Ho letto recentemente Open, la mia storia, l’appassionata, sincera, cruda autobiografia del grande tennista Andre Agassi. Credo di aver letto molti libri sullo sport, di calcio, di ciclismo,di golf e di tennis ma nessuno come questo mi ha tanto appassionato. Sono quasi 500 pagine che ho letteralmente divorato in quattro giorni.
Credo che noi tutti siamo abituati a vedere lo sport solo dal punto di vista agonistico e diamo pochissimo rilievo all’aspetto umano.
Questo è un libro, anzi la confessione di un uomo che ha odiato il tennis lungo tutta la sua vita travagliata, costretto sin da bambino da un padre ossessivo e brutale a colpire, migliaia di palline al giorno sparate da uno sputa-palle, un drago, che il padre aveva inventato.
Il suo padre-padrone lo costringeva ad allenamenti disumani sino a creare un mostro che doveva battere chiunque osasse sfidarlo.
Molti di noi, ricordando il primo Agassi, con l’orecchino, i cappelli ossigenati i suoi calzoncini in jeans, le sue coloratissime bandane simili a quelle di un cantante punk, pensavamo di trovarci di fronte un ragazzo esuberante, estroverso, figlio del suo tempo. Era solo un giovane frustrato che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non giocare più a tennis.
Agassi non aveva un grande fisico anzi era nato con una malformazione ad una vertebra lombare che gli procurò molti problemi; era però, quando lo voleva, uno stakanovista del lavoro facendosi allenare, fisicamente e psicologicamente, da personaggi incredibili che gli furono sempre vicini e fedeli.
Malgrado tanti problemi, fece una carriera lunghissima per un tennista, 21 anni di battaglie in tutto il mondo.
Ha vinto 8 tornei del grande Slam, 60 titoli ATP e 3 Coppe Davis; è il primo ed unico tennista ad aver vinto tutti e quattro i tornei dello slam, le Olimpiadi, il torneo ATP World Championship e la Coppa Davis. E’ stato per 101 settimane il numero uno al mondo.
Nel 2011 è entrato nella International Tennis Hall of Fame.
Era nato a Las Vegas nel 1970 da un padre di origine armena-iraniana (Agassian) che aveva partecipato come pugile alle Olimpiadi del 1948 e del 1952.
Ha cominciato a vincere subito e ad un certo punto, il padre, consapevole dei suoi limiti, nel 1984 lo mandò alla famosa scuola di Nick Bollettieri di Bradenton in Florida, un’altra prigione dalla quale scappare.
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Vi rimase solo due anni per passare professionista a 16 anni sotto la guida dello stesso Bollettieri che aveva subito capito che cavallo di razza aveva in mano.
Scalò subito le classifiche e alla fine del 1987 era già 25° nella classifica mondiale.
Tra i grandi tennisti del passato il suo idolo era Bjorn Borg. Nei primi tornei giocati ebbe la fortuna di imbattersi, con alterna fortuna, con tre mostri sacri del tennis: John McEnroe ne fu entusiasta, il freddo Ivan Lendl, il borioso Boris Becker e l’antipatico Jimmy Connors lo snobbarono.
Nel 1988, a soli 18 anni fu in semifinale sia all’ Open di Francia che all’US Open. A Parigi fu sconfitto al 5° set da Mats Wilander mentre a New York, dopo aver battuto Connors, fu nettamente sconfitto da Lendl.
Nel 1990 perse due finali: al Roland Garros; pur essendo il favorito venne inaspettatamente sconfitto da Andrés Gomez e all’US Open da Pete Sampras.
Fu il primo di una serie interminabile di interminabile sfide che lungo l’arco di dieci anni vide Sampras superarlo per 20 a 14.
E’ stata la sua natura ribelle che lo spinse a disertare inizialmente i tornei di Wimbledon e dell’ Australian Open dove era obbligatorio vestirsi di bianco.
Il Roland Garros del 1991 vide una finale tutta americana con Agassi ancora sconfitto da Courier i 5 set.
Andre, che ha avuto sempre ottimi risultati in Coppa Davis, non potè evitare la sconfitta nella finale del 1991 giocata contro i francesi a Lione.
Nel 1992 trionfò a Wimbledon, in una superficie, l’erba, che sembrava ostile per il suo gioco da fondo campo. Battè Goran Ivanisevic in 5 set.
Nel 1993 un infortunio al polso lo limitò moltissimo.
Nel 1994 vinse il suo secondo slam a New York battendo il tedesco Michael Stich.
Il 1995 è l’anno mlgliore; vinse subito a Melbourne il primo dei suoi quattro titoli all’ Australian Open superando in finale l’avversario di sempre, Pete Sampras.
In aprile diventò il n° 1 nella classifica ATP. A Mosca fu determinante per battere la Russia nella finale di Coppa Davis giocata a Mosca.
Nel 1996 vendicò le sconfitte del padre vincendo le Olimpiadi a Atlanta contro Sergi Bruguera.
Da dimenticare in parte il 1997 durante il quale sposò la modella e attrice Brooke Shields dalla quale divorzierà due anni dopo. Andre dovette poi discolparsi per uso di metanfetamine essendo risultato positivo ad un controllo antidoping.
In questo caso non aveva certo seguito il monito della rossa canadese Credi in te stesso, stai lontano dalla droga.
Ci fu poi un’altra rivelazione shock: sin dai primi anni del ’90 faceva uso di un parrucchino.
Nel 1997 ci sono però due fatti che segnarono positivamente la sua vita. Il primo è dato dal contratto milionario con la Nike che gli permise di coltivare tante iniziative benefiche soprattutto per i bambini bisognosi. Il secondo fatto coincide con la visita che fece a Nelson Mandela, in Sud Africa, che lui ammirava moltissimo fino a far suo, nei momenti difficili, un detto di Mandela Io sono il padrone del mio destino, io sono il capitano della mia anima.
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Alla fine del 1997 molti commentatori lo diedero per finito ma Andre si rimise al duro lavoro che dà sempre i suoi frutti, dimenticò la Shields e si dedicò anima e corpo al tennis.
Sceso al 122 posto, a fine del 1998 è già sesto dopo essersi aggiudicato 5 tornei importanti.
Nel 1999 vinse finalmente al Roland Garros con una incredibile rimonta contro il russo Andrei Medvedev; arrivò in finale anche a Wimbledon battuto dall’amico-nemico Sampras. Vinse poi il suo secondo US Open americano a Flushing Meadow con una battaglia finale contro Todd Martin.
E’ anche l’anno del suo incontro con Steffi Graf che per anni aveva cercato invano di incontrare. Si sposarono nel 2001 ed ebbero due figli.
Il National Tennis Centre di Melbourne, sede dell’Australian
Open in due cartoline postali del 1996-1999 |
Nel 2000 vinse ancora l’Open d’Australia che si giocava nel National Tennis Centre, l’avveniristico impianto di Melbourne, ripetendosi anche l’anno dopo e ancora, per la quarta volta nel 2003 ritornando ancora il numero 1 del mondo.
Malgrado alcuni infortuni, nel 2004 il trentaquattrenne Agassi è ancora competitivo raggiungendo le 800 vittorie, un vero record. .
Nel 2005, malgrado i suoi malanni fisici, andò in finale all’ US Open ma contro l’astro nascente, Roger Federer non ci fu niente da fare.
Nel 2007 annunciò il suo ritiro dopo l’US Open; il suo libro inizia con la descrizione a dir poco tragica del suo incontro vincente contro il cipriota Marcos Baghdatis, una vera via crucis finita negli spogliatoi mano nella mano.
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Giocò quasi sempre con una racchetta Prince; quando passò per contratto alla Donnay, giocava con una Prince camuffata da Donnay.
La sua fu quindi la carriera inimitabile di una grande tennista dallo stile personalissimo.
Degli aspetti tecnici del suo tennis non intendo parlare, quello che più mi ha colpito nel suo libro, è la profonda umanità e generosità di questo Uomo sempre pronto a venir in aiuto di chi aveva bisogno.
Lui ha sì odiato il tennis ma il tennis lo ha reso ricchissimo. Il suo capolavoro non è dato dal suo curriculum agonistico ma da quello che è riuscito a creare a Las Vegas grazie ai suoi soldi e a quelli di moltissimi sponsor: l’Andre Agassi College Prepatory Academy, un campus costato 40 milioni di dollari, una scuola modernissima per 500 bambini poveri che sono seguiti dalla scuola materna alle superiori.
Aperta nel 2001, la scuola ha raggiunto via via livelli di eccellenza.
Bisogna dire che Andre, pur non avendo fatto le superiori, fu sempre molto interessato all’arte ed era, uno dei pochissimi giocatori ad approfittare dei tempi morti a Roma e a Parigi per visitare i Musei Vaticani e il Louvre.
Oltre all’ Academy, Stefania (come la chiama lui) e Andre fanno oggi molta beneficienza girando il mondo per raccogliere fondi.
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