venerdì 20 aprile 1945
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San
Marco”, scrive oggi:
“…Solo una cosa appare chiara: il ripiegamento costerà tutto il
sangue della “San Marco” e dei camerati germanici”.
UNA VIA D’USCITA IN SVIZZERA
Dal diario di Mellini Ponce de Leon (a Milano):
“…Alle 11 ricevo il signor Troendle. Abbiamo parlato della sua
gita a Berna e di alcune questioni di ufficio pendenti. Per trovare
l’occasione di entrare nell’argomento che mi premeva ho portato la
conversazione sulla grave situazione attuale della Germania e su quella
critica del fronte italiano.
Il signor Troendle, pur non volendomelo dire apertamente, si è
dimostrato informato e convinto che gravi avvenimenti stessero per
maturare da un momento all’altro. Da parte mia ho cercato di dimostrare
la massima tranquillità e serenità….
…L’ho ringraziato anche per tutto quanto il Governo svizzero aveva fatto
per favorire il passaggio sul suo territorio degli internati in Germania
che rimpatriavano per gravi infermità e delle centinaia di vagoni
carichi di pacchi vestiario e viveri destinati ai nostri internati o
lavoratori in Germania.
In nome delle amichevoli relazioni tra gli svizzeri e gli italiani
dovevo ora pregarlo di farmi conoscere confidenzialmente e a titolo
personale quale potrebbe essere l’atteggiamento del suo Governo nella
eventualità che la situazione consigliasse alle famiglie dei membri del
Governo e delle personalità più esposte di chiedere ospitalità alla
Svizzera.
Il signor Troendle si attendeva la domanda e mi ha risposto molto
chiaramente e molto francamente. Non riteneva né materialmente possibile
né consigliabile di iniziare una procedura per ottenere un visto vero e
proprio. Riteneva però, a titolo personale, che le famiglie delle
personalità politiche – donne e bambini – in qualunque momento si
fossero presentate alla frontiera svizzera sotto una minaccia seria ed
immediata per la loro sorte, sarebbero state fatte entrare ed avrebbero
potuto trovare ospitalità in Svizzera, forse con qualche limitazione
alla loro libertà….
…Dieci minuti dopo ero in Prefettura ed ero subito introdotto dal Duce.
Mi ha accolto con un largo e benevolo sorriso. Si vedeva che era stanco
ma pareva un altro, sembrava felice di essere a Milano. Mi ha subito
chiesto: “Siete stato dallo Svizzero? Che vi ha detto?” Gli ho riferito
tutto il colloquio con la massima fedeltà….
…Mi è parso molto soddisfatto. Mi ha detto di riferirne al Ministro
dell’Interno (Zerbino) e di non parlarne con altri…”.
DALLA GERMANIA
Adolf
Hitler celebra il suo 56° compleanno. Nella foto, riceve gli
auguri di Himmler. Dietro di lui sono il generale feldmaresciallo Keitel
e il grand’ammiraglio Donitz. Si trovano tutti nel bunker della
Cancelleria a Berlino.
STRATEGIE TEDESCHE PER LA CAMPAGNA IN ITALIA
Von Vietinghoff, resosi conto di non avere altra alternativa che di
ritirarsi sul Po’, decide in tal senso e ordina la ritirata, checché
possa dire il Fuhrer che già gli aveva ordinato di resistere. Van
Vietinghoff sa anche che è ormai troppo tardi, ma ha deciso di fare del
suo meglio per trarre in salvo la maggior parte possibile del suo Gruppo
di Armate. In un’ultima comunicazione a Hitler, con la quale gli
riferisce la sua decisione, egli dichiara:
“Mio Fuhrer!
Indotto dalla mia incrollabile volontà di tenere il fronte italiano in
qualsiasi circostanza e di eseguire i suoi ordini sino all’ultimo, io le
comunico, mio Fuhrer, che quale risultato delle pesanti perdite subite
in battaglia, le forze del settore operativo italiano sono prostrate a
tal punto che, se persisteremo ad adottare una difesa statica, sarà
probabilmente impossibile impedire, nonostante l’eroica resistenza e la
determinazione di ufficiali e soldati, uno sfondamento nemico attraverso
le valli di Comacchio, a Bologna e a La Spezia. Tutte le forze
disponibili sono state concentrate nei punti focali della battaglia,
mentre altri settori del fronte, non sottoposti ad attacchi diretti e
pesanti, sono stati conseguentemente sguarniti per fornire rinforzi. Non
vi sono più riserve mobili disponibili. Pertanto, il nemico minaccia di
conseguire il suo obiettivo, e cioè frazionare e conseguentemente
schiacciare il fronte tedesco. Attuando una strategia mobile, comunque,
io vedo ancora la possibilità di evitare il concretizzarsi di tale
minaccia e di proseguire la nostra resistenza con possibilità di
successo. Per quanto possa riuscirmi difficile, considero mio dovere,
mio Fuhrer, inviarle il presente rapporto a quest’ora, e attendere i
suoi ordini."
I RAPPORTI CON L’ALLEATO TEDESCO
A sera, l'ambasciatore Rahn incontra per l'ultima volta Mussolini.
DELLA STAMPA
Modena – Esce oggi l’ultimo numero de “La Gazzetta dell’Emilia” con
articoli che, malgrado la schiacciante evidenza dei fatti, continuano ad
esercitare la menzogna rassicurante: “La coalizione nemica è
destinata alla disfatta”; “La resistenza delle truppe dell’Asse infrange
ogni attacco degli invasori” e, infine, per i cinquantasei anni di
Hitler: “La RSI invia il suo saluto e il suo augurio che sono quelli
della certezza nella vittoria comune”.
IL PARTITO FASCISTA CERCA DI MOBILITARE GLI ISCRITTI
Parma – Per ritardare la dissoluzione del regime, già in atto, il
commissario federale Angelo Rognoni emana l’ordine di mobilitazione
generale per tutti gli iscritti al partito fascista repubblicano “senza
limitazioni di età, di condizioni fisiche, di lavoro. Gli esoneri per
causa di lavoro e di malattia perdono di qualsiasi validità”. Ma ormai
si tratta di una voce nel deserto.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Cuneo – A Monesiglio, tedeschi e fascisti
giustiziano in modo sommario 7 persone arrestate durante un
rastrellamento. In questa località, altre 7 erano state uccise l’8
aprile.
STORIA POSTALE del 20 aprile
Una raccomandata da
Monticelli d’Ongina (PC) a Parma e un espresso, regolarmente affrancato
3,50 da Parma a Genova
Un piego affrancato come
lettera semplice del Comune di Ponte delle Alpi (BL) a Bologna e una
lettera semplice ancora per Bologna con una coppia di 0,30 Provvisoria
con sovrastampa di Verona in rosso bruno.
sabato 21 aprile 1945
L’ESERCITO DEL NORD: DELLA DIVISIONE “SAN MARCO”
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San
Marco”, scrive oggi:
“…Notte e giornata difficili. Morale di tutti in sospeso: non si può
dire basso, ma in stato ipnotico. La San Marco e tutti sentono qualcosa.
Una ventina di uomini sono spariti nella notte in posti non attaccati o
disturbati”.
Dal 1° gennaio, il generale Farina ha continuato a perdere altri uomini
a causa delle diserzioni. Si può rilevare da alcuni documenti di singoli
reparti. Ad esempio, dalla raccolta degli “Ordini permanenti”
giornalieri del III Gruppo Collegamenti dal primo gennaio ad oggi. Vi
sono elencati, con nome, cognome e grado, 141 soldati mancanti (103 non
rientrati dalla licenza e 38 fuggiti direttamente dal reparto) tutti
denunciati per diserzione, su una forza complessiva del gruppo che
all’inizio di gennaio era di 425 uomini, fra ufficiali, sottufficiali e
soldati: una percentuale di disertori, quindi, assai alta, il 33%. A
queste 141 fughe vanno poi aggiunte cinque fughe tentate, ma non
riuscite: una di queste pagata con la morte (1).
…………
(1) Vedi al 18 marzo 1945.
UNA MISTERIOSA TELEFONATA
Mussolini riceve la seguente telefonata da uno sconosciuto:
Sconosciuto: Duce, Donna Rachele è su tutte le furie.
Vuole venire a Milano con la famiglia per esserVi vicino.
Mussolini: Cercate di calmarla e ditele che tornerò
prestissimo. E' inutile che si muova.
S.: Sarà difficile trattenerla, anche perché ha saputo che
la signora Petacci è con voi a Milano.
M.: Com'è possibile?
S.: La notizia è trapelata dal Vittoriale.
M.: Ah! Comunque mia moglie deve restare dov'è. RecateVi
subito da lei e informatemi immediatamente.
S.: Comandate, Duce!
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Bologna – A San Giorgio in Piano presso Porta
Capuana, uno dei tedeschi in ritirata uccide a colpi di pugnale Ernesto
Melotti, che cercava di salvare un nipotino caricandolo su un calesse.
Un soldato della Wehrmacht, insieme all’amante italiana, stavano
portando via il piccolo. Poco dopo, sul far della notte, poco fuori
dell’abitato, quattro tedeschi entrano in una casa colonica ed esigono
generi alimentari e una bicicletta. Uno di loro viene ucciso da alcuni
uomini, che ne nascondono poi il cadavere in un campo. Gli altri
tedeschi fuggono e poi tornano e uccidono tutti: otto persone. Sempre
nella notte vengono assassinati altri due civili.
Provincia di Modena – A Portile poche ore prima della
liberazione, i tedeschi uccidono Alessandro Argiolas, colonnello
dell’Accademia militare di Modena, che tenevano prigioniero dal 9
settembre 1943.
STORIA POSTALE del 21 aprile
Una raccomandata espressa
regolarmente affrancata 5,00 con una striscia di cinque del 1,00
Fratelli Bandiera da Torino a Milano e una lettera semplice inviata dal
Ministero delle Comunicazione alla Posta da Campo 775
domenica 22 aprile 1945
MUSSOLINI A MILANO
Mussolini
è sempre nella Prefettura di Milano (vedi foto).
LA FUGA DELLA FAMIGLIA PETACCI
Dall’aeroporto di Ghedi (BS), prende il volo un Savoia Marchetti S79 che
raggiungerà senza ostacoli la Spagna. Vi sono a bordo, in fuga
dall’Italia, il padre e la madre dell’amante di Mussolini, Claretta
Petacci, e anche la sorella Miriam (1).
…………
(1) E' stato il sottosegretario all’Aeronautica, generale Bonomi, che ha
predisposto un piano elementare, di sicura riuscita. Un aereo è stato
tenuto pronto al decollo all’aeroporto militare di Ghedi con equipaggio
fidato e bene addestrato. Doveva prendere a bordo Mussolini e, con breve
volo, trasferirlo in Spagna dove sarebbe stato accolto dai parenti della
moglie spagnola del suo segretario personale, Gatti. Ecco cosa
racconterà Bonomi:
“Per coprire nel miglior modo possibile l’operazione e dissipare ogni
sospetto dei tedeschi, avevo provveduto a far iscrivere i membri
dell’equipaggio all’Aeroclub di Ghedi come normali appassionati di volo,
mentre erano assicurate ad ogni momento le scorte di carburante e la
possibilità di immediato decollo. La dimostrazione che il viaggio
avrebbe avuto il cento per cento di successo è data dai fatti. Quel volo
ebbe luogo e quell’apparecchio passò realmente e senza inconvenienti in
Spagna, esattamente il 22 aprile 1945. Se nonché a bordo non c’era
Mussolini. Nella cabina dell’S79 sedevano quel giorno il professor
Francesco Petacci, sua moglie e sua figlia Miriam. La moglie
dell’ambasciatore germanico a Lisbona e il dottor Mancini un amico dei
Petacci, che portava con sé una documentazione sui crediti italiani nei
confronti della Spagna. Atterrarono indenni a Barcellona…”.
Alla
partenza, comunque, si era verificato qualche incidente. Si era scoperto
che i serbatoi erano stati sabotati, riempiendoli d’acqua e non di
carburante. Segno che la missione tanto segreta non doveva essere. Ma si
era provveduto in tempo e il viaggio si era felicemente concluso. Per
questa via Mussolini avrebbe potuto fuggire, ma lui pensava alla
Svizzera.
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario e nell’ordine del giorno, il generale Farina
comandante della divisione “San Marco”, scrive oggi:
“…Io dico ai miei ufficiali: noi siamo già al di sopra di ogni
avvenimento; noi siamo, e restiamo, per l’Italia, l’Onore e la Fede…E ci
siamo messi con la fede in Dio, dataci dalla Mamma, a corpo morto, oltre
la vita, oltre tutto…Siamo degli impossibili idealisti che pensano solo
all’Italia e alla sua gloria che vogliono di nuovo splendente. Come
comandano i nostri Morti! Come vogliono il Duce e il Maresciallo!
Staremo uniti, compatti, sereni. Saremo “San Marco”. Ma per questo
bisogna avere molto sofferto e dato. E nulla, nulla preso. Il tempo
della cinghia e del sacrificio totale è prossimo. Qualche uomo tentenna?
O lo sollevate o lo colpite”.
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: ATTIVITA’ DELLA X MAS
Il 2° Gruppo di Combattimento (costituito dai Battaglioni “Fulmine”,
“Sagittario” e “Valanga”) riceve oggi da Borghese l’ordine di marciare
verso la Venezia Giulia (1).
…………
(1) Ma prima che raggiunga l’obiettivo verrà catturato e cederà le
armi.
STORIA POSTALE del 22 aprile
Non reperito alcun documento postale bollato in partenza in data odierna
domenica 23 aprile 1945
DEL
MINISTERO DEGLI ESTERI
Dal diario di Mellini Ponce de Leon:
“Stamani sono stato dall’ambasciatore Rahn. Gli ho chiesto – a nome del
Duce – se e quando riteneva sarebbe andato a Milano a conferire con lui.
Ho aggiunto, a titolo personale, che la situazione mi sembra richiedere
un maggior urgente collegamento.
Rahn, che già qualche giorno fa mi aveva preannunciato il suo desiderio
di avere un incontro con il Duce a Milano, ha assunto un’aria misteriosa
ed amichevole. Ha lasciato la scrivania dietro la quale era seduto, mi
ha pregato di accomodarmi con lui su di un divano e mi ha detto di
dovermi confidare un geloso segreto pregandomi di considerarmi impegnato
sul mio onore e non parlarne a nessuno, neppure al Duce.
Ricevute le mie assicurazioni in proposito mi ha comunicato che ha
rimandato sinora la sua gita a Milano perché attende da un momento
all’altro che arrivino in porto trattative segrete in corso con il
generale Alexander per una soluzione che permetterebbe di evitare un
massacro e che lascerebbe sperare in interessanti sviluppi.
Permetterebbe anche di salvare Mussolini che sarà utile in avvenire per
la lotta contro il bolscevismo. Attende domani un emissario con una
risposta che dovrebbe permettergli di sottoporre al Duce proposte
concrete e soddisfacenti già completamente definite. Ha aggiunto che ha
voluto e vuole sino ad allora conservare la cosa segreta perché teme che
se non venisse conservato il più geloso segreto o se interferissero
altre iniziative o Berlino ne fosse informata, tutto potrebbe
naufragare….” (1).
………..
(1) Successivamente Mussolini chiama telefonicamente Mellini e gli
chiede se al Ministero ci sono novità. Mellini gli risponde che non ha
niente di speciale da segnalargli; gli dice soltanto che Rahn si riserva
di andarlo a vedere a Milano uno dei prossimi giorni per fargli
interessanti comunicazioni. Ma la notizia sembra non interessarlo.
Mellini poi chiede se deve andare a Milano anche lui. “Se sarà
necessario vi chiamerò”. La voce di Mussolini è calma, l’accento quasi
affettuoso. Questa telefonata è anche il commiato dal suo Ministero
degli Esteri. Sarà l’ultima volta che Mellini parla con il suo duce.
MUSSOLINI A MILANO
Il vicesegretario del Partito, Pino Romualdi, inviato da Mussolini a
ispezionare il fronte, torna coperto di polvere, gli abiti chiazzati di
sudore, gli occhi arrossati, e riferisce la vera situazione: “E’ un
disastro, non resta più niente”. “Ma i Tedeschi difendono il Po!”,
obietta Mussolini. “I Tedeschi non difendono niente”, ribatte Romualdi,
alzando la voce. Poi, ripreso il controllo di se, spiega che i Tedeschi
sul Po hanno ormai soltanto scarsissimi mezzi bellici.
Nella
foto Mussolini nel cortile della Prefettura di Milano con Pavolini
sulla sinistra
TEDESCHI
Hitler, che dal 16 gennaio è andato a seppellirsi nei sotterranei delle
Cancelleria, fa annunciare da Goebbels di avere assunto il comando della
città di Berlino e di non volerla lasciare fino alla vittoria.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Bologna – A San Giorgio in Piano la località ormai presa di
mira dalle vendette tedesche, è stata oggetto di un continuo
bombardamento da parte delle loro batterie, sia ieri che oggi. Muore
così un’anziana donna e restano feriti molti altri civili.
Provincia di Mantova – Mentre gli alleati hanno appena raggiunto gli
argini del Po, i soldati tedeschi in ritirata uccidono a Pontemolino,
una frazione di 11 abitanti del comune di Ostiglia, situato sulle sponde
del fiume a 33 chilometri a est di Mantova, il proprietario di una
fattoria e le sue tre sorelle, portando via dopo il massacro alcune
decine di cavalli, un centinaio di capi di bestiame, riso, grano e altre
vettovaglie.
Provincia di Modena: i tedeschi in ritirata uccidono quattro giovani:
uno a Finale, uno a Quarantoli e due a Picca di Mortizzuolo.
Provincia di Parma – A Casaltone, una frazione di Sorbolo, comune che
sorge sulle sponde del fiume Enza a una decina di chilometri a nordest
di Parma, le truppe in ritirata saccheggiano le case e uccidono molti
civili compreso un neonato di sei mesi.
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San
Marco”, scrive oggi:
“Il nostro isolamento è totale e assoluto. Notte e giornata pesanti.
Oltre una cinquantina di assenze e solo dieci morti. Quasi tutti i
capisaldi sono stati bombardati da megafoni e altoparlanti con note
minacce e il proclama di morte del CLNAI”.
STORIA POSTALE del 23 aprile
Cartolina illustrata da Gallio (VI) regolarmente affrancata 0,50 per la
Posta da Campo 8019117
martedì 24 aprile 1945
TEDESCHI
Hitler invia a Mussolini il seguente messaggio:
“La lotta per l’essere o il non essere ha raggiunto il suo punto
culminante. Impiegando grandi masse e materiali il bolscevismo e il
giudaismo si sono impegnati a fondo per riunire sul territorio tedesco
le loro forze distruttive al fine di precipitare nel caos il nostro
continente. Tuttavia, nel suo spirito di tenace sprezzo della morte, il
popolo tedesco e quanti altri sono animati dai medesimi sentimenti si
scaglieranno alla riscossa, per quanto dura sia la lotta, e con il loro
impareggiabile eroismo faranno mutare il corso della guerra in questo
storico momento in cui si decidono dell’Europa per i secoli a venire”.
Mussolini invia la seguente lettera a Churchill: “…vorrei ricordarvi le
parole dette da voi stesso: l’Italia è un ponte. L’Italia non dev’essere
sacrificata…anche oggi una resa senza condizioni è impossibile, perché
mettereste nello stesso calderone vincitori e vinti. Inviatemi quindi
una persona di vostra fiducia, e i documenti che le consegnerò
dovrebbero interessarvi. Si tratta della necessità di opporsi al
pericolo che minaccia da est. Gran parte di ciò che succederà è nelle
vostre mani. E Dio ci aiuti” (1).
………….
(1) Questa lettera non arriverà a destinazione, Di conseguenza la
persona di fiducia convocata non giungerà a Milano, ammesso che Churchill decidesse di mandarla:
per Mussolini cadrà anche l’ultima
speranza.
DALLA GERMANIA
Himmler offre la resa incondizionata della Germania ma solo alla Gran
Bretagna e agli Stati Uniti e non alla Russia (1).
………..
(1) Gli verrà risposto che la Germania deve arrendersi a tutte e tre
le potenze.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Mantova – A Castel Goffredo i tedeschi in
ritirata sparano e uccidono un civile che stava inveendo contro di loro.
Provincia di Parma – A Casaltone, giunge alle forze
partigiane l’ordine da parte degli alleati di difendere il ponte di
legno sull’Enza per impedire ai tedeschi che si trovano sulla sponda
reggiana di transitarvi. Il ponte è molto importante dal punto di vista
strategico perché quelli di Sorbolo e di Coenzo risultano
distrutti. Alcuni sappisti si portano allora al ponte e a fucilate
colgono di sorpresa i tedeschi costringendoli a ritirarsi. Passato il
torrente più a monte, i nazisti rientrano però dalla parte sud a
Casaltone massacrando tutti coloro che capitano a tiro. La tragedia ha
il suo epilogo nel centro del paese. I superstiti vengono incolonnati
dinanzi alla chiesa per essere fucilati. Tra essi c’è anche il parroco
don Morini. Quando ormai la sorte del paese sembra segnata,
sopraggiungono le forze americane a scongiurare l’ultima strage. Ma i
morti sono stati ugualmente e assurdamente molti.
Provincia di Pavia – A Bornasco sei patrioti, fra i quali
anche il generale di brigata Cesare Rossi, detenuti politici presso il
Comando di Genova delle SS, vengono uccisi durante il trasferimento a
Milano su un autocarro sorvegliato da mercenari ucraini.
Provincia di Rovigo – A Villadose, 13 chilometri a est di
Rovigo, i tedeschi rastrellano a casaccio diciassette (o diciotto)
persone e le uccidono a tre per volta. Sono tutte giovanissime, tranne
due che hanno rispettivamente 70 e 71 anni. Un milite di Salò, messo di
guardia alle vittime, viene poi fucilato anch’esso.
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San
Marco”, scrive oggi:
“Giunge l’ordine di ripiegare in “Nebbia artificiale”…Importa
raggiungere la linea Ticino-Po rapidamente e sistemarvi una forte
posizione difensiva agevolata dai fiumi stessi…Il mattino del 25 tutta
la “San Marco” deve essere in marcia”.
STORIA POSTALE del 24 aprile
Cartolina
postale Mazzini 0,30 espressa (affrancatura mancante di 0,20) da Bergamo
a Brescia.
mercoledì 25 aprile 1945
MUSSOLINI DAL CARDIANALE SCHUSTER
Milano - Nel pomeriggio, Mussolini, accompagnato da Graziani, incontra
gli esponenti del CLNAI nella sede dell’Arcivescovado. Sono presenti,
oltre il cardinale Schuster, il generale Cadorna, Lombardi e Marazza. IL
CLNAI chiede a Mussolini la resa incondizionata di tutte le forze della
Repubblica Sociale. Mussolini parla degli obblighi del suo governo nei
confronti dei tedeschi e resta annichilito dalla sorpresa quando
apprende anche che i tedeschi stanno già trattando da tempo la resa
delle loro armate in Italia con il CLN.
Andammo in prefettura dov’era Mussolini, con la macchina di Cella, una
Isotta Fraschini di colore violaceo, e quindi velocemente verso piazza
Fontana. In arcivescovado fummo introdotti nell’appartamento del
cardinale e, nei primi momenti, fui l’unico testimone di un colloquio
pacato, tra Schuster e Mussolini, che si era accasciato su un divano
rosso e ascoltava la voce calma del suo interlocutore che lo invitava
all’espiazione, citando Napoleone e san Benedetto». L’imperatore che
morì in esilio e il santo che, secondo la leggenda devozionale, spirò in
piedi.
Intanto il cardinale, ricorda Pio Bruni, «cominciava a mostrare segni di
nervosismo. Gli attesi membri del Cln tardavano. Finalmente arrivò
Cadorna, accompagnato da Riccardo Lombardi, che sarebbe stato il primo
prefetto della Milano liberata, e dall’avvocato Marazza. In anticamera
attendeva il prefetto Tiengo. Per parte fascista all’incontro con il
cardinale furono convocati anche il maresciallo Rodolfo Graziani,
Francesco Barracu e Mario Bassi. Mussolini cominciò un discorso
tranquillo, in cui chiedeva garanzie per la milizia, per i gerarchi e,
naturalmente, per se stesso. L’unico a intervenire fu Graziani, che
disse: “Duce, ma noi non possiamo decidere niente senza avvertire i
tedeschi”».
< CS9.3>Di lì a poco il colpo di teatro: «Nel salotto cardinalizio —
continua Bruni — entrò il segretario di Schuster, don Giuseppe
Bicchierai, che portò la notizia, di cui si vociferava da giorni e che
colse di sorpresa solo Mussolini: “I tedeschi hanno firmato la resa”. Ci
fu un attimo di silenzio e il capo del fascismo ebbe uno scatto.
Alzandosi dal divano sul quale si era accasciato, urlò: ci hanno
traditi, i tedeschi ci hanno traditi un’altra volta. Poi aggiunse: noi
andiamo in prefettura. E partì con i suoi collaboratori».
La sera del 25 aprile Mussolini lasciò la prefettura su un’automobile
che ospitava anche Nicola Bombacci, il suo vecchio nemico comunista che
negli anni Trenta aveva aderito al fascismo e ora sceglieva di seguire
il Duce nell’ultimo viaggio. Dietro di loro, la colonna dei gerarchi,
alcuni dei quali sarebbero stati fucilati a Dongo.
«La sera del 25 — ricorda Bruni — dormimmo in prefettura. Quando
arrivammo nella sede governativa di corso Monforte, vidi che dalle scale
scendeva Michele Bonaia, un campione di boxe che aveva partecipato alle
torture a villa Triste. Partì una raffica e il pugile rotolò per lo
scalone. In quelle ore nessuno era sicuro. Un commesso, probabilmente lo
stesso che aveva servito il giorno prima Mussolini, ci aveva dato
lenzuola e coperte pulite. Il 26 ci trasferimmo al comando militare di
Anche Schuster conferma che i tedeschi si stanno arrendendo.
Schuster, in possesso del testo dell’accordo, lo legge a Mussolini
che, non appena ascoltato l’articolo che dice che “La Wehrmacht si
impegna a disarmare la milizia fascista e a consegnarne gli appartenenti
agli Alleati come prigionieri di guerra” si alza, dice che firmerà tutto
quello che vorranno, ma prima vuol dire i fatto suo ai tedeschi, chiede
un’ora di tempo e esce dalla sala allontanandosi con l’impegno di far
conoscere, comunque, entro un’ora le sue decisioni.
Nel frattempo il comandante Borghese lo sta attendendo in Prefettura (vedi
foto).
Tornato in Prefettura, Mussolini non riesce a prendere contatti con i
tedeschi. Sembra non sapere più che comportamento prendere.
All’Arcivescovado lo stanno aspettando. Quando decide di tornarci, prima
di uscire dalla prefettura viene raggiunto dal prefetto di Milano che lo
scongiura di non andare. Dichiara di aver sentito dire da un capo
partigiano che lo si vuole catturare per sottoporlo al “tribunale del
popolo”. Mussolini si spaventa e decide di allontanarsi da Milano. Al
telefono spiega a Rachele che Mantova è caduta, perciò non è opportuno
che egli ritorni sul Garda, ma che parta subito lei, con i ragazzi, e si
rechi alla villa reale di Monza; di là una scorta li accompagnerà verso
Como.
A tarda sera, con 30 vetture e 200 uomini di scorta,
Mussolini lascia la
prefettura (vedi seconda e terza foto) e si reca a Como dove passa il
resto della notte.
Le fabbriche liberate passano sotto il controllo dei consigli di
gestione operaia, la cui istituzionalizzazione viene rifiutata dagli
Alleati.
Milano - I tedeschi liberano Koch facendolo uscire da San Vittore (1).
……………
(1) Sarà nuovamente arrestato in maggio a Firenze e fucilato il 6 giugno
a Roma.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Parma - Nella notte sul 25, colonne tedesche in fuga,
provenienti da Montecchio, attraversano la frazione di Malandriano e ne
saccheggiano le case dopo avere messo al muro tutti gli abitanti, mani
dietro la nuca. Incendi e ruberie segnano la loro marcia. Sopra una
carretta ippotrainata c’è il cadavere di una giovane donna, rimasta
ignota, che porta i segni di violenze inaudite. Dopo una breve
sparatoria a Marore, la poveretta viene abbandonata sulla strada.
Più oltre, ad Alberi, la retroguardia tedesca spara all’impazzata
contro le abitazioni per punire la popolazione che poche ore prima aveva
festeggiato il passaggio di una pattuglia americana. Quattro morti
restano sul terreno. A Ravadese i tedeschi ammassano un gran
numero di prigionieri nelle cucina di un cascinale, separano le donne
dagli uomini che vengono stipati in numero di cinquanta circa in una
stanzetta larga due metri e lunga due metri e mezzo. “Vi diamo cinque
minuti di tempo”, sono le parole di un ufficiale, ”perché i partigiani
che sono tra di voi si costituiscano e consegnino le armi”. Scaduto il
termine, tre dei prigionieri vengono percossi e fucilati sotto gli occhi
degli altri. Poi, i tedeschi, ordinano che il gruppo li preceda sulla
strada di Pizzolese, dichiarando che avrebbero ucciso tutti in
caso di attacco partigiano, finché soldati americani, sopraggiunti
attraverso i campi, non li mettono in fuga impedendo altri massacri.
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San
Marco”, scrive oggi:
“All’alba si inizia il movimento di ripiegamento…Ogni marò che si
attarda, per una qualsiasi ragione, è un uomo morto. La morte viene dal
tetto oltre il fiume, da una finestra apparentemente vuota, da una
cantina seminascosta. Inutile è sperare in una resipiscenza qualsiasi.
Le donne sono più attive degli uomini e gli uomini più delle donne”.
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLA X MAS
Partito Mussolini, a mezzanotte, Borghese tiene l’ultimo rapporto
agli ufficiali nel comando della “Decima”, in piazza della Repubblica.
STORIA POSTALE del 25 aprile
Piego
raccomandato da ospedale di Biella al Municipio di Vallemosso.
giovedì 26 aprile 1945
ALLA RICERCA DI UNA VIA D'USCITA IN SVIZZERA
Rachele Mussolini col figlio Romano, la figlia Annamaria, la moglie del
ministro Buffarini e altre otto persone, si presenta alle 3,45 alla
dogana di Chiasso domandando di entrare e mostrando una borsetta
contenente banconote, gioielli e valori per 200 milioni di lire, in
grado, dunque, di assicurare il sostentamento di tutti. Gli svizzeri la
respingono.
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLA X MAS
Alle 14,55, nella sua caserma
la X^ Mas, il trombettiere suona
l’assemblea generale. Borghese parla ai Marò, invitandoli a consegnare
le armi: a consegnarle a lui, perché la Decima “non si arrende:
smobilita”. Viene poi ammainata la bandiera di combattimento davanti ai
plenipotenziari del corpo Volontari della Libertà. (nella foto).
CONTINUA LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN ITALIA
A Cuneo, uomini delle SS fucilano 6 ebrei prelevati dalle carceri e
gettano i corpi sotto un’arcata del Ponte Nuovo sulla Stura.
RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Apuania (Massa e Carrara) - A Pontremoli, ancora in mano
tedesca e sottoposta a violenti cannoneggiamenti da parte degli Alleati,
tre partigiani, prelevati dal carcere di Verdeno, sono barbaramente
uccisi in piazza del Monumento.
Provincia di Cuneo: i tedeschi uccidono tre civili a Fossano, due
scagliando una bomba a mano nella loro abitazione il terzo con una
fucilata mentre si affaccia alla finestra. A Madonna della Guardia,
presso Cussonio, tolgono la vita, nella sua casa, al civile Giuseppe
Merlo. Un reparto della 31^ divisione tedesca Brandenburg, comandata dal
generale Liebe, ripiegando dalla Liguria verso Torino, giunge a Narzole,
un comune a 42 chilometri a nordest di Cuneo . Ha uno scontro con i
partigiani e nelle sue file deve contare sei morti. I soldati
rastrellano le case, passano subito per le armi due abitanti, poi una
vecchia ultraottantenne, due contadini e infine dieci persone di un
gruppo di duecento civili presi in ostaggio. L’esecuzione avviene a
Bivio di Moriglione. Due dei civili, feriti, riusciranno a
sopravvivere.
Provincia di Mantova – A Bagnolo San Vito una colonna
tedesca in ritirata transita per la frazione Campione. Una donna si
affaccia alla finestra e viene uccisa.
Provincia di Modena – A Bagnolo San Vito in località
Cappelletta, presso Corte Ponzina, i tedeschi prima di ritirarsi
fucilano cinque partigiani.
Provincia di Torino – A Torre Pelice i tedeschi uccidono
il civile Guido Bonjour.
L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San
Marco”, scrive oggi:
“Il comando della divisione è isolato. Le stazioni di intercettazione
riescono a dare una sola idea: che in Italia si è scatenato il caos…”.
STORIA POSTALE del 26 aprile
Non reperito alcun oggetto postale con il bollo in data odierna
Possiamo considerare, quantomeno ufficiosamente, questa data come la
fine della Repubblica Sociale Italiana. Il Fascismo Repubblicano risorto
dalle ceneri del 25 luglio 1943 sembra più duro a morire. Il 25 luglio
spazzò in solo giorno ogni velleità ai pochi fascisti convinti di allora
mentre i milioni di iscritti al Partito per coercizione svanirono nel
nulla. Diversa la situazione in quei giorni di fine aprile nel Nord
Italia. La mancanza di comunicazioni a causa delle operazioni militari
in corso, non permise una continuità di informazioni tale da poter
indicare una data precisa per la fine delle operazioni militari da parte
dei Repubblichini, una data che la si possa considerare quella univoca
di una resa e della fine ufficiale della Repubblica Sociale Italiana.
Le rappresaglie degli ex partigiani nei confronti dei fascisti
repubblichini continuarono ancora per mesi.
Naturalmente, in data odierna, ha termine la parte del “Tramonto di un
regno” attinente alla RSI. La cronologia continua per la sola Italia in
via di riunificazione.
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