giovedì 26 aprile 1945
TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
All’una e trenta del mattino giunge in Svizzera il secondo messaggio di
Wolff:
1. E’ stato possibile parlare telefonicamente con il generale
Rottiger soltanto tramite varie stazioni intermedie. Nelle prime ore di
questa mattina anche Rottiger si trasferisce a Bolzano e lì mi attende
il più presto possibile.
2. Rahn si trasferisce a Merano questa notte; da domani a mezzogiorno si
tiene pronto a partire per Bolzano.
3. Anche il resto dello S.M. dell’alto capo delle SS e della polizia si
trasferisce a Bozano questa notte.
4. Dollmann non si è mosso da Bolzano. Pare stia venendo da me un
corriere con una lettera del generale feldmaresciallo Kesselring, che
dovrebbe contenere idee simili alle mie.
5. Altre notizie che eventualmente dovessero arrivare verranno trasmesse
con le stesse modalità domani mattina, poco prima della mia partenza”.
In Svizzera, alle 9 del mattino non sono pervenuti altri messaggi
di Wolff. Verso le 10, Zimmer telefona a Cernobbio da un posto di
frontiera tedesco, e viene a sapere che Wolff sta appunto per partire:
vuole cercare, con la scorta, di farsi largo nel territorio partigiano.
Invierà comunque un ultimo rapporto immediatamente prima di partire. Nel
frattempo si è saputo che reparti partigiani stanno avanzando verso la
frontiera svizzera; il loro arrivo è atteso di ora in ora.
A causa delle interruzioni partigiane i collegamenti stanno diventando
estremamente più difficili e questo rende sempre più dubbio che i vari
generali coinvolti nella trattativa possano incontrarsi per un colloquio
comune mirante ad iniziare un’azione comune e proclamare unilateralmente
l’armistizio.
I due generali tedeschi bloccati nella tenuta di Dorenbach, presso
Lucerna, stanno scalpitando. Basta la parola “Caserta” per eccitare i
due ufficiali: von Schweinitz dice a Waibel, chiaro e tondo, che se
dipendesse da lui, tornerebbe subito al fronte e che gli piacerebbe
moltissimo consegnare la propria delega ai giornali affinché questi,
pubblicandola, potessero mostrare all’opinione pubblica mondiale come si
sta prendendola in giro e quante vittime dovranno ancora essere
sacrificate inutilmente.
Giunge infine un altro messaggio di Wolff. Ha tentato, con la scorta
armata, di farsi largo in direzione di Bolzano, ma è stato costretto a
tornare a Cernobbio. Ora sta pensando di raggiungere Milano (dove i
reparti di protezione dello Standartenfuhrer Rauff si sono ben
fortificati in alcuni edifici pubblici), ma è molto dubbio che il nuovo
tentativo possa riuscire. Wolff si sta chiedendo adesso se deve
proclamare la resa da solo, senza il consenso del comandante in capo
sudovest, e accusa von Vietinghoff di essere lui il principale colpevole
di questa nuova situazione, perché è stato lui a rallentare i negoziati
per la resa.
Zimmer telefona a Cernobbio e apprende che nessuno sa più nulla della
sorte di Wolff; poi, nel corso del pomeriggio arriva un messaggio grave:
il contatto con Wolff è stato interrotto, il posto di comando a
Cernobbio ha veramente perso i contatti col generale. Le ultime notizie
dicono che il tentativo di Wolff di farsi strada verso Milano con la
scorta non è riuscito e, alcuni indizi, fanno pensare che sia stato
catturato dai partigiani. Waibel, nella sua qualità di ufficiale
dell’esercito svizzero, da subito istruzioni al capitano Bustelli
affinché cerchi, con ogni mezzo, di informarsi a Chiasso sulla sorte del
generale e su dove si trova, dicendogli anche che lui stesso sta per
andare in Ticino con il primo treno. Poi, Waibel, telefona a Gero von
Gaevernitz e gli chiede di raggiungerlo per andare insieme a Chiasso; la
sua presenza può essere preziosa in quanto esiste la possibilità di
trattare con le truppe o i comandi di collegamento americani che per
primi possono essere giunti alla frontiera. Dopo qualche esitazione, von
Gaevernitz accetta ma a condizione di poter essere presente come
spettatore ma non di partecipante. Waibel, von Gaevernitz e Bustelli
giungono a Chiasso alle 23 e trovano che nella fascia italiana di
frontiera la situazione si sta modificando si continuo; non è chiaro chi
ha il potere, nessuno sa esattamente quali zone sono in mano ai tedeschi
e quali ai partigiani. Comunque il servizio informazioni dei mediatori è
riuscito, nel frattempo, a sapere che Wolff è ancora a Cernobbio,
accerchiato dai partigiani.
Waibel è deciso a liberare Wolff, è lui l’anima della loro azione, la
possibilità di una resa è nata e deve cadere con lui. Così vengono
organizzati, in gran fretta e con circospezione, i preparativi per la
liberazione. Viene organizzata una squadra composta da: uno svizzero
(franco Livio), un americano (mr. Jones, noto ai partigiani come
“l’amico Scotti”), due ufficiali tedeschi, mandati incontro da Wolff e
alcuni partigiani italiani, che non conoscono il motivo del loro viaggio
e servono solo come scorta fino ai posti di guardia tedeschi. La squadra
di liberazione parte da Chiasso alle 24.
In giornata, anche il generale Rauff, con una scorta accompagnata da
vari carri armati e da pezzi di artiglieria cerca di andargli incontro
da Milano, ma, sotto gli attacchi partigiani che distruggono due carri
armati e vari pezzi di artiglieria, la scorta deve riconoscere che è
impossibile proseguire e fa ritorno a Milano.
Nel posto di comando di Cernobbio si sono rifugiati diversi capi
tedeschi e italiani, tra i quali anche il maresciallo Graziani,
comandante in capo delle forze neofasciste, e il generale
dell’aeronautica Bonomi. I partigiani non sanno di queste
presenze e, probabilmente, è stato proprio questo il motivo per cui non
hanno attaccato in forze e si sono limitati a circondarlo.
DALLA LUOGOTENENZA
Vengono radiati dai ruoli dell’esercito i generali in attesa di
procedimento penale per collaborazionismo con i tedeschi. Sono: Rodolfo
Graziani, Gastone Gambara, Enrico Adami Rossi e Mischi.
Respinta la domanda di grazia, la spia Federico Scarpato, condannato a
morte dall’Alta Corte di Giustizia, è stato fucilato oggi al Forte
Bravetta alle 14,30. Nelle ultime ore il condannato ha conferito con
parecchie delle vittime di via Tasso, chiedendo loro perdono e facendo i
nomi dei delatori con dichiarazioni scritte e firmate.
DAL DIARIO DI PUNTONI
“Alle ore 7 Sua Maestà la Regina lascia Raito accompagnata dal
colonnello De Buzzeccarini. Alle 9,30 parte S.M. il Re accompagnato da
me e dal colonnello Torella. Contrariamente a quanto stabilito nessun
motociclista alleato accompagna l’autovettura reale. Arriviamo a napoli
alle 11,15 e troviamo sulla soglia di Villa Maria Pia il colonnello
Pennycuik: evidentemente voleva essere certo che il Re entrasse incolume
nella sua nuova dimora.
Giornata di grandi avvenimenti. I tedeschi sono in piena ritirata
dall’Italia settentrionale. E’ scoppiata l’insurrezione nelle principali
città della Liguria, del Piemonte e della Lombardia: Genova, Torino,
Alessandria, Novara, Milano sono già in mano degli insorti. I tedeschi
si sarebbero in parte arresi e in parte si ritirerebbero
precipitosamente verso il Tirolo. Le truppe alleate hanno occupato
Verona”.
DAL DIARIO DI MACMILLAN
Da Caserta a Roma – “Alle dieci e mezzo, riunione politica dal
feldmaresciallo. Il punto più importante all’ordine del giorno (un
ordine del giorno molto lungo) era la Venezia Giulia. Non abbiamo ancora
istruzioni al riguardo. Dopo avere discusso a lungo, è stato lasciato
cadere il documento apprestato dal vice capo di stato maggiore (Lemnitzer),
la cui proposta era di occupare, in mancanza di istruzioni, tutta la
Venezia Giulia. Ho allora avanzato la proposta che il feldmaresciallo (a
meno che non abbia istruzioni che lo invitino a fare qualcosa di più per
motivi politici) si accontenti di provarsi a prendere Trieste e arrivare
alla linea Robertson (detta anche linea Wilson, del 1919). La linea può
essere difesa da attacchi di Tito e Stalin, adducendo che si tratta di
una necessità militare per garantire le comunicazioni alleate con
l’Austria. (…)”.
AZIONI DEI PARTIGIANI
Parte da Padova, sede del comando regionale veneto del CVL,
l’ordine di insurrezione per tutto il Veneto, mentre gli alleati
diramano direttive “per una più intensa azione disturbatrice” e, su
questo fronte, sta avanzando il gruppo italiano da combattimento
“Cremona”.
A
Genova, alle 9 del mattino, scatta il segnale del “cessate il fuoco”
fra le forze partigiane e gli uomini di Meinhold. Ma non è ancora
finita, alcuni Comandi tedeschi in sottordine rifiutano obbedienza e
torna così l’incubo del bombardamento della città. Il capitano di marina
Max Berninghaus non intende rispettare la resa di Meinhold e riunisce un
tribunale militare composto da alti ufficiali che dichiarano
Meinhold
traditore. Berninghaus si avvale di sommozzatori della X MAS per minare
il porto. Nel pomeriggio, alle 14, sono due cacciatorpediniere inglesi a
sparare sui forti. Giungono anche le prime colonne partigiane da fuori
città mentre, poco dopo, le avanguardie americane sono a Nervi, e
si stupiscono nel trovare i servizi pubblici funzionanti normalmente.
Milano - Il CLNAI, sempre in seduta plenaria, pubblica un
proclama in cui ribadisce l’ultimatum ai fascisti e dichiara di assumere
tutti i poteri (“Tutti i poteri al CLNAI!”) come “delegato del solo
governo legale italiano, in nome del popolo e dei Volontari della
libertà”. Così, senza aspettare le direttive degli Alleati, che
tardano a pervenire, l’insurrezione è proclamata. Le SAP raggiungono la
linea dei Navigli, mentre giungono in città le prime formazioni dell’Oltrepò
pavese e la Guardia di finanza occupa la prefettura in nome del CVL. La
resistenza incontrata è relativamente scarsa.
Nelle due foto: immagini dell’insurrezione e repubblichini catturati dai
partigiani a Milano
A Torino, il comandante Barbato si assume la responsabilità di ignorare
l’ordine sospensivo di attacco poi una seconda staffetta gli porta una
precisazione del CMRP: l’ordine delle 21 di ieri era falso, arrestare
chi lo ha portato come provocatore. Entrati in azione, i suoi uomini
investono e sopraffanno i posti di blocco periferici e iniziano azioni
per snidare il grosso delle truppe nemiche che ha costituito dei
capisaldi tra corso Vittorio Emanuele, via Arcivescovado, via XX
Settembre, e predisposto nidi di mitragliatrici un po’ dappertutto,
mentre una ventina di carri armati fanno la spola da un posto all’altro.
Barbato riesce anche a stabilire il collegamento con le SAP della zona
dell’Oltrepò, che è anche la prima ad essere liberata, e di salvare
dalla distruzione i ponti evitando il pericolo che la città venga divisa
in due. Il falso ordine ha però fermate altre formazioni facendo
ricadere il peso dell’insurrezione delle prime lunghe ore sugli operai
delle fabbriche che si sono trovati a dover respingere gli attacchi
delle truppe corazzate tedesche. Eligio Fina, operaio della Grandi
Motori, cade nel tentativo di immobilizzare un carro armato, alla Lancia
gli operai si difendono con le mitragliere da 20 mm; da tutte le
fabbriche escono le SAP a combattere per le strade contro i “Tigre.
Provincia di Parma – Le brigate partigiane stanno formando la sacca di Fornovo nella valle del Taro.
Nella foto i partigiani che entrano oggi in Parma
Provincia di Piacenza – Le formazioni partigiane stanno avvicinandosi
agli obiettivi prefissati per la conquista della città.
Partigiani titini entrano in Gorizia (vedi foto),è l’inizio del massacro
degli italiani; sempre giustificato dalla caccia ai fascisti.
ALLEATI
“La prima città (si presume che il riferimento sia alla sola
Emilia e Romagna) a essere stata liberata interamente dai patrioti
italiani è Modena”, afferma oggi il corrispondente di guerra John
Nixon dai microfoni della BBC. Se l’annuncio è lusinghiero per Modena,
non tiene conto che Forlì, Ravenna, Bologna, a loro volta hanno visto le
avanguardie partigiane precedere o preparare con l’insurrezione
l’ingresso delle forze alleate.
DA TUTTI I FRONTI
Alle 6 del mattino, poco prima dell’arrivo delle truppe alleate,
salta la grossa polveriera di Avesa a Verona. Nelle foto che seguono,
scattate oggi a Verona, si vedono gli effetti di una carica esplosiva
lasciata dai tedeschi in ritirata e due soldati tedeschi morti ai quali
sono state tolte le scarpe.
Il IV° e il II° Corpo della V Armata USA raggiungono e superano l’Adige
nelle zone di Verona e di Legnago, il XIII° Corpo (VIII Armata) a ovest
di Badia.
Altre località del nord raggiunte oggi dagli alleati, fra le
innumerevoli non individuabili, sono Valera, Vicofertile, Fara,
Rapallo, Nervi, Novi, Tortona, Broni, Busalla, Ronca di Negro e
Principe.
STORIA POSTALE del 26 aprile
Una cartolina postale Re
paglierino e una VINCEREMO regolarmente affrancate 1,20 da Firenze a
Napoli con ACS di Napoli e da Termoli (CB) a Lanciano (CH).
Piego tassa a carico come
manoscritti raccomandati 4,80 (2,40 manoscritti + 2,40 raccomandazione
aperta) affrancati con una coppia di 2,00 Imperiale con T di tasse e
quattro segnatasse da 0,20.
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