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la posta dei capitani |
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di Franco Baroncelli |
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L'argomento di cui trattiamo è molto vasto perché, anche se circoscritto alle vie di navigazione della Toscana, si può comprendere solo se inquadrato nell'ambito storico di tutta l'area Mediterranea. È da premettere inoltre che non esistevano imbarcazioni a esclusivo uso della posta, ma che questa veniva normalmente affidata ai Capitani delle varie navi che trasportavano mercanzie di vario genere: non esistevano tariffe codificate e tutto era lasciato alla trattativa privata. È notorio che per secoli le vie di navigazione erano dominate, per quello che riguardava l'area mediterranea e specialmente quella Orientale, dalle flotte Veneziane che trasportavano mercanzie, spezie e sete dal vicino Medio Oriente. Questo sino agli inizi del XVI secolo quando l'espansionismo dell'Impero Ottomano lo portò alla conquista dell'Egitto e della Siria e dell'isola di Creta poi. Questo portò al blocco dei naturali sbocchi sul mare delle vie medio-orientali e determinò l'inizio della decadenza del predominio veneziano sul mare. Divennero così, gradualmente, sempre più numerosi e importanti i traffici attraverso le vie di mare che collegavano i vari porti che si affacciavano sulle coste del Mediterraneo compresi i porti del nord-Africa. Vediamo così aumentati i traffici attraverso i vari porti mediterranei, da Barcellona a Marsiglia, da Genova a Napoli e Palermo. Per la Toscana, troviamo Marina di Avenza (che può essere considerata la naturale evoluzione dell'antico porto di Luni) e che in seguito prese il nome di Marina di Carrara, molto importante come imbarco di blocchi di marmo; Motrone, considerato inizialmente come porto di Lucca e che iniziò a decadere dopo la conquista di Pisa da parte di Firenze (1406); Viareggio, che venne ampliato dal Ducato di Lucca dopo la decadenza di Motrone (1406); Livorno, grazie sovratutto alla politica dei Lorena che ne fecero praticamente un porto franco e che vi fecero enormi lavori di ampliamento; Piombino; Portoferraio; Portolongone.
Oltre ai traffici interni al Mediterraneo si svilupparono anche le comunicazioni tra il Tirreno e il nord-Europa attraverso lo stretto di Gibilterra: ma queste vie di mare erano dominate dalle grandi navi Inglesi e Olandesi che avevano come punto di riferimento soprattutto, il porto di Livorno grazie anche all'abolizione dei suoi diritti doganali. Tutte le lettere in partenza, come abbiamo già detto, erano affidate normalmente ai Capitani delle navi: e molte volte, al recto, oltre all'indirizzo, indicavano il nome del capitano o del proprietario del naviglio accompagnate da diciture invocanti su di loro la Protezione Divina. Vediamo in questo un concetto completamente diverso del trasporto postale attraverso le "vie di mare" da quello attraverso le "vie di terra". In quest'ultime il regolare trasporto delle missive dipendeva dalla bravura dei Postiglioni ai quali erano affidata la posta: ed era a essi che venivano indirizzati pressanti inviti alla massima rapidità e minacce e invettive di vario genere in caso di ritardi o di perdita delle missive loro affidate (vedi le parole "cito-cito-cito" o i segni di "staffa" e di forca ripetuti). Nelle vie di mare invece dominante è la paura del soprannaturale: le onde, il vento, le tempeste i naufragi sono eventi sui quali l'uomo non ha possibilità di intervento. Ed ecco che l'uomo si rivolge al sovrannaturale, si rivolge a Dio supplicandolo di proteggere i naviganti dalle furie degli elementi e dai naufragi: troviamo così,al recto delle lettere, invocazioni di vario tipo: "C.D.G." (che Dio ci guardi), "che nostro Signore l'accompagni". Arriviamo così al periodo delle navi a vapore commissionate sia da Governi che da Armatori di città portuali e alla regolamentazione delle tariffe postali. | ||||||||||||||
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