il tramonto di un regno









pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori

il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

12° Periodo dal 16 0ttobre 1944 al 26 aprile 1945.
Territorio a nord della linea del fuoco: Repubblica Sociale Italiana

Diciassettesima parte dal 12 al 19 aprile 1945
 


giovedì 12 aprile 1945

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Formazioni partigiane occupano e salvano la centrale elettrica di Teglia (La Spezia) minacciata di sabotaggio da parte delle forze tedesche in ritirata. Contemporaneamente entrano in azione le formazioni del versante emiliano: nel parmense liberano la Val di Taro fino a Fornovo, costringendo alla resa il presidio tedesco di Borgo Taro e facendo un ingente bottino di materiale bellica.

Provincia di Parma – Continuano gli attacchi partigiani nella valle del Taro.

Nella provincia di Reggio Emilia i tedeschi continuano l’attacco e cercano di distruggere la centrale di Ligonchio ma sono efficacemente contrastate da due forti brigate garibaldine: la XXVI e la CXLV.

Al Passo del Cerreto; nel Piacentino premono verso il Po, occupando la posizione di Castell’Arquato.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Nella provincia di Reggio Emilia, impiegando molti reparti in montagna in funzione anti partigiana, i tedeschi cercano, in pianura, di che sostentarli. A questo scopo compiono una gigantesca razzia: oltre 3000 capi di bestiame, che servono anche per trasferire grossi depositi di munizioni situati a Casoni di Luzzara. Agli uomini della RSI è stato assegnato, come sempre, il compito di guardiaspalle. Un incarico per il quale oggi, questi servi in camicia nera, sono già all’opera a Luzzara.



STORIA POSTALE del 12 aprile
 

 

Due pieghi dio ospedale: il primo raccomandato come lettera (affrancato 2,50) e l’altro come stampe con un 0.20 Monumenti Distrutti abbastanza infrequente in versione singola
 

 






Piego comunale come manoscritti
a tariffa ridotta per i Comuni con un bel bollo comunale di Vico Canavese (AO) con il fascio repubblicano





 

 




venerdì 13 aprile 1945

WOLFF VA DA BORGHESE
Il capo delle SS, Wolff, si reca al Quartier generale di Borghese, nei pressi di Brescia, e gli confida: “Vi devo comunicare che stiamo cercando di andarcene. Sparerete su di noi?” La X Mas del principe Valerio Borghese, schierata in funzione antipartigiana, forte di cinquantamila uomini, è la sola unità che i Tedeschi temono veramente. Borghese temporeggia; prima di tutto vuole una precisa assicurazione che nessun impianto industriale e portuale verrà distrutto dai Tedeschi nel corso della ritirata, assicurazione che Wolff dà personalmente e gli fa subito dare dall’ammiraglio Karl Doenitz, comandante in capo della Marina tedesca. A sua volta, il capo della Decima, deve promettere che nulla sarà rivelato a Mussolini.




STORIA POSTALE del 13 aprile
 

 

Probabile raccomandata doppio porto in quanto affrancata 3,50 (1,00 lettera + 1,00 doppio porto + 1,50 di raccomandazione); a fianco una cartolina commerciale da Villan Pellice (TO) a Ginevra regolarmente affrancata 0,75 come cartolina, censurata dalla Commissione Provinciale 33R di Torino
 

 

Lettera come manoscritti raccomandati regolarmente affrancata 2,70 (1,20 manoscritti + 1,50 di raccomandazione); a fianco una lettera da Pola (non frequente provenienza) a San Martino di Codroipo
 

 

Rara cartolina postale VINCEREMO con sovrastampa Repubblica Sociale Italiana e fascetto; inviata da Sanguinetto (VR) in Germania con una affrancatura complessiva di 1,10 (tariffa Germania 0,50 + 0,60 ?). Censurata in partenza dalla Commissione Provinciale di Verona 75R (visibili solo due bolli del censore 15, dovrebbe quantomeno essere transitata forse da Monaco (vedi bollo del censore 2334).

 




sabato 14 aprile 1945

I RAPPORTI CON L’ALLEATO SI FANNO TESI
GargnanoNella mattinata ha luogo una riunione (1) italo – tedesca presieduta da Mussolini. Oggetto dichiarato dell’incontro: l’esame del progetto del “ridotto alpino” in Valtellina.
Anfuso ha convinto Mussolini, piuttosto riluttante e scettico dell’opportunità di indirla, pur facendosi anche lui poche illusioni sulle probabilità di giungere a risultati concreti, ma non volendo rinunziare a questo ultimo tentativo di arrivare, attraverso un incontro delle più alte autorità militari e politiche dei due Paesi, ad un chiarimento delle rispettive posizioni e in particolar modo delle rispettive intenzioni, ad evitare ulteriori malintesi.

Alla riunione, oltre al maresciallo Graziani e ai Ministri Zerbino e Pavolini, ai Sottosegretari Barracu e Anfuso, sono presenti da parte tedesca i generali Vietinghoff (2) e Wolff con i rispettivi aiutanti di campo e l’ambasciatore Rahn. Presenzia anche Dolmann. Il generale Nicchiarelli, Capo di Stato Maggiore della GNR, viene chiamato soltanto ad un certo momento per fornire alcune informazioni tecniche.
Pavolini, appoggiato da Barracu, caldeggia la immediata costituzione del “ridotto alpino” ritenendo che potrebbe essere organizzato con mezzi e numero di uomini sufficienti per una valida e prolungata resistenza. Comunica di avere già fatto fare ricognizioni sul posto e predisposto l’invio di armi, munizioni e viveri, già in atto, nonché l’ordine di marcia per le forze fasciste che potranno usufruire con vantaggio di ricoveri a tipo di caverna già esistenti o facili da approntare in tale zona.

Graziani, agli accenni di Pavolini circa la partecipazione delle forze armate al “ridotto”, tiene a puntualizzare che le truppe alle sue dipendenze non potranno che agire secondo quanto sarà concordato al momento con l’Alto Comando Germanico. Sembra insomma considerare il progetto del “ridotto” come un’iniziativa politica alla quale egli intende mantenere estranee le Forze Armate. Dimostra chiaramente poco entusiasmo per il progetto di Pavolini e molto scetticismo sulle possibilità di portarlo a buon fine. Inoltre, uno studio preliminare condotto da suoi esperti ha dimostrato che il piano è inattuabile. Le casematte e le costruzioni della Prima Guerra sulle quali aveva riferito il generale Costa esistono sì, ma in condizioni pessime e prive di riscaldamento. Per di più la zona pullula di partigiani comunisti che hanno minacciato di far saltare le centrali elettriche del luogo, se i fascisti vi si accampassero.

Con segreta mortificazione di Mussolini, persino uno dei comandanti più fedeli, che ha ai suoi ordini la X Mas, il principe Valerio Borghese, abituato a parlargli chiaramente, si era dimostrato fermamente risoluto a non collaborare al piano. Come potrebbero ventimila uomini recarsi in Valtellina senza autocarri e senza carburante? E a questa obiezione aveva aggiunto, chiaro e tondo: “In qualsiasi momento Mark Clark voglia spianare la penisola come un tappeto, lo può fare, e in qualsiasi momento i partigiani vogliono farvi prigioniero, sono in grado di farlo”.
Vietinghoff dimostra altrettanto scetticismo sulla possibilità di concentrare, armare e mantenere in efficienza un così ingente numero di uomini. Non sembra molto convinto che il progetto, dal punto di vista militare, sia stato sufficientemente studiato. Né sembra ritenere che vi sia ormai tempo sufficiente per farlo.

Rahn accenna all’opportunità che il ridotto sia predisposto in modo tale da permettere un eventuale ripiegamento in Germania.
Wolff invece si associa, in tono minore ed affettando per il progetto ben poco interesse, alla tesi del generale Vietinghoff.
Mussolini non sa che Wolff, da oltre due mesi, sta trattando la resa in Svizzera con gli angloamericani e nessuno dei tre tedeschi ne parla minimamente. Wolff fa presente la situazione militare e suggerisce a Mussolini di usare come merce di scambio con gli angloamericani la legge sulla socializzazione, legge che Mussolini ha promesso di proclamare a Milano il 20 aprile. Wolff si offre anche per “fare qualche sondaggio per sapere quale prezzo gli americani sarebbero disposti a pagare affinché la socializzazione rimanga lettera morta” e non si stabilisca così un precedente che potrebbe creare in seguito delle noie ai capitali americani investiti nell’Italia settentrionale. Mussolini, dimostrandosi veramente interessato, esclama: “Ha ragione, generale, la sua è un’iniziativa nuova. Vero Anfuso?”. Anfuso, silenzioso fino a quel momento, accondiscende prontamente.
Per quanto riguarda il “ridotto in Valtellina”, dopo due ore, la riunione si scioglie lasciando ciascuno sulle proprie posizioni, senza che si sia addivenuti né ad un’intesa circa la linea di condotta da assumere di fronte agli avvenimenti che stanno precipitando, né ad un chiarimento circa le rispettive intenzioni (3).

Mussolini durante la riunione minaccia anche di fare di Milano “la Stalingrado d’Italia”.
………..
(1) Che sarà l’ultima.
(2) Che proprio oggi chiede al comando supremo il permesso di ritirarsi oltre il Po.
(3) Comunque, Pavolini continuerà a predisporre il “ridotto” nella zona di Sondrio senza che le forze armate italiane e tedesche si siano impegnate a partecipare in alcun modo all’iniziativa e senza che alcuno abbia dimostrato di condividere il suo entusiasmo e la sua fiducia per l’impresa, che infine non avrà un seguito adeguato alle aspettative.

Milano – Manifestazioni per l’italianità di Trieste da parte dei reduci che hanno combattuto in Croazia (vedi foto).

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Modena - La vendetta fascista alle manifestazioni contro la guerra delle donne di Concordia e Camposanto tenutesi il 9 e il 10 febbraio, attuata dalla brigata nera Pappalardo di Bologna al comando di Franz Pagliani, si è protratta fino ad oggi, giorno in cui la brigata si trasferisce altrove. Durante questo periodo la brigata nera ha operato 40 rastrellamenti nei quali sono state arrestate ben 800 persone. Di queste una trentina è stata massacrata nel solo comune di Concordia, mentre un centinaio hanno subito barbare torture. Nell’intento di rendere colpo per colpo, la brigata GAP Walter Tabacchi, guidata dal vice comandante Umberto Bisi (Omar) ha assaltato la caserma della Pappalardo a Concordia senza tuttavia riuscire a penetrarvi ne a porre fine alla spirale di rappresaglie.




STORIA POSTALE del 14 aprile
 

 

 

 

 

Piego di ospedale raccomandato affrancato 2,50 come lettera da Motta di Livenza (TV) a Torri di Mosto (VE)



 




 



domenica 15 aprile 1945

DEL MINISTERO DEGLI ESTERI
Anfuso, Sottosegretario agli Affari Esteri, ha mantenuto l’incarico di Ambasciatore a Berlino. Si trova oggi a Gargnano ed è molto inquieto perché dal Quartier Generale tedesco si insiste perché egli parta immediatamente per la capitale tedesca avendo Ribbentrop urgenza di conferire con lui. Anfuso non vorrebbe lasciare l’Italia, sia pure per pochi giorni, mentre si addensano tante nubi. Teme che la chiamata a Berlino sia stata provocata da Rahn e da Wolff per allontanarlo da Mussolini e avere così le mani più libere in un momento così delicato.

MUSSOLINI STA PER ANDARE A MILANO
Mussolini parla telefonicamente con Pavolini:

Pavolini: Duce, tutto è predisposto per il viaggio a Milano. Sarà un trionfo. Il popolo Vi attende.
Mussolini: Rimane dunque fissato per il 17.
Pavolini: Si, Duce. Bisogna però che i tedeschi conoscano questa data al più tardi possibile, in modo che siano colti di sorpresa.
Mussolini: D'accordo. Vi attendo domani.
Pavolini: Comandate, Duce.

I FASCISTI NON DEMORDONO
Milano
– Nonostante la precarietà della situazione militare al fronte, i fascisti tengono un raduno dei combattenti della Lombardia (vedi foto) che i quotidiani definiranno “grandioso”. Si parla di “infiammati discorsi” delle medaglie d’oro Gemelli e Bersani, di solidali manifestazioni di popolo per le vie. Mussolini invia un telegramma. Il vice segretario del partito, Romualdi, partecipa e legge un messaggio del segretario Pavolini che si duole di non poter partecipare essendo “impegnato, insieme ad alcuni nostri reparti, in un’operazione in corso”.

DELLE BRIGATE NERE
Parma
- La XXVII Brigata nera “Gavazzoli” pronuncia ed esegue oggi la sentenza di fucilazione alla schiena del maresciallo Ludovico Freschi, che da tempo stava svolgendo attività a favore del servizio informazioni militari presso il Comando Unico partigiano ed è per questo stato riconosciuto come partigiano.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Provincia di Piacenza
– Ha inizio oggi una battaglia fra le forze partigiane del Piacentino e 400 brigatisti neri della Leonessa di Mantova. Si svolge a Monticello, in val Luretta. I brigatisti attaccano un reparto della VII^ brigata, in tutto venticinque uomini agli ordini di Gino Cerri (“Cicogna”) che occupa il castello medievale e vigila sulla valle sottostante. Nottetempo, senza fare rumore, gli attaccanti iniziano con un fuoco micidiale e concentrico dei Panzerfaust. La loro superiorità di armamento e di numero è tale da rendere impensabile una difesa efficace da parte dei patrioti quindi i fascisti intimano la resa. Ma i partigiani rispondono con lo scherno e con le canzoni. Allora i fascisti stringono il cerchio e raddoppiano il volume di fuoco.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
A Sacile, reo di avere curato alcuni partigiani, Mario Meneghini, primario del reparto medicina dell’ospedale locale, viene prelevato e ucciso dai tedeschi.

Reggiolo Rolo (Reggio Emilia): in località Righetta cinque giovanissimi partigiani italiani delle Squadre Azione Patriottica (SAP) e due russi che operavano con loro, catturati dai brigatisti neri a Luzzara, dopo essere stati torturati, vengono fucilati nella notte sul 16.

Viene ucciso il partigiano Mondo Edmondo Rossi di Ornavasso (Val d’Ossola) (1).
…………
(1) Ornavasso Importante centro della Bassa Valdossola, considerato la culla della Div. "Valtoce". L'abitato subì già dal giugno 1944 diversi attacchi partigiani che ne danneggiano la linea ferroviaria. Durante il rastrellamento della Val Grande nel giugno 1944 nei dintorni del paese operarono elementi del II Btg. GNR e 6./SS-Pol.Rgt.15 i quali effettuarono rastrellamenti sulla parte sinistra della Valdossola.




STORIA POSTALE del 15 aprile

Nessun documento postale bollato in questa data reperito.





lunedì 16 aprile 1945

UNA VIA D’USCITA IN SVIZZERA
Anfuso
si reca a Gargnano a congedarsi da Mussolini che, sia pure a malincuore ha accettato di lasciarlo partire. Non si vuole d’altra parte che si possa pensare che egli si rifiuta di andare a Berlino mentre la città è in questo momento in pericolo. E’ comunque molto triste e contrariato di dover partire (1).
Nel pomeriggio, Anfuso, accompagnato da Mellini, va alla Foresteria del Ministero dell’Interno, a Gargnano, dove nel salone sono riuniti vari ministri della RSI. Ci sono quasi tutti oltre a Pavolini e Barracu. Manca il maresciallo Graziani.
Anfuso dice che, data la sua imminente partenza, vorrebbe che i Ministri facessero conoscere direttamente a Mellini le loro intenzioni circa i passi da svolgere presso il rappresentante del Governo svizzero (signor Troendle) per l’eventuale ingresso delle famiglie in Svizzera nel caso della costituzione del così detto “ridotto alpino” in Valtellina. Sono emerse varie discordanti opinioni. Alcuni hanno detto che avevano già provveduto per sistemare le loro famiglie in Italia e che non intendono perciò di farle partire per la Svizzera. Altri lasciano intendere che preferiscono provvedere a farle entrare in Svizzera per loro conto. La maggioranza si dimostra comunque favorevole a fare passi per assicurare possibilmente un rifugio con la preventiva autorizzazione delle autorità svizzere. In conclusione Anfuso così ricapitola le istruzioni per Mellini:

“Vedere il signor Troendle il più presto possibile e sondarlo circa l’atteggiamento che il Governo svizzero riserverebbe alle famiglie dei membri del Governo della Repubblica e degli altri più importanti esponenti del Governo e del Partito in caso si determinasse una situazione minacciosa per la loro vita”.

Tutti i ministri sono invece poco entusiasti del progetto del “ridotto alpino”,
eccetto Barracu e Pavolini.
………….
(1) Anziché andare a Berlino Anfuso si fermerà a Bad – Gastein dove riceverà ben tre richiami urgenti da Mussolini che tenterà invano di raggiungere tra il 24 e il 25 aprile.

MUSSOLINI VA A MILANO
Mussolini comunica ai ministri riuniti la sua imminente partenza per Milano.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Provincia di Piacenza
– Si conclude oggi la battaglia a Monticello fra le forze partigiane del Piacentino e 400 brigatisti neri della Leonessa di Mantova iniziata nella notte. Quando i venticinque uomini della VII brigata agli ordini di Gino Cerri (“Cicogna”)reparto stanno per soccombere ai fascisti sopraggiungono gli uomini della IX brigata agli ordini di Lino Visconti (“Valoroso”) che seminano il panico fra i fascisti al punto che cinque di loro si arrendono a un contadino armato di zappa scambiato per un partigiano. Al termine dello scontro i brigatisti lasciano sul terreno più di duecento morti e feriti e un ingente bottino. Sconosciuto il numero dei morti e feriti da parte dei partigiani ma Lino Visconti e Gino Cerri sono caduti insieme nella battaglia.

RESISTENZA: ORGANIZZAZIONE POLITI-CO MILITARE
Il CLNAI emana le istruzioni per la insurrezione nelle città: difendere fabbriche e uffici, occupare i punti nevralgici, passare all’attacco per collegarsi con le formazioni partigiane. Riprodotto un manifesto clandestino.

 

 

STORIA POSTALE del 16 aprile
 

 

Lettera espressa regolarmente affrancata 3,50 da Albenga a Savona. A fianco un piego del comune di Lograto (BS) regolarmente affrancato 0,50 con due gemelli 0,25 sovrastampato GNR e 0,25 Monumenti Distrutti prima serie in una combinazione molto rara
 

 

 

 


Piego come manoscritti (1,20) dell’Ospedale S. Chiara di Trento a Sanguinetto (VR)

 

 

 

 

 

martedì 17 aprile 1945

DEL MINISTERO DEGLI ESTERI
Partono per la Germania l’ambasciatore Anfuso con la moglie.
A Mellini, che ha informato Mussolini che il 20 sarà a Milano, anche per curare alcune questioni personali, il duce dice:

Sta bene. Ma non state assente più di un giorno. Del resto andrò presto a Milano e vi farò sapere se e quando dovrete trasferirvi anche voi”. Poi aggiunge: “Cercate di vedere Rahn e specialmente di avere notizie sulla situazione militare in Germania e in Italia dove mi sembra che l’iniziativa di sfondare la Valle Padana o meno dipenda ormai soltanto dagli Alleati”.

MUSSOLINI A MILANO
Mussolini,
malgrado l'invito di Wolff che vuole portarlo a Bolzano con la scorta di un gruppo di SS, lascia Gargnano e va a Milano. Jandl avverte il Feldmaresciallo Kesselring con telegramma segreto: "Soggiornerà alla Prefetture di Milano. Lo accompagno con il capitano Joos. Punto d'incontro il consolato generale. Servizio telex da giovedì presso il DV Lombardei".

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Udine
- A Sacile, nei pressi di Pordenone, circa 45 chilometri a sud – sudovest di Udine, le SS fucilano una donna.

STRATEGIE TEDESCHE PER LA CAMPAGNA D’ITALIA
Von Vietinghoff, che ha chiesto al Quartier Generale Supremo il permesso di ritirarsi oltre il Po’, riceve l’ordine di continuare a combattere sulla linea attuale.




STORIA POSTALE del 17 aprile

 

Raccomandata con avviso di ricevimento (AR) da Noale (VE) a Zero Branco e lettera raccomandata nel distretto Bologna affrancata 2,00 (0,50 lettera nel distretto + 1,50 di raccomandazione)
 

 

 

 

Lettera raccomandata espressa regolarmente affrancata 5,00 (1,00 lettera + 1,50 raccomandazione + 2,50 di diritto per espresso) da Mantova a Milano

 

 

 


 

 

mercoledì 18 aprile 1945

DEL MINISTERO DEGLI ESTERI
Alle 9 Mellini Ponce de Leon va a trovare Rahn. Scambia qualche parola in anticamera con il segretario che gli appare piuttosto pessimista. Rahn invece lo accoglie con un grande sorriso dicendogli che le recentissime notizie dalla Germania sono ottime. I successi alleati sono dovuti alla deficienza tedesca di carburanti conseguente alla distruzione delle fabbriche effettuata dall’aviazione nemica. Ma ora le nuove fabbriche sotterranee di benzina sintetica sono entrate in funzione e il carburante comincia ad arrivare alle prime linee e permetterà l’utilizzazione dei carri armati e degli aeroplani a razzo…

Poco dopo arriva anche il generale Wolff che, sorridente, calmo e compassato, conferma a Mellini le notizie ottimistiche sulla situazione in Germania. Assicura anche che il fronte italiano terrà pregando di rassicurare Mussolini in tal senso.

Secondo Mellini, Mussolini reagisce con uno scatto d’ira esclamando:

Incoscienza o malafede. O forse tutte e due. Delle rassicurazioni generiche non so che farmene. Vorrei soltanto sapere che piani hanno e se e quali misure intendono o possono, se sono ancora in tempo, prendere per impedire che tutto il fronte padano crolli come una pera matura. Ma sono troppo presuntuosi per tenermi al corrente di quello che hanno nelle loro superbe teste. E io devo inghiottire rospo su rospo, per evitare il peggio.
Hitler non ha mai compreso prima l’importanza del Mediterraneo e poi quella di tenere l'Italia ad ogni costo. Il crollo del fronte padano nelle attuali condizioni porterà gravi danni materiali all’Italia del Nord, finora quasi risparmiata dalla guerra, e scatenerà la carneficina dei fascisti da parte dei partigiani. Ma avrà anche gravissime, forse fatali, ripercussioni sul fronte interno e sul fronte bellico tedesco. E pensare – ha aggiunto poi con accentuata nota di accoramento – che non hanno permesso alle magnifiche divisioni italiane addestrate in Germania di difendere l’Appennino e di evitare così le devastazioni della guerra alle nostre più ricche regioni. Erano magnifici ragazzi che la scuola militare tedesca aveva temprato e che erano giunti in Italia pieni di entusiasmo e desiderosi di combattere contro gli anglo – americani. Li hanno invece tenuti a marcire nelle guarnigioni o in posti secondari, facile bersaglio della guerriglia e della propaganda partigiana. Non ci hanno permesso di equipaggiarli, non li hanno voluti armare e poi li hanno accusati di non voler combattere. Hanno anche falsamente interpretato le cifre per dimostrare che la percentuale dei disertori era notevole. Mi domando spesso il perché di tutto questo. Ma è da tempo ormai che ho rinunciato a capire quello che i tedeschi hanno nella testa.
L’Italia poteva salvare il suo onore solo se gli stranieri a nord ed a sud avessero lasciato combattere gli italiani per la difesa del loro Paese. Al Nord, contro gli anglo – americani, a Sud contro i tedeschi. I morti non sarebbero morti invano.
Purtroppo l’Italia del Sud non ha uomini in grado di governarla in così gravi frangenti. Le vecchie cariatidi del liberalismo sono cadaveri deambulanti. Soltanto De Gasperi e Togliatti hanno personalità sufficiente per dirigere un governo”.

DEL CORPO AUSILIARIO FEMMINILE
Como
- Alessandro Pavolini si reca al comando generale delle ausiliarie per una visita che sarà anche l’ultima. Consapevole della imminente fine dice a Piera Gatteschi, generale di brigata comandante delle ausiliarie: “Brucia tutto, mettile tutte in salvo”.

Pavolini a Como e la Gatteschi con il maresciallo Graziani
 

MUSSOLINI A MILANO
Alle 19, Mussolini lascia Gargnano con un convoglio di cinque vetture ed un furgone di bagagli, la scorta , costituita da un reparto di SS, e si trasferisce alla Prefettura di Milano in corso Monforte.


STORIA POSTALE del 18 aprile

 

Due pieghi come manoscritti raccomandati dalla provincia di Trento entrambi regolarmente affrancati 2.70





giovedì 19 aprile 1945

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
La divisione “Italia” inizia oggi la ritirata dalla valle del Serchio, in Garfagnana. Ripiega fra i combattimenti e sotto il tiro dell’aviazione alleata.

La divisione “San Marco” è attestata fra Liguria e Piemonte. L’unità di Farina, nonostante le defezioni, ha ancora parecchi uomini e molte armi. Nella cassa divisionale, poi, ci sono ottanta milioni.

Secondo la testimonianza di Carlo Silvestri, all’inizio di aprile Farina aveva proposto al governo della RSI di resistere ad oltranza nella zona appenninica compresa fra Arenano, Alberga, Ceva, Acqui e Tiglieto: Mussolini e i gerarchi potrebbero ritirarsi al centro dello schieramento divisionale e qui attendere l’arrivo degli anglo-americani, evitando così di arrendersi ai ribelli. Ma il progetto di Farina era stato respinto. L’ultima battaglia della repubblica verrà combattuta, nel ridotto vagheggiato da Tavolini e compagni. Anche i marò della “San Marco” dovevano ripiegare verso nord.

Nel suo diario (1), il generale Farina, scrive oggi.
“…Dal maresciallo Graziani e dallo Stato Maggiore italiano nessuna notizia da oltre dieci giorni. Tutto tace”.

…………
(1) Pubblicato nella “Storia delle forze armate della RSI”.

UNA VIA D'USCITA IN SVIZZERA
Arriva oggi, da parte del Consiglio federale elvetico, una dichiarazione netta nei riguardi di Mussolini: "Una sua richiesta d'asilo si urterà in ogni caso con un rifiuto".

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Cuneo
: i tedeschi hanno catturato ieri, nella zona di confine tra il Savonese e la val Tanaro il partigiano Egidio Ferrua. Lo pongono in testa alla loro colonna, bene in vista. Non appena sicuri di non subire molestia alcuna da parte dei partigiani lo fucilano nella pineta tra il colle di San Bernardo di Garessio e Ortico.




STORIA POSTALE del 19 aprile

 

Una bella cartolina postale Mazzini espressa che presenta una coppia del raro 1,25 Monumenti e una interessante raccomandata partita da Bagnone (AU) per l’Ufficio Assistenza Personale Marittimo ad Arona (NO) sul Lago Maggiore. Strano che a Bagnone, praticamente sulla linea del fuoco, non fosse noto come una simile raccomandata non poteva avere corso….che invece, in realtà, sembra tutto a posto.
 

 

 

 

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori