Seppur in ritardo, la leggenda di Giuseppe “Pino” Dordoni, vincitore della medaglia d’oro nella marcia ai Giochi Olimpici di Helsinki del 1952, entra far parte del mondo collezionistico filatelico sport olimpico.
Dordoni nasce a Piacenza il 28 giugno del 1926, si avvicina all’atletica all’età di 15 anni con le corse campestri , ma presto il suo allenatore, l’ex marciatore Guido Rizzi lo indirizzò verso la specialità del tacco e punta. Prese parte ai giochi olimpici del 1948 nella 10 Km, per poi passare l’anno successivo alle distanze più lunghe andando a vincere la leggendaria 100 Km organizzata dalla Gazzetta dello Sport. Nel 1950 vince il titolo europei a Bruxelles ma a consacrarlo alla leggenda fu la vittoria nei 50 Km di marcia ai giochi olimpici di Helsinki, era il 21 luglio del 1952 quando, da solo al comando dopo aver lasciato indietro due grandi come lo svedese John Ljunggren e il ceko Josef Dolezal, con le braccia alzate va a conquistarsi un posto nell’olimpo con il tempo di 4h28:07 con il primato mondiale che resistette fino al 1960. Al traguardo ad abbracciarlo tutta la squadra olimpica di calcio con in testa Boniperti che solo qualche ora prima avevano perso 3 a 0 dalla forte Ungheria di Puskas, e con Gianni Brera a descrivere la scena.
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21 luglio 1952 - Dordoni vince la 50 Km. di marcia |
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Cartolina con annullo Pino Dordoni |
Nella sua carriera ha disputato 600 gare vincendone ben 502. Dopo essersi ritirato dallo sport attivo, divenne un abile tecnico: dal 1962 alla fine degli anni ottanta ha contribuito in maniera determinante alla crescita della grande scuola della marcia azzurra che solo in campo oimpico può contare gli ori di Abdon Pamich, Maurizio Damilano, Ivano Brugnetti, Alex Schwazer, oltre naturalmente al suo. Dal punto di vista stilistico viene ancora oggi ricordato come uno dei marciatori più “belli” della storia della disciplina.
Il suo motto: innanzitutto ci vuole stile, perché la tecnica si può anche imparare.
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Pino Dordoni |
Dordoni sul podio |
A distanza di 14 anni dalla morte, avvenuta il 24 ottobre 1998, l’annullo postale e una cartolina che lo celebrano, a mio avviso non nel modo e nei luoghi che avevo pensato e che si addicevano per l’occasione, questo per la solita questione che per fare le cose ci vogliono i soldi e che sempre meno si è disposti a tirar fuori.
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