martedì 24 aprile 1945
TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
Nelle prime ore del mattino, Dulles spedisce un telegramma a
Caserta descrivendo la nuova situazione e rendendo noto il contenuto
della delega concessa a Wolff da von Vietinghoff. Wolff, nel frattempo,
che si trova nella tenuta di Waibel a Dornbach con gli altri due
ufficiali tedeschi (Wenner e von Schweinitz), sta dando grandi segni di
impazienza. Solo questa mattina Waibel consegna a Wenner il telegramma
che Himmler ha inviato ieri a Wolff. Impressionato, Wenner lo fa leggere
al generale che, lettolo, glielo riconsegna e sorridendo dichiara, al
suo sbalordito aiutante: “Lo sa che non accettiamo più ordini da
Berlino!”
La giornata trascorre senza che giunga una risposta da Caserta. Gli
animi stanno diventando sempre più tesi ed impazienti.
DAL DIARIO DI PUNTONI
“Vado a Napoli per sistemare alcune difficoltà relative al trasferimento
a Villa Maria Pia della casa di Sua Maestà. Mi incontro con il
colonnello Pennycuik, comandante della zona meridionale. Il colonnello
esagerando le difficoltà assuntesi dai comandi alleati per il
trasferimento, vorrebbe che questo fosse effettuato con un apparato di
forze alleate certamente poco gradito a S.M. Raggiungiamo l’accordo su
alcuni punti essenziali: 1) che avrei fatto sapere con 24 ore di
anticipo il giorno e l’ora della partenza del Sovrano da Raito; 2) che
per parte alleata non sarebbero intervenuti nel trasferimento che due
motociclisti, uno avanti e uno dietro l’autovettura reale; 3) che una
volta entrato il Sovrano a Villa Maria Pia tutta la responsabilità della
sua sicurezza sarebbe ricaduta su di me e sui carabinieri ai miei
ordini.
Alle 18 riferisco a S.M. sulla mia opera e riesco a convincerlo, non
senza fatica, ad accettare i due motociclisti alleati”.
DAL DIARIO DI MACMILLAN
Dalla zona operazioni a Roma – “Sono partito dal campo di Imola alle
sette e mezzo, e sono andato in auto a Forlì dove ho fatto salire
Stewart Browne. Poi siamo andati all’aeroporto e con un Expeditor
(prestato dal generale McCreery) siamo decollati per fare poi sosta a
Fano. Ero stato informato che Michael Baillie era ricoverato in ospedale
a Pesaro. Avevo dato disposizioni perché mi fosse fatta trovare un’auto
a Fano e così ho potuto portarmi a Pesaro, dove Michael era proprio
all’ospedale e l’ho reperito senza difficoltà. Gli è tornato un attacco
di malaria, ma per il resto, mi è sembrato che non stesse tanto
male.(…).
Finalmente alle undici e mezzo abbiamo decollato da fano giungendo a
Roma un’ora dopo. Il giro che ho fatto è stato veramente molto
piacevole; tutti hanno avuto per me somma cortesia e mi hanno aiutato in
ogni modo.
All’una e un quarto, sir John Serrao ha portato a colazione il vecchio
Orlando. Non c’erano altri invitati. Debbo dire che quel vecchio mi è
molto piaciuto. Ha ottantaquattro anni e mi ricorda moltissimo Lloyd
George. E’ siciliano (Loyd George era gallese) e così è un po’ diverso
dal solito tipo italiano e anche nel modo di pensare ha un che di
particolare. Inoltre, possiede molto humour e mi ha dato l’impressione
di grande vitalità. Non posso fare a meno di dire che mi è sembrato
molto meglio, e di gran lunga, di quel poveretto di Bonomi. Abbiamo
parlato fino alle tre e mezzo. Orlando si è detto pessimista del
prossimo futuro, ma fiducioso che poi l’Italia finirà per riaversi.
Pensa, inoltre, che il comunismo nella sua veste marxista non durerà, ma
dovrà adattarsi all’indole italiana oppure, a lungo andare, finirà per
afflosciarsi. (…)”.
FRONTE ITALIANO
Azioni dei partigiani
Alle prime luci del giorno, a Reggio Emilia, sui muri degli
edifici cittadini appare questo stupefacente manifesto redatto dalla
propaganda nazista: “Sono già state prese disposizioni in merito
all’avanzata del nemico. Esso sarà fermato prima di avere raggiunto la
città. Nessuna ragione perciò di preoccuparsi. Eseguite il vostro lavoro
ordinatamente in modo da assicurare la vita normale della città. Questo
è solamente nel vostro interesse. Non date ascolto ai pettegolezzi che
derivano da agenti del nemico. Chi cerca di disturbare la vita normale
della città, chi non vuole sottomettersi alle disposizioni militari e
chi cerca di fare del sabotaggio o di saccheggiare, dovrà subirne le
conseguenze e sarà punito immediatamente nel modo più duro”.
Alle
13, le forze partigiane giungono a ridosso della città, nei pressi di
San Maurizio. Le Fiamme Verdi, in compagnia di reparti garibaldini
(aggregati al battaglione alleato), stanno facendo capolino alle “Due
Maestà”, mentre tre colonne delle SAP montagna attaccano e espugnano
Rivalta. La città dalla parte sud è ormai accerchiata ma infestata
di franchi tiratori fascisti.
Nella foto, nella piazza Vittorio Emanuele di Reggio, i partigiani
sono in azione per snidare gli ultimi “cecchini”.
Provincia di Parma – Continuano gli attacchi partigiani nella valle
del Taro. La brigata Copelli, che oggi libera Noceto, è anche la prima,
insieme alla brigata Forni a congiungersi con gli alleati sulla via
Emilia ormai preclusa ai tedeschi. Frattanto grossi reparti nazisti,
scendendo in fuga lungo la valle del Taro, si vanno concentrando verso Fornovo, con l’intento di ripiegare verso Piacenza lungo itinerari
secondari. Delle forze che stanno avvicinandosi combattendo alla città,
la CXLIII^ brigata Franchi è stata accerchiata da un grosso reparto
nemico e soltanto all’alba, dopo una notte di fuoco, è riuscita a
sfondare e riprendere la sua lenta, contrastata marcia. Oggi,
finalmente, la divisione Ricci inizia una serie di attacchi sul
perimetro della città. Un battaglione della Pablo si scontra con una
colonna nemica a Fontanini e a colpi di bazooka fa fuori alcuni mezzi
corazzati e un pezzo di artiglieria semovente. La III^ Iulia preme alle
porte di Parma, muovendo da Mariano, impedita tuttavia ad entrarvi dal
deflusso continuo della CXLVIII^ divisione di fanteria tedesca e dai
resti della XC^ divisione motorizzata.
Provincia di Piacenza – Viene emesso oggi l’ordine di operazione
del comando tredicesima zona per l’ultima spallata e ha per oggetto:
“Attestamento per marcia di avvicinamento su Piacenza. In seguito agli
ordini ricevuti e alle informazioni pervenute, si prevede che
l’occupazione della città di Piacenza da parte delle forze partigiane
sia imminente. Pertanto si dispone: il comando della divisione Piacenza
provveda affinché l’VIII^ e la I^ brigata marcino subito su due colonne
rispettivamente su Gossolengo e Gragnanino. Il comando della divisione
Val Nure punti con tre brigate su Ciavernasco, Settimo, Podenzano. La
divisione Val d’Arda su due colonne punti su San Giorgio e montanaro e
presidi Fiorenzuole, Cadeo e Pontenure”.
L’odierna liberazione di Aulla da parte dei partigiani permette agli
americani della 93^ divisione di avanzare senza colpo ferire.
A Milano, la sera, la III^ brigata Garibaldi attacca una caserma
fascista in periferia, e gli operai delle fabbriche scendono in lotta,
prima di tutte la Pirelli. Nella notte sul 25, la “Matteotti” attacca il
parco dei carri armati alla Fiera Campionaria.
Il comando del CLN di Torino riceve la notizia che gli alleati hanno
varcato il Po presso Mantova e dirama l’ordine cifrato in cui si
stabilisce per il 26 all’una l’inizio dell’insurrezione, d’accordo con
il colonnello Stevens, capo della missione militare inglese, che ha
assicurato una rapida avanzata delle truppe alleate sulla Genova –
Torino e sulla Piacenza – Torino. Diramato l’ordine, il comando Alleato
del XV gruppo di armate comunica invece che, data la presenza delle
truppe del generale Schlemmer, è opportuno rinviare l’insurrezione. Il
colonnello Stevens, dal canto suo, dirama istruzioni analoghe alle
formazioni partigiane.
A Genova: l’insurrezione inizia all’alba con la fucileria. Alle 10,
Municipio, telefoni, Questura carceri sono in mano ai Volontari, alle
SAP e al popolo insorto. I tedeschi sono bloccati da interruzioni
stradali, ferroviarie e telegrafiche. In piazza De Ferrari perdono tre
cannoni e due autocarri di munizioni. Al prezzo di decine di morti la
città vecchia è sgombrata dai tedeschi, che non hanno più via d’uscita.
Alle 18, i tedeschi fanno un nuovo tentativo di patteggiare lo sgombero
della città; non pensano minimamente di doversi arrendere a dei
partigiani, nemmeno con l’onore delle armi. Respinte le proposte, la
battaglia riprende durissima; le formazioni volontarie non hanno ancora
potuto ammassarsi e scendere dalle valli a dar man forte. Gli alleati
distano 100 km. Gli ospedali della città rigurgitano di feriti. Le
sacche nemiche sono numerose e ancora tenacissime. Grossi reparti
tedeschi sono segnalati ormai a Chiavari! Adesso Meinhold minaccia il
bombardamento di Genova dai forti e dal porto. Nella notte, però, grazie
all’intervento dell’Arcivescovo presso il console tedesco, viene
stornato il pericolo, anche dietro la minaccia dei Volontari di
immediate rappresaglie sui prigionieri tedeschi.
Il comando generale delle Brigate Garibaldi, a seguito delle notizie
provenienti da Genova, emana l’ordine di attacco dal Veneto al Piemonte.
Settore Tirrenico
La 92^ divisione riceve l’ordine di procedere verso Genova. Le truppe
alleate entrano in: Ceserano, Fosdinovo e Rometta in provincia di Apuania e conquistano La Spezia.
Settore Centrale e Adriatico
Il IV Corpo punta sull’aeroporto di Villafranca, a sud di Verona. Reggio
Emilia viene raggiunta dai reparti della 34^ divisione. Anche il XIII e
il V Corpo britannico (VIII Arm.) riescono a stabilire alcune teste di
ponte oltre il Po, rispettivamente a Baiaba e Sienta, e a ovest di
Pontelagoscuro.
Nella
foto: esultanza nelle strade di Reggio Emilia per la liberazione della
città.
Le truppe alleate entrano in: Baiso, Cadelbosco di Sopra, Calerno,
Casina, Guastalla, Novellara, Poviglio e Regnano in provincia di Reggio
Emilia; Bondenò in provincia di Ferrara e Ostiglia in provincia di
Mantova.
Nelle foto fanti della 34^ divisione che attraversano Modena e che si
preparano a traghettare il Po’ di Volano con i pontoni apprestati da un
reparto del “Cremona”.
Nella foto i resti di una colonna tedesca sulla riva meridionale del Po
presso Felonica (MN).
STORIA POSTALE del 24 aprile
Due cartoline postali VINCEREMO affrancate regolarmente 1,20 per fuori
distretto
Biglietto postale 0,50 Imperiale regolarmente affrancato 2,00 come
lettera fuori distretto con ACS di Roma e, a destra, cartolina
illustrata affrancata regolarmente 1,20
Piego come lettera nel distretto di Firenze (1,00) raccomandata aperta
(+2,40) con ACS di Firenze. A fianco una lettera espressa fuori
distretto regolarmente affrancata 7,00 con una bella affrancatura.
Una cartolina postale VINCEREMO affrancata regolarmente 1,20 che
presenta una coppia del 0,30 Imperiale sovrastampato PM piuttosto raro e
una cartolina commerciale da Siena a Livorno
mercoledì 25 aprile 1945
TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
Arriva un debole raggio di luce. Parrilli, Husmann e Waibel tornano da
Dulles che li informa di avere ricevuto un telegramma ad Alexander con
il quale gli comunica che sta sforzandosi di riaprire le porte già
chiuse, ma la decisione di far ricevere i tedeschi non dipende da lui ma
da un’autorità superiore. Alexander chiede quindi di trattenete i
parlamentari tedeschi e di aspettare ulteriori notizie.
La reazione a quest’annuncio è sconcertante; mentre Waibel vi vede un
motivo di ottimismo, Wenner e von Schweinitz si indignano mentre Wolff
rimane abbastanza calmo.
Dopo pranzo, tutti finiscono per essere d’accordo sull’opportunità che
Wolff ritorni al suo quartier generale, per tenere sotto controllo la
situazione e, eventualmente, per decidere la cessazione delle ostilità
mediante un atto unilaterale.
Prima di lasciare Dorenbach, Wolff scrive una delega in cui conferisce
al suo aiutante Wenner i pieni poteri per la resa: Wenner potrà firmare
accordi vincolanti a nome di Wolff (che occorre ricordare, ricopre
l’alta carica di capo delle SS e della polizia oltre ad essere generale
plenipotenziario della Wehrmacht in Italia). Sostanzialmente e
formalmente i pieni poteri sono illimitati. Wenner e von Schweinitz,
però, vorrebbero tornare in Italia con Wolff. Sostengono che quando e se
gli Alleati si degneranno di chiamarli, in quel momento torneranno in
Svizzera. I mediatori svizzeri, preoccupati dal fatto che la loro
assenza sul territorio svizzero al momento del bisogno, potrebbe essere
fonte di nuove complicazioni, insistono perché entrambi restino dove
sono, pronti a partire per Caserta. Wolff approva questa preoccupazione
e ai due “giovani leoni” dice che devono ancora pazientare.
Con il treno della sera, il dottor Husmann accompagna Wolff fino alla
frontiera italiana. Wolff giunge così al posto di Comando di Cernobbio
verso mezzanotte e invia in Svizzera il seguente messaggio:
1. Il comandante in capo sudovest (Vietinghoff) e il Gauleiter Hofer
sono nel nuovo quartier generale di Bolzano. Il capo di S.M. generale
Rottiger e l’ambasciarore Rahn rimangono per il momento ancora al
vecchio quartier generale (Fasano). Una parte del mio S.M. si è già
trasferita a Bolzano.
2. Il fuoco d’artiglieria nemico è situato a Verona ed a sud di
Peschiera.
3. I partigiani occupano la pianura tutt’intorno e hanno occupato anche
due campi d’aviazione presso Bergamo. C’è rischio di uno sbarco aereo
alleato.
4. Il Duce è a Como, e questo pomeriggio ha trattato tre ore con il
cardinale Schuster sulla possibilità di una pace che preveda le nostre
clausole d’onore.
5. Aspetto di mettermi in collegamento con von Vietinghoff e Hofer (a
Bolzano) e Rottiger e Rahn (a Fasano).
6. Data la presenza di partigiani, potrò proseguire in auto solo domani,
sotto forte scorta.
7. Prossimo rapporto della situazione fra un’ora (00,30 ora svizzera o
1,30 ora tedesca). Pregasi inviare notizie da Lucerna.
Purtroppo da Lucerna non c’è niente di nuovo da comunicare; durante
tutta la giornata non sono giunti messaggi ne da Caserta ne da
Washington.
BOMBARDAMENTI ALLEATI
Nella provincia di Reggio Emilia, per i bombardamenti aerei, le
vittime sono state in tutto 296 (fra morti e feriti).
AZIONI DEI PARTIGIANI
Nella foto Garibaldini a Genova della formazione “Cichero” ormai padroni
della piazza.
Milano - Il CLNAI, in seduta plenaria, emana il decreto che sancisce
l’insurrezione generale in tutto il Nord assumendo i pieni poteri civili
e militari “in nome del popolo italiano e quale delegato del governo
italiano” e dichiara “lo stato di eccezione in tutto il territorio di
sua competenza. Con altri due decreti, sull’amministrazione della
giustizia e sulla “socializzazione”. Con il primo istituisce i Tribunali
di guerra, precisa le funzioni delle Commissioni di giustizia, delle
Corti d’Assise del popolo, dei Tribunali di guerra durante lo stato di
emergenza e indica i reati e le pene.
L’articolo 1 recita:
“I membri del governo fascista e i gerarchi colpevoli di aver
contribuito alla soppressione delle garanzie istituzionali, di aver
distrutto le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesso e
tradito le sorti del paese e di averlo condotto all’attuale catastrofe,
sono puniti con la pene di morte e nei casi meno gravi con l’ergastolo”.
L’articolo 7 dice:
“Chiunque, posteriormente all’8 settembre, abbia commesso o commetta
delitti contro la fedeltà e la difesa militare dello Stato con qualunque
forma di intelligenza o collaborazione con il tedesco invasore e con le
forze nazifasciste, è punito secondo le leggi militari di guerra vigenti
all’8 settembre. Sono altresì puniti secondo tali leggi coloro che al
servizio delle suddette forze abbiano prestato opera di repressione
dell’attività svolta a favore della causa di liberazione nazionale e
abbiano commesso atti di atrocità o di rappresaglia”.
Tra l’altro, assicura anche il trattamento di prigionieri di guerra ai
soldati germanici.
Con il decreto “Della socializzazione”, abroga il decreto legislativo
fascista “sulla pretesa socializzazione delle imprese” e sancisce
l’istituzione dei consigli di gestione.
La città insorge, le SAP stanno avanzando dalla periferia verso il
centro e raggiungono la linea della circonvallazione. Il generale
Faldella assume il comando della piazza nell’ambito del Comitato di
Liberazione Nazionale.
I partigiani occupano importanti nodi stradali in Piemonte e Lombardia.
Insurrezione a Saronno (vedi foto). Insorge anche Schio (1).
………..
(1) Dove la battaglia per la sua liberazione si protrarrà fino al 29.
Anche a Vercelli iniziano i combattimenti per la sua liberazione.
Insurrezione partigiana anche a Novara.
Nel Pontremolese è liberata Bagnone.
In molte zone vengono presi accordi locali fra tedeschi e le formazioni
partigiane: i tedeschi saranno controllati ma i loro movimenti, di
ritirata, non saranno ostacolati. Invece tutti gli appartenenti alle
formazioni della RSI saranno trattenuti. I tedeschi non fanno alcun
gesto per aiutare l’ex alleato.
Provincia di Parma – Continuano gli attacchi partigiani nella valle del
Taro. Il Comando Unico, che ha capito l’intenzione dei nazisti di
ripiegare verso Piacenza dopo il concentramento a Fornovo, attua, sulla
sinistra del Taro e del Ceno uno schieramento di 1500 uomini impiegando
la LXXVIII^ brigata SAP, la CXXXV^ brigata Baribaldi, reparti della
brigata Copelli e la brigate Barbagatto e Siligato. Intanto, nella notte
sul 25, il comandante della Julia entra in Parma con un’autoblindo
inglese, punta esplorante delle colonne alleate che stanno avanzando
sulla via Emilia e prende contatto con i combattenti della brigata Parma
Vecchia che già controllano l’intera città.
Provincia di Piacenza – Le formazioni partigiane stanno
avvicinandosi agli obiettivi prefissati per la conquista della città.
Genova – Al mattino, con un attacco disperato, le SAP di
Sestri e di Voltri espugnano Castello Raggio e stabiliscono i
collegamenti con le varie zone rivierasche liberatesi il 24. Altre
posizioni sono conquistate dalle formazioni cittadine; con esse la
stazione radio di Granarolo, che diffonde nel mondo la notizia di Genova
libera. Ma la situazione è ancora precaria. Ed ecco che Meinhold
chiede di trattare! Alle 20 è firmata la resa a discrezione delle
forze tedesche, è senza condizioni: consegna al comando del CLN 6.000
uomini del presidio cittadino e 12.000 delle postazioni sull’Appennino
ligure.
L’insurrezione di Genova costituisce l’unico esempio di tutta la seconda
guerra mondiale, in tutti i fronti, in cui un corpo di esercito, forte e
organizzato, si sia arreso a “insorti irregolari”. Effettivi nemici per
circa una divisione erano stanziati in città e nei paraggi; aliquote di
tedeschi e repubblichini anche nel porto. Batterie di cannoni di ogni
calibro dominavano la città dalle alture.
A Venezia, i tedeschi sono costretti a consegnare il porto ai
partigiani. Potrà essere recuperata buona parte della flotta italiana
(un quarto del totale delle navi superstiti alle distruzioni della
guerra).
A Torino si registra oggi un episodio inspiegabile (che non sarà
chiarito in sede storica). Il comandante partigiano Barbato, che
si è attestato con le forze dell’VIII^ zona sulla riva del Po,
ventiquattr’ore dopo aver ricevuto l’ordine di eseguire il piano
previsto, alle 21, riceve un messaggio, su carta intestata del Comando
militare regionale piemontese, contenente la tassativa disposizione di
“non procedere verso gli obiettivi della città” e di restare in attesa
di nuovi ordini. Gli obiettivi sono alcune caserme dove si sono
asserragliati fascisti e tedeschi (una, in via Asti, è il famigerato
luogo di detenzione e tortura della GNR comandata dal colonnello Cabras).
I SAP delle fabbriche sono a loro volta assediati da miliziani fascisti
e da reparti tedeschi che usano anche armi pesanti, cannoni e mortai. I
tedeschi possono contare su 13.000 uomini dotati di mezzi corazzati. Ad
ispirare l’ordine sospensivo dell’attacco partigiano sembra sia stato il
colonnello Stevens, alto ufficiale britannico comandante della missione
alleata. Resta da sapere se Stevens ha voluto fermare i partigiani alle
porte della città per farvi giungere prima gli truppe alleate o per
timore di una strage tra la popolazione, dato che due divisioni
tedesche, la 34^ e la 5^, con a capo il generale Schlemmer, con 35.000
uomini, carri armati e artiglierie, sta avvicinandosi al capoluogo
piemontese.
A Reggio Emilia, parzialmente già in mano alle forze partigiane,
alle 16,45, anticipando di oltre due ore l’arrivo delle forze alleate,
entra in città anche la XXVI^ brigata congiuntamente alle Fiamme Verdi
(comandante da don Domenico Orlandini), alle SAP di montagna e al
“battaglione alleato”. Queste formazioni vengono prese di mira, fra
Porta Castello e San Pietro, dalle prime raffiche dei franchi tiratori,
che causano la morte e il ferimento di alcuni partigiani, di civili e di
alleati. Alle 16,50 la Fiamma Verde Giorgio Morelli (“Il solitario”),
sale sulla torre del Bordello e vi innalza il tricolore.
Nella foto un mitragliere partigiano aspetta al varco gli “snipers”
annidati nel palazzo di fronte in una via di Reggio Emilia. Nell’altra
foto gli alleati entrano in Parma.
Nella provincia di Reggio Emilia, dall’8 settembre 1943 ad oggi,
per rappresaglie nazifasciste, per deportazioni e per azioni belliche
varie sono morti 1220 civili. I partigiani morti in combattimento sono
stati 530 di cui 15 stranieri.
DA TUTTI I FRONTI
La 10^ divisione di montagna (IV° Corpo della V^ arm.) conquistano
l’aeroporto do Villafranca (VR) mentre elementi della 3^ divisione,
sempre del IV° Corpo, entrano in Parma. I tedeschi, in ritirata, fanno
saltare tutti i nove ponti sull’Adige che attraversano l’abitato di
Verona poco prima dell’arrivo degli elementi della 88^ divisione (II°
Corpo). Nel settore dell’VIII^ Armata, la 56^ divisione e il gruppo da
combattimento Cremona attraversano il Po presso Polesella e nei pressi
della costa adriatica. Per primo quello più a valle, quello della
ferrovia, poi tutti gli altri. Alle 22,30 salta in aria la polveriera di
Corrobbio di Negarine, a pochi chilometri della città, provocando danni
ingenti. Le truppe alleate stanno dilagando. Fra le tante località
occupate oggi: Aulla (AU), Sassella, Ovada, Pontedecimo, San Quirico
e le città di Mantova, Parma e Reggio Emilia.
STORIA POSTALE del 25 aprile
Lettera per gli USA affrancata in eccesso di 1,00 e lettera raccomandata
affrancata con un blocco di 0,25 Imperiale.
Ancora una raccomandata da Reggio Calabria a Roma con una affrancatura
composta da una striscia verticale di cinque del 0,30 Roma, un 0,50 Lupa
di Bari e una coppia di 1,75 Imperiale sovrastampata 2,50. A fianco una
cartolina postale VINCEREMO regolarmente affrancata 1,20 con aggiunti
tre 0,10 PM, piuttosto infrequenti, e un 0,60 Roma, ACS non
individuabile.
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