il tramonto di un regno




 
 






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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

9° Periodo: dall’8 giugno al 19 luglio 1944.
Territorio a nord della linea del fuoco: REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA

Quarta parte (dal 25 al 30 giugno 1944)
 

Domenica 25 giugno 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Mussolini, per lettera, incarica il maresciallo Graziani “di coordinare l’azione delle varie Forze Armate, compresa la Guardia Nazionale Repubblicana e le formazioni del Partito Fascista Repubblicano, per stroncare il ribellismo dei fuorilegge”.

La chiamata alle armi delle classi 1920 – 1921 e 1926 continua a destare forti perplessità presso le autorità della RSI. La GNR scrive oggi da Parma: “La chiamata sta dando esito molto infelice poiché quasi tutti i giovani passano ad ingrossare i gruppi dei banditi o si nascondono per evitare di essere inviati in Germania”.

Da Imperia si segnala che la maggior parte dei richiamati “specie quelli dei paesi montani, hanno già fatto causa comune con i banditi”.

PAVOLINI A FIRENZE
All’albergo Excelsior, quartier generale delle SS fasciste, si incontrano Pavolini, segretario del PRF, Manganiello capo della provincia, Carità e Polvani.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Nasce oggi la Repubblica Partigiana delle Valli di Lanzo (che rimarrà in vita fino alla fine di settembre). Posta a una trentina di chilometri a nord – ovest di Torino comprenderà le valli Ala, Grande e Viù e i paesi e città lungo la Stura, fra cui: Cantoira, Ceres, Chialamberto, Mezzenile, Pessinetto, Usseglio, Viù e Lemie.
A Montanera (Cuneo), viene ucciso il soldato volontario quindicenne Felice Barone.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Continua il grande rastrellamento nazifascista sul Verbano – Cuneo – Ossola. Inizia un pesante rastrellamento nazifascista in Val Varrone, Val Gerola e su Monte Legnone. Vi partecipano: la scuola della Milizia Ferroviaria di Ballabio con 300 uomini, la scuola Allievi Ufficiali di Bellano con 180 uomini, due compagnie di brigatisti neri provenienti da Como, un battaglione di SS tedesche del Comando di Bergamo e un’altra compagnia di brigatisti neri del Comando di Sondrio. I partigiani contro cui è diretto l’attacco non sono più di 430, ma sono uomini che conoscono la montagna palmo per palmo, che sanno sfruttare l’albero, il cespuglio, il macigno, che sanno strisciare, aspettare immobili tendere trappole e agguati (è per tutte queste virtù che il rastrellamento -che durerà 18 giorni- si chiuderà con un forte attivo per i ribelli: 32 morti e 46 feriti per i nazifascisti, contro 7 morti e 4 feriti).

Civitella della Chiana (AR) – I tedeschi continuano ancora a tenere un comportamento civile che, per un perfido calcolo, intende incoraggiare la popolazione a rientrare in paese dopo l’esodo del 18 scorso. Alla fine della giornata odierna, gli abitanti del paese sono tutti rientrati nelle loro abitazioni.

Cille (AR) - Una pattuglia tedesca scorazzando per le campagne nei dintorni del paese si imbatte in alcuni partigiani. Dopo una sparatoria senza conseguenze ripiega su Anghiari.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Genova – A Genova sei persone restano uccise e trenta ferite, quando dopo aver dato un falso allarme alcuni militari della Wehrmacht si mettono a sparare sui passanti inermi.

Provincia di Modena – A Carpi vengono fucilati, per ordine del Comando tedesco, sei civili.

Provincia di Pisa – A Guardistallo, in località Le Marie i tedeschi uccidono sei civili, tra cui una bambina di undici anni. Sempre nello stesso comune, in località Sorbugnano, eliminano due uomini e un terzo a Casole di Guardistallo.


Lunedì 26 giugno 1944

IL PROBLEMA DEGLI INTERNATI ITALIANI IN GERMANIA
Il Sottosegretario agli Esteri, conte Serafino Mazzolini
, convoca l'ambasciatore a Berlino Anfuso e il Prefetto Vaccari, preposto a Berlino al Servizio Assistenza Internati presso l'Ambasciata. Vengono prese importanti decisioni per affrontare il problema riguardante la situazione degli oltre 600.000 internati italiani in Germania e nei Paesi Balcanici, sulla loro tristissima sorte, sulle loro necessità e sulle difficoltà che i tedeschi frappongono ad ogni azione anche morale in loro difesa perché considerati "soldati di Badoglio". Si decide di costituire un apposito "Comitato Interministeriale per l'assistenza agli Internati" sotto la presidenza del conte Mazzolini.
Il gravissimo problema sarà all'ordine del giorno del programmato incontro Hitler - Mussolini in Germania.

NOTIZIE DALL’INTERNO DALLA RSI
Viene emanato un decreto legislativo che istituisce i 24 Comitati Industriali per la disciplina dell’economia in tempo di guerra.

LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN ITALIA

Circa 1000 ebrei italiani catturati dai tedeschi vengono fatti partire da Fossoli e Verona per il lager di Auschwitz. I nominativi che risultano dalla Transportliste di Fossoli, conservata nell’Archivio del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, sono però 517, e di questi sono reduci: 16 uomini e 16 donne. Non è stato possibile (fino al 1974) reperire alcuna notizia sugli altri 400 e più deportati di questo convoglio. Dei 517 partiti da Fossoli, 70 sono stati catturati in Toscana (tra i quali i 21, ricoverati all’Ospizio Israelitico di Firenze, razziati il 6 aprile).

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Val di Lanzo – La 1^ divisione partigiana Garibaldi attacca a Lanzo Torinese. Si combatte oggi, intorno alla cittadina che dà il nome alla valle, una vera e propria battaglia “manovrata”. Il combattimento vede impegnati circa 700 partigiani della 2^ divisione “Garibaldi” contro 1500 tedeschi e fascisti muniti di carri armati. La battaglia dura tutto il giorno. Verso sera giungono rinforzi corazzati tedeschi e, nella notte, tutte le brigate si ritirano nelle loro sedi.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Continua il grande rastrellamento nazifascista sul Verbano – Cuneo – Ossola.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Il comando della X armata, ha dovuto constatare che, dopo la perdita di Roma, la situazione sul versante delle bande partigiane si è “notevolmente aggravata soprattutto nella zona vicina al fronte” e, pertanto, cerca di introdurre alcune “contromisure per far fronte a questo “flagello”. Fa distribuire da oggi alla popolazione volantini in cui vi è scritto che la punizione per “qualsiasi attività dei partigiani o sostegno in loro favore” sarà la morte.

Provincia di Arezzo - Nel pomeriggio, tre tedeschi si presentano alla fattoria Crocioni dell'Aiuola e pretendono una cavalla e un barile di vino. Arrivano i partigiani, due dei tedeschi vengono uccisi, il terzo corre dai camerati che sono lì vicino a riparare un ponte con alcuni civili. I civili vengono subito presi come ostaggi, mentre i soldati si dirigono verso Falsano sparando. Un giovane resta ucciso, la sua casa viene incendiata.
Ad Anghiari la pattuglia tedesca che ieri ha avuto la scaramuccia con i partigiani nei pressi di Cille e che è poi ripiegata su Anghiari, incontra, al mattino, un contadino inerme che viene avanti in ricognizione. I soldati lo catturano e, riconoscendolo in uno dei partigiani, gli legano mani e piedi e lo appoggiano al muro esposto al sole della fattoria di Giacomo Lombroso. Il giovane si lamenta, chiede acqua, gli altri lo scherniscono e lo battono. Nel pomeriggio, catturati altri cinque giovani a casaccio, li legano e li sistemano vicino al primo. Poi preparano delle forche con un abete messo di traverso fra due colonnette di mattoni. Quindi confezionano lacci con il fil di ferro e li provano aggrappandovisi davanti ai morituri. Entrano nella fattoria, si fanno consegnare tre fiaschi di vino e ordinano cibi caldi per la sera, dopo l'esecuzione. Bevendo e ridendo, impiccano i giovani uno alla volta. L'ultimo viene alzato a braccia. L'agonia è lunga, i più duri vengono finiti a rivoltellate. Poi sulla forca viene affisso un cartello: "Partigiani puniti, camerati sparate" (I tedeschi che passano sul posto obbediscono e sparano sui cadaveri in putrefazione. I corpi rimarranno esposti per venti giorni ammorbando la valle. I parenti hanno avuto, infatti, l'ordine di non toccarli, pena la fucilazione)
Sempre nella zona di Anghiari, nelle frazioni di Scheggia e Speranza, cinque giovani sospettati di essere partigiani sono passati per le armi dai tedeschi e un sesto viene impiccato.
Intanto, sempre nella zona, lo Strassenkommandant (comandante delle strade) nell’area di comando del Koruck 594 (comandante delle retrovie della X armata), il sessantenne colonnello barone Maximilian von Gablenz, insieme al suo autista, gravemente ferito, e a un ufficiale di scorta, sono stati fatti prigionieri dai partigiani. In seguito a ciò, lo Strassenkommandant della zona di Arezzo ordina la cattura dell’intera popolazione residente lungo la strada da Borgo a Giovi fino ad Anghiari, per una distanza di 20 chilometri. Inoltre, i tedeschi pongono un ultimatum: liberazione del colonnello entro 48 ore o fucilazione di tutti gli ostaggi maschi.
In località Pozzo, nel comune di Foiano della Chiana, alcuni soldati della Wehrmacht uccidono il giovane Nazzareno Biagini, sfollato con la famiglia presso un colono. Ciò avviene perchè alcuni contadini si sono opposti ai soprusi dei tedeschi nella zona. Nel pomeriggio alcune SS uccidono un altro giovane a Pagliericcio e poi lo gettano tra le fiamme di una casa colonica fatta saltare e poi incendiata, sempre per rappresaglia contro i contadini che protestano.
A Civitella della Chiana gli abitanti sono rientrati nelle loro abitazioni e i tedeschi continuano ancora a tenere un comportamento civile ma si preparano per la loro rappresaglia. L’uccisione dei due commilitoni, il 18 giugno, grida vendetta.

Provincia di BolognaNel capoluogo, cinque giovani vengono fucilati per ordine del Comando tedesco.

Provincia di Ravenna - Per rappresaglia a un sabotaggio lungo la ferrovia, sul ponte presso il fiume Montone (un soldato tedesco morto e diversi altri feriti) i tedeschi uccidono dieci civili prelevati dalla località Piangipane e ne traducono i corpi a Forlì. L'eliminazione avviene con colpo di rivoltelle alla nuca.

Provincia di Siena – A Chiusi i tedeschi sono risolutamente decisi a difendere la città. Soldati appartenenti alla divisione paracadutisti corazzati “Herman Goering”, fra il 18 giugno ed oggi, hanno ucciso 18 uomini, tre donne e una bambina.

Provincia di Torino – A Pinerolo, in località Ponelemina, le SS italiane fucilano un giovane partigiano napoletano.



STORIA POSTALE del 26 giugno

Piego dell’Ospedale Civile di Padova inviato al Podestà di Pernumia come lettera a tariffa ridotta raccomandata aperta 0,85 (0,25 lettera a tariffa ridotta + 0,60 di raccoandazione aperta. Presente nell’affrancatura un 0,30 Verona rosso arancio. A fianco una cartolina dell’Ospedale di Brescia inviata al Podestà di Comezzano (BS); regolarmente affrancata 0,90 presenta una striscia verticale di tre del 0,30 Monumenti Distrutti.

Una lettera semplice fuori distretto affrancata regolarmente 0,50 con valori Imperiale e Monumenti Distrutti da Capodimonte (BS) a Brescia e una lettera espressa fuori distretto da San Pietro (VR) a Modena che presenta un 0,30 tiratura di Verona rosso bruno, censurata dalla Commissione Provinciale di Modena 64R.

 

Martedì 27 giugno 1944

LA SOCIALIZZAZIONE DALLE IMPRESE
Mussolini riceve a villa delle Orsoline il ministro dell’Economia Tarchi (vedi foto) per la firma del decreto che stabilisce per il 30 giugno l’entrata in vigore del decreto di socializzazione delle imprese varato il 12 febbraio. Viene firmato anche uno specifico decreto aggiuntivo che prevede per le imprese editrici e giornalistiche la presentazione, entro il 31 luglio, dei loro statuti adeguati alle norme della socializzazione.

LA LOTTA AL RIBELLISMO
Mussolini invia una lettera a Graziani dicendogli:

….L’organizzazione del movimento contro il banditismo deve avere un carattere che colpisca la psicologia delle popolazioni e sollevi l’entusiasmo delle nostre file unificate. Dev’essere la marcia della repubblica sociale contro la Vandea. E poiché il centro della Vandea monarchica, reazionaria, bolscevica è il Piemonte, la marcia, previa adunata a Torino di tutte le forze, deve cominciare dal Piemonte. Deve irradiarsi da Torino, in tutte le province, ripulire radicalmente e quindi passare immediatamente all’Emilia. Io credo che la situazione si capovolgerà, specialmente se le operazioni sul fronte italiano si svolgeranno favorevolmente”.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Continua il grande rastrellamento nazifascista sul Verbano – Cuneo – Ossola.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Arezzo - Dopo i fatti di ieri, i tedeschi tornano sul posto, uccidono tre coloni e, posti tubi di gelatina, fanno saltare la fattoria dell'Aiuola e le case coloniche adiacenti. Poi rastrellano undici uomini, li chiudono nella casa del colono Cannicci e la fanno saltare. Dieci contadini muoiono, uno solo verrà poi estratto vivo. A Pieve di Socana, invece, un bimbo di sette mesi, Valerio Soldani, viene colpito da una pallottola di mitra mentre è in braccio alla madre durante una rappresaglia tedesca.
Intanto, a seguito dell’ordine dello Strassenkommandant di Arezzo, sono stati catturati innumerevoli uomini. Vengono raccolti nella chiesa di Chiassa 150 uomini, nonché 170 donne e bambini, mentre a Ponte della Piera sono trattenuti, come ostaggi, 100 uomini e 140 donne e bambini (con ogni probabilità questi dati sono inattendibili, perché nei documenti ufficiali si menzionano presenze addirittura doppie).
A Civitella della Chiana gli abitanti sono rientrati nelle loro abitazioni e i tedeschi continuano ancora a tenere un comportamento civile ma si preparano per la loro rappresaglia. L’uccisione dei due commilitoni, il 18 giugno, grida vendetta. Stanno aspettando il momento adatto.
Eccidio a Falzano e San Pietro a Dame - Cortona: 14 morti (rilevato da il quotidiano La Nazione di Firenze di giovedì 25 aprile 2002 su un elenco di sole località e numero dei morti senza descrizione di come sono avvenuti gli eccedi e chi hanno coinvolto).

Provincia di Lucca – A Compignano di Massarosa, nei pressi del paese, i tedeschi, ritenendolo collaboratore dei partigiani, fucilano il civile Amos Paoli, invalido agli arti inferiori.

Province di Vercelli e Novara - A Strona, un reparto misto di tedeschi e fascisti passa per le armi Guido Camussi, ex capitano del Savoia Cavalleria e poi partigiano, e cinque suoi subalterni. In un prato tra Beura e Cosasca un plotone misto di tedeschi e fascisti passa per le armi otto partigiani e la casalinga Teresa Binda che, nonostante le torture, non ha voluto svelare dove si trovi il figlio Gianni, con i ribelli.



STORIA POSTALE del 27 giugno

Due lettere semplici fuori distretto con presenza di segnatasse: la prima a sinistra è evidentemente tassata 1,00 con segnatasse sovrastampato fascetto, perché non affrancata e pertanto sottoposta a un ammenda doppia dell’affrancatura dovuta; la seconda, da Gorla Maggiore (VA) a Varese che invece fu affrancata con la coppia di segnatasse in luogo dei valori ordinari.

Per i segnatasse sembra si possa affermare che, a differenza dei valori della Imperiale che mostravano l’effige reale, la scadenza di validità del 15 marzo non li coinvolse. In realtà, quando in attesa di una serie ordinaria definitiva, la Direzione delle Poste della RSI decise momentaneamente di sovrastampare i valori che rappresentavano il Re traditore, era stato pensato di sovrastampare anche i valori con lo stemma reale in bella evidenza (0,05, 2,55, 3,70 e 5,00 della Imperiale e tutti i segnatasse), ma all’atto pratico fu evidentemente soprasseduto per i valori della Imperiale e, invece, sovrastampato i segnatasse. Ma per quanto riguarda la scadenza d’uso per i segnatasse Imperiale non ebbe una data specifica e, di conseguenza, i due tipi di segnatasse, con e senza sovrastampa convissero senza traumi. In effetti sarebbe anaconistico trovare un segnatasse tassato perché fuori corso.

A sinistra una cartolina di ospedale raccomandata regolarmente affrancata 0,90 come raccomandata aperta e, a destra, un piego come manoscritti raccomandati aperti 1,20 (0,60 manoscritto + 0,60 di raccomandazione aperta da Tirano (SO) a Sondrio.

 

Mercoledì 28 giugno 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Graziani, in risposta alla richiesta scrittagli dal duce il 25, fa pervenire a Mussolini un rapporto nel si quale riflette tutta la delusione per l’esito negativo della chiamata alle armi imputandola apertamente alla “mancata ricostruzione delle forze armate repubblicane e sfiducia, diffidenza e continuo sospetto da parte dei tedeschi che non hanno provveduto alla consegna delle armi per approvvigionarne l’esercito della RSI”.
Graziani, che ha lavorato con l’aiuto del generale Sorrentino, scrive anche delle spiacevoli verità con le quali annuncia la morte imminente di una delle forze armate della RSI, quella più fascista, quella più autonoma, quella che si è sempre sottratta agli ordini dei generali di Desenzano: la Guardia Nazionale Repubblicana.
Eccone il testo: “Il governo della Repubblica Sociale Italiana controlla, e solo fino a un certo punto, la fascia piana a cavaliere del Po; tutto il resto è virtualmente in mano ai cosiddetti ribelli, che riscuotono il consenso di larghi stati della popolazione. La situazione si è aggravata in queste ultime settimane con lo sfaldamento dei carabinieri causato dal progettato invio in Germania di 10.000 di essi e con l’imposizione a tutti della camicia nera. Tutta l’organizzazione periferica capillare è andata distrutta. Nei piccoli centri e nelle campagne manca oggi ogni elemento di forza che possa far rispettare ed eseguire gli ordini del governo”. Il riferimento come forza alla GNR, della quale i carabinieri fanno parte, è sottinteso ma evidente.
Il paragrafo sei della relazione di Graziani, è dedicato all’esercito fascista. Un esercito, dice Graziani sin dal titolo, che non è mai esistito e non esiste:
6°) Mancata ricostruzione delle FF.AA. repubblicane.
Nel discorso dell’Adriano io presi solenne impegno, d’accordo con le autorità germaniche, che avrei riportato la gioventù d’Italia a fianco dei germanici, ma sotto i nostri capi e con la nostra bandiera. Dopo nove mesi tutti si domandano: dove sono i nostri soldati? Dove sono andati a finire le centinaia di migliaia di uomini che sono stati reclutati? Perché queste famose Divisioni in Germania non sono tornate per difendere Roma? Questo esercito repubblicano è una realtà o un'illusione?
Gli italiani sanno che i nostri giovani, accorsi al richiamo con entusiasmo, sono stati lasciati dopo settimane senza vestiario e senz’armi. Hanno chiesto di andare a combattere e sono invece stati inviati a lavorare sotto il più stretto controllo germanico, che ha completamente esautorato tutti i nostri quadri, ormai umiliati e sfiduciati.
La situazione, oggi, può essere così riassunta. Noi abbiamo chiamato alle armi e al lavoro 400.000 uomini e non abbiamo potuto inviare al fronte che 4 battaglioni di volontari, il “Barbarigo”, il “Folgore”, e due delle SS. Irrisorio, anche se brillantissimo, il concorso di mezzi marittimi e delle nostre poche squadriglie da caccia.
Nei depositi e presso i comandi territoriali non vi sono che le compagnie provinciali e regionali, in totale 3.000 uomini all’incirca, armati assai scarsamente e di soli moschetti e qualche mitra. Esistono poi 4 batterie “Cars” con organici deficitari e con poche armi automatiche e d’accompagnamento, ma il loro impiego è strettamente vincolato dal Comando delle SS germaniche.
Tutti gli altri uomini, tranne i 60.000 delle 4 Divisioni in Germania, non possono essere considerati soldati ma lavoratori, sottoposti però alla dura disciplina e al codice penale germanici, senza peraltro avere ricevuto né l’addestramento né l’impronta militare.
Troppo lunga sarebbe poi l’elencazione delle difficoltà di ogni genere che abbiamo dovuto superare per vestire gli uomini chiamati alle armi e per dare ad alcuno di essi qualche arma. Le troppe promesse da parte germanica, non mantenute che in minima parte e con ritardo, e soprattutto la sfiducia, la diffidenza e il continuo sospetto, hanno intralciato enormemente la ricostruzione delle FF. AA. Facendo perdere ogni fiducia nell’autorità centrale. Non accenno alla perdita del mio prestigio personale, per non avere mantenuto le promesse solennemente assunte”.

DELL’ARMA DEI CARABINIERI
La rete della Guardia
, che in questi giorni subisce il salasso delle fughe dei carabinieri, sta saltando in moltissimi punti. I notiziari della GNR contengono in proposito dei dati molto eloquenti anche se non definitivi: dal 30 maggio ad oggi, per tutta l’Italia ancora occupata – ma con l’esclusione di una vasta fascia ad est comprendente la Venezia Giulia, la Venezia Tridentina, il Friuli, il Cadore e le province di Pola e di Fiume – i bollettini danno notizia di 132 attacchi riusciti contro presidi, distaccamenti e posti di blocco della GNR. Per 33 di questi assalti mancano cifre precise sull’entità delle perdite subite dalla Guardia. Per gli altri 99, invece, il bilancio è nero: 37 legionari uccisi, 360 legionari catturati e 481 disarmati o – come si esprimono i compilatori dei notiziari – “sopraffatti”.

DELLA BRIGATA SILVIO PARODI (GENOVA)
A proposito della XXXI Brigata Nera “Silvio Parodi”, comandante Livio Faloppa, la GNR provinciale segnala oggi che:

Per quanto riguarda il partito (fascista) repubblicano vi è un deciso sbandamento. Alcuni giorni fa si è sparsa in città la voce che il partito stesso verrebbe sciolto a giorni. La maggior parte dei fascisti repubblicani genovesi è ancora senza pistola ciò che, in relazione alle uccisioni da parte di sicari avvenute in Genova nei giorni scorsi, scuote il morale.
Il commissario federale, Sangermano, riconosciuto da tutti gli elementi esemplarmente onesto, è criticato per il suo buon cuore e per la sua mancanza di decisione ed intransigenza.
Nei caffè, in locali pubblici e, specialmente, sui treni, si parla e si discute liberamente, sia contro i camerati germanici, sia nei riguardi del PFR, senza che elementi della GNR, del partito e dell’esercito repubblicano presenti – e spesso volte interlocutori – intervengano decisamente come il dovere loro imporrebbe. E’, questo, un male assai grave.
In seno alla federazione repubblicana (fascista) genovese si vanno formando correnti personali assai dannose al partito
”.

LA LOTTA AL RIBELLISMO
Il rapporto fra il numero dei legionari uccisi e quelli catturati o disarmati mette subito sotto gli occhi un aspetto, forse il più grave, della crisi della GNR: in molti casi la rete difensiva – offensiva della Guardia si dissolve senza opporre resistenza. I bollettini lo denunciano in più d’una occasione. I militi non hanno voglia di combattere e, quando non fuggono appena nell’aria c’è sentore di attacco, gettano le armi e alzano le mani al primo apparire dei ribelli, lasciandosi catturare, non di rado in blocco. Così è accaduto, in questo periodo (30 maggio – 28 giugno), a Pallanza (43 legionari prigionieri), a Ligonchio (36 sopraffatti), a Illasi (dove viene sopraffatta una compagnia “Ordine pubblico” di 103 elementi di cui 69 vengono catturati), a Borgosesia (catturati i 12 militi del presidio e poi i 20 agenti della polizia ausiliaria accorsi in loro aiuto), a Valli del Pasubio (43 catturati), a Zocca (21 sopraffatti di cui 6 uccisi).
Il feldmaresciallo Kesselring, che si sta ripromettendo di combattere i partigiani “in modo ancora più duro e spietato” di quanto non è stato fatto in precedenza, rivolge, in proposito, un monito via radio alla popolazione italiana.

DELLE BRIGATE NERE
Nel primo ordine del giorno della II Brigata Nera “Attilio Prato” di Alessandria cerca di assicurare i militi e le loro famiglie dal “terrore” partigiano, le armi, la vendetta, gli stipendi:
I mobilitati non devono preoccuparsi della loro situazione economica perché a tutto sarà provveduto. Le armi che saranno fornite in abbondanza serviranno per difendere se stessi, la famiglia, la proprietà del fascista mobilitato. I nemici del fascismo e i complici del nemico avranno la lezione che meritano”.

I PROCESSI AI GENERALI
Il giudice istruttore di Parma si reca dal generale Gambara per interrogarlo sulla condotta dei generali Robotti, Gariboldi e Scuero dopo l’8 settembre.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Azzano in alta Versilia - Nella zona, i tedeschi muovono all’attacco della squadra partigiana di Alberto Berti (Lalle) ma, dopo un violento scontro a fuoco di armi automatiche, sono costretti a ripiegare e ad abbandonare il paese.

Continua il grande rastrellamento nazi fascista sul Verbano – Cuneo – Ossola.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
A Milano viene ucciso dai GAP Gino Canovetti.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Arezzo - Civitella della Chiana – Dopo che gli abitanti sono rientrati nelle loro abitazioni, i tedeschi continuano ancora a tenere un comportamento civile ma si preparano per la loro rappresaglia. L’uccisione dei due commilitoni, il 18 giugno, grida vendetta. Stanno aspettando il momento adatto. Continua, a seguito dell’ordine dello Strassenkommandant di Arezzo, la detenzione dei civili tenuti in ostaggio dai tedeschi nella chiesa di Chiassa e a Ponte della Piera. Oggi vengono rilasciati i bambini e le donne ammalate. Rimangono in stato di arresto 129 uomini e 80 donne, destinati alla morte o – in quanto ostaggi femminili – ai campi di lavoro.

Provincia di Belluno – A Fonzaso la Gestapo uccide un'altra persona collegata alla Resistenza.

Provincia di Bolzano – A Bolzano, La Gestapo uccide una persona collegata alla Resistenza.

Provincia di Modena - Duecento elementi della Feldgendarmerie tedesca circondano il paese di Piandelagotti, i partigiani si sbandano, salvo pochi che restano sul posto per solidarietà con gli abitanti. Vengono eliminati insieme a chi è sospettato di connivenza. Muoiono tre partigiani e tre civili. Al dodicenne Sergio Giannasi viene tagliata la gola; morirà in modo atroce. Quattro altri partigiani vengono impiccati a Cerreta, a poca distanza da Sant'Andrea a Pelago: due di essi resteranno senza nome. Uno degli identificati è un ex milite fascista che ha disertato. Una ventina di civili vengono raggruppati e stanno per essere fucilati: tra loro ci sono due sacerdoti e un frate cappuccino. Una profuga tedesca, certa Lise, sfollata a Piandelagotti, interviene e riesce a salvare i disgraziati. Il paese viene devastato e in parte incendiato.

Provincia di Siena – A Chianciano, alcuni militari tedeschi in ritirata eliminano sul posto con un colpo di pistola alla testa un ragazzo di quattordici anni perché ha lanciato degli insulti verso di loro.

Provincia di Torino – Ad Airasca un plotone tedesco uccide a sangue freddo due partigiani.

Provincia di Trento - A Riva del Garda e dintorni la Gestapo uccide sei persone collegate alla Resistenza, quattro ad Arco e una a Rovereto, mentre Gianantonio Manci, capo del Comitato di Liberazione di Trento, si toglie la vita sotto le sevizie.



STORIA POSTALE del 28 giugno

 

Lettera espressa da Mantova a Guidizzolo (MN) afrancata in eccesso di 0,10. Infatti risulta affrancata per 1,85 e presenta una rara combinazione di gemelli sia con lo 0,50 della Provvisoria con il 0,50 Miti, che con il 0,20 Imperiale e il 0,20 sovrastampato GNR.
 





Giovedì 29 giugno 1944

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Serravezza (LU) - Un forte gruppo di SS tedesche si attesta nella villa Henreaux posta all’imbocco della valle che è il passo obbligato per tutti coloro che scendono o risalgono l’alta Versilia.

Continua il grande rastrellamento nazifascista sul Verbano – Cuneo – Ossola.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Ancona - A Loreto i tedeschi fucilano alla periferia del paese, sulla strada Loreto - Castelfidardo, i fratelli partigiani Paolo e Bruno Brancondi.

Provincia di Arezzo – A Civitella della Chiana abbandonato l’atteggiamento civile tenuto fino ad oggi, le unità della divisione “Herman Goering”, unitamente a molti fascisti, arrivano in paese di primo mattino. Sono venuti per mettere in atto la “misura punitiva” di rappresaglia per la morte dei due commilitoni uccisi dai partigiani il 18 giugno, nei locali del dopolavoro. Circondano il paese e iniziano la caccia all'uomo. Entrano anche nella chiesa mentre è in corso la messa e prelevano gli uomini, compreso il prete: li uccidono a cinque per volta con un colpo alla nuca, dietro l'asilo infantile, il prete nel primo gruppo. Fra di loro anche due medici. Uccidono anche tutti i vecchi ricoverati nell'asilo di mendicità e tutti gli uomini che incontrano: 114 persone e il sindaco, il totale delle vittime. Poi incendiano le case e vi buttano dentro le salme. Restano in paese fino alle 11 del mattino, e mangiano in allegria pane e formaggio. Poi uccidono ancora 58 persone nella frazione Cornia dove le case vengono fatte saltare con le mine. Ventotto le donne tra i trucidati a San Pancrazio, Civitella e Cornia. A Bucine nelle prime ore del mattino i tedeschi accerchiano il Castello di San Pancrazio. Ordinano alle donne e i bambini di riunirsi nella piazza del paese e rinchiudono gli uomini nella cantina della fattoria Pierangioli. Il castello viene incendiato. Chi era ancora nascosto viene catturato e ucciso: dodici i morti ritrovati nei dintorni. I sessantadue rinchiusi nella cantina vengono fatti uscire uno alla volta e finiti con un colpo di pistola alla nuca. Tutte le salme vengono poi cosparse di benzina e bruciate, tra le urla delle donne e dei bambini. A Castel San Niccolò all'alba, reparti tedeschi occupano la frazione di Cetica e incendiano le case. Per non morire bruciati tra le fiamme, alcuni tentano di fuggire: tredici civili vengono catturati e fucilati. A Solaia viene fucilata, con in braccio il figlio di appena un anno, la contadina Modesta Folletti, che ha seguito il marito sulle montagne dell'Appennino tosco emiliano. Sarà decorata nel dopoguerra con la medaglia d'oro. Nella zona di Anghiari alla scadenza dell’ultimatum di 48 ore, viene rimesso in libertà il colonnello von Gablenz dai partigiani scongiurando così l’uccisione dei 129 uomini ancora in ostaggio. Tutto questo per soli tre prigionieri. A Montemignaio durante la ritirata i tedeschi catturano, nella frazione di Carbonettoli, cinque civili - tra i quali una donna - e, dopo averli seviziati, li passano per le armi.

Provincia di Lucca - A Valpromaro, in seguito all’uccisione di un loro commilitone, i tedeschi catturano alcune decine di uomini e ne trattengono dodici fra i 15 e i 52 anni. Don Dino Chelini, parroco del paese, cerca dapprima di ottenerne la liberazione e poi si offre addirittura in sostituzione dei prigionieri ma viene egli stesso rinchiuso nell'attesa di fucilazione. Durante una marcia di trasferimento nella zona del Lucese, i partigiani della formazione Nuova Mulargia s'imbattono in due portaordini tedeschi e li uccidono.

Provincia di Padova - A Padova, nella notte sul 29, viene ucciso, inerme e indifeso, il professor Mario Todesco in Via Emanuele Filiberto.

Provincia di Pisa - All'alba, la formazione Otello Gattoli aggregata alla 3^ brigata Garibaldi riceve l'ordine di spostarsi dalla val di Cecina nella zona di Volterra e di Casale Marittimo per prendere contatto con i reparti americani avanzanti. Un delatore avvisa i tedeschi e questi li sorprendono mentre attraversano la carrozzabile tra Cecina e Guardistallo. Due ore di battaglia, quattordici partigiani e otto tedeschi morti. I tedeschi cominciano il rastrellamento generale. I catturati, uomini e donne, vengono condotti su uno spiazzo e costretti a scavare una grande fossa comune. Poi, a gruppi, vengono tutti falciati con le mitragliatrici: sessanta i civili massacrati. La fossa viene ricoperta in fretta con terra, da cui emerge qui un piede e là una testa. Un cane, che non ha voluto abbandonare il padrone, viene abbattuto con lui.
L'eccidio a Guardistallo - Montescudaio: 63+6 morti (rilevato da il quotidiano La Nazione di Firenze di giovedì 25 aprile 2002 su un elenco di sole località e numero dei morti senza descrizione di come sono avvenuti gli eccedi e chi hanno coinvolto).

Provincia di Trieste - A Prosecco i tedeschi impiccano otto giovani, arrestati nei mesi precedenti dai fascisti e poi consegnati a loro.
A proposito del comportamento che debbono tenere le sue truppe di fronte alle provocazioni dei partigiani, il generale von Zangen intima oggi: “Dove sono presenti bande di notevoli dimensioni, bisogna ogni volta arrestare una determinata percentuale della popolazione maschile della zona e, qualora si verificassero violenze, fucilarla…Se in qualche località si spara sui soldati, la località stessa dovrà essere incendiata. Esecutori o capipopolo saranno impiccati in pubblico”.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Nasce in questi giorni anche la Repubblica Partigiana di Val Maira e Val Varaita (che avrà vita fino al prossimo 21 agosto). A nord – ovest di Cuneo comprenderà la Val Maira fino a Dronero escluso e la Val Varaina fino a Priasco escluso. Fra i centri principali: Acceglio, Alma, Carteglio, Elva, Marmora, Prazzo, Sampeyre, San Damiano e Stroppo.



STORIA POSTALE del 29 giugno

Una lettera espressa affrancata con un Imperiale espresso da 1,25 e Propaganda di Guerra da 0,50 entrami sovrestampati GNR tiratura di Brescia. A fianco una lettera semplice fuori distretto affrancata con gemelli 0,25 sovrastampato RSI e Monumenti Distrutti. Da Milano per Ovada (AL) . Censura della Commissione Provinciale di Alessandria 30R.
 



Venerdì 30 giugno 1944

DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Dalle relazioni delle GNR, sommando le cifre riguardanti le diserzioni, ad oggi, dei carabinieri, si ottengono questi totali regionali: Piemonte 343 disertori; Lombardia 511; Liguria 217; Veneto 571; Emilia 281; Toscana 488; corpi vari 11. Totale generale 2382. Un dato presumibilmente errato per difetto. Le cifre appaiono estremamente parziali e mancano del tutto le notizie da numerose province come Cuneo, Aosta, Savona, Padova, Forlì, Ravenna, Pisa, Grosseto, Belluno e altre ancora. Niente dati anche dalla Venezia Giulia e dall’Istria.
In questi ultimissimi giorni, lascia Milano il quarto scaglione di carabinieri “trasferiti” in Germania: un ufficiale e 148 uomini. Il totale di questi quattro primi contingenti si porta così a circa 2800 carabinieri.

DELLA POLIZIA AUSILIARIA
Per quanto riguarda la polizia ausiliaria (della Questura), le fughe si sono moltiplicate: da Cuneo i rapporti della GNR segnalano l’allontanamento di più di trecento uomini del Battaglione locale mentre da Modena un ufficiale ha disertato portando con se 17 agenti.

DELLE BRIGATE NERE
Mussolini, con un decreto in data odierna per trasformazione e militarizzazione delle Federazioni locali del Partito Fascista Repubblicano, cambia quelle che erano nate come “Corpo Ausiliario Squadre d’Azione Camicie Nere” in Brigate Nere (Le Brigate Nere saranno trentanove, più nove raggruppamenti mobili e la Legione Muti, autonoma. Saranno dislocate in Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia – Romagna e Toscana)

SULLA SOCIALIZZAZIONE DELLE IMPRESE
Entra oggi ufficialmente in vigore il decreto sulla socializzazione delle imprese.

LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN ITALIA
Arrivano ad Auschwitz-Birkenau i 1000 ebrei deportati da Fossoli e Verona. Vengono internati soltanto 185 uomini e 95 donne.

PER FIRENZE CITTA’ APERTA
A Firenze, vengono compiuti dai tedeschi i primi passi concreti per la smilitarizzazione della città; volantini in tedesco informano che “Firenze è stata dichiarata dal Fuhrer città aperta” ed è proibito entrarvi senza speciali permessi.

RESISTENZA AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Continua il grande rastrellamento nazifascista sul Verbano – Cuneo – Ossola.
Dal 9 giugno ad oggi sul solo versante tirrenico e nelle montagne circostanti i tedeschi hanno compiuto cinque giganteschi rastrellamenti.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Viene fondata oggi la Repubblica Partigiana del Friuli Orientale (Avrà vita difficile fino verso la fine di settembre.). In provincia di Udine, sarà delimitata ad ovest dal torrente Torre, a sud dalla linea delle colline che vanno da Savorgnano a Faedis e Campeglio, a est dalla valle di Val e dal torrente Joanez, a nord dai monti sopra Taipana. Fra i centri maggiori: Attimis, Badia, Cesaris, Faedis, Lusevera, Nimis, Povoletto, Rozzano, Taipana, Torreano. La sua presenza disturberà il traffico tedesco con l’Austria attraverso la ferrovia pontebbana. Attorno a questo territorio si estende una vasta zona di nessuno.
Nel corso di questo mese di giugno, in data imprecisata, gli uomini della brigata Moscatelli hanno prelevato a Galliate (Novara) il segretario di quel fascio e le sue due figlie di 18 e 20 anni. Secondo la versione fascista, le due ragazze sarebbero state violentate e poi sotterrate vive insieme al padre.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE

Provincia di Ascoli Piceno – A Castel di Lama in un giorno imprecisato del mese i tedeschi fucilano tre civili.

Provincia di Lucca - Sul mezzogiorno, a Valpromaro, i tedeschi portano gli uomini catturati ieri in una zona solitaria e li schierano contro un poggio. Don Chelini viene fatto uscire dalla fila e, subito dopo, con una scarica, li uccidono tutti. Per rappresaglia all'uccisione di ieri dei due portaordini tedeschi nella zona del Lucese, i tedeschi fucilano dodici civili a Piandario, sulla strada di Migliano.

Provincia di Modena – A Pievepelago due civili e due partigiani rimasti sconosciuti vengono impiccati per ordine tedesco alla Cerreta.

Provincia di Reggio Emilia – In Val d'Enza, durante le operazioni belliche i tedeschi uccidono un civile a Canossa, due a Cortogno, uno a Barazzone, uno a Pianzo, tre a Paullo, sei a Carpineti, uno a Felino, quattro a Vetto, uno a Ramiseto, tre a Vallisnera. Inoltre deportano centoventisei uomini e due donne.



STORIA POSTALE del 30 giugno

Lettera semplice fuori distretto non affrancata, segnalata da tassare in partenza da Venezia e tassata in arrivo a Costagliole d’Asti (AT) con valori ordinari della Monumenti Distrutti usati come segnatasse. A fianco cartolina postale 0,15 espressa da Castellumberto (VI) a Milano, regolarmente affrancata 1,55.
 

 

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