. L’uccisione dei due commilitoni, il 18 giugno, grida
vendetta. Stanno aspettando il momento adatto. Continua, a seguito
dell’ordine dello Strassenkommandant di Arezzo, la detenzione dei civili
tenuti in ostaggio dai tedeschi nella chiesa di Chiassa e a
Ponte della Piera. Oggi vengono rilasciati i bambini e le donne
ammalate. Rimangono in stato di arresto 129 uomini e 80 donne, destinati
alla morte o – in quanto ostaggi femminili – ai campi di lavoro.
Provincia di Belluno – A Fonzaso la Gestapo uccide
un'altra persona collegata alla Resistenza.
Provincia di Bolzano – A Bolzano, La Gestapo uccide una
persona collegata alla Resistenza.
Provincia di Modena - Duecento elementi della Feldgendarmerie
tedesca circondano il paese di Piandelagotti, i partigiani si
sbandano, salvo pochi che restano sul posto per solidarietà con gli
abitanti. Vengono eliminati insieme a chi è sospettato di connivenza.
Muoiono tre partigiani e tre civili. Al dodicenne Sergio Giannasi viene
tagliata la gola; morirà in modo atroce. Quattro altri partigiani
vengono impiccati a Cerreta, a poca distanza da Sant'Andrea a
Pelago: due di essi resteranno senza nome. Uno degli identificati è
un ex milite fascista che ha disertato. Una ventina di civili vengono
raggruppati e stanno per essere fucilati: tra loro ci sono due sacerdoti
e un frate cappuccino. Una profuga tedesca, certa Lise, sfollata a
Piandelagotti, interviene e riesce a salvare i disgraziati. Il paese
viene devastato e in parte incendiato.
Provincia di Siena – A Chianciano, alcuni militari
tedeschi in ritirata eliminano sul posto con un colpo di pistola alla
testa un ragazzo di quattordici anni perché ha lanciato degli insulti
verso di loro.
Provincia di Torino – Ad Airasca un plotone tedesco uccide
a sangue freddo due partigiani.
Provincia di Trento - A Riva del Garda e dintorni la
Gestapo uccide sei persone collegate alla Resistenza, quattro ad Arco
e una a Rovereto, mentre Gianantonio Manci, capo del Comitato di
Liberazione di Trento, si toglie la vita sotto le sevizie.
STORIA POSTALE del 28 giugno
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Lettera
espressa da Mantova a Guidizzolo (MN) afrancata in eccesso di 0,10.
Infatti risulta affrancata per 1,85 e presenta una rara combinazione di
gemelli sia con lo 0,50 della Provvisoria con il 0,50 Miti, che con il
0,20 Imperiale e il 0,20 sovrastampato GNR.
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Giovedì 29 giugno 1944
RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Serravezza (LU) - Un forte gruppo di SS tedesche si attesta nella
villa Henreaux posta all’imbocco della valle che è il passo obbligato
per tutti coloro che scendono o risalgono l’alta Versilia.
Continua il grande rastrellamento nazifascista sul Verbano – Cuneo –
Ossola.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Ancona - A Loreto i tedeschi fucilano alla
periferia del paese, sulla strada Loreto - Castelfidardo, i fratelli
partigiani Paolo e Bruno Brancondi.
Provincia di Arezzo – A Civitella della Chiana abbandonato
l’atteggiamento civile tenuto fino ad oggi, le unità della divisione
“Herman Goering”, unitamente a molti fascisti, arrivano in paese di
primo mattino. Sono venuti per mettere in atto la “misura punitiva” di
rappresaglia per la morte dei due commilitoni uccisi dai partigiani il
18 giugno, nei locali del dopolavoro. Circondano il paese e iniziano la
caccia all'uomo. Entrano anche nella chiesa mentre è in corso la messa e
prelevano gli uomini, compreso il prete: li uccidono a cinque per volta
con un colpo alla nuca, dietro l'asilo infantile, il prete nel primo
gruppo. Fra di loro anche due medici. Uccidono anche tutti i vecchi
ricoverati nell'asilo di mendicità e tutti gli uomini che incontrano:
114 persone e il sindaco, il totale delle vittime. Poi incendiano le
case e vi buttano dentro le salme. Restano in paese fino alle 11 del
mattino, e mangiano in allegria pane e formaggio. Poi uccidono ancora 58
persone nella frazione Cornia dove le case vengono fatte saltare con le
mine. Ventotto le donne tra i trucidati a San Pancrazio, Civitella e
Cornia. A Bucine nelle prime ore del mattino i tedeschi accerchiano il
Castello di San Pancrazio. Ordinano alle donne e i bambini di riunirsi
nella piazza del paese e rinchiudono gli uomini nella cantina della
fattoria Pierangioli. Il castello viene incendiato. Chi era ancora
nascosto viene catturato e ucciso: dodici i morti ritrovati nei
dintorni. I sessantadue rinchiusi nella cantina vengono fatti uscire uno
alla volta e finiti con un colpo di pistola alla nuca. Tutte le salme
vengono poi cosparse di benzina e bruciate, tra le urla delle donne e
dei bambini. A Castel San Niccolò all'alba, reparti tedeschi occupano la
frazione di Cetica e incendiano le case. Per non morire bruciati tra le
fiamme, alcuni tentano di fuggire: tredici civili vengono catturati e
fucilati. A Solaia viene fucilata, con in braccio il figlio di appena un
anno, la contadina Modesta Folletti, che ha seguito il marito sulle
montagne dell'Appennino tosco emiliano. Sarà decorata nel dopoguerra con
la medaglia d'oro. Nella zona di Anghiari alla scadenza dell’ultimatum
di 48 ore, viene rimesso in libertà il colonnello von Gablenz dai
partigiani scongiurando così l’uccisione dei 129 uomini ancora in
ostaggio. Tutto questo per soli tre prigionieri. A Montemignaio durante
la ritirata i tedeschi catturano, nella frazione di Carbonettoli, cinque
civili - tra i quali una donna - e, dopo averli seviziati, li passano
per le armi.
Provincia di Lucca - A Valpromaro, in seguito
all’uccisione di un loro commilitone, i tedeschi catturano alcune decine
di uomini e ne trattengono dodici fra i 15 e i 52 anni. Don Dino
Chelini, parroco del paese, cerca dapprima di ottenerne la
liberazione e poi si offre addirittura in sostituzione dei prigionieri
ma viene egli stesso rinchiuso nell'attesa di fucilazione. Durante una
marcia di trasferimento nella zona del Lucese, i partigiani della
formazione Nuova Mulargia s'imbattono in due portaordini tedeschi e li
uccidono.
Provincia di Padova - A Padova, nella notte sul 29, viene
ucciso, inerme e indifeso, il professor Mario Todesco in Via Emanuele
Filiberto.
Provincia di Pisa - All'alba, la formazione Otello Gattoli
aggregata alla 3^ brigata Garibaldi riceve l'ordine di spostarsi dalla
val di Cecina nella zona di Volterra e di Casale Marittimo per prendere
contatto con i reparti americani avanzanti. Un delatore avvisa i
tedeschi e questi li sorprendono mentre attraversano la carrozzabile tra
Cecina e Guardistallo. Due ore di battaglia, quattordici
partigiani e otto tedeschi morti. I tedeschi cominciano il
rastrellamento generale. I catturati, uomini e donne, vengono condotti
su uno spiazzo e costretti a scavare una grande fossa comune. Poi, a
gruppi, vengono tutti falciati con le mitragliatrici: sessanta i civili
massacrati. La fossa viene ricoperta in fretta con terra, da cui emerge
qui un piede e là una testa. Un cane, che non ha voluto abbandonare il
padrone, viene abbattuto con lui.
L'eccidio a Guardistallo - Montescudaio: 63+6 morti (rilevato da il
quotidiano La Nazione di Firenze di giovedì 25 aprile 2002 su un elenco
di sole località e numero dei morti senza descrizione di come sono
avvenuti gli eccedi e chi hanno coinvolto).
Provincia di Trieste - A Prosecco i tedeschi impiccano
otto giovani, arrestati nei mesi precedenti dai fascisti e poi
consegnati a loro.
A proposito del comportamento che debbono tenere le sue truppe di
fronte alle provocazioni dei partigiani, il generale von Zangen intima
oggi: “Dove sono presenti bande di notevoli dimensioni, bisogna ogni
volta arrestare una determinata percentuale della popolazione maschile
della zona e, qualora si verificassero violenze, fucilarla…Se in qualche
località si spara sui soldati, la località stessa dovrà essere
incendiata. Esecutori o capipopolo saranno impiccati in pubblico”.
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Nasce in questi giorni anche la Repubblica Partigiana di Val
Maira e Val Varaita (che avrà vita fino al prossimo 21 agosto). A
nord – ovest di Cuneo comprenderà la Val Maira fino a Dronero escluso e
la Val Varaina fino a Priasco escluso. Fra i centri principali:
Acceglio, Alma, Carteglio, Elva, Marmora, Prazzo, Sampeyre, San Damiano
e Stroppo.
STORIA POSTALE del 29 giugno
Una lettera espressa affrancata con un Imperiale espresso da 1,25 e
Propaganda di Guerra da 0,50 entrami sovrestampati GNR tiratura di
Brescia. A fianco una lettera semplice fuori distretto affrancata con
gemelli 0,25 sovrastampato RSI e Monumenti Distrutti. Da Milano per
Ovada (AL) . Censura della Commissione Provinciale di Alessandria 30R.
Venerdì 30 giugno 1944
DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Dalle relazioni delle GNR, sommando le cifre riguardanti le
diserzioni, ad oggi, dei carabinieri, si ottengono questi totali
regionali: Piemonte 343 disertori; Lombardia 511; Liguria 217; Veneto
571; Emilia 281; Toscana 488; corpi vari 11. Totale generale 2382. Un
dato presumibilmente errato per difetto. Le cifre appaiono estremamente
parziali e mancano del tutto le notizie da numerose province come Cuneo,
Aosta, Savona, Padova, Forlì, Ravenna, Pisa, Grosseto, Belluno e altre
ancora. Niente dati anche dalla Venezia Giulia e dall’Istria.
In questi ultimissimi giorni, lascia Milano il quarto scaglione di
carabinieri “trasferiti” in Germania: un ufficiale e 148 uomini. Il
totale di questi quattro primi contingenti si porta così a circa 2800
carabinieri.
DELLA POLIZIA AUSILIARIA
Per quanto riguarda la polizia ausiliaria (della Questura), le fughe si
sono moltiplicate: da Cuneo i rapporti della GNR segnalano
l’allontanamento di più di trecento uomini del Battaglione locale mentre
da Modena un ufficiale ha disertato portando con se 17 agenti.
DELLE BRIGATE NERE
Mussolini, con un decreto in data odierna per trasformazione e
militarizzazione delle Federazioni locali del Partito Fascista
Repubblicano, cambia quelle che erano nate come “Corpo Ausiliario
Squadre d’Azione Camicie Nere” in Brigate Nere (Le Brigate Nere saranno
trentanove, più nove raggruppamenti mobili e la Legione Muti, autonoma.
Saranno dislocate in Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia –
Romagna e Toscana)
SULLA SOCIALIZZAZIONE DELLE IMPRESE
Entra oggi ufficialmente in vigore il decreto sulla socializzazione
delle imprese.
LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN ITALIA
Arrivano ad Auschwitz-Birkenau i 1000 ebrei deportati da Fossoli
e Verona. Vengono internati soltanto 185 uomini e 95 donne.
PER FIRENZE CITTA’ APERTA
A Firenze, vengono compiuti dai tedeschi i primi passi concreti
per la smilitarizzazione della città; volantini in tedesco informano che
“Firenze è stata dichiarata dal Fuhrer città aperta” ed è proibito
entrarvi senza speciali permessi.
RESISTENZA AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Continua il grande rastrellamento nazifascista sul Verbano – Cuneo –
Ossola.
Dal 9 giugno ad oggi sul solo versante tirrenico e nelle montagne
circostanti i tedeschi hanno compiuto cinque giganteschi rastrellamenti.
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Viene fondata oggi la Repubblica Partigiana del Friuli Orientale
(Avrà vita difficile fino verso la fine di settembre.). In provincia di
Udine, sarà delimitata ad ovest dal torrente Torre, a sud dalla linea
delle colline che vanno da Savorgnano a Faedis e Campeglio, a est dalla
valle di Val e dal torrente Joanez, a nord dai monti sopra Taipana. Fra
i centri maggiori: Attimis, Badia, Cesaris, Faedis, Lusevera, Nimis,
Povoletto, Rozzano, Taipana, Torreano. La sua presenza disturberà il
traffico tedesco con l’Austria attraverso la ferrovia pontebbana.
Attorno a questo territorio si estende una vasta zona di nessuno.
Nel corso di questo mese di giugno, in data imprecisata, gli uomini
della brigata Moscatelli hanno prelevato a Galliate (Novara) il
segretario di quel fascio e le sue due figlie di 18 e 20 anni. Secondo
la versione fascista, le due ragazze sarebbero state violentate e poi
sotterrate vive insieme al padre.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Ascoli Piceno – A Castel di Lama in un giorno
imprecisato del mese i tedeschi fucilano tre civili.
Provincia di Lucca - Sul mezzogiorno, a Valpromaro, i
tedeschi portano gli uomini catturati ieri in una zona solitaria e li
schierano contro un poggio. Don Chelini viene fatto uscire dalla fila e,
subito dopo, con una scarica, li uccidono tutti. Per rappresaglia
all'uccisione di ieri dei due portaordini tedeschi nella zona del Lucese,
i tedeschi fucilano dodici civili a Piandario, sulla strada di
Migliano.
Provincia di Modena – A Pievepelago due civili e due
partigiani rimasti sconosciuti vengono impiccati per ordine tedesco alla
Cerreta.
Provincia di Reggio Emilia – In Val d'Enza, durante le
operazioni belliche i tedeschi uccidono un civile a Canossa, due
a Cortogno, uno a Barazzone, uno a Pianzo, tre a
Paullo, sei a Carpineti, uno a Felino, quattro a
Vetto, uno a Ramiseto, tre a Vallisnera. Inoltre
deportano centoventisei uomini e due donne.
STORIA POSTALE del 30 giugno
Lettera semplice fuori distretto non affrancata, segnalata da tassare in
partenza da Venezia e tassata in arrivo a Costagliole d’Asti (AT) con
valori ordinari della Monumenti Distrutti usati come segnatasse. A
fianco cartolina postale 0,15 espressa da Castellumberto (VI) a Milano,
regolarmente affrancata 1,55.
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