giovedì 5 aprile 1945
FRONTE ITALIANO
Settore Tirrenico
Inizia
l’offensiva generale della V Armata dalla costa tirrenica ai limiti di
competenza della VIII Armata - Prima che il cielo sia completamente
chiaro, entra in pieno sviluppo l’attacco dei nippo - americani alle
pendici dei monti Carchio e Folgorito. In vari ricoveri e postazioni,
vengono catturati parecchi tedeschi ancora semi addormentati a
testimonianza evidente che si è raggiunto lo scopo dell’azione a
sorpresa. La zona viene rastrellata ed è completamente sotto controllo
già alle 7,30.
Alle 5 anche il 100° battaglione attacca di sorpresa dalla sua linea di
partenza sul Monte di Ripa. La prima a muovere è la compagnia A. Questo
attacco però dapprima vacilla e poi si arresta, poiché molti dei
componenti la compagnia sono rincalzi al battesimo del fuoco.
Tutto è stato preparato da dieci minuti di fuoco intensissimo
dell’artiglieria. Hanno sparato tutti insieme i battaglioni
d’artiglieria campale 597°, 598°, 599°, 600° e 329°: le compagnie di
artiglieria campale e quelle controcarro dei reggimenti di fanteria; la
compagnia B dell’895° cacciacarri: la B dell’84° con mortai da 107; il
758° corazzato e le compagnie presenti del 760°; il 679° cacciacarri e
le compagnie presenti dell’894°. Un numero, tra mortai e cannoni,
valutabile fra 140 e 200.
Nel fronte di Strettoia formazioni di bombardieri B 25 Mitchell e di
cacciabombardieri P 47 Thunderbolt attaccano le retrovie e, in
particolare, i pericolosi cannoni di Monte Marcello. Alla loro azione si
aggiunge, contro la Punta Bianca, quella di alcuni cacciatorpediniere
inglesi appartenenti alla Flank Force del Mediterraneo occidentale.
Settore Centrale
Continua la seconda fase dell’offensiva padana, inizia il 23 marzo, sul
fronte del II Corpo d’armata americano. Reparti della 56^ divisione e di
commandos stanno attaccando per l’espansione della testa di ponte al di
là del Reno.
Settore Adriatico
Fronte statico con attività di pattuglie.
BOMBARDAMENTI ALLEATI
Nella notte sul 5, 79 aerei del 208° Group della RAF attaccano gli scali
ferroviari di Brescia.
STORIA POSTALE del 5 aprile
Una rara cartolina postale 0,50 Albania con affrancatura aggiunta a
completamento della tariffa cartolina fuori distretto, da Ariano Irpino
(AV) a Casavatore (NA); a fianco una cartolina commerciale raccomandata
regolarmente affrancata 3,,60 (1,20 cartolina fuori distretto + 2,40 di
raccomandazione aperta) da L’Aquila a Fontechiari (FR).
Lettera raccomandata regolarmente affrancata 7,00 (2,00 lettera fuori
distretto + 5,00 di raccomandazione) da Reggio Calabria a Roma.
venerdì 6 aprile 1945
TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
Fasano
(BS) - Il generale Wolff (vedi foto) dà un tè invitando
diplomatici e militari presso il suo Comando, è presente anche il barone
Parrilli. von Vietinghoff ed il suo capo di Stato Maggiore, generale
Roettiger, sono puntualissimi, l’ambasciatore Rahn, invece, non si
presenta.
Wolff ha anche convocato tutti i comandanti a lui subordinati e gli ha
rinnovato l’espresso divieto di eseguire distruzioni in alta Italia.
DAL DIARIO DI PUNTONI
“Una notizia importante che conferma la gravità della situazione per la
Germania e il Giappone: la Russia ha denunciato il patto di neutralità
con il Giappone stipulato il 13 aprile 1941, in virtù dell’articolo 3
del patto stesso che contemplava il diritto di denuncia un anno prima
della scadenza. La mossa russa anche se non equivale a una dichiarazione
di guerra costituisce una minaccia talmente forte da influire sulla
resistenza del Giappone e sulla sua linea di condotta”.
BOMBARDAMENTI ALLEATI
Verona subisce l’ultimo bombardamento da parte degli alleati.
FRONTE ITALIANO
Settore Tirrenico
Sul fronte di Strettoia, dopo una rapida riorganizzazione effettuata nel
corso della notte, il 370° si prepara a riprendere l’attacco alle 6 del
mattino. Ma i tedeschi battono le posizioni americane con un forte
bombardamento di mortai e li costringono a rinviare l’azione alle 8.
Quando però il II°/370° inizia a muoversi viene immediatamente fermato
dai mortai e si disintegra. Il I° btg., all’ordine di attaccare a sua
volta, replica di non porsi muovere anch’esso a causa dei mortai
tedeschi. Nel pomeriggio ogni azione di attacco del 370° viene sospesa.
A sera, il gen. Almond dispone che il II°/473° attacchi ancor prima
dell’alba in direzione dell’antica Fortezza degli Aghinolfi. Il I°/370°
riceve invece l’ordine di trasferirsi sul Serchio, mentre il 371°
continua ad appoggiare dalla pianura, come può, le unità impegnate sulle
alture.
Sul fronte del Folgorito – Carchio, nel settore del 100° battaglione
viene chiesto l’intervento dell’aeronautica per colpire Ohio 1, sul
Monte di Ripa. Indirizzati da terra dagli ufficiali di collegamento, i
piloti sono messi in grado di centrare l’obiettivo tra l’entusiasmo dei
Nisei (come sono detti i nippo – americani) che, nonostante l’accanita
difesa di piccoli gruppi di tedeschi, riescono così a serrare i tempi
annientando ogni resistenza. Alle 19, elementi della L e pattuglie della
C del 100° prendono finalmente contatto sanzionando la chiusura della
tenaglia. E’ intanto entrato in azione anche il II° battaglione del
442°.Sul mezzogiorno, la sua compagnia F ha preso il Carchio mentre il
resto del battaglione si è spinto verso il Belvedere, tenacemente difeso
dal battaglione mitraglieri Kesselring composto da veterani di prim’ordine.
Conquistata Strettoia (LU).
Settore Centrale
Continua la seconda fase dell’offensiva padana sul fronte del II Corpo
d’armata americano iniziata il 23 marzo.
Settore Adriatico
Conquistata Sant’Alberto (RA).
STORIA POSTALE del 6 aprile
Da “Il Corriere del Mattino” di Firenze:
Una cartolina postale Re paglierino da 0,60 da Pieve di Cento (BO) a
Bologna che presenta un rarissimo 0,10 Roma usato in Emilia e un
biglietto postale da 0,50 Imperiale con completamento di affrancatura
lettera con tre valori 0,50 PM gemelli.
Una raccomandata da Sassari a Roma che presenta un 5,00 Imperiale ormai
poco reperibile su lettera, la busta presenta la peculiarità di essere
ricavata dalla darta a righe di un documento usato; a fianco un piego
affrancato 1,20 come manoscritti a tariffa ridotta.
Ancora una raccomandata da Viterbo a Montefiascone (VT) e una cartolina
di ospedale raccomandata da Siena a Asciano (SI) regolarmente affrancata
3,60 (1,20 + 2,40).
sabato 7 aprile 1945
TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
Dalle 14 alle 17 - Nuovo incontro fra Wolff e von Vietinghoff,
presente il generale Rottiger, con la parziale partecipazione del barone
Parrilli che successivamente conferirà con Wolff e Dolmann fino alle due
di notte, per poi ritornare subito in Svizzera ad informare Waibel e
Husmann dei risultati di questi incontri. Zimmer ha accompagnato
Parrilli fino alla frontiera, in quanto il barone porta con sé degli
scritti importanti, ovvero le risposte di Wolff ai due messaggi del 2
aprile.
Un primo scritto dice:
“Condivido le vostre idee sulla situazione militare e considero
irresponsabile la prosecuzione dello spargimento di sangue e d'assurde
distruzioni. Tutto ciò non può più influire in misura decisiva sulla
prossima conclusione della guerra. Perciò, non senza gravi conflitti di
coscienza e solo per un profondo senso di responsabilità nei confronti
del popolo intero, sono pronto a trarre da questa situazione le
conseguenze necessarie, nella convinzione che in tutte le trattative
vengono garantiti i seguenti punti:
1) Ritiro delle truppe con gli onori militari, dopo la chiusura delle
ostilità.
2) Mantenimento di un piccolo contingente militare, estratto dal gruppo
d'armata, quale futuro tutore dell’ordine in Germania.
Il secondo messaggio affronta dettagliatamente l’impedimento delle
distruzioni, la limitazione delle azioni contro i partigiani, la
protezione dei prigionieri di guerra, ecc. concludendo:
“Infine dichiaro che, dopo il ritorno dalla mia prima visita in Svizzera
nella prima metà di marzo, in diverse riunioni di comandanti ho ordinato
alle unità delle SS, della polizia e dell’esercito a me sottoposte,
sotto comminazione di severe punizioni, che si astenessero da qualunque
distruzione e, se necessario, impedissero le distruzioni stesse con le
armi; questo dopo avere sostenuto per un anno e mezzo che le distruzioni
non militari dovessero essere evitate. A partire dal marzo, inoltre, ho
insistito con i comandanti miei amici, del gruppo d’armata (von
Vietinghoff e Rottiger) e del comando di marina (ammiraglio Lowitsch),
affinché i cantieri e gli impianti portuali di Genova e Trieste in
sostanza non venissero distrutti; per quanto ne so, la distruzione non
c’è stata. L’incaricato del ministero degli armamenti e la produzione
bellica, il mio subordinato maggiore generale Leyers, è stato da me reso
personalmente responsabile del fatto che durante lo sgombero del
Norditalia non fossero eseguite distruzioni.
Conducendo la guerra partigiana ho cercato di proteggere le viti umane.
In molti casi sono riuscito a stringere coi partigiani patti locali di
non intervento; tre volte ho sedato scioperi generali – Torino, Milano e
Genova – in modo incruento, per via di negoziati. Questo, nonostante
direttive contrarie dall’alto. Nell’ottobre 1944, inoltre, ho ottenuto
dal duce un’amnistia di circa 80.000 partigiani che erano rimasti
tagliati fuori in mezzo ai monti nella neve, e li ho protetti dalle
persecuzioni dei neofascisti”.
Il contenuto dei due messaggi e alcuni dettagli aggiunti dal barone
Parrilli riguardo al comportamento di Vietinghoff nei riguardi della
resa, vengono trasmessi all’A.F.H.Q. (Allied Forces Head Quarter).
Vietinghoff chiede di ricevere una copia delle condizioni
dell’armistizio (1).
…………
(1) In realtà questa richiesta viene vista dagli alleati come un
tentativo dei tedeschi di avviare vere e proprie trattative sulla resa.
Partendo dal punto di vista che simili trattative sono in chiara
contraddizione con il principio della resa incondizionata, gli alleati
non consegneranno in nessun momento scritti d'alcun genere.
DALLA LUOGOTENENZA
Umberto
di Savoia è costretto a firmare il provvedimento disciplinare con
cui caccia dalla flotta suo cugino Aimone, duca d’Aosta (nella foto).
Aimone era diventato il quarto duca d’Aosta alla morte del fratello
quarantatreenne Amedeo, deceduto in prigionia in Africa, lontano dalla
patria, per non abbandonare i suoi soldati, il 3 marzo 1942. Alto,
magro, di grande fascino, Aimone ha un carattere gaio e estroverso. In
tempi spensierati, ha praticato tutti gli sport, compreso il volo. E’ un
automobilista provetto e, per un certo periodo è stato presidente del
Reale Automobile Club d’Italia. Quando era stato designato al trono
della Croazia era comandante del Dipartimento marittimo alto Tirreno e
non aveva nessuna intenzione di lasciarlo. Si era reso conto
dell’insussistenza di un regno che lo stesso Pavelic, suo primo
ministro, definiva “un espediente”. Comunque, il principe, aveva tentato
di formarsi una specie di “ufficio croato”, composto, in Italia, dal
colonnello del Commissariato militare marittimo Agenore Bertocchi e da
due carabinieri che parlavano il croato. A titolo di
informazione,
venivano compilati i ”Punti stimati” (dal 20 agosto 1941 al 15 agosto
1943) che il duca inviava al Re (e forse anche al duce). Erano documenti
in cui si esaminava la situazione croata e, senza mistificazioni, si
illustrava la precarietà d’un paese lacerato da divisioni interne,
avvelenato da un antico odio per l’Italia, dove gli “ustascia” del
criminale Pavelic si scatenavano selvaggiamente contro le minoranze
serbe e tedesche, e dove infieriva la persecuzione razziale contro i
mussulmani e gli ebrei. Nel 1939 aveva sposato la principessa Irene di
Grecia (nella foto) dalla quale, nel 1943, ha avuto il suo unico figlio:
Amedeo, attuale quinto duca d’Aosta.
L’8 settembre 1943, all’annuncio dell’armistizio, Aimone, si trovava a
La Spezia dove ha sempre mantenuto l’incarico di ammiraglio. Radunati
gli ufficiali (fra questi anche il principe Junio Valerio Borghese che
con la sua Decima Flottiglia Mas era alle sue dipendenze), disse: “Io ho
dei doveri militari in quanto ammiraglio. Ma ne ho altri preponderanti
in quanto principe di Casa Savoia. Come tale devo raggiungere il re”.
Imbarcatosi su un cacciatorpediniere era andato al Sud dove aveva
ripreso il suo posto in Marina, alla base navale di Taranto dove ,
probabilmente avrebbe concluso la sua carriera nella flotta se non fosse
incappato in un clamoroso incidente.
Nei giorni scorsi la nota giornalista inglese Silvia Sprigge, incaricata
di un’inchiesta sulla nostra flotta, l’ha ottenuta da Aimone, che,
galantemente invitata a pranzo a bordo di una delle sue navi. Parlando
dell’argomento del giorno, la fuga e la condanna di Roatta, presenti a
tavola anche alcuni ufficiali, il duca si è lasciato scappare: “Io li
fucilerei tutti”. La Sprigge, crede si riferisse agli imputati al
processo, accusati di avere abbandonato senza combattere Roma nelle mani
dei tedeschi. Invece Aimone, non rendendosi conto della gravità
dell’affermazione e in base a chissà quale sua bizzarra interpretazione
personale, ha precisato: “Io intendevo i giudici”. La Sprigge, ha fatto
il suo mestiere e la principesca stupidaggine ha preso a circolare
trasformandosi in un caso politico.
L’episodio, rimesso al giudizio dell’Alta Corte di Giustizia, viene
rimandato dal magistrato Maroni, suo presidente, “ai provvedimenti che
il governo riterrà opportuni per la tutele del decoro..”. Il governo ha
ordinato un’inchiesta, classico metodo nazionale quando si vuole
togliersi d’impaccio e scaricare responsabilità su qualcuno…e la cosa è
così passata al ministro della Marina, De Courten. De Courten ha
interrogato il collega Aimone che, purtroppo si è potuto difendere solo
sostenendo che è stato un errore permettendo a Bonomi di concludere
dicendo “..si deve ritenere che il suo atteggiamento sia stato in
contrasto con gli obblighi spettanti alla sua posizione” con il
conseguente esonero dal comando e lo sbarco di Aimone.
DAL DIARIO DI MACMILLAN
Roma – “Alle nove, ho visto (Mauro) Scoccimarro, comunista, ministro
per l’Italia liberata. Vuole che gli consenta di portarsi nel nord del
paese “subito dopo la liberazione” per usare della sua influenza e far
si che ovunque si diffonda un clima di amistà e di tolleranza. Per
fortuna, è già stato apprestato un piano in cui si definisce esattamente
il ruolo del governo italiano. Non cera altro da fare che stare ad
ascoltarlo.
Alle nove e mezzo, è stata la volta del marchese Lucifero (l’uomo del
luogotenente generale). Lo preoccupa il pericolo che i comunisti creino
disordini nel nord del paese. E teme che se si addiverrà ad un rimpasto
di governo, la “sinistra “ coglierà l’occasione per sollevare di nuovo
la “questione istituzionale” e probabilmente (i suoi ministri) non
vorranno prestare giuramento (al principe Umberto).
Dalle dieci e mezzo all’una, utilissimo incontro, a cui erano presenti
l’ammiraglio Stone, Antolini (della sezione economica), il generale
Spofford (G5 del quartier generale alleato), il generale Robertson, il
brigadiere Anderson e il sottoscritto. Abbiamo predisposto un piano
veramente eccellente per riorganizzare la sezione (economica) e metterle
a disposizione i servizi di ufficiali dell’esercito (sotto la
responsabilità di Anderson), che già sono stati impiegati nel ripristino
e nel rinnovato funzionamento di quegli impianti industriali
(soprattutto di Terni) che erano stati requisiti dall’esercito. Tali
impianti riguardano scorte di magazzino, fornaci di mattoni, cementifici
ecc. e l’idea è quella di operare una sorta di fusione tra commissione
alleata ed esercito e allo stesso tempo togliere ufficialmente la
requisizione degli impianti. Ogni settore industriale dovrà avere un
ufficio di controllo ossia un ufficio consultivo composto da uomini
della commissione alleata (con gli ufficiali dell’esercito specialisti
del ramo), da uomini del governo italiano e da rappresentanti degli
imprenditori e dei lavoratori italiani. Se veramente riusciremo a
mettere in opera tale piano, avremo fatto un grande passo avanti.
Pomeriggio molto denso di appuntamenti: ho visto Kirk, De Gasperi
(ministro degli Esteri italiano) e Charles. (…)”.
BOMBARDAMENTI ALLEATI
Otto ondate di bombardieri colpiscono ancora Cotignola provocando la
morte di 7 persone.
FRONTE ITALIANO
Settore Tirrenico
Sul fronte di Strettoia il II°/ 473° supera il paese stesso,
completamente distrutto, ed espugna rapidamente varie postazioni
tedesche. Anche il II°/ 370° riesce infine a compiere qualche progresso.
Un gruppo corazzato, composto da carri dei battaglioni 758°, 760° e
894°, avanza intanto lungo la via Aurelia portandosi sotto il Monticello
e Palatina in supporto alla fanteria.
Sul fronte del Folgorito – Carchio, a causa dei progressi estremamente
limitati compiuti sul suo fianco sinistro dal 370°, il 442° si trova ad
essere esposto per circa quattro chilometri. Di conseguenza, gran parte
della giornata viene spesa nell’organizzare e nel consolidare le
posizioni. La compagnia F riesce invece a superare il punto morto sul
Belvedere. Il 100°, a sua volta, cattura un certo numero di sbandati e
cerca di fare il possibile per aiutare il 370° ancora in fase di stallo
alla sua sinistra.
Settore Centrale
Si esaurisce la seconda fase dell’offensiva padana sul fronte del II
Corpo d’armata americano. Dal 23 marzo costanti martellamenti da parte
delle artiglierie e sette puntate offensive della fanteria su settori e
in ore diverse hanno fortemente impegnato le forze tedesche del settore.
Settore Adriatico
Fronte statico con attività di pattuglie.
STORIA POSTALE del 7 aprile
Una cartolina postale 0,60 Re paglierino regolarmente affrancata 1,20 da
Cittanova (RC)a Ragusa e una cartolina di ospedale da Firenze a Gaeta
(LT), ACS di Firenze
Due pieghi comunali da Loreto (AN) come manoscritti raccomandati aperti
4,80 (2,40 manoscritti + 2,40 di raccomandazione aperta) e da Castelliri
a Sora come stampe.
Una raccomandata regolarmente affrancata 7,00 da Napoli a Roma (ACS di
Napoli) e una raccomandata di più porti affrancata 18,00 da Messina a
Roma.
Ancora due raccomandate affrancate 7,00 (la prima a destra presenta due
0,50 Miti gemelli, con e senza PM) da Napoli a Roma e da Penne (PE) a
Pescara.
Questa lettera (affrancata 1,00 anziché 2,00 ma non indicata da tassare)
fu inviata da Firenze a Fiumetto (LU) da un mittente che evidentemente
ignorava che Fiumetto era proprio sulla linea del fuoco della Linea
Gotica.
Il bollo RESPINTA DALLA CENSURA AL MITTENTE fu probabilmente applicato a
Viareggio.
domenica 8 aprile 1945
DAL DIARIO DI PUNTONI
“Il fatto del giorno è rappresentato dallo scandalo “Duca d’Aosta”
riassunto da tutti i giornali che riportano pure, integralmente, la
lettera che, in proposito, Bonomi ha scritto al Presidente dell’Alta
Corte, Maroni. La frase che, secondo una giornalista inglese, il Duca
avrebbe pronunciato sarebbe: “Io avrei fatto fucilare tutti i
giudici!”. E’ un idea che forse anche altri hanno avuto, ma non
sempre quello che si pensa si può dire. Comunque, forse, da parte del
Duca vi è stata un po’ di leggerezza. E le parole da lui pronunciate in
un banchetto dove erano rappresentanti della stampa alleata non potevano
non avere ripercussioni gravi. I giornali antimonarchici si sono
impadroniti del “fattaccio” per riaccendere la violenta campagna contro
la Monarchia. Ed è questo, purtroppo, il consuntivo passivo della
faccenda!”
FRONTE ITALIANO
Settore
Tirrenico
La compagnia K del 370°, non riesce ad avanzare e resta ferma al Salto
della Cervia, benché i tedeschi abbiano sgombrato la zona nel corso
della notte. Avanza invece, finalmente, il I/473° con l’appoggio dei
carri armati che, nella mattinata, fanno la loro apparizione alle
Capanne di Montignoso.
Nella prima foto la battaglia ripresa dal Castello di Montignoso
Intanto, il III/442° si spinge giù dalla cresta del Collepiano e giunge
anch’esso nel paese. Nella tarda mattinata, tutto il settore fino ad ora
di competenza del 370° negro passa il controllo del 473°, il cui solo
III battaglione continua a restare sul Serchio. Il II/370° va a dare il
cambio al Cinquale, dove viene rapidamente gettato un ponte sul fiume,
al II/371° che è destinato, col resto del reggimento, a passare alle
dirette dipendenze del IV corpo col compito di sostituire i brasiliani
nel settore bolognese. Nel pomeriggio, mentre pattuglie alleate si
portano nella frazione di Vietina, dieci partigiani passano in barca il
fiume e si spingono fino a Poveromo, rientrando alle 20 senza avere
incontrato resistenza. Sui monti, la compagnia G del II battaglione
nippo – americano va ad attaccare il Colle Tecchioni.
Le truppe “nisei” (i giapponesi americani) a Montignoso, sullo sfondo
il Carchio
Contemporaneamente le altre due compagnie fucilieri dello stesso btg.
attaccano in direzione di Altagnana e Pariana che sono intanto investite
dal deciso attacco dei partigiani del Gruppo Patrioti Apuani. I
tedeschi, veterani del battaglione mitraglieri Kesselring, si battono
aspramente ma sono costretti a cedere uomini, terreno, armi e munizioni
e vanno a finire, praticamente, in bocca ai Nisei che sopraggiungono da
Colle Tecchioni – Casa Quadrelli – Tombara. Conquistata Montignoso (AU).
Nella foto, sempre scattata oggi: semoventi americani M8 del 758°
battaglione sparano in direzione del monte Belvedere.
Settore Centrale e Adriatico
Fronte statico con attività di pattuglie.
STORIA POSTALE dell’8 aprile
Su ITALIA NUOVA viene annunciato:
ITALIA - Fra una decina di giorni, presso il Ministero delle Poste e
delle Telecomunicazioni, si riunirà la commissione incaricata di
esaminare i bozzetti per la nuova serie di francobolli ordinari ed aerei
d'Italia, che sono già pervenuti in notevole quantità a detto Ministero.
Per evitare che eventuali ritardi sull'inoltro a mezzo postale possano
impedire a qualche concorrente di far giungere i propri bozzetti in
tempo utile, il termine per la presentazione è stato spostato dal 1° al
15 corrente. Ci auguriamo che, prima ancora che la Commissione abbia
espresso il suo giudizio, il pubblico venga richiesto del proprio parere
a mezzo della stampa quotidiana.
Ricevuta di Ritorno dell’Ospedale di S. Maria Nuova di Firenze da
Firenze a Fiesole (FI) con ACS di Firenze; a fianco una lettera semplice
per gli USA regolarmente affrancata 5,00.
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