il tramonto di un regno









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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

12° Periodo dal 16 0ttobre 1944 al 26 aprile 1945.
Territorio a sud della linea del fuoco: A.M.G./A.C. E LUOGOTENENZA

Ventiquattresima parte dal 24 al 25 aprile 1945
 


martedì 24 aprile 1945

TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
Nelle prime ore del mattino, Dulles spedisce un telegramma a Caserta descrivendo la nuova situazione e rendendo noto il contenuto della delega concessa a Wolff da von Vietinghoff. Wolff, nel frattempo, che si trova nella tenuta di Waibel a Dornbach con gli altri due ufficiali tedeschi (Wenner e von Schweinitz), sta dando grandi segni di impazienza. Solo questa mattina Waibel consegna a Wenner il telegramma che Himmler ha inviato ieri a Wolff. Impressionato, Wenner lo fa leggere al generale che, lettolo, glielo riconsegna e sorridendo dichiara, al suo sbalordito aiutante: “Lo sa che non accettiamo più ordini da Berlino!
La giornata trascorre senza che giunga una risposta da Caserta. Gli animi stanno diventando sempre più tesi ed impazienti.

DAL DIARIO DI PUNTONI
“Vado a Napoli per sistemare alcune difficoltà relative al trasferimento a Villa Maria Pia della casa di Sua Maestà. Mi incontro con il colonnello Pennycuik, comandante della zona meridionale. Il colonnello esagerando le difficoltà assuntesi dai comandi alleati per il trasferimento, vorrebbe che questo fosse effettuato con un apparato di forze alleate certamente poco gradito a S.M. Raggiungiamo l’accordo su alcuni punti essenziali: 1) che avrei fatto sapere con 24 ore di anticipo il giorno e l’ora della partenza del Sovrano da Raito; 2) che per parte alleata non sarebbero intervenuti nel trasferimento che due motociclisti, uno avanti e uno dietro l’autovettura reale; 3) che una volta entrato il Sovrano a Villa Maria Pia tutta la responsabilità della sua sicurezza sarebbe ricaduta su di me e sui carabinieri ai miei ordini.
Alle 18 riferisco a S.M. sulla mia opera e riesco a convincerlo, non senza fatica, ad accettare i due motociclisti alleati”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN
Dalla zona operazioni a Roma
– “Sono partito dal campo di Imola alle sette e mezzo, e sono andato in auto a Forlì dove ho fatto salire Stewart Browne. Poi siamo andati all’aeroporto e con un Expeditor (prestato dal generale McCreery) siamo decollati per fare poi sosta a Fano. Ero stato informato che Michael Baillie era ricoverato in ospedale a Pesaro. Avevo dato disposizioni perché mi fosse fatta trovare un’auto a Fano e così ho potuto portarmi a Pesaro, dove Michael era proprio all’ospedale e l’ho reperito senza difficoltà. Gli è tornato un attacco di malaria, ma per il resto, mi è sembrato che non stesse tanto male.(…).
Finalmente alle undici e mezzo abbiamo decollato da fano giungendo a Roma un’ora dopo. Il giro che ho fatto è stato veramente molto piacevole; tutti hanno avuto per me somma cortesia e mi hanno aiutato in ogni modo.
All’una e un quarto, sir John Serrao ha portato a colazione il vecchio Orlando. Non c’erano altri invitati. Debbo dire che quel vecchio mi è molto piaciuto. Ha ottantaquattro anni e mi ricorda moltissimo Lloyd George. E’ siciliano (Loyd George era gallese) e così è un po’ diverso dal solito tipo italiano e anche nel modo di pensare ha un che di particolare. Inoltre, possiede molto humour e mi ha dato l’impressione di grande vitalità. Non posso fare a meno di dire che mi è sembrato molto meglio, e di gran lunga, di quel poveretto di Bonomi. Abbiamo parlato fino alle tre e mezzo. Orlando si è detto pessimista del prossimo futuro, ma fiducioso che poi l’Italia finirà per riaversi. Pensa, inoltre, che il comunismo nella sua veste marxista non durerà, ma dovrà adattarsi all’indole italiana oppure, a lungo andare, finirà per afflosciarsi. (…)”.

FRONTE ITALIANO
Azioni dei partigiani

Alle prime luci del giorno, a Reggio Emilia, sui muri degli edifici cittadini appare questo stupefacente manifesto redatto dalla propaganda nazista: “Sono già state prese disposizioni in merito all’avanzata del nemico. Esso sarà fermato prima di avere raggiunto la città. Nessuna ragione perciò di preoccuparsi. Eseguite il vostro lavoro ordinatamente in modo da assicurare la vita normale della città. Questo è solamente nel vostro interesse. Non date ascolto ai pettegolezzi che derivano da agenti del nemico. Chi cerca di disturbare la vita normale della città, chi non vuole sottomettersi alle disposizioni militari e chi cerca di fare del sabotaggio o di saccheggiare, dovrà subirne le conseguenze e sarà punito immediatamente nel modo più duro”.
Alle 13, le forze partigiane giungono a ridosso della città, nei pressi di San Maurizio. Le Fiamme Verdi, in compagnia di reparti garibaldini (aggregati al battaglione alleato), stanno facendo capolino alle “Due Maestà”, mentre tre colonne delle SAP montagna attaccano e espugnano Rivalta. La città dalla parte sud è ormai accerchiata ma infestata di franchi tiratori fascisti.

Nella foto, nella piazza Vittorio Emanuele di Reggio, i partigiani sono in azione per snidare gli ultimi “cecchini”.

Provincia di Parma
– Continuano gli attacchi partigiani nella valle del Taro. La brigata Copelli, che oggi libera Noceto, è anche la prima, insieme alla brigata Forni a congiungersi con gli alleati sulla via Emilia ormai preclusa ai tedeschi. Frattanto grossi reparti nazisti, scendendo in fuga lungo la valle del Taro, si vanno concentrando verso Fornovo, con l’intento di ripiegare verso Piacenza lungo itinerari secondari. Delle forze che stanno avvicinandosi combattendo alla città, la CXLIII^ brigata Franchi è stata accerchiata da un grosso reparto nemico e soltanto all’alba, dopo una notte di fuoco, è riuscita a sfondare e riprendere la sua lenta, contrastata marcia. Oggi, finalmente, la divisione Ricci inizia una serie di attacchi sul perimetro della città. Un battaglione della Pablo si scontra con una colonna nemica a Fontanini e a colpi di bazooka fa fuori alcuni mezzi corazzati e un pezzo di artiglieria semovente. La III^ Iulia preme alle porte di Parma, muovendo da Mariano, impedita tuttavia ad entrarvi dal deflusso continuo della CXLVIII^ divisione di fanteria tedesca e dai resti della XC^ divisione motorizzata.

Provincia di Piacenza – Viene emesso oggi l’ordine di operazione del comando tredicesima zona per l’ultima spallata e ha per oggetto: “Attestamento per marcia di avvicinamento su Piacenza. In seguito agli ordini ricevuti e alle informazioni pervenute, si prevede che l’occupazione della città di Piacenza da parte delle forze partigiane sia imminente. Pertanto si dispone: il comando della divisione Piacenza provveda affinché l’VIII^ e la I^ brigata marcino subito su due colonne rispettivamente su Gossolengo e Gragnanino. Il comando della divisione Val Nure punti con tre brigate su Ciavernasco, Settimo, Podenzano. La divisione Val d’Arda su due colonne punti su San Giorgio e montanaro e presidi Fiorenzuole, Cadeo e Pontenure”.

L’odierna liberazione di Aulla da parte dei partigiani permette agli americani della 93^ divisione di avanzare senza colpo ferire.

A Milano, la sera, la III^ brigata Garibaldi attacca una caserma fascista in periferia, e gli operai delle fabbriche scendono in lotta, prima di tutte la Pirelli. Nella notte sul 25, la “Matteotti” attacca il parco dei carri armati alla Fiera Campionaria.

Il comando del CLN di Torino riceve la notizia che gli alleati hanno varcato il Po presso Mantova e dirama l’ordine cifrato in cui si stabilisce per il 26 all’una l’inizio dell’insurrezione, d’accordo con il colonnello Stevens, capo della missione militare inglese, che ha assicurato una rapida avanzata delle truppe alleate sulla Genova – Torino e sulla Piacenza – Torino. Diramato l’ordine, il comando Alleato del XV gruppo di armate comunica invece che, data la presenza delle truppe del generale Schlemmer, è opportuno rinviare l’insurrezione. Il colonnello Stevens, dal canto suo, dirama istruzioni analoghe alle formazioni partigiane.

A Genova: l’insurrezione inizia all’alba con la fucileria. Alle 10, Municipio, telefoni, Questura carceri sono in mano ai Volontari, alle SAP e al popolo insorto. I tedeschi sono bloccati da interruzioni stradali, ferroviarie e telegrafiche. In piazza De Ferrari perdono tre cannoni e due autocarri di munizioni. Al prezzo di decine di morti la città vecchia è sgombrata dai tedeschi, che non hanno più via d’uscita. Alle 18, i tedeschi fanno un nuovo tentativo di patteggiare lo sgombero della città; non pensano minimamente di doversi arrendere a dei partigiani, nemmeno con l’onore delle armi. Respinte le proposte, la battaglia riprende durissima; le formazioni volontarie non hanno ancora potuto ammassarsi e scendere dalle valli a dar man forte. Gli alleati distano 100 km. Gli ospedali della città rigurgitano di feriti. Le sacche nemiche sono numerose e ancora tenacissime. Grossi reparti tedeschi sono segnalati ormai a Chiavari! Adesso Meinhold minaccia il bombardamento di Genova dai forti e dal porto. Nella notte, però, grazie all’intervento dell’Arcivescovo presso il console tedesco, viene stornato il pericolo, anche dietro la minaccia dei Volontari di immediate rappresaglie sui prigionieri tedeschi.

Il comando generale delle Brigate Garibaldi, a seguito delle notizie provenienti da Genova, emana l’ordine di attacco dal Veneto al Piemonte.

Settore Tirrenico
La 92^ divisione riceve l’ordine di procedere verso Genova. Le truppe alleate entrano in: Ceserano, Fosdinovo e Rometta in provincia di Apuania e conquistano La Spezia.

Settore Centrale e Adriatico
Il IV Corpo punta sull’aeroporto di Villafranca, a sud di Verona. Reggio Emilia viene raggiunta dai reparti della 34^ divisione. Anche il XIII e il V Corpo britannico (VIII Arm.) riescono a stabilire alcune teste di ponte oltre il Po, rispettivamente a Baiaba e Sienta, e a ovest di Pontelagoscuro.







Nella foto: esultanza nelle strade di Reggio Emilia per la liberazione della città.





 



Le truppe alleate entrano in: Baiso, Cadelbosco di Sopra, Calerno, Casina, Guastalla, Novellara, Poviglio e Regnano in provincia di Reggio Emilia; Bondenò in provincia di Ferrara e Ostiglia in provincia di Mantova.
 

Nelle foto fanti della 34^ divisione che attraversano Modena e che si preparano a traghettare il Po’ di Volano con i pontoni apprestati da un reparto del “Cremona”.










Nella foto i resti di una colonna tedesca sulla riva meridionale del Po presso Felonica (MN).



 

 






STORIA POSTALE del 24 aprile
 

 

Due cartoline postali VINCEREMO affrancate regolarmente 1,20 per fuori distretto
 

 

Biglietto postale 0,50 Imperiale regolarmente affrancato 2,00 come lettera fuori distretto con ACS di Roma e, a destra, cartolina illustrata affrancata regolarmente 1,20
 

 

Piego come lettera nel distretto di Firenze (1,00) raccomandata aperta (+2,40) con ACS di Firenze. A fianco una lettera espressa fuori distretto regolarmente affrancata 7,00 con una bella affrancatura.
 

 

Una cartolina postale VINCEREMO affrancata regolarmente 1,20 che presenta una coppia del 0,30 Imperiale sovrastampato PM piuttosto raro e una cartolina commerciale da Siena a Livorno

 


mercoledì 25 aprile 1945

TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
Arriva un debole raggio di luce. Parrilli, Husmann e Waibel tornano da Dulles che li informa di avere ricevuto un telegramma ad Alexander con il quale gli comunica che sta sforzandosi di riaprire le porte già chiuse, ma la decisione di far ricevere i tedeschi non dipende da lui ma da un’autorità superiore. Alexander chiede quindi di trattenete i parlamentari tedeschi e di aspettare ulteriori notizie.
La reazione a quest’annuncio è sconcertante; mentre Waibel vi vede un motivo di ottimismo, Wenner e von Schweinitz si indignano mentre Wolff rimane abbastanza calmo.
Dopo pranzo, tutti finiscono per essere d’accordo sull’opportunità che Wolff ritorni al suo quartier generale, per tenere sotto controllo la situazione e, eventualmente, per decidere la cessazione delle ostilità mediante un atto unilaterale.
Prima di lasciare Dorenbach, Wolff scrive una delega in cui conferisce al suo aiutante Wenner i pieni poteri per la resa: Wenner potrà firmare accordi vincolanti a nome di Wolff (che occorre ricordare, ricopre l’alta carica di capo delle SS e della polizia oltre ad essere generale plenipotenziario della Wehrmacht in Italia). Sostanzialmente e formalmente i pieni poteri sono illimitati. Wenner e von Schweinitz, però, vorrebbero tornare in Italia con Wolff. Sostengono che quando e se gli Alleati si degneranno di chiamarli, in quel momento torneranno in Svizzera. I mediatori svizzeri, preoccupati dal fatto che la loro assenza sul territorio svizzero al momento del bisogno, potrebbe essere fonte di nuove complicazioni, insistono perché entrambi restino dove sono, pronti a partire per Caserta. Wolff approva questa preoccupazione e ai due “giovani leoni” dice che devono ancora pazientare.

Con il treno della sera, il dottor Husmann accompagna Wolff fino alla frontiera italiana. Wolff giunge così al posto di Comando di Cernobbio verso mezzanotte e invia in Svizzera il seguente messaggio:

1. Il comandante in capo sudovest (Vietinghoff) e il Gauleiter Hofer sono nel nuovo quartier generale di Bolzano. Il capo di S.M. generale Rottiger e l’ambasciarore Rahn rimangono per il momento ancora al vecchio quartier generale (Fasano). Una parte del mio S.M. si è già trasferita a Bolzano.

2. Il fuoco d’artiglieria nemico è situato a Verona ed a sud di Peschiera.

3. I partigiani occupano la pianura tutt’intorno e hanno occupato anche due campi d’aviazione presso Bergamo. C’è rischio di uno sbarco aereo alleato.

4. Il Duce è a Como, e questo pomeriggio ha trattato tre ore con il cardinale Schuster sulla possibilità di una pace che preveda le nostre clausole d’onore.

5. Aspetto di mettermi in collegamento con von Vietinghoff e Hofer (a Bolzano) e Rottiger e Rahn (a Fasano).

6. Data la presenza di partigiani, potrò proseguire in auto solo domani, sotto forte scorta.

7. Prossimo rapporto della situazione fra un’ora (00,30 ora svizzera o 1,30 ora tedesca). Pregasi inviare notizie da Lucerna.

Purtroppo da Lucerna non c’è niente di nuovo da comunicare; durante tutta la giornata non sono giunti messaggi ne da Caserta ne da Washington.

BOMBARDAMENTI ALLEATI
Nella provincia di Reggio Emilia, per i bombardamenti aerei, le vittime sono state in tutto 296 (fra morti e feriti).

AZIONI DEI PARTIGIANI
Nella foto Garibaldini a Genova della formazione “Cichero” ormai padroni della piazza.

Milano - Il CLNAI, in seduta plenaria, emana il decreto che sancisce l’insurrezione generale in tutto il Nord assumendo i pieni poteri civili e militari “in nome del popolo italiano e quale delegato del governo italiano” e dichiara “lo stato di eccezione in tutto il territorio di sua competenza. Con altri due decreti, sull’amministrazione della giustizia e sulla “socializzazione”. Con il primo istituisce i Tribunali di guerra, precisa le funzioni delle Commissioni di giustizia, delle Corti d’Assise del popolo, dei Tribunali di guerra durante lo stato di emergenza e indica i reati e le pene.
L’articolo 1 recita:
I membri del governo fascista e i gerarchi colpevoli di aver contribuito alla soppressione delle garanzie istituzionali, di aver distrutto le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesso e tradito le sorti del paese e di averlo condotto all’attuale catastrofe, sono puniti con la pene di morte e nei casi meno gravi con l’ergastolo”.
L’articolo 7 dice:
“Chiunque, posteriormente all’8 settembre, abbia commesso o commetta delitti contro la fedeltà e la difesa militare dello Stato con qualunque forma di intelligenza o collaborazione con il tedesco invasore e con le forze nazifasciste, è punito secondo le leggi militari di guerra vigenti all’8 settembre. Sono altresì puniti secondo tali leggi coloro che al servizio delle suddette forze abbiano prestato opera di repressione dell’attività svolta a favore della causa di liberazione nazionale e abbiano commesso atti di atrocità o di rappresaglia”.
Tra l’altro, assicura anche il trattamento di prigionieri di guerra ai soldati germanici.
Con il decreto “Della socializzazione”, abroga il decreto legislativo fascista “sulla pretesa socializzazione delle imprese” e sancisce l’istituzione dei consigli di gestione.
La città insorge, le SAP stanno avanzando dalla periferia verso il centro e raggiungono la linea della circonvallazione. Il generale Faldella assume il comando della piazza nell’ambito del Comitato di Liberazione Nazionale.
I partigiani occupano importanti nodi stradali in Piemonte e Lombardia. Insurrezione a Saronno (vedi foto). Insorge anche Schio (1).
………..
(1) Dove la battaglia per la sua liberazione si protrarrà fino al 29.

Anche a Vercelli iniziano i combattimenti per la sua liberazione.

Insurrezione partigiana anche a Novara.

Nel Pontremolese è liberata Bagnone.

In molte zone vengono presi accordi locali fra tedeschi e le formazioni partigiane: i tedeschi saranno controllati ma i loro movimenti, di ritirata, non saranno ostacolati. Invece tutti gli appartenenti alle formazioni della RSI saranno trattenuti. I tedeschi non fanno alcun gesto per aiutare l’ex alleato.

Provincia di Parma – Continuano gli attacchi partigiani nella valle del Taro. Il Comando Unico, che ha capito l’intenzione dei nazisti di ripiegare verso Piacenza dopo il concentramento a Fornovo, attua, sulla sinistra del Taro e del Ceno uno schieramento di 1500 uomini impiegando la LXXVIII^ brigata SAP, la CXXXV^ brigata Baribaldi, reparti della brigata Copelli e la brigate Barbagatto e Siligato. Intanto, nella notte sul 25, il comandante della Julia entra in Parma con un’autoblindo inglese, punta esplorante delle colonne alleate che stanno avanzando sulla via Emilia e prende contatto con i combattenti della brigata Parma Vecchia che già controllano l’intera città.

Provincia di Piacenza – Le formazioni partigiane stanno avvicinandosi agli obiettivi prefissati per la conquista della città.

Genova – Al mattino, con un attacco disperato, le SAP di Sestri e di Voltri espugnano Castello Raggio e stabiliscono i collegamenti con le varie zone rivierasche liberatesi il 24. Altre posizioni sono conquistate dalle formazioni cittadine; con esse la stazione radio di Granarolo, che diffonde nel mondo la notizia di Genova libera. Ma la situazione è ancora precaria. Ed ecco che Meinhold chiede di trattare! Alle 20 è firmata la resa a discrezione delle forze tedesche, è senza condizioni: consegna al comando del CLN 6.000 uomini del presidio cittadino e 12.000 delle postazioni sull’Appennino ligure.
L’insurrezione di Genova costituisce l’unico esempio di tutta la seconda guerra mondiale, in tutti i fronti, in cui un corpo di esercito, forte e organizzato, si sia arreso a “insorti irregolari”. Effettivi nemici per circa una divisione erano stanziati in città e nei paraggi; aliquote di tedeschi e repubblichini anche nel porto. Batterie di cannoni di ogni calibro dominavano la città dalle alture.

A Venezia, i tedeschi sono costretti a consegnare il porto ai partigiani. Potrà essere recuperata buona parte della flotta italiana (un quarto del totale delle navi superstiti alle distruzioni della guerra).

A Torino si registra oggi un episodio inspiegabile (che non sarà chiarito in sede storica). Il comandante partigiano Barbato, che si è attestato con le forze dell’VIII^ zona sulla riva del Po, ventiquattr’ore dopo aver ricevuto l’ordine di eseguire il piano previsto, alle 21, riceve un messaggio, su carta intestata del Comando militare regionale piemontese, contenente la tassativa disposizione di “non procedere verso gli obiettivi della città” e di restare in attesa di nuovi ordini. Gli obiettivi sono alcune caserme dove si sono asserragliati fascisti e tedeschi (una, in via Asti, è il famigerato luogo di detenzione e tortura della GNR comandata dal colonnello Cabras). I SAP delle fabbriche sono a loro volta assediati da miliziani fascisti e da reparti tedeschi che usano anche armi pesanti, cannoni e mortai. I tedeschi possono contare su 13.000 uomini dotati di mezzi corazzati. Ad ispirare l’ordine sospensivo dell’attacco partigiano sembra sia stato il colonnello Stevens, alto ufficiale britannico comandante della missione alleata. Resta da sapere se Stevens ha voluto fermare i partigiani alle porte della città per farvi giungere prima gli truppe alleate o per timore di una strage tra la popolazione, dato che due divisioni tedesche, la 34^ e la 5^, con a capo il generale Schlemmer, con 35.000 uomini, carri armati e artiglierie, sta avvicinandosi al capoluogo piemontese.

A Reggio Emilia, parzialmente già in mano alle forze partigiane, alle 16,45, anticipando di oltre due ore l’arrivo delle forze alleate, entra in città anche la XXVI^ brigata congiuntamente alle Fiamme Verdi (comandante da don Domenico Orlandini), alle SAP di montagna e al “battaglione alleato”. Queste formazioni vengono prese di mira, fra Porta Castello e San Pietro, dalle prime raffiche dei franchi tiratori, che causano la morte e il ferimento di alcuni partigiani, di civili e di alleati. Alle 16,50 la Fiamma Verde Giorgio Morelli (“Il solitario”), sale sulla torre del Bordello e vi innalza il tricolore.
 

Nella foto un mitragliere partigiano aspetta al varco gli “snipers” annidati nel palazzo di fronte in una via di Reggio Emilia. Nell’altra foto gli alleati entrano in Parma.

Nella provincia di Reggio Emilia, dall’8 settembre 1943 ad oggi, per rappresaglie nazifasciste, per deportazioni e per azioni belliche varie sono morti 1220 civili. I partigiani morti in combattimento sono stati 530 di cui 15 stranieri.

DA TUTTI I FRONTI
La 10^ divisione di montagna (IV° Corpo della V^ arm.) conquistano l’aeroporto do Villafranca (VR) mentre elementi della 3^ divisione, sempre del IV° Corpo, entrano in Parma. I tedeschi, in ritirata, fanno saltare tutti i nove ponti sull’Adige che attraversano l’abitato di Verona poco prima dell’arrivo degli elementi della 88^ divisione (II° Corpo). Nel settore dell’VIII^ Armata, la 56^ divisione e il gruppo da combattimento Cremona attraversano il Po presso Polesella e nei pressi della costa adriatica. Per primo quello più a valle, quello della ferrovia, poi tutti gli altri. Alle 22,30 salta in aria la polveriera di Corrobbio di Negarine, a pochi chilometri della città, provocando danni ingenti. Le truppe alleate stanno dilagando. Fra le tante località occupate oggi: Aulla (AU), Sassella, Ovada, Pontedecimo, San Quirico e le città di Mantova, Parma e Reggio Emilia.

 

STORIA POSTALE del 25 aprile
 

 

Lettera per gli USA affrancata in eccesso di 1,00 e lettera raccomandata affrancata con un blocco di 0,25 Imperiale.
 

 

Ancora una raccomandata da Reggio Calabria a Roma con una affrancatura composta da una striscia verticale di cinque del 0,30 Roma, un 0,50 Lupa di Bari e una coppia di 1,75 Imperiale sovrastampata 2,50. A fianco una cartolina postale VINCEREMO regolarmente affrancata 1,20 con aggiunti tre 0,10 PM, piuttosto infrequenti, e un 0,60 Roma, ACS non individuabile.
 


 

 

 

 

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