il tramonto di un regno








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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

13° Periodo dal 27 aprile al 9 maggio 1945

a) Territorio a sud della linea La Spezia – Bologna – Rimini (ex Linea Gotica): A.M.G./A.C. E LUOGOTENENZA

b) Territorio a nord della linea La Spezia – Bologna – Rimini (ex Linea Gotica): Sotto il controllo degli Alleati. La guerra è ufficialmente finita con la firma della resa delle truppe tedesche ed italiane della RSI il 29 aprile a Caserta.

Quinta parte relativa al 1° maggio 1945
 


martedì 1 maggio 1945


Territorio a nord







I neozelandesi del generale Freyberg attraversano il Tagliamento diretti a Trieste mentre le avanguardie jugoslave entrano in città. I partigiani entrano in Udine (vedi foto a lato).




 




ANCORA PROBLEMI DOPO LA RESA PER LE TRATTATIVE IN SVIZZERA DELLA LA RESA TEDESCA
Verso le 0,30, totalmente esausti, dopo tre notti insonni, Wenner e Von Schweinitz riescono a giungere indenni al Quartier Generale di Bolzano.
Nelle prime ore del mattino (fino alle 6,30), Wolff, Rottiger (che sta dando le consegne a Wenzel), Moll, Von Schweinitz, Wenner e Dollmann discutono le misure da adottare per assicurare come previsto dall’accordo, la chiusura delle ostilità alle 12 del 2 maggio nonostante la mancata presenza di Von Vietinghoff. Il generale Schulz (sostituto di Vietinghoff) e Wenzel non sono disposti a impartire l’ordine di deporre le armi senza l’espresso consenso di Kesselring. Poiché Kesselring non l’ha dato né c’è da aspettarsi che lo dia, non rimane altra soluzione che mettere nell’impossibilità Schultz e Wenzel di impedire la trasmissione degli ordini di resa oppure di diramare contrordini. Così Wolff e Rottiger decidono di tenere i due generali agli arresti “d’onore” nel bunker del gruppo d’armata dalle 7 alle 16. Vengono anche, per oggi, interrotte le linee telefoniche fra Bolzano e il Reich per impedire che altri ufficiali dello S.M. di Schulz e di Kesselring riferiscano al comando supremo l’arresto di Schulz.

Con questi provvedimenti Wolff e Rottiger hanno di fatto assunto il comando del gruppo d’armata C. Ma i comandanti in capo della X^ Armata, generale Herr e XIV^ armata, generale Lemelsen, non vogliono però piegarsi a chi ha assunto il comando con la forza e rifiutano di aderire anch’essi alla deposizione delle armi finché i loro superiori, Schultz e Wenzel, sono privati illegalmente della libertà. Wolff cerca allora la collaborazione spontanea di Schulz e Wenzel. Alle 16, dopo due ore di discussioni, i due accettano di riprendere ad esercitare le loro funzioni.
Alle 18 avviene un incontro nel bunker del comando di Bolzano. Vi partecipano: Schultz, il comandante della X^ armata Herr, il comandante della XIV^ von Lemelsen, il generale dell’aeronautica von Phol, l’ammiraglio Lowitsch, Wolff, Rottiger e Wenzel.

Dopo una lunga discussione, Schulz e Wenzel promettono di parlare con Kesselring per chiarire col feldmaresciallo il fondamentale concetto che, per ammissione dei due generali comandanti le due armate, le truppe sono sostanzialmente a pezzi e che pertanto non si può più sostenere l’idea di una lotta ad oltranza. Rifiutano però di fare qualsiasi cosa, cioè di ordinare la deposizione delle armi, senza l’espresso consenso personale dello stesso Kesselring.

Alle 21,30 giunge al Quartier Generale di Bolzano un radiomessaggio di Alexander per sapere se i termini verranno rispettati altrimenti non avrebbe avuto il tempo di avvisare le sue truppe affinché cessassero i combattimenti. Dato che Kesselring è irreperibile il suo capo di stato maggiore Westfal, non essendo in grado di prendere decisioni, dice che avrebbe richiamato alle 22, dopo avere consultato Kesselring. Ma alle 22 non arriva alcuna comunicazione e allora i generali Rottiger, Herr, Lemelsen, Van Pohl e Wolff, in nome di un assoluto senso di responsabilità nei confronti della truppa e del popolo tedesco, impartiscono l’ordine di deporre le armi nei termini di tempo stabiliti.

Alle 23 viene resa nota la morte di Hitler che scioglieva ufficiali e soldati dal loro giuramento di fedeltà. Ciononostante Schulz continua a rifiutarsi di dare il suo consenso, senza l’ordine di Kesselring, alle disposizioni per la resa che sono state impartite dai cinque generali.
Alle 23,30 Wolff, Pohl, Herr e Lemelsen riprendono le discussioni.
L’ammiraglio Doenitz succede a Hitler nel comando supremo della Germania.

BOMBARDAMENTI ALLEATI
Ultime bombe diurne sull’Italia da parte di 2 Baltimore del 55° Squadrone nella stessa area di Udine.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Il CVL entra Udine che viene raggiunta, in giornata, anche dalle truppe alleate.

Nei pressi del cimitero suburbano di Piacenza avvengono dodici esecuzioni capitali con cui la resistenza ha inteso saldare il conto con i più feroci aguzzini del popolo piacentino. Fra i giustiziati ci sono i responsabili della fucilazione di dieci partigiani avvenuta il 21 marzo, in quello stesso luogo.

ULTIME RAPPRESAGLIE TEDESCHI
Provincia di Torino: gli uomini del generale Schlemmer (5^ e 34^ divisione) che cercano ancora di raggiungere la Svizzera, fucilano a Cirié due partigiani e poi, a Montanaro, eliminano, sparandogli alla schiena, il comandante partigiano che era andato loro incontro a parlamentare per evitare uno spargimento di sangue. Alle 13 gli stessi, e nella stessa località, uccidono quattro civili e un partigiano. A Ozegna durante la ritirata i tedeschi fucilano un comandante partigiano e due fratelli, anch’essi partigiani. A Ivrea catturano e passano per le armi due partigiani. A Cuorgné uccidono, alle 13, due civili che si erano affacciati alla finestra. Sempre nella stessa località fucilano tre civili in piazza Morgando, per rappresaglia a un colpo d’arma da fuoco sparato contro di loro. A Mazzé, nei pressi di Caluso, un gruppo in ritirata uccide il sedicenne Silvio Prola che sta giocando a pallone in un prato: si servono di lui come bersaglio per un tiro a segno. E, come lui, nello stesso prato, muore il compagno sedicenne Marco Camino. Poco distante, in frazione Aré di Caluso, uccidono un altro civile fermo sull’uscio di casa.

Provincia di Udine – A Spilimbergo una colonna tedesca in ritirata prende in ostaggio tra la frazione di Gradisca e la borgata di Navarons, prima di entrare nel paese, quattro civili e li uccide strada facendo. Il primo davanti alla moglie incinta, il secondo a pugnalate, il terzo pure a pugnalate davanti alla moglie, il quarto a rivoltellate. Oggi fucilano anche, per rappresaglia, altri due civili. A Risano un reparto misto (Kriegsmarine e polizia) trucida, alle 10 del mattino, nei pressi del paese, un partigiano catturato poco prima a Tissano.

DALLA GERMANIA
Alle 22, radio Amburgo interrompe la trasmissione della Settima sinfonia di Brukner, si ode un rullo di tamburi e poi lo speaker, con la voce delle grandi occasioni, da il seguente annuncio:
“Il nostro Fuhrer, Adolf Hitler, è caduto per la Germania questo pomeriggio nel suo quartier generale delle operazioni, alla Cancelleria del Reich, combattendo fino all’ultimo respiro il bolscevismo. Il 30 aprile il Fuhrer ha nominato come suo successore il grande ammiraglio Doeniz. Il grande ammiraglio, successore del Fuhrer, ora parlerà al popolo tedesco”.
Venti minuti più tardi Doenitz legge il suo messaggio. Il grande ammiraglio conferma la bugia del comunicato ufficiale, quella di Hitler morto eroicamente “combattendo fino all’ultimo respiro”. Il Fuhrer non è caduto affatto con le armi in pugno contro il bolscevismo, ma si è tirato un colpo di rivoltella in bocca, dopo avere convinto sua moglie Eva Braun a prendere il veleno. Anche la data della morte, nell’annuncio di Radio Amburgo, è falsa: non oggi, ma ieri, 30 aprile. Doenitz, inoltre, nel suo messaggio, continua con l’alienazione della realtà, dicendo, tra l’altro:
“Il mio maggiore compito è salvare la Germania dalla distruzione di cui è minacciata dal nemico bolscevico che avanza. Solo per questo la battaglia continua. Finché e dovunque questo nostro scopo verrà ostacolato dagli inglesi e dagli americani, saremo costretti a continuare la nostra lotta difensiva anche contro di loro. Poerò in tali condizioni gli angloamericani continueranno la guerra non a vantaggio dei loro popoli, ma solamente a favore della diffusione del bolscevismo in Europa”.

GLI ALLEATI STANNO COMPLETANDO L’OCCUPAZIONE DELL’ALTA ITALIA
Il II corpo della V Armata USA inizia a liberare la valle del Piave e si prepara ad avanzare verso l’Austria attraverso il Passo del Brennero.
I neozelandesi che sono giunti a Monfalcone e Ronchi dei Legionari, si incontrano con elementi della IV Armata jugoslava e, senza molto calore, fraternizzano. All’alba le avanguardie di Tito (IX Corpus) entrano in Trieste. Sono partigiani appoggiati da cinque carri armati e pochi reparti regolari. Il CLNAI, in contrasto con il CLN di Trieste, invia ai triestini un messaggio invitandoli ad accogliere fraternamente le brigate di Tito il quale, proprio oggi, alla radio, dice: “La Slovenia e l’Istria, consegnate nel 1920 agli imperialisti italiani, oggi stanno vivendo i giorni della liberazione e dell’annessione alla madre patria Jugoslavia…”. Entrano in città anche truppe italiane della divisione Italia aggregate ai partigiani jugoslavi fin dal 1943, dai tempi in cui, a causa dell’armistizio dell’8 settembre, si erano trovate senza ordini né comandanti.
Gli alleati raggiungono Alessandria, Asti, Cuneo, Torino (riprodotta un’ordinanza del comando CVL di Torino dopo la liberazione della città), Treviso e Vercelli.
 

Da L’Unità (MI)

 

Da La Libertà (MI)

 


Territorio a sud

DAL DIARIO DI PUNTONI
“Grandi comizi in tutta Italia per la festa del Lavoro, la prima che viene celebrata dopo tanti anni. C’è molto timore in giro per eventuali eccessi che potrebbero essere compiuti dalla folla dopo i comizi. A Napoli non succede nulla”.



STORIA POSTALE del 1° maggio
 

Due cartoline postali affrancate regolarmente 1,20, la prima a sinistra con una cartolina da 0,60 con effige del Re su cartoncino giallo e, la seconda, a destra con una cartoline VINCEREMO 0,25 sovrastampata cent. 0,60 e stemma luogotenenziale.
 

Un biglietto postale 0,50 ex RSI affrancato come lettera con un 0,50 e un 0,25 della serie Monumenti Distrutti sempre ex RSI e una cartolina postale VINCEREMO sovrastampata Lire.1,20 da Napoli a Roma con ACS di Napoli.
 

Raccomandata espressa da Lucera (FG) a Roma, il bollo in “negativo” è quello della censura di Foggia.


Con la liberazione del Nord Italia da parte degli Alleati e non appena gli italiani si ritrovarono finalmente nella condizione di poter avere reciproche notizie dopo mesi di attesa e di ansia, lo scambio di corrispondenza divenne una priorità assoluta. Ma il servizio postale tra il “nord” (intendendo sempre la parte d’Italia al di sopra della ex linea Gotica, amministrato dagli Alleati) e il “sud” (il territorio in amministrazione luogotenenziale) era chiaramente sottoposto alle linee di comunicazione disastrate (ferrovie, strade ecc) che ne condizionavano il normale svolgimento.
Ma gli Italiani scrissero ai parenti lontani e la posta aumentò di volume.
Con questo rifiorire della corrispondenza le affrancature divennero sempre più interessanti da un punto di vista Storico Postale. I valori della ex RSI, proibiti in uso in un primo momento dalle autorità Alleate, iniziarono comunque a introdursi nelle affrancature in partenza dal Nord. Vista poi una probabile carenza di valori della Imperiale (unica alternativa ai valori ex RSI al Nord), le autorità alleate decisero di riammettere l’uso dei valori ex RSI nelle province del Nord – Est (tre Venezie). Quanto sopra ha generato delle affrancature molto varie e miste, molto, molto interessanti.


 

 

 

 

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