il tramonto di un regno








pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori

il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

13° Periodo dal 27 aprile al 9 maggio 1945

a) Territorio a sud della linea La Spezia – Bologna – Rimini (ex Linea Gotica): A.M.G./A.C. E LUOGOTENENZA

b) Territorio a nord della linea La Spezia – Bologna – Rimini (ex Linea Gotica): Sotto il controllo degli Alleati. La guerra è ufficialmente finita con la firma della resa delle truppe tedesche ed italiane della RSI il 29 aprile a Caserta.

Terza parte relativa al 29 aprile 1945
 


domenica 29 aprile 1945



Territorio a nord

IL TERRIBILE SPETTACOLO IN PIAZZALE LORETO A MILANO
Un partigiano vicino ai cadaveri di Mussolini e della Petacci e, nella foto a fianco, i cadaveri di Mussolini, la Petacci e dei gerarchi fucilati a Dongo stesi sulla pavimentazione della piazza al ludibrio della gente che si accanisce con calci e sputi sui corpi inanimi.

Ferruccio Parri definirà poi lo scempio di piazzale Loreto «un’esibizione da macelleria messicana». Sandro Pertini, che pure, incrociando il dittatore in fuga, la sera del 25 aprile, sulle scale dell’Arcivescovado, aveva detto che l’avrebbe volentieri ucciso con le sue mani, commenterà: «L’insurrezione si è disonorata». E Indro Montanelli, andato a vedere di persona facendosi largo a fatica in mezzo alla fiumana di bandiere rosse, scriverà: «Lo spettacolo, che mi ha lasciato addosso un vago senso di vergogna, mi insegna cos’è la piazza quando si ubriaca di qualche passione e mi ispira un odio profondo verso tutti coloro che cercano di ubriacarla».

L’esposizione con oltraggio (ferite, sputi, dileggio) dei cadaveri di Mussolini, di Claretta Petacci e di alcuni gerarchi e militari resterà tra gli avvenimenti italiani più emblematici del secolo e forse il più emblematico in assoluto. Non per l’importanza storica in sé, accessoria rispetto ai fatti precedenti, ma per l’eccezionale forza di rappresentazione: violenza, furore, crudeltà, la più bestiale cancellazione del fascismo, il brutale epilogo della guerra civile.

Non ancora chiare sono le origini dell'ordine di esporre i cadaveri in pubblico. La tesi più probabile è che il CLN non avesse esplicitamente richiesto di portare le salme in Piazzale Loreto. Sarebbero stati quindi i partigiani incaricati della fucilazione e della custodia dei gerarchi a portare i corpi intorno alle 3.40 di notte a Piazzale Loreto, luogo scelto in quanto utilizzato dai fascisti il 10 Agosto 1944 per l'esposizione di quindici corpi di antifascisti fucilati dai repubblichini.

Verso le 7 del mattino, quando i partigiani incaricati della custodia delle salme dormivano, i primi passanti si accorsero della presenza dei cadaveri, e soprattutto della presenza del corpo del Duce. In poche ore, tramite il passaparola ma anche tramite Radio Milano Liberata, che aveva già annunciato l'esecuzione dei gerarchi, la piazza si riempierà. La folla, incredula di trovarsi di fronte i corpi dei suoi più infami aguzzini, inizia a calpestare i cadaveri, a colpirli con ortaggi e colpi di armi da fuoco. Solo grazie l'intervento di alcuni partigiani e dei vigili del fuoco, che lavarono le salme ormai ricoperte di sangue, sputi e urina, i corpi di Mussolini, Starace, Pavolini, Zerbino e della Petacci vennero sottratti dalla rabbia della folla e appesi "a testa in giù" sulla pensilina di un distributore di benzina presente nella piazza.

ULTIME TERGIVERSAZIONI DOPO LE TRATTATIVE PER LA RESA IN SVIZZERA E FIRMA DELLA CAPITOLAZIONE IN ITALIA

Alle 4 del mattino, i plenipotenziari tedeschi a Caserta, Wenner e Von Schweinitz, consegnano agli alleati il messaggio da trasmettere a Wolff e Von Vietinghoff. Questo documento, causa forti disturbi atmosferici e conseguente difficoltà di ricezione, viene però capito solo in parte a Bolzano.
Mentre il maggiore Wenner è pronto a sottoscrivere la resa, von Schweinitz, come aveva immaginato Wolff, insiste sulla clausola che le truppe tedesche devono venire internate in Italia e afferma che le condizioni presentategli oltrepassano i poteri ricevuti da von Vietinghoff. Viene poi accettata la seguente formula: von Schweinitz firmerà, rilasciando però una dichiarazione che, così facendo, egli va oltre i poteri concessigli.

Alle 14, al Palazzo Reale di Caserta (Quartier Generale alleato), dopo le tergiversazioni da parte di Von Schwenitz, viene finalmente firmata la capitolazione del gruppo d’esercito C. La cessazione delle ostilità viene fissata per le ore 12, ora di Greenwitch, del 2 maggio 1945. Il generale Morgan, quale primo rappresentante degli Alleati a nome del comandante in capo delle forze del Mediterraneo, sottoscrive il documento. Wenner firma a nome del generale Wolff e von Schweinitz a nome di Vietinghoff.

Nella foto da sinistra: il colonnello Sweetman, il contrammiraglio Lewis capo di stato maggiore delle forze navali alleate, il maresciallo Baker, capo di stato maggiore delle forze aeree, il maggiore sovietico Kislenko, il tenente polacco Vraeveskj, il maggior generale americano Lemnitzer, vice capo di stato maggiore del comando alleato e, seduto, il generale Morgan che firma i documenti della resa.

In questa vicenda di trattative svoltasi in Svizzera si è in realtà giunti quasi esclusivamente per merito del dottor Husmann che è riuscito ad esercitare un influsso intellettuale decisivo sui capi delle SS che hanno partecipato alle varie trattative. Questo pedagogo svizzero ha portato a termine il suo compito con un successo assolutamente sorprendente: proprio lui, un civile, è riuscito a convincere i capi delle SS di grado elevato ed elevatissimo che il loro mondo ideale e la loro posizione di potere erano fondati in realtà su di un errore e che entro poco tempo, quindi, sarebbero crollati. Importantissimi anche l’impegno e la perseveranza del colonnello svizzero Waibel.

Nelle ultime due foto sono visibili, in abiti borghesi, i due plenipotenziari tedeschi colonnello von Schweinitz e maggiore Wenner.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Ha termine oggi la battaglia per la liberazione di Schio. 42 partigiani sono morti. Negli scontri con le retroguardie della divisione Goering i tedeschi perdono 500 uomini fra morti e feriti, altri 6000 si arrendono alle formazioni Garibaldine. Insieme a Genova, Schio è l’unico caso di resa incondizionata della Wehrmacht ai partigiani. I partigiani liberano Piacenza che con abile e coraggiosa manovra avevano isolato mantenendo una testa di ponte sul Po che ha impedito il passaggio ai tedeschi.

Si conclude oggi a Codevigo, nella laguna veneta, la lunga marcia della XXVIII^ Brigata “Mario Gordini” che, fin dal 12 gennaio al comando di Bulow, ha affiancato il gruppo da combattimento “Cremona”, nell’avanzata verso il nord.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Bolzano
- Le SS fanno partire verso il passo della Meldola il professor Mario Padoa, ordinario di chimica organica e inorganica dell’università di Modena (lo avevano prelevato nel febbraio il capitano Gold e il maresciallo Grizzer delleSS) e altri quaranta internati. Di tutti loro non sene saprà più nulla.

Provincia di Cuneo – A Mondovì, 28 chilometri a est di Cuneo, una pattuglia della 34^ divisione tedesca Brandenburg ricerca il meccanico Francesco Prato, comunista, che nei giorni della liberazione aveva chiesto la liberazione dei presidi tedeschi della zona. Lo trova mentre dorme con la famiglia in un fabbricato a ridosso del Santuario di Vicoforte. Gli sventurati vengono allineati davanti alla porta dell’abitazione ed eliminati a raffiche di mitra: il capofamiglia Francesco Prato, la moglie Giovanna, la figlia, ventiduenne, Marcella e il figlio Franco di quattordici anni. La stessa pattuglia fucila altre sei persone. Il massacro ha avuto luogo nelle immediate vicinanze del santuario di Vicoforte.

Provincia di Mantova – A Casalmoro i tedeschi in fuga uccidono due donne e due partigiani loro parenti.

Provincia di Torino - A Torino, dove i partigiani di Barbato stanno provvedendo a snidare gli ultimi irriducibili cecchini, incombe ancora la minaccia dell’arrivo delle due divisioni (la 34^ e la 5^) del generale Schlemmer, una grossa colonna comprendente mezzi corazzati, proveniente da Pinerolo, che attraversa paesi e villaggi intorno a Torino saccheggiando e incendiando. Il colonnello Stevens, comandante della missione alleata, vorrebbe far saltare i ponti sul Po; il comando partigiano si oppone e a Schlemmer che chiede via libera è opposto un netto rifiuto. Il generale tedesco cambia direttrice di marcia dirigendosi verso il Canavese. Verso le 21,30 si attesta nei pressi di Grugliasco, un piccolo centro lungo la strada per la Francia, a pochi chilometri dal capoluogo piemontese. Grugliasco è tutta pavesata di colori perché libera, e i partigiani decidono di far passare la colonna. Mandano a parlamentare il parroco, ma i tedeschi se ne fanno beffa. Disarmano i partigiani e, dopo averli fucilati, ne violentano i cadaveri con calci alla nuca fino a staccarne il capo. Intanto saccheggiano negozi e case. Una trentina di persone, tra cui parecchi civili, sfuggite al rastrellamento si sono rifugiate in un edificio ma verso la mezzanotte vengono catturate. Altre hanno riparato in un’altra casa verso le sei del mattino. Legati, con le braccia dietro la testa, vengono fatti passare per le vie del paese, tra la gente terrorizzata. Ma essi cantano, con dignità e fierezza. Tra di essi vi è il parroco che aveva tentato di parlamentare e un cappellano garibaldino. I tedeschi li suddividono in tre gruppi e li fucilano. Sessantasei i cadaveri sul terreno: 58 garibaldini e otto civili.

Provincia di Treviso - A Castel di Godego e nella frazione di Cazzadora, i tedeschi in ritirata uccidono 80 civili, tutti maschi. Il più giovane, Igino Tolin, ha 15 anni, il più vecchio, Antonio Baldan, ne ha 65. A Nervesa della Battaglia due tedeschi uccidono il civile Egidio De Sordi mentre si dirige alla casa di un amico per vegliarne la salma. Catturati dai partigiani, vengono presentati alla madre dell’ucciso, la quale chiede di non fare vendetta. I due vengono così poi consegnati agli americani. A Galliera Veneta alcuni tedeschi in ritirata uccidono don Fausto Calegari, cappellano della parrocchia di San Niccolò, mentre porta i conforti religiosi a due partigiani moribondi.

Provincia di Udine – A Cervignano del Friuli una colonna di SS proveniente da Grado ha uno scontro con i partigiani e punta su Cervignano. Alla periferia della cittadina cattura ventidue civili e li elimina a raffiche di armi automatiche in due gruppi: tredici in località Tre Ponti, sull’argine del fiume Taglio, e nove nell’immediata periferia di Cervignano, sull’argine destro del fiume Aussa.

Provincia di Vicenza – A Pedescala alle 5 del mattino, paracadutisti tedeschi SS iniziano a sparare da un carro armato. Poi irrompono nel paese incendiando le case e uccidendo chiunque trovino. A loro si aggiungono alcuni italiani con l’uniforme delle SS: In un sottoportico, a pochi passi dalla chiesa, vengono trucidati ventisei uomini, tra cui il parroco don Fortunato Carlassare e suo padre. La soldataglia continua gli assassinii, gli stupri e i saccheggi fino all’alba del 2 maggio, quando lascerà il paese dove ha ucciso 64 persone (55 uomini e 9 donne).

GERMANIA: SI APPROSSIMA LA FINE
Hitler sposa Eva Braun nel bunker della cancelleria a Berlino.

GLI ALLEATI AVANZANO VERSO I CONFINI
Settori centro – orientali - Prosegue l’avanzata alleata nel Nord Italia: unità del V° Corpo raggiungono Venezia insieme a unità italiane del Gruppo da combattimento “Cremona” mentre la 2^ divisione neozelandese del XIII° corpo britannico, avanzando in direzione di Trieste, raggiunge il Piave. La 6^ divisione corazzata si congiunge con elementi dell’VIII^ Armata nella zona di Padova.

Gli alleati raggiungono Ghedi (BS), Imperia, Pontechiasso (CO), Varese e Cuneo già in mano ai partigiani. A Fiume i partigiani slavi incominciano a invadere la periferia orientale contrastati dai tedeschi che non hanno altra risorsa che darsi prigionieri agli Alleati.

Settore tirrenicoValle del Taro – Alle 5,30 del mattino i parlamentari tedeschi si ritirano, assicurando che l’atto iniziale della resa sarà rappresentato dall’arrivo di una colonna di ambulanze cariche di feriti. E alle 13, dopo che Mascarenhas ha ribadito la richiesta di resa incondizionata, si presentano le prime ambulanze tedesche presso Ponte a Scodogna. Mentre le operazioni di resa continuano, i brasiliani ottengono che anche i partigiani cessino le ostilità contro le retroguardie e che restituiscano centocinquanta loro prigionieri, sotto responsabilità brasiliana, direttamente alla 148^ divisione tedesca.

Alle 18,30 (o alle 14?) si presentano il generale. Carloni, il suo capo di Stato Maggiore il tenente colonnello Antonio Bertone e vari ufficiali. Mascarenhas dispone che il comandante della divisione “Italia” venga accompagnato dal generale Zenobio a Firenze, presso il Quartier Generale della V^ Armata.

A Castiglione, presso Chiavari, il comandante del IV° Corpo d’armata, generale Crittenberg (secondo da sinistra nella foto), accetta la resa dell’armata tedesca in Liguria

Il 1° Gruppo di Combattimento della X Divisione Mas (formato dal “Barbarigo”, dal “Lupo”, dai “Nuotatori paracadutisti”, dagli artiglieri del “San Giorgio” e dal battaglione genio “Freccia”), 2200 uomini, si arrende agli inglesi nei pressi di Padova. I piccoli reparti della Decima rimasti in Venezia Giulia, e formati quasi per intero da giovanissimi, resistono fino all’ultimo e cadono sul posto.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
La “Monte Rosa”, dopo essere rimasta a lungo frantumata in tre zone diverse (Garfagnana, Liguria e Piemonte), con “grave pregiudizio per la sua compagine morale e disciplinare” ha scritto Carloni (1), era stata raccolta in Piemonte. Dispone ancora di 10.000 uomini (erano 19.000 alla sua partenza da Munzingen alla fine del luglio 1944), quasi tutti schierati dal Rocciamelone ad Aosta sul fronte alpino occidentale, con forti reparti in val Chisone e nelle valle cuneesi della Maira, della Varaita e della Stura. In data odierna molti reparti sono in ripiegamento verso Pinerolo, altri si dirigono verso Torino e Ivrea, altri ancora si sono già arresi (2).
Anche la “Littorio” si trova in Piemonte. Subito dopo il rientro in Italia, la divisione granatieri era stata schierata alle spalle della linea Gotica, fra Castel San Giovanni, Voghera e Tortona. E’ zona partigiana e molti degli uomini e degli ufficiali non avevano voluto essere impiegati nelle frequenti operazioni di polizia e di controguerriglia. Le ripetute richieste del generale Agosti erano state infine accolte e, all’inizio di dicembre, l’unità era stata trasferita al fronte, fra il Cuneese e la Valle d’Aosta, su un arco molto esteso. In data odierna il grosso della divisione è in marcia verso Cuneo. Soltanto il 4° Reggimento alpini è rimasto in Valle d’Aosta nell’illusoria speranza di bloccare, d’intesa con il CLN, l’arrivo delle forze francesi (3).

La divisione “Italia” finisce in Emilia. Dal gennaio 1945 l’unità si trova sul fronte della Garfagnana, nella valle del Serchio, dove ha sostituito la “Monte Rosa”. I reparti sono stati in crisi perenne e anche il lavoro del nuovo comandante Carloni, non ha potuto dare grandi frutti. Ci sono state le imboscate dei partigiani che, ha scritto Carloni, “hanno prodotto sensibili perdite ed hanno concorso ad aumentare lo stato di disagio dell’unità”. Ci sono state le diserzioni, molto alte soprattutto fra i pionieri. Infine, sono mancati i trasporti; v’è stata “penuria estrema di carburante”; i soldati sono stati costretti a subire il tormento di lunghe marce in montagna, fra neve e fango; i comandanti hanno incontrato “enormi difficoltà per mantenere una certa regolarità nei servizi logistici”. In queste condizioni, il 19 aprile la divisione di Carloni aveva iniziato la ritirata. In data odierna si trova in Emilia, si sta dirigendo verso Fornovo di Taro e tenta di rompere l’accerchiamento con un ultimo attacco nei pressi di Modena, ma viene bloccata dalle truppe brasiliane che sbarrano la via Emilia (4).
Per quanto riguarda la “San Marco”, il suo comandante, generale Farina, ieri ha trattato la resa con il CLN di Alessandria e nella notte, mentre qualche reparto si sta dirigendo verso la Lomellina e Milano, lancia il suo ultimo ordine del giorno:

“Domattina tutti i reparti della Divisione si concentreranno a Valmadonna, a nord di Alessandria, dove deporranno nelle mie mani le armi ed i materiali che saranno depositati e presi in consegna dalle nuove autorità dell’esercito italiano. (…) La grave decisione da parte mia è stata presa:
1.- Per gli eventi generali che hanno segnato la fine della guerra.
2.- Per la scomparsa di tutte le autorità nostre.
3.- Per la consegna di se stesso fatta dal maresciallo Graziani.
4.- Per il dichiarato fermo del Duce e dei maggiori gerarchi alla frontiera svizzera.
5.- Ed infine e soprattutto per la necessità di evitare uno spargimento di sangue completamente italiano e per risparmiare alla zona da noi tenuta le ulteriori distruzioni dell’intervento aereo anglo-americano pronto da ieri a scatenarsi”.

Graziani
, dall’Hotel Milano viene condotto a San Vittore. All’ingresso in carcere è spogliato e sottoposto, come vuole il regolamento, ad una minuziosa ispezione personale. Poi è condotto nella cella 65, guardata a vista da una sentinella armata. La sua detenzione dura poco più di dodici ore. Alle 19, infatti, Daddario lo preleva e lo conduce in auto a Ghedi, nel Bresciano, dove lo attende il generale Crittenberg, comandante del IV Corpo d’Armata corazzato americano e dove Graziani firma le resa.
…………
(1) Suo comandante fino al 22 febbraio 1945.
(2) Gli uomini lasceranno le armi ad Ivrea, nel Torinese, a Lanzo ed Orbassano, e presso Cuneo, a Casteldelfino. Non pochi alpini cadono negli scontri finali, altri verranno fucilati dopo la cattura.
(3) Con i suoi uomini verrà catturato anche il suo comandante, generale Agosti. Agosti, che ha 51 anni e soffre per una grave mutilazione che risale alla prima guerra mondiale, verrà condotto con altri ufficiali nel campo di concentramento di Coltano, ma non si rassegnerà: non vuole essere giudicato dinanzi a un tribunale militare. Ad un gruppo di uomini che lasciano il campo, confiderà: “Io non permetterò che una banda di traditori mi processi”. Trasferito a Roma, a Forte Boccea, alle tre di notte del 27 gennaio 1946, Agosti andrà in una latrina e, toltosi il laccio di una benda, dopo averlo fatto passare fra le grate dell’inferriata, si impiccherà.
(4) Domani, anche gli ultimi reparti di bersaglieri della “Italia” getteranno le armi nella zona di Collecchio.
 

Da Italia Libera (MI)
















 



Nella foto, il saluto dei
rappresentanti del CLNAI ai primi alleati.



 

 

Territorio a sud


DAL DIARIO DI PUNTONI
“Le operazioni in Italia procedono con molta rapidità: praticamente ogni resistenza in grande stile è cessata. Quasi tutta la Valle Padana è in mano degli alleati e dei patrioti.
E’ confermato l’arresto di Mussolini con la sua amante Petacci e di quasi tutti i maggiori gerarchi del fascismo. La radio della sera annuncia che gli arrestati, giudicati dai tribunali del popolo, sono stati giustiziati”.
Con queste esecuzioni, evidentemente, si è voluto concludere il movimento insurrezionale e dare soddisfazione alla massa più scalmanata prima che al governo del C.L.N. subentrasse quello alleato o che gli arrestati fossero messi nelle mani del governo regolare il quale ha trovato giusto il provvedimento! Sembra anche che ci sia stata l’approvazione degli alleati. E questo si capisce: una gatta di meno da pelare!”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN
Assisi
– “Una giornata passata in tutta pace, ma che è terminata con notizie elettrizzanti. (…) Molte bandiere in giro, ma nessuna agitazione. La sera, abbiamo appreso che i partigiani di Milano avevano catturato e impiccato Mussolini ed altri fascisti. Più tardi, una telefonata da Caserta mi ha informato che i delegati militari tedeschi (giunti, come ho poi saputo, ieri) avevano firmato la resa militare al quartier generale alleato. Noi avevamo già stabilito con precisione i termini e per la verità avevo preferito non essere immischiato nella cosa. E’ importante che i russi non ci sospettino di alcuna manovra politica e per questo ho reputato prudente non essere a Caserta. Tuttavia sono contentissimo, soprattutto per Alex, che la sua trionfale offensiva (ora abbiamo in nostre mani circa centomila prigionieri) sia stata coronata dalla resa delle forze che gli sbarravano il passo. Questa è una conferma completa della bontà delle sue iniziative strategiche e tattiche. La radio ci ha anche informato del tentativo di Himmler che voleva arrendersi agli inglesi e agli americani e della ferma risposta venuta da Downing Street (1). E’ quanto mai sciocco che i tedeschi abbiano pensato di cavarsela ricorrendo in questo momento ad un trucco così ingenuo. Secondo la radio, Himmler ha detto che Hitler era morente per “emorragia cerebrale”: la cosa andrebbe benissimo per tutti. Dopo avere appreso tutto questo (e dopo avere avuto altre telefonate da Caserta e da Roma) siamo andati a fare due passi nella piazza antistante la grande chiesa (il Duomo) e sotto il cielo stellato abbiamo meditato sulla mutevolezza delle cose umane. Certo, mai mi sarei immaginato di apprendere la notizia che la campagna di guerra del Mediterraneo era finita e che si è ormai alle ultime fasi della guerra in Europa, standomene qui ad Assisi! Adesso sembrano ora sei settimane, ora sei anni, ora sei decenni da quando la guerra è iniziata e si stenta a credere che è finita o che sta per finire.
Hitler è rimasto al potere per vent’anni, con tutto il suo genio per fare del male, con tutta la sua forza e tutta la sua arroganza. San Francesco non si direbbe che abbia avuto molto potere, ma qui in questa bella città si capisce quanto immensa sia la forza e la persistenza del bene. Ed è questo un pensiero che dà un po’ di consolazione. (…)”.
………….
(1) Il 24 aprile, Himmler aveva offerto la resa incondizionata della Germania alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti ma non alla Russia e gli era stato risposto che la Germania doveva arrendersi a tutte e tre le potenze.




STORIA POSTALE del 29 aprile







Piego comunale affrancato come manoscritti con una sestina del 0,20 Imperiale
sovrastampato PM








 

Da “La Nazione del Popolo” di Firenze










 

 

 

 

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori