martedì 1 maggio 1945
Territorio a nord
I
neozelandesi del generale Freyberg attraversano il Tagliamento diretti a
Trieste mentre le avanguardie jugoslave entrano in città. I partigiani
entrano in Udine (vedi foto a lato).
ANCORA PROBLEMI DOPO LA RESA PER LE TRATTATIVE IN SVIZZERA DELLA LA RESA
TEDESCA
Verso le 0,30, totalmente esausti, dopo tre notti insonni, Wenner e Von
Schweinitz riescono a giungere indenni al Quartier Generale di Bolzano.
Nelle prime ore del mattino (fino alle 6,30), Wolff, Rottiger (che sta
dando le consegne a Wenzel), Moll, Von Schweinitz, Wenner e Dollmann
discutono le misure da adottare per assicurare come previsto
dall’accordo, la chiusura delle ostilità alle 12 del 2 maggio nonostante
la mancata presenza di Von Vietinghoff. Il generale Schulz (sostituto di
Vietinghoff) e Wenzel non sono disposti a impartire l’ordine di deporre
le armi senza l’espresso consenso di Kesselring. Poiché Kesselring non
l’ha dato né c’è da aspettarsi che lo dia, non rimane altra soluzione
che mettere nell’impossibilità Schultz e Wenzel di impedire la
trasmissione degli ordini di resa oppure di diramare contrordini. Così
Wolff e Rottiger decidono di tenere i due generali agli arresti
“d’onore” nel bunker del gruppo d’armata dalle 7 alle 16. Vengono anche,
per oggi, interrotte le linee telefoniche fra Bolzano e il Reich per
impedire che altri ufficiali dello S.M. di Schulz e di Kesselring
riferiscano al comando supremo l’arresto di Schulz.
Con questi provvedimenti Wolff e Rottiger hanno di fatto assunto il
comando del gruppo d’armata C. Ma i comandanti in capo della X^ Armata,
generale Herr e XIV^ armata, generale Lemelsen, non vogliono però
piegarsi a chi ha assunto il comando con la forza e rifiutano di aderire
anch’essi alla deposizione delle armi finché i loro superiori, Schultz e
Wenzel, sono privati illegalmente della libertà. Wolff cerca allora la
collaborazione spontanea di Schulz e Wenzel. Alle 16, dopo due ore di
discussioni, i due accettano di riprendere ad esercitare le loro
funzioni.
Alle 18 avviene un incontro nel bunker del comando di Bolzano. Vi
partecipano: Schultz, il comandante della X^ armata Herr, il comandante
della XIV^ von Lemelsen, il generale dell’aeronautica von Phol,
l’ammiraglio Lowitsch, Wolff, Rottiger e Wenzel.
Dopo una lunga discussione, Schulz e Wenzel promettono di parlare con
Kesselring per chiarire col feldmaresciallo il fondamentale concetto
che, per ammissione dei due generali comandanti le due armate, le truppe
sono sostanzialmente a pezzi e che pertanto non si può più sostenere
l’idea di una lotta ad oltranza. Rifiutano però di fare qualsiasi cosa,
cioè di ordinare la deposizione delle armi, senza l’espresso consenso
personale dello stesso Kesselring.
Alle 21,30 giunge al Quartier Generale di Bolzano un radiomessaggio di
Alexander per sapere se i termini verranno rispettati altrimenti non
avrebbe avuto il tempo di avvisare le sue truppe affinché cessassero i
combattimenti. Dato che Kesselring è irreperibile il suo capo di stato
maggiore Westfal, non essendo in grado di prendere decisioni, dice che
avrebbe richiamato alle 22, dopo avere consultato Kesselring. Ma alle 22
non arriva alcuna comunicazione e allora i generali Rottiger, Herr,
Lemelsen, Van Pohl e Wolff, in nome di un assoluto senso di
responsabilità nei confronti della truppa e del popolo tedesco,
impartiscono l’ordine di deporre le armi nei termini di tempo stabiliti.
Alle 23 viene resa nota la morte di Hitler che scioglieva ufficiali e
soldati dal loro giuramento di fedeltà. Ciononostante Schulz continua a
rifiutarsi di dare il suo consenso, senza l’ordine di Kesselring, alle
disposizioni per la resa che sono state impartite dai cinque generali.
Alle 23,30 Wolff, Pohl, Herr e Lemelsen riprendono le discussioni.
L’ammiraglio Doenitz succede a Hitler nel comando supremo della
Germania.
BOMBARDAMENTI ALLEATI
Ultime bombe diurne sull’Italia da parte di 2 Baltimore del 55°
Squadrone nella stessa area di Udine.
RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Il CVL entra Udine che viene raggiunta, in giornata, anche dalle
truppe alleate.
Nei pressi del cimitero suburbano di Piacenza avvengono dodici
esecuzioni capitali con cui la resistenza ha inteso saldare il conto con
i più feroci aguzzini del popolo piacentino. Fra i giustiziati ci sono i
responsabili della fucilazione di dieci partigiani avvenuta il 21 marzo,
in quello stesso luogo.
ULTIME RAPPRESAGLIE TEDESCHI
Provincia
di Torino: gli uomini del generale Schlemmer (5^ e 34^ divisione)
che cercano ancora di raggiungere la Svizzera, fucilano a Cirié due
partigiani e poi, a Montanaro, eliminano, sparandogli alla
schiena, il comandante partigiano che era andato loro incontro a
parlamentare per evitare uno spargimento di sangue. Alle 13 gli stessi,
e nella stessa località, uccidono quattro civili e un partigiano. A
Ozegna durante la ritirata i tedeschi fucilano un comandante partigiano
e due fratelli, anch’essi partigiani. A Ivrea catturano e passano per le
armi due partigiani. A Cuorgné uccidono, alle 13, due civili che si
erano affacciati alla finestra. Sempre nella stessa località fucilano
tre civili in piazza Morgando, per rappresaglia a un colpo d’arma da
fuoco sparato contro di loro. A Mazzé, nei pressi di Caluso, un gruppo
in ritirata uccide il sedicenne Silvio Prola che sta giocando a pallone
in un prato: si servono di lui come bersaglio per un tiro a segno. E,
come lui, nello stesso prato, muore il compagno sedicenne Marco Camino.
Poco distante, in frazione Aré di Caluso, uccidono un altro civile fermo
sull’uscio di casa.
Provincia di Udine – A Spilimbergo una colonna tedesca in ritirata
prende in ostaggio tra la frazione di Gradisca e la borgata di Navarons,
prima di entrare nel paese, quattro civili e li uccide strada facendo.
Il primo davanti alla moglie incinta, il secondo a pugnalate, il terzo
pure a pugnalate davanti alla moglie, il quarto a rivoltellate. Oggi
fucilano anche, per rappresaglia, altri due civili. A Risano un reparto
misto (Kriegsmarine e polizia) trucida, alle 10 del mattino, nei pressi
del paese, un partigiano catturato poco prima a Tissano.
DALLA GERMANIA
Alle 22, radio Amburgo interrompe la trasmissione della Settima sinfonia
di Brukner, si ode un rullo di tamburi e poi lo speaker, con la voce
delle grandi occasioni, da il seguente annuncio:
“Il nostro Fuhrer, Adolf Hitler, è caduto per la Germania questo
pomeriggio nel suo quartier generale delle operazioni, alla Cancelleria
del Reich, combattendo fino all’ultimo respiro il bolscevismo. Il 30
aprile il Fuhrer ha nominato come suo successore il grande ammiraglio
Doeniz. Il grande ammiraglio, successore del Fuhrer, ora parlerà al
popolo tedesco”.
Venti minuti più tardi Doenitz legge il suo messaggio. Il grande
ammiraglio conferma la bugia del comunicato ufficiale, quella di Hitler
morto eroicamente “combattendo fino all’ultimo respiro”. Il Fuhrer non è
caduto affatto con le armi in pugno contro il bolscevismo, ma si è
tirato un colpo di rivoltella in bocca, dopo avere convinto sua moglie
Eva Braun a prendere il veleno. Anche la data della morte, nell’annuncio
di Radio Amburgo, è falsa: non oggi, ma ieri, 30 aprile. Doenitz,
inoltre, nel suo messaggio, continua con l’alienazione della realtà,
dicendo, tra l’altro:
“Il mio maggiore compito è salvare la Germania dalla distruzione di cui
è minacciata dal nemico bolscevico che avanza. Solo per questo la
battaglia continua. Finché e dovunque questo nostro scopo verrà
ostacolato dagli inglesi e dagli americani, saremo costretti a
continuare la nostra lotta difensiva anche contro di loro. Poerò in tali
condizioni gli angloamericani continueranno la guerra non a vantaggio
dei loro popoli, ma solamente a favore della diffusione del bolscevismo
in Europa”.
GLI ALLEATI STANNO COMPLETANDO L’OCCUPAZIONE DELL’ALTA ITALIA
Il II corpo della V Armata USA inizia a liberare la valle del Piave e si
prepara ad avanzare verso l’Austria attraverso il Passo del Brennero.
I neozelandesi che sono giunti a Monfalcone e Ronchi dei Legionari, si
incontrano con elementi della IV Armata jugoslava e, senza molto calore,
fraternizzano. All’alba le avanguardie di Tito (IX Corpus) entrano in
Trieste. Sono partigiani appoggiati da cinque carri armati e pochi
reparti regolari. Il CLNAI, in contrasto con il CLN di Trieste, invia ai
triestini un messaggio invitandoli ad accogliere fraternamente le
brigate di Tito il quale, proprio oggi, alla radio, dice: “La Slovenia e
l’Istria, consegnate nel 1920 agli imperialisti italiani, oggi stanno
vivendo i giorni della liberazione e dell’annessione alla madre patria
Jugoslavia…”. Entrano in città anche truppe italiane della divisione
Italia aggregate ai partigiani jugoslavi fin dal 1943, dai tempi in cui,
a causa dell’armistizio dell’8 settembre, si erano trovate senza ordini
né comandanti.
Gli alleati raggiungono Alessandria, Asti, Cuneo, Torino (riprodotta
un’ordinanza del comando CVL di Torino dopo la liberazione della città),
Treviso e Vercelli.
Da L’Unità (MI)
Da
La Libertà (MI)
Territorio a sud
DAL DIARIO DI PUNTONI
“Grandi comizi in tutta Italia per la festa del Lavoro, la prima che
viene celebrata dopo tanti anni. C’è molto timore in giro per eventuali
eccessi che potrebbero essere compiuti dalla folla dopo i comizi. A
Napoli non succede nulla”.
STORIA POSTALE del 1° maggio
Due cartoline postali affrancate regolarmente 1,20, la prima a sinistra
con una cartolina da 0,60 con effige del Re su cartoncino giallo e, la
seconda, a destra con una cartoline VINCEREMO 0,25 sovrastampata cent.
0,60 e stemma luogotenenziale.
Un biglietto postale 0,50 ex RSI affrancato come lettera con un 0,50 e
un 0,25 della serie Monumenti Distrutti sempre ex RSI e una cartolina
postale VINCEREMO sovrastampata Lire.1,20 da Napoli a Roma con ACS di
Napoli.
Raccomandata espressa da Lucera (FG) a Roma, il bollo in “negativo” è
quello della censura di Foggia.
Con la liberazione del Nord Italia da parte
degli Alleati e non appena gli italiani si ritrovarono finalmente nella
condizione di poter avere reciproche notizie dopo mesi di attesa e di
ansia, lo scambio di corrispondenza divenne una priorità assoluta. Ma il
servizio postale tra il “nord” (intendendo sempre la parte d’Italia al
di sopra della ex linea Gotica, amministrato dagli Alleati) e il “sud”
(il territorio in amministrazione luogotenenziale) era chiaramente
sottoposto alle linee di comunicazione disastrate (ferrovie, strade ecc)
che ne condizionavano il normale svolgimento.
Ma gli Italiani scrissero ai parenti lontani e la posta aumentò di
volume.
Con questo rifiorire della corrispondenza le affrancature divennero
sempre più interessanti da un punto di vista Storico Postale. I valori
della ex RSI, proibiti in uso in un primo momento dalle autorità
Alleate, iniziarono comunque a introdursi nelle affrancature in partenza
dal Nord. Vista poi una probabile carenza di valori della Imperiale
(unica alternativa ai valori ex RSI al Nord), le autorità alleate
decisero di riammettere l’uso dei valori ex RSI nelle province del Nord
– Est (tre Venezie). Quanto sopra ha generato delle affrancature molto
varie e miste, molto, molto interessanti.
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