sabato 21 aprile 1945
TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
Verso mezzogiorno Zimmer telefona a Fasano per parlare con Wenner.
Riesca a parlarci solo alle 13,30. Zimmer dice a Wenner che
Parrilli non vuole in nessun caso recarsi da Dulles con queste notizie e
chiede che vada a trasmettergliele lui, Zimmer. Parrilli vuole
assolutamente parlare ancora con Wolff. La risposta di Wenner, dato
l’ordine di Wolff a non far muovere Zimmer dall’Italia, non può che
essere negativa. Tuttavia Wenner promette a Zimmer che avrebbe cercato
Wolff e lo avrebbe richiamato. Infatti, ma solo alle 17, Wenner
telefona a Milano e comunica a Zimmer di avere ottenuto il consenso di
Wolff al suo viaggio in Svizzera.
DAL DIARIO DI MACMILLAN
In zona operazioni – “Giornata molto piena. Si può dire che ho
lavorato dalle nove e mezzo del mattino fino alle undici di sera. Con
Benson ha messo a punto un piano eccellente di iniziative che vengono
attuate dal governo militare alleato. Abbiamo fatto un’ispezione
partendo da Forlì (dove ho passato la notte nel moderno municipio in
mezzo al lusso fascista) e il nostro giro ha toccato Faenza, Imola
(presa da pochissimo e infatti oggi l’ottava armata sta muovendosi enl
suo contado), Lugo, Ravenna, Classe, Cesena, Rimini, Riccione e Pesaro.
Durante il nostro giro abbiamo parlato con gli ufficiali a cui sono
state demandate mansioni a livello provinciale e con loro abbiamo
discusso di problemi diversi (nostra guida è stato il colonnello
americano Alfred C. Bowman che copre l’ufficio di commissario
regionale); poi abbiamo visto una stazione di pompaggio (dell’acqua)
riparata e abbiamo constatato quanto bisogno ci sia di ulteriori lavori
di riparazione per tenere sotto controllo la rete di drenaggio per
l’intera zona valliva; abbiamo fatto visita ad una squadra di italiani
addetti a sminare il terreno; abbiamo visto che cosa è stato messo in
piedi per accogliere e sovvenire i profughi civili e poi…abbiamo dato
un’occhiata a cento altre e più iniziative, grandi e piccole, che
vengono attuate con la sopraintendenza e l’assistenza delle forze
alleate. I tribunali militari (dove il reato principale si direbbe che
sia “essere in possesso illegale di beni alleati”) funzionano (direi)
con una certa lenità. In generale, le zone visitate mi hanno dato
l’impressione di godere di una discreta “buona…salute”. Adesso che
l’armata è in movimento, tutti i suoi soldati sono impazienti di
avanzare e togliere al nemico le province settentrionali della Valle
Padana.
Oltre questi motivi di ordine professionale che sono stati il pretesto
per compiere il giro di cui ho detto) con la guida del maggiore N.T.K.
Newton (americano), archeologo appartenete all’ottava armata, ho potuto
vedere qualcosa dei monumenti di Ravenna e di Rimini. Rimini ha subito
rovinose distruzioni e purtroppo anche quel bell'edificio che chiamano
Tempio Malatestiano è stato colpito gravemente.
Nella sua integrità deve essere stato bellissimo a vedersi e, tuttavia,
parecchie delle sue strutture esterne sono ancora in piedi e permettono
di capire quanto straordinaria fosse la sua bellezza. In origine (sul
finire del 1200) era una chiesa in stile gotico, poi per ordine di
Sigismondo Malatesta subì una trasformazione in uno splendido edificio
rinascimentale: l’opera di trasformazione venne attuata dal genio dell’Alberti.
Ravenna, città artisticamente più importante, è stata anche più
fortunata di Rimini. San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, il
Battistero degli Ortodossi, Sant’Apollinare Nuovo, il Battistero degli
Ariani e Sant’Apollinare in Classe sono monumenti più o meno indenni, e
non hanno ricevuto danni i loro preziosi e magnifici mosaici. A tutti i
monumenti ravennati preferisco il Mausoleo di Gallia Placidia.
Malauguratamente, non ci è stato possibile fruire di un’illuminazione
degna, perché le finestre sono ancora otturate (eccetto una) a fine
protettivo. Non ero mai stato prima a Ravenna e non avevo mai prima
avuto un’idea dei risultati straordinari che ha potuto raggiungere
l’arte bizantina. Non è un’idea che si possa ottenere guardando sui
libri la riproduzione dei mosaici o l’uso svilito che dei mosaici si
vede altrove. La Tomba o Mausoleo di Teodorico è un altro monumento
rimasto indenne, pur essendo di fatto stato colpito da una bomba, che
però è esplosa alcuni metri più distante. E’ una costruzione veramente
magnifica, che reca una cupola monolitica di quasi undici metri di
diametro e del peso di trecento tonnellate. (…)”.
FRONTE ITALIANO
L’esercito italiano del Sud: dei gruppi da combattimento
In Bologna entrano anche reparti del Gruppo da Combattimento
Legnano.
Alle 9,30 le
prime pattuglie italiane con il battaglione bersaglieri Goito, vengono
letteralmente abbracciate alle Due Torri e poi sfilano per la città.
Seguono pattuglie di alpini del Friuli seguite poi da reparti polacchi
appiedati. Verso le 10 arriva, a piedi, il battaglione alpini
L’Aquila e, alle 12, sopraggiunge, autotrasportato, il Piemonte.
La città è in delirio. Il caso ha voluto che i primi ad essere avvolti
da questa ardente atmosfera di esaltazione patriottica sono stati
proprio quei bersaglieri che a Monte Lungo, nel dicembre del 1943, hanno
dato, immolandosi, il segnale della riscossa dell’esercito italiano.
Nelle foto una visione di Piazza Maggiore e il generale Alexander che
si congratula con il generale Utili, comandante del Gruppo da
Combattimento Legnano.
Azioni dei partigiani
Il Comando Unico militare di Reggio Emilia e di Modena ordina
alle formazioni di montagna di avvicinarsi alla pianura per assestare il
colpo definitivo. In giornata, a seguito di un bombardamento
dimostrativo da parte dei partigiani, le personalità fasciste di Reggio
capiscono che il terreno comincia a scottare. Il segretario del partito
Pavolini, il viceprefetto Ercelli, Cesare Pini, Augusto Rossi (direttore
del “Solco Fascista”) e tanti altri abbandonano la città scortati da
centinaia di brigatisti neri.
In provincia di Modena i tedeschi si piegano a trattare con il
comando partigiano della montagna: chiedono di transitare liberamente
sulla strada Lama Mocogno, Polinago – Gombola – Sassuolo; in
cambio sono disposti a riconoscere i partigiani come esercito regolare.
La proposta viene respinta.
Provincia di Parma – Continuano gli attacchi partigiani nella
valle del Taro mentre le brigate del settore est continuano ad
avvicinarsi a Parma.
Settore Tirrenico
Continua
l’avanzata della 92^ divisione USA. Le truppe alleate entrano in:
Careggine, Casciana e Sillicagnana in provincia di Lucca.
Settore Centrale
Bologna viene conquistata (vedi le prime due foto). Il corpo polacco
si trova davanti la 1^ divisione paracadutisti, la stessa che li ha
tenuti in scacco a Cassino, ma con il suo Gruppo Speciale, che opera
lungo la statale n° 9 (Via Emilia), all’1,45 riesce a vincere le
ultime resistenze dei tedeschi sull’Idice e prosegue con il fianco
scoperto. Fra le 1,05 e le 5,30, entrano in Bologna: la 91^ e la
34^ divisione da sud e il Gruppo da Combattimento Legnano da sudest.
Anche la 3^ divisione Karpatica che proprio alle 5,30 vince le
ultime resistenze,
entra in Bologna da sudest. Alle 6,30 i carri
armati polacchi raggiungono Piazza Maggiore.
Sempre alle 6,30: dalla valle Idice, dalla val Savena, ove è ferma la
91^ divisione americana, per San Ruffillo, via di Porta Santo Stefano il
capitano Ricchezza “G 2” Legnano entra nella città deserta e sulla
piazza Maggiore si unisce ai polacchi. Alle 7,30 al rumore degli
altri carri polacchi i bolognesi si svegliano.
Le truppe alleate entrano anche in: Alberino, Barchessa, Borgo
Panigale, Budrie, Budrio, Buriane, Cadriano, Calderara di Reno,
Canaletto, Casaglia, Casoni, Castenaso, Cento, Colunga, Corticella,
Crevalcore, Croara, Crocetta, Dugliolo, Fiesso, Gaibola, Guisapepoli,
Idice, Il Casino, Lavina di Sotto, Lazzaretto, Lupara, Malvezza, Marano,
Miravalle, Monte Donato, Paderno, Prunaro, Rustignano, Rigosa, Riolo,
Riva, Ronchi, Sacerno, San
Donnino, San Giovanni in Persiceto, San
Lazzaro di Savena, San Martino in Argine, San Pietro Capofiume, San
Ruffillo, San Vitale, Sant’Agata Bolognese, Tavarnelle dell’Emilia,
Trebbio di Reno, Vedrana e Viadagola in provincia di Bologna;
Bomporto, Rovarino e Stuffione in provincia di Modena; Montalto
(RE).
Settore Adriatico
La breccia di Argenta viene definitivamente sfondata dalla 6^
divisione corazzata sud – africana.
Le truppe alleate entrano in: Benvignante, Borgo Cortili, Borgo
Valeriani, Bova, Codigoro, Comacchio, Corte Centrale, Gambulaga,
Lagosanto, Maiero, Marozzo, Monacale, Montesanto, Ospitale, Pomposa,
Porto Geribaldi, Portomaggiore, Portorotta, Ripapersico, Runco, San
Giovanni, San Giuseppe, San Nicolò Ferrarese, Sandolo, Santa Maria
Codifiume, Tombe, Vaccolini e Volania in provincia di Ferrara;
Riva e Taglio di Po in provincia di Rovigo.
STORIA POSTALE del 21 aprile
Piego comunale da Avellino a Contrada affrancato come lettera furori
distretto 2,00 con un 1,75 PM e 0,25 Miti a fianco un biglietto postale
0,25 Imperiale con valori aggiunti per tariffa lettera da Firenze a
Roma, censurata con fascette e bollo a ponte 8748 di Firenze
domenica 22 aprile 1945
TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
Zimmer incontra Waibel a Lucerna e lo informa degli ultimi
avvenimenti con dettagliato resoconto. In questo momento le trattative
hanno toccato il momento di massima crisi. Waibel però non inoltra agli
Americani tutte le notizie che Zimmer gli ha trasmesso, perché teme che
in tale situazione esse possono portare alla rottura delle trattative.
Infatti, Waibel, poco dopo, riceve la peggiore notizia che poteva
immaginarsi. Dulles lo informa di avere ricevuto da Washington e da
Caserta l’ordine più rigoroso di troncare ogni contatto con i tedeschi e
di rinunciare definitivamente a quella che era stata denominata
“operazione Sunrise”. Evidentemente il viaggio a Berlino di Wolff ed il
suo atteggiamento al ritorno a Fasano hanno destato la diffidenza degli
Alleati che sono anche delusi di quanto finora ottenuto da Wolff, che
non è riuscito a convincere personalità più importanti in Italia e
quindi a mettere in atto la resa. Da parte tedesca invece, in un
incontro al quale partecipano Von Vietinghoff, Rottiger, Van Pohl,
l’ambasciatore Rahn, il gaulaiter Hofer e lo stesso Wolff, si sta
decidendo di dare delega al colonnello Von Schweinitz per la firma della
resa. E’ stato anche deciso che nel territorio italiano non sarebbe più
stato eseguito alcun ordine di Himmler. Tutti i presenti si sono
impegnati, dando la loro solenne parola d’onore, a non mettere in atto
misure che siano dirette contro uno qualunque di loro, intendendo con
ciò, innanzitutto, l’esecuzione di ordini d’arresto contro i
partecipanti all’azione. Ogni tentativo di troncare l’azione stessa
dovrà essere, d’ora in avanti, bloccato con la forza.
Poi è stato deciso di inviare al quartier generale di Caserta due
parlamentari per l’offerta della resa. Come plenipotenziario di
Vietinghoff viene scelto il tenete colonnello di stato maggiore von
Schweinitz e munito della seguente delega scritta: “Conferisco al
tenente colonnello di S.M. von Schweinitz il pieno potere, nell’ambito
delle istruzioni che gli ho impartito, di condurre trattative e di
firmare accordi per me vincolanti”.
RESISTENZA ALL’ESTERO
Dopo un finto attacco nel settore di Fiume, le truppe di Tito sbarcano a
Brioni e nelle altre isole di fronte a Pola, mentre altre formazioni
convergono da Lubiana su Trieste e Gorizia e, dal Carso, su Monfalcone.
DAL DIARIO DI MACMILLAN
In zona operazioni – “Alle nove e mezzo sono partito in jeep con il
generale sir Richard McCreery comandante dell’ottava armata. Mi
attendeva un’altra giornata faticosa, ma splendida e folta di stimoli
per la mia curiosità. Veramente, non avrei potuto scegliere tempo
migliore per la mia visita. L’offensiva è in pieno svolgimento e procede
bene. Siamo andati prima alla 56^ divisione (generale R.K. Arbuthnott) e
di là alla 24^ Brigata delle Guardie (brigadiere Erskine). Le Guardie si
trovavano in quel momento a meno di un chilometro dalle posizioni più
avanzate. Le Guardie Scozzesi e le Coldstream Guards erano bloccate da
un ponte (che i Buffs – nomignolo per indicare le Guardie – hanno
cercato di attraversare di corsa prima che saltasse in aria). Gli uomini
del genio ci metteranno sei ore a ripararlo e poi l’avanzata dovrebbe
continuare. Chiunque poteva capire che, nonostante una certa durezza dei
combattimenti, tutti erano su di morale. Siamo tornati al quartier
generale avanzato dell’ottava armata per la colazione e lì ho trovato il
vecchio amico generale sir John Harding (che è stato capo di stato
maggiore di Alex al quartier generale alleato ed ora, con suo grande
piacere, ha ottenuto il comando di un corpo d’armata, il tredicesimo).
Abbiamo passato pomeriggio e sera ispezionando la divisione neozelandese
(ho preso il the con il generale Freyberg) e i polacchi (altro the con
il generale Anders). I polacchi hanno combattuto in modo magnifico e li
ho visti in forma smagliante. Non si è fatto parola di politica o sul
futuro della Polonia e non si è parlato d’altro che della illustrazione
trionfalistica delle loro operazioni. Quasi non ho riconosciuto il
generale Anders, che avevo visto tutto scuro e depresso a Caserta. (…)”.
BOMBARDAMENTI ALLEATI
Modena, a liberazione avvenuta, mostra tutto il desolante panorama
delle distruzioni subite a seguito dei bombardamenti aerei. La stazione
ferroviaria, la cittadella, lo stadio, il macello pubblico, il palazzo
delle poste sono interamente distrutti. Danneggiati gravemente risultano
quasi tutti gli edifici scolastici e, fra i monumenti cittadini, il
duomo, palazzo ducale; le chiese di San Vincenzo, di San Domenico, dei
Servi; la galleria Campori. Sono state distrutte 199 abitazioni civili
per un totale di 3268 vani; seriamente danneggiate 228 case per un
totale di 881 vani distrutti e 3506 danneggiati, con una percentuale del
13% di fabbricati danneggiati rispetto a quelli rimasti intatti. I senza
tetto sono 10.000.
FRONTE ITALIANO
Azioni dei partigiani
In provincia di Modena, mentre la pianura sta passando in mano ai
GAP, la divisione Modena M inizia la marcia verso Sassuolo quasi
indisturbata. Le colonne tedesche in rotta sono ancora abbastanza forti
per respingere gli attacchi, ma già abbastanza demoralizzate per non
essere le prime ad attaccare. Solo i reparti di retroguardia, appiedati
e spesso incaricati di compiere distruzioni e sabotaggi, subiscono forti
attacchi e sensibili perdite, nel lungo intervallo che corre tra la
precipitosa fuga tedesca e la circospetta avanzata degli alleati. A
Modena circa 200 tedeschi sono asserragliati nell’Accademia
Militare. La questura, la prefettura e il municipio vengono facilmente
occupati dai partigiani. Alle aziende elettriche gli stessi operai
respingono un estremo tentativo tedesco di far saltare gli impianti.
Anche l’acquedotto cittadino è indenne , grazie all’intervento della XII^
brigata Mario Allegretti. Una sparuta retroguardia di brigatisti neri
rimasti intrappolati alla caserma Montecuccoli, sono ridotti ben presto
alla ragione dal crepitio delle armi partigiane. Mentre nuclei della
brigata Aristide pattugliano i dintorni, altri reparti vengono a dare
man forte per la liberazione della città prima che sopraggiungano gli
alleati: il battaglione Darfo Dallai, la brigata DC Italia, gruppi
appartenenti alle brigate Mario e Ivan, Diavolo e Casalgrandi sotto la
guida di Italo Scalambra. Ingaggiano scontri a Saliceta, San
Giuliano, Cognento, Cittanova, Freto, Crocetta, Villanova, Portile;
saldano un anello di posti di blocco intorno alla città. Tre carri
armati tedeschi che tentano di rompere il cerchio sono costretti alla
resa per non fare la fine del quarto, centrato da un colpo di
Panzerfaust. A mezzogiorno un carro armato inglese compie una
puntata fino al Ponte Alto. Con la radio di bordo segnala al comando
alleato che la città è in mano partigiana. Il presidio tedesco
dell’Accademia si arrende e, alle 19, vi si insedia il comando
partigiano della divisione Modena P. E’ già sera quando i primi carri
armati alleati sfilano per la città. Modena è libera e con essa tutta la
provincia, dopo un ultimo grosso scontro sul Secchia fra Magreta e
Casinalbo; 34 persone, fra partigiani e civili, sono cadute oggi in
città.
Unità tedesche, sotto i colpi della resistenza modenese, fuggono verso
la Bassa reggiana, tallonate dai distaccamenti di Rio Saliceto,
Fabbrico, Rolo, Reggiolo, Novellara e Correggio. Ormai anche nel
reggiano divampa la battaglia. Soltanto i tedeschi che occupano
Reggio Emilia, tenuti all’oscuro dai loro comandi, pensano che il
fronte sia ancora lontano.
In provincia di Apuania (Massa e Carrara) i partigiani liberano
Fivizzano.
Provincia di Parma – Continuano gli attacchi partigiani nella
valle del Taro mentre le brigate della divisione Ricci sono già
dislocate sulla base pedemontana, base di partenza per la liberazione di
Parma. La città è stata divisa in quattro settori delimitati dalle
ortogonali via Emilia – torrente Parma. Alla XII^ brigata Garibaldi
Ognibene e alla brigata Pablo è affidato il compito di occupare i due
settori a ovest del torrente; alla III^ Iulia e alle brigate Franci e
Aldo i due settori di levante. Il piano operativo prevede che lungo le
direttrici delle brigate siano fortemente presidiati i nodi stradali,
ove più intensi sono i movimenti nemici e le installazioni industriali
di Neviano dei Rossi, Vicofertile, Valero, Vigheffio, Monticelli.
Settore Tirrenico
Con il passo dei Carpinelli raggiunto oggi da pattuglie dei Patrioti
Italiani, la Garfagnana è completamente libera. La sera una pattuglia
del 473° reggimento raggiunge Sarzana.
Le truppe alleate entrano in: Ameglia, Lerici e Sarzana in
provincia di La Spezia; Nicciano, Piazza al Serchio e Sillano in
provincia di Lucca.
Settore Centrale
Il IV Corpo della V Armata raggiunge il Panaro. Entrambe le armate
raggiungono il Po. Uomini del V Corpo della VIII Armata entrano in
Ferrara alle 18.
Nelle foto: partigiani che interrogano dei prigionieri a Bologna e un
reparto inglese davanti alla stazione di Ferrara subito dopo l’arrivo in
città.
Le truppe alleate entrano in: Altedo, Argelato, Armarolo, Bagnarola,
Bagno di Piano, Baricella, Bentivoglio, Bonconvento, Boschi, Castagnolo
Minore, Castelmaggiore, Cittadella, Decima, Funo, Granarolo dell’Emilia,
Il Conte, Lorenzatico, Lovoleto, Malacappa, Mezzolara, Minerbio,
Mondonuovo, Osteriola, Padulle, Passosegni, Pieve
di Budrio, Riccardina, San Donino, San Gabriele, San Giorgio di Piano,
San Martino di Soverzano, Santa Brigida, Stiatico, Venazzano, Venenta e
Zenerigolo in provincia di Bologna; Lama Mocogno, Pievepelago e
Sestola in provincia di Modena; Montecchio Emilia, Quercioli e
Rivalta in provincia di Reggio Emilia.
Nella foto prigionieri tedeschi catturati a Bologna fatti sfilare
oggi per la città.
Settore Adriatico
Le truppe alleate entrano in: Campolungo, Cornacervina, Correggi,
Dogato, Gaibana, Gandazzolo, Gherardi, Libolla, Marrara, Massa Fiscaglia,
Medelana, Migliarino, Migliaro, Monestirolo, Ostellato, Perasacco, Rero,
Roncodigà, Rovereto, San Bartolomeo in Bosco, Santa Margherita,
Spinazzino, Tieni, Tresigallo, Valcesura, Voghenza, Voghiera e Zocca
in provincia di Ferrara.
STORIA POSTALE del 22 aprile
Da ITALIA NUOVA:
MOSTRA DI BOZZETTI - Da questa mattina fino a tutta domenica prossima,
nei locali di via Rasella 155, sono esposti i bozzetti presentati dai
vari artisti che hanno partecipato al concorso per i nuovi francobolli
italiani. Sebbene fra i disegni ve ne siano parecchi di scarso valore,
non ne mancano di pregevoli ed interessanti, il pubblico potrà esprimere
i propri giudizi in appositi album.
Lettera semplice fuori distretto da Roma a Livorno affrancata con due
coppie dei gemelli 0,50 Miti e Miti PM
lunedì 23 aprile 1945
TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
Wolff, prima di partire per la Svizzera, sente il dovere di informare
Kesselring dei suoi propositi anche se il feldmaresciallo non il
superiore del gruppo d’armate e quindi non ufficialmente tenuto a sapere
questi fatti, e gli invia Dollmann e il capitano medico Niesen per
dargli ragguagli sulla situazione, ragguagli che i due inviati
forniscono in modo esatto ma per sommi capi, senza inutili dettagli.
Kesselring si mostra molto grato e ben contento di essere stato
informato e sembra avere capito tutto perfettamente. Dichiara, comunque,
che lui potrebbe prendere parte all’azione solo se la morte del Fuhrer
lo avesse sciolto dal giuramento di fedeltà.
Parrilli invia in Svizzera, da Chiasso, un avviso nel quale dichiara di
essere stato tutta la notte a Fasano e avverte che alle 11 arriveranno
alla frontiera Wolff, Wenner e il tenente colonnello Von Schweinitz che
ha la delega, con pieni poteri, del comandante in capo sudovest, per la
firma definitiva della resa. La sorpresa è veramente grande. Gli
avvenimenti si susseguono in sequenza drammatica. Solo poche ore prima
il negoziato sembrava non poter andare avanti: il generale Wolff per il
momento si dichiarava bloccato; gli Alleati, dal canto loro,
rinunciavano del tutto. Ora i mediatori svizzeri si sentono vicinissimi
al successo.
Husmann e Waibel fanno subito tutti i preparativi per ricevere la
delegazione tedesca. Si recano in auto fino a Goschenen, prendono il
treno per Airolo (la strada del San Gottardo è bloccata dalla neve) e
proseguono in tutta fretta verso Chiasso. L’incontro con i tedeschi e il
barone Parrilli, che li ha accompagnati, avviene in una casetta a breve
distanza da Chiasso; ancora una volta, Franco Livio ha organizzato tutto
con prudenza e nei minimi particolari. Gli ufficiali tedeschi sono
spossati. Waibel e compagni sono terribilmente combattuti. Come fare a
rivelare a questi uomini che gli Alleati rifiutano qualunque altro
contatto con loro e che la loro venuta, perciò, è inutile e troppo
tardiva? Questi ufficiali che ormai da molte settimane, sopportando
grandissimi pericoli e fatiche alla ricerca di una via d’uscita al
conflitto…possono essere davvero rimandati indietro? I mediatori
svizzeri decidono che questo non può avvenire in nessun caso.
Waibel riferisce brevemente che da parte alleata sono sorte difficoltà e
che Dulles ha ricevuto l’ordine di troncare i contatti, ma lo prega di
non ritornare in Italia, andare tutti a Lucerna con loro e confidare
nella loro azione di “riaggancio”. Waibel si dichiara pronto a fare
tutto il possibile per ottenere dagli alleati la messa in atto della
resa. Wolff, malgrado sia profondamente deluso della prova di sfiducia
nei suoi confronti e della sua persona, accetta comunque la proposta.
Waibel telefona a Allen Dulles lo informa brevemente e gli chiede di
andare a Lucerna questa stessa sera. Dulles sottolinea ancora una volta
di essere ormai vincolato a precise direttive e di non potersi più
incontrare con i tedeschi, tuttavia si dichiara disposto a discutere la
situazione con lo stesso Waibel.
Arrivati a Lucerna, tutti vengono accolti nella tenuta di Waibel a
Dorenbach: Wolff, von Schweinitz, Wenner, Parrilli e Husmann. La sera
tardi, Waibel, Parrilli e Husmann si recano all’albergo Schwezierhof ove
nel frattempo è già arrivato Dulles. E’ presente anche Gero von
Gaevernitz. Waibel descrive a Dulles la situazione che si è venuta a
creare e conclude pregandolo energicamente di chiedere agli alleati la
revoca dell’ordine di troncare i negoziati e che, quindi, i tedeschi
vengano ricevuti come previsto negli accordi precedenti.
Durante l’incontro, l’uomo di collegamento dei mediatori gli fa
pervenire un messaggio che Himmler ha appena inviato a Wolff (credendolo
a Fasano), nel quale si legge:
“Ora più che mai è indispensabile che il fronte italiano tenga e
resti intatto. Non un solo metro di terreno va consegnato al nemico.
Trattative locali di qualunque genere sono inammissibili”.
Questo telegramma è la prova più tangibile che Wolff non si sta certo
attenendo alle istruzioni di Himmler, ma Dulles mostra ancora una certa
diffidenza e si rifiuta decisamente di ricevere Wolff; si dichiara però
pronto ad inviare un telegramma al Quartier Generale di Caserta con la
proposta di esaminare nuovamente il problema.
DAL DIARIO DI PUNTONI
“I giornali confermano la presa di Bologna (annunciata ieri sera dalla
radio) e la conquista di Berlino al centro della quale, però, vi è
ancora della seria resistenza.
Arriva a Raito alle 11,30, direttamente da Roma, S.A.R. con due
ufficiali d’ordinanza. Non ha portato notizie peggiori sulla sorte della
Principessa Mafalda, ma nemmeno notizie rassicuranti. Egli continua a
ritenere che possa trattarsi di scambio di persona”.
DAL DIARIO DI MACMILLAN
In zona operazioni – “L’ottava armata mi ha prestato un’auto, un
poliziotto militare ecc. e così mi sono portato dentro Bologna insieme a
Stewart Browne e al tenente Atkinson. A Bologna, dove polacchi e
americani sono entrati ieri, abbiamo trovato una grande eccitazione, ma
nulla di disordinato. Il brigadiere generale Hume (che nella quinta
armata corrisponde a quello che Con Benson è nell'ottava) è giunto nel
magnifico (e indenne) palazzo municipale e ivi ha insediato gli uffici
del governo militare alleato. La brigata nera fascista, come suo ultimo
atto, ha fucilato due ben noti esponenti liberali, proprio prima di
andarsene. Ora sono esposti nella sala consiliare e una grande (ma
ordinata) folla va a rendere omaggio alle salme spargendo fiori e
lacrime. Uno degli assassinati, di nome Mario, era anziano, coi capelli
bianchi, un volto di bel profilo e, sicuramente, un uomo di grande
tempra. Le bare erano scoperte sì che amici e ammiratori potessero
vedere un’ultima volta il volto dei loro cari. Sono stati fucilati
contro il muro del municipio e si vedevano ancora gli schizzi di sangue.
Sul luogo dove erano stati messi (per la fucilazione) c’erano già fiori
e (cosa commovente!) foto di uomini e donne di ogni età che nei mesi
recenti sono stati mandati a morte dalla brigata nera fascista. Il
questore – un fascista – non è riuscito a scappare in tempo ed è stato
fucilato dai partigiani ad un passo dalle ultime vittime. Se ne potevano
ancora vedere schizzi di cervello spiaccicati contro il muro in mattoni
e il sangue raggrumato al suolo.
Abbiamo trascorso la mattina parlando con diversi ufficiali del governo
militare alleato e con alcuni italiani. Il comitato do liberazione
nazionale è venuto a farci visita e i suoi esponenti ci hanno fatto
l’impressione di gente calma e piena di buon senso. Le designazioni
provvisorie alle cariche di prefetto e di sindaco sono già state
concordate e la città è in condizioni, nel complesso, assai buone. C'è
l'acqua e, anche se con limitazioni, l’elettricità e, per di più, pare
che ci sia una buona scorta di viveri. La popolazione è “gonfiata” a
causa dell’afflusso di gente che è fuggita dalla zona dei combattimenti.
Ora gli abitanti effettivi saranno circa 600.000, invece dei normali 400
– 500.000. Dopo la colazione consumata in un ristorante già accaparrato
dal governo militare alleato (dove cuochi italiani ora servono razioni
americane agli ufficiali alleati invece di cibo italiano agli ufficiali
tedeschi), io, il brigadiere – generale Hume, Browne e Atkinson su due
jeep siamo partiti alla volta di Modena. Questa città che sta a circa
quaranta chilometri a nord –ovest di Bologna presenta una situazione di
cui non sappiamo nulla. Hume ha cercato di andarvi ieri, ma ha dovuto
fare marcia indietro perché lungo la strada si sparava con notevole
intensità. Tuttavia ci è stato detto che i nostri carri armati
(americani) questa mattina sono passati.
Il tragitto è stato piacevolissimo e persino eccitante. C’era un certo
traffico che procedeva (senza intoppi) e ad ogni paese la popolazione ci
veniva incontro con fiori ecc. A circa cinque miglia (otto chilometri)
dalla città, abbiamo sorpassato un battaglione di fanteria americano che
procedeva con tutte le cautele. Abbiamo chiesto ai soldati che cosa
stessero facendo e ci hanno risposto che si accingevano ad attaccare
Modena e poi ad occuparla. (Tuttavia, al nostro ritorno, li abbiamo
visti sostare in un frutteto fuori della città. Quindi o hanno pensato
che fosse meglio così o hanno avuto dei contrordini).
Siamo entrati in auto nella città. Ogni tanto si sentiva qualche colpo
di fucileria, ma non di più. Il nostro arrivo al municipio ha provocato
una certa agitazione: grida e abbracci in quantità!
Il capo dei partigiani mi ha baciato su entrambe le guance, quando ha
saputo che ero il famoso Macmillano, che la BBC aveva lasciato intendere
essere governatore e padre del popolo italiano. Mi è stato regalato un
bracciale e poi sono stato portato nella sala consiliare per essere
ascritto alla cittadinanza. Sia perché tutto questo ha fatto radunare
una certa folla sia perché l’ora della siesta era terminata sia perché
una fila di fascisti era condotta proprio allora in carcere, l’atmosfera
d’un tratto si è cominciata a riscaldare. Ha avuto inizio un duello di
due ore tra i partigiani (molto bene armati) e alcuni tedeschi e
fascisti che si erano appostati ottimamente a diverse finestre ecc.
Tuttavia i “nostri” si sono comportati benissimo e hanno cominciato a
sparare ai nemici proprio come dei soldati veri. Hanno puntato una
mitraglia su un gruppo particolarmente fastidioso di cecchini (costoro
controllavano la via principale) e poi hanno fatto un bellissimo lavoro
con le bombe a mano. I miei compagni di avventura ed io abbiamo cercato
di prendere parte un poco a tutte queste operazioni, così come l’onore
voleva che facessimo. Naturalmente non potevamo neppure stare con le
mani in mano e qualcosa almeno dovevamo fare. In verità è stato un
piccolo fatto d’armi che fin tanto che è durato ci ha messo tutti in
agitazione e, anzi, ci ha messo addosso una sorta di strana allegria. E’
chiaro che parecchi partigiani hanno sparato così solo per sparare e
senza mirare per niente e così pure, come per gioco, hanno fatto
esplodere le loro bombe a mano. In verità, questi signori e il loro
curioso equipaggiamento (carabine, bombe a mano, fucili mitragliatori
ecc.) mi hanno allarmato più degli avversari.
Da ultimo, tutto è sembrato quietarsi. Avevamo messo la nostra jeep in
una posizione sicura e cioè in un viale alberato non lontano dalla via
principale. E dopo tante strette di mano e tanti applausi, abbiamo
raggiunto i nostri mezzi e ci siamo lanciati giù per la strada. Tutto è
proceduto bene (si è sentito sparare sì e no un colpo) fino a che siamo
giunti alla barriera che, entrando, avevamo sorpassato senza incidenti.
Un tipo al di là della barriera era stato allertato dal rumore (o forse
svegliato dal sonnellino pomeridiano); ad ogni modo si è dimostrato
efficientissimo nell’impedire l’uscita. Siamo saltati giù alla svelta
dalle nostre jeep e ci siamo riparati da una parte e dall’altra sotto i
muri: azione alquanto ingloriosa, ma prudente. Alcuni dei nostri amici
sono poi arrivati e hanno finito per snidare il cecchino dalla finestra
di una casa vicina. Poi siamo partiti alla maggior velocità possibile e
senza avere più altri incidenti. Insomma è stato un episodio molto
interessante! Naturalmente io e Browne abbiamo acquisito fama di avere –
noi, due civili! – “liberato” Modena.
Abbiamo fatto ritorno a Bologna, dove saggiamente erano rimaste la mia
auto e la mia scorta militare. La gente era in piena allegria, ma non si
dava ad atti di violenza. Alcune voci mi sono arrivate che certe ragazze
fasciste hanno subito la rasatura dei capelli, ma non è successo niente
di peggio. Gli ufficiali del governo militare alleato però se la sono
presa per questo fatto di cui i partigiani hanno detto responsabili
alcuni ragazzacci sventati e non i loro veri compagni o simpatizzanti.
Poi si è parlato a lungo della situazione. Dobbiamo provare a disarmare
e disperdere per mercoledì (25) 3.500 partigiani solo a Bologna. Tutti
debbono essere passati in rivista e poi fatti marciare dietro il
generale Clark; consegneranno le armi e riceveranno dal maresciallo
Alexander una sorta di attestato. (La cosa ha già funzionato in alcune
città più a sud e mi è giunta voce che al mercato nero tali attestati
spuntano un alto prezzo: e questo è incoraggiante). Ai partigiani poi si
offre la possibilità di unirsi all’esercito regolare italiano (se hanno
l’età giusta) oppure di recarsi in centri speciali dove faremo di tutto
per nutrirli e curarli fino a quando non potranno essere impiegati dagli
alleati o restituiti alla normale occupazione civile. Il piano è
buono…sulla carta. Speriamo che funzioni!
Abbiamo lasciato Bologna verso le sei e mezzo. Atkinson ed il
sottoscritto siamo tornati al “Caledon Camp” (nei pressi di Imola),
mentre Browne è tornato a Forlì. (…)”.
FRONTE ITALIANO
Azioni dei partigiani
Genova
insorge, nella foto particolari dell’insurrezione. A sera le
autorità fasciste sono fuggite. Il generale tedesco Meinhold, tramite
l’Arcivescovo, fa sapere alle forze partigiane che le sue truppe
lasceranno la città indenne solo se non sarà disturbata la loro
ritirata. Nella notte sul 24, il CLN decide di non tenere conto del
passo tedesco e di dare inizio alla rivolta. Inizia anche lo sciopero ad
oltranza dei ferrovieri milanesi.
Nei pressi di Licciana, nel Pontremolese, la formazione “Borrini”
sostiene uno scontro che si conclude con la resa di 600 repubblichini e
di parecchi ufficiali tedeschi. I morti sono una trentina.
Provincia di Parma – Mentre continuano gli attacchi partigiani nella
valle del Taro, le brigate in marcia di avvicinamento alla città sono
impegnate in scontri frequenti e sanguinosi fra l’Enza e il Taro. Le
colonne tedesche in ritirata hanno ancora una temibile superiorità in
fatto di uomini e mezzi, sono quindi in grado di contrattaccare, sia
pure a prezzo di perdite ben più pesanti di quelle che stanno subendo le
agili formazioni partigiane. I combattimenti più aspri si svolgono lungo
la strada provinciale Montecchio – Montechiarugolo – Pilastrello, cioè
lungo quel raddoppio della parallela via Emilia ormai troppo insicura
per le forze tedesche in fuga.
Nella foto: una collaborazionista prigioniera dei partigiani a Bologna.
Settore Tirrenico
Al mattino il 370° è a Fivizzano (AU). Le truppe alleate entrano anche
in: Antognano, Castagnola, Gorfignano, Gramolazzo e Minucciano in
provincia di Lucca; Arcola in provincia di La Spezia e Casola in
Lunigiana in provincia di Apuania.
Settore Centrale e Adriatico
Le due armate si congiungono a Finale Emilia. Il IV Corpo USA supera il
Po nei pressi di Guastalla e di Luzzara (nella provincia di Reggio
Emilia) mentre i primi carri armati sono ai confini della provincia di
Parma. Il XIII Corpo (VIII Arm.) stabilisce alcune teste di ponte oltre
il Reno.
L’8^ divisione (V Corpo, sempre della VIII Armata) raggiunge Ferrara
(vedi foto) e il Po a Pontelagoscuro.
Le truppe alleate entrano anche in: Carpi, Castelfranco Emilia, Fossoli
in provincia di Modena e nella stessa Modena (vedi foto con le prime
jeep americane che entrano in città); Poggio Renatico, Pontelagoscuro e
Quartesana in provincia di Ferrara e nella stessa Ferrara.
Nelle ultime due foto: fanteria britannica impegnata nella zona di
Ferrara nell’attraversamento del Po di Volano e reparti inglesi davanti
alla stazione ferroviaria di Ferrara, subito dopo l’arrivo in
città.
STORIA POSTALE del 23 aprile
Due pieghi comunali: a sinistra dal Comune di Capannori, regolarmente
affrancato 1,00 a tariffa ridotta fra sindaci, al Comune di Serravalle
Pistoiese; a destra dal Comune di Seggiano, affrancato 3,60 come
manoscritti a tariffa ridotta (2,40/2=1,20) raccomandati aperti 2,40, al
Comune di Mesagne (BR).
Rara cartolina postale Imperiale da Naro (AG) erroneamente affrancata
0,50 anziché 1,20 e dichiarata da tassare 1,40 (0.70 mancanti al doppio
per tassazione) ma non tassata in arrivo ad Agrigento. A fianco una
raccomandata 7,00 da Rieti a Roma.
|