Un uomo in abiti storici con il volto dipinto intento a colpire una palla con le mani. E’ questa l’immagine proposta sul francobollo emesso dal Guatemala nel 2012 che fa parte di una serie di valori postali dedicati al “13 B’aktun” - in riferimento al calendario maya e alla profezia sulla fine del mondo e ricorda, per l’appunto, un “Jugador de Pelota”. (Fig. 1)
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(Fig. 1)
Jugador de Pelota - Guatemala 2012 |
L’origine misteriosa di questo gioco si deve proprio alle popolazioni delle civiltà mesoamericane; successivamente questa pratica sportiva fu importata in terra iberica da Ferdinando Cortes il quale rimase fortemente colpito sia dal gioco stesso che dalla rilevanza che avevano le arene all’interno delle quali si disputava il “juego della pelota”, spesso poste al centro delle citta maya-tolteche o azteche e costituite da due muri paralleli che delimitavano un campo rettangolare.
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(Fig. 2) - Lo sferisterio dentro le mura della Rocca Malatestiana di Cesena in una foto del 1929
(fonte Wikipedia) |
In Italia le origini del gioco si possono far risalire al Cinquecento grazie alla pratica della “palla al muro”. Nel XIX secolo nella nostra penisola vennero costruiti sferisteri di notevole capienza (Fig. 2), che ospitavano migliaia di spettatori del gioco di pallone col bracciale e, successivamente, la pallapugno, discipline descritte anche da Giacomo Leopardi nella sua Ode a un vincitore nel pallone. (Fig. 3) Il gioco venne praticato per alcuni periodi a Roma, Torino, Milano e Firenze mentre oggi è completamente abbandonato.
(Fig. 3)
Giacomo Leopardi ritratto nel francobollo emesso nel 1998
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Lo sviluppo maggiore di questa disciplina sportiva si ebbe però in Spagna e in Francia ove la pelota ha assunto, nel corso degli anni, differenti forme. Difatti uno dei fiori all’occhiello dei Paesi Baschi è la cosiddetta “pelota vasca“; la pelota, a seconda delle varianti di gioco, viene realizzata artigianalmente in diversi formati e praticata in vari modi: “pelota paleta” in cui la palla viene respinta con un attrezzo di legno, simile ad una paletta da ping pong; la “pelota mano“, in cui la palla viene colpita con la mano, respinta contro il muro e fatta rimbalzare sul terreno di gioco. (Figg. 4 - 5)).
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(Figg. 4 - 5)
Francobolli emessi dalla Spagna che riproducono giocatori intenti nel gioco della “pelota mano” vasca e valenciana |
Più particolare è invece il caso della “cesta punta” o chistera “cisterna” (Fig. 6) in cui la pelota viene presa con un particolare strumento di vimini, simile ad un piccolo cesto ricurvo lungo circa 50 cm. (Fig. 7-8-9-10).
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(Fig. 6) - La chistera o cisterna |
(Figg. 7-8) Francobolli emessi da Cuba e Francia che riproducono
giocatori intenti nel gioco della “pelota vasca” mediante la
chistera
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(Figg. 9-10) Serie di francobolli emessi dalla Spagna su busta e su
cartolina che riproducono giocatori in azione |
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(Fig. 11) Giocatore di jai alai durante una partita olimpica del 1900 - fonte Wikipedia |
Nel caso del “frontenis“, ulteriore variante della “pelota vasca”, la palla viene colpita con una racchetta di gomma. Infine nello “share” la pelota viene respinta con una racchetta simile a quella da tennis, ma molto più piccola. Questo gioco è talmente radicato nella regione basca che con lo stesso termine (pelota) s’indica sia il gioco regionale che la palla con cui lo si pratica. I giocatori chiamati pelotaris - che di solito sono tre per parte - si cimentano sia all’aperto che in luoghi chiusi e giocano in camicia e calzoni bianchi, con scarpette leggere e una fascia alla cintura.
Inserita nel programma olimpico solamente in occasione dell’Olimpiade di Parigi nel 1900, in coincidenza con l'apice della popolarità internazionale dello sport la pelota fu abbandonata dal CIO di Pierre de Coubertin rimanendo unicamente come sport dimostrativo nelle edizioni del 1924, 1968 e 1992. Il torneo in quell’unica edizione, disputato per la specialità jai alai o cesta punta, fu vinto dalla Spagna; l'argento fu conquistato dalla Francia. (foto 7 - giocatore jai alai)
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